Inserisco una piccolissima premessa per darvi un minimo
d’introduzione; la storia s’inserisce nello
Shippuden prima dell’arrivo di Pain e inizia a partire dal
ritorno di Naruto a Konoha dopo un suo nuovo, ipotetico, tentativo di
riportare Sasuke indietro.
Spero prima di tutto di non annoiarvi e anche di sapere cosa ne
pensate!
E questo è
tutto, o quasi. Ora vi lascio alla lettura, oh voi coraggiosi!
Wake Up!
Caldi raggi di sole colpirono in pieno volto il ragazzo sdraiato sul
letto. Sbatté più volte le palpebre infastidito,
abituato ormai da troppo tempo all’oscurità del
sonno. Osservò il candido soffitto, le bianche pareti, le
candide lenzuola del bianco letto, tutto intorno a lui era del medesimo
luminoso colore. Richiuse gli occhi. Si sentiva stanco e terribilmente
debole, quasi gli dolesse ogni parte del corpo. Sospirò
lentamente, nelle narici l’asfissiante odore di medicinale.
Dischiuse nuovamente gli
occhi cobalti. Mosse adagio gambe e braccia e in seguito
provò a sollevare il busto, ma anche i più
semplici movimenti di questo si rivelarono ardue imprese dovute alle
fitte al costato. Fu costretto quindi a rimandare qualsiasi tentativo
di rialzarsi e si abbandonò pesantemente al materasso.
Scostò di poco le lenzuola scoprendo il torace ricoperto di
fasciature, guarda caso, bianche anch’esse.
Era decisamente confuso
e frastornato, non aveva memoria di come fosse finito lì, e
poi lì… ma lì dov’era?
Eppure, in un luogo
così immacolato c’era già stato e
più volte anche.
L’ospedale,
ecco. Ma come c’era arrivato?
I ricordi incominciarono
pian piano a fargli visita, accavallandosi uno dietro l’altro
in un’allegra orgia caotica.
Si era allontano dal
villaggio, sarebbe stato meglio dire fuggito, la fredda e impersonale
lettera a Sakura per avvertirla quando ormai era già troppo
tardi per fermarlo, la sua personale missione, Sasuke, doveva
ritrovarlo assolutamente, l’inevitabile scontro con il suo
miglior amico e rivale, e poi… e poi più niente.
Doveva aver perso i sensi e ora si ritrovava in quella camera di
chissà quale ospedale.
Fu riscosso dai suoi
pensieri da un lieve bussare alla porta.
“Avanti.”
Si sorprese nell’udire il suo tono di voce così
roco e flebile.
Il bel viso sorridente e
i vispi occhi nocciola di Madame Tsunade fecero capolino dalla porta
socchiusa.
“Nonna
Tsunade!” Sul volto si allargò un grande sorriso.
E così era di nuovo nella sua Konoha.
“Ma ben
sveglio Naruto! Allora come stiamo?” La donna si fece avanti
sedendosi accanto al letto, sembrava davvero felice. “Direi
bene, visto che hai il coraggio di chiamarmi nonna, dico
giusto?” Continuò sfregandogli con forza i capelli
sulla nuca.
“Sì,
ma non benissimo. Mi sento così stanco, come se non dormissi
da giorni.” Lasciò vagare lo sguardo languido per
stanza.
“In
realtà Naruto è da una settimana che sei
ricoverato in ospedale in stato d’incoscienza.”
L'informò Tsunade prontamente.
“Cosa?! Da
un’intera settimana?” Domandò stranito
il ragazzo.
“Proprio
così. Be', hai avuto dei brevi risvegli durante gli altri
giorni, ma dubito che te ne ricordi. Piuttosto, di tutto il resto non
hai vuoti di memoria, vero?”
“I miei ultimi
ricordi risalgono allo scontro con Sasuke. Dopo di che, mi sono
risvegliato qui.”
“E quindi
è stato lui a ridurti in questo stato.” Tsunade
sbottò risentita. “Naruto, accidenti a te,
è stata la prima volta che ho temuto seriamente per la tua
vita, non ti avevo mai visto ridotto così male.”
“Eppure non mi
sembra di essere così conciato per le feste.”
Ridacchiò Naruto grattandosi il capo imbarazzato.
“Questo
perché sono un ottimo medico, Naruto!”
Esclamò la donna. “E non si scherza su queste
cose, hai avuto molta fortuna a riprenderti tanto bene e in
fretta.” Concluse con tono asciutto da rimprovero abbassando
gli occhi.
“Tutto ok,
Tsunade?” Domandò Naruto cercando il suo sguardo.
“Sì,
non è niente.” Si asciugò velocemente
una lacrima dispettosa che non voleva saperne di starsene al suo posto.
“Ma stai
piangendo, che succede?” Il ragazzo
s’impensierì cercando di farsi più
vicino alla donna, seppur con fatica.
“Naruto
niente, sta tranquillo.” Tsunade alzò nuovamente
il viso sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori. “Eravamo
tanto preoccupati per te. È stata una squadra Ambu in
ricognizione a trovarti, eri in condizioni gravissime.” Fece
una pausa come a voler distogliersi da certi pensieri.
“E poi
è da sei mesi che non ti vedo Naruto, mi sei mancato e
questo lo dico in nome di tutti.” Mormorò infine
addolcendo lo sguardo e regalando una lieve carezza alla guancia del
ragazzo.
Naruto sorrise piano.
Mai aveva visto Tsunade sotto un aspetto così materno,
doveva averla fatta tribolare parecchio per ridurre una donna di quel
genere a un guazzabuglio di affetto e dolcezza.
In seguito Tsunade
corrucciò la fronte in modo greve e così anche le
labbra, lucide di rossetto arancio, si assottigliarono pronte per
pronunciare una predica sgradita.
“Naruto hai
visto a cosa ti ha portato il tuo gesto avventato di allontanarti da
solo dal villaggio? Hai corso un rischio enorme mettendoti alla
mercé dei nostri nemici che vogliono impossessarsi della
Kyuubi e per cosa poi? Per riportare indietro un traditore.”
Tsunade interruppe di colpo il discorso notando lo sguardo infuriato di
Naruto. Si schiarì la voce continuando. “Non posso
dirti cosa devi o non devi fare. Credo che tu sia abbastanza adulto da
poter prendere liberamente le tue decisioni, ma ricordati sempre che
hai delle responsabilità.”
“Verso cosa?
Io non ho nemmeno una famiglia.” Rispose brusco, risentito da
quelle ciance banali che ormai avevano sfiorato le sue orecchie miriadi
di volte.
“Verso il tuo
villaggio, sciocco.” Lo corresse prontamente Tsunade
assottigliando lo sguardo. Poi sospirò piano per far
attenuare la tensione tra loro, non era effettivamente il momento
adatto per le paternali sugli oneri e sul saper assumersi la
responsabilità delle proprie azioni.
“Hai visto che
bei fiori?” Disse per cambiare discorso indicandogli un mazzo
di camelie rosa e amaranti gialli posti nel vaso sopra al comodino.
Naruto li
osservò, erano veramente molto belli, strano che non se ne
fosse accorto fin adesso.
“Chi li ha
portati?”
“Sakura.”
Rispose la donna. “Ogni giorno si è presa cura di
portarti un mazzo di fiori e di bagnarli. Tutti i giorni era qui al tuo
capezzale a parlarti e tenerti compagnia. Era così in
pensiero per te, avresti dovuto vederla.” Sorrise Tsunade
intenerita.
“Vorrei tanto
riabbracciarla, mi manca molto.” Mormorò Naruto
con nostalgia.
“Sai era qui
fino a poco prima che ti svegliassi, dev'essere andata a prendere una
boccata d’aria. La cerco e la porto subito da te.”
Affermò alzandosi in piedi.
“Grazie.
Grazie di tutto, Tsunade.” Disse Naruto dedicando alla
Godaime uno sguardo carico di riconoscenza e affetto.
“E di
che?” Sorrise la donna ammiccando. “Tu, piuttosto,
vedi di rimetterti in fretta.” Vociò prima di
uscire dalla stanza.
Naruto si distrasse
osservando il paesaggio di là dalla finestra. Il verde degli
alberi, l’azzurro terso del cielo estivo, talmente limpido
che in lontananza era ben visibile la catena montuosa che circondava il
villaggio. Una sottile brezza entrava facendo svolazzare le fini
tendine bianche e scompigliando i biondi capelli del ragazzo. Ormai i
raggi del sole non erano più un fastidio, anzi, provava
piacere nel sentire il loro tiepido e delicato calore sul volto. Tanti
pensieri gli ingombravano la mente, alcuni andavano a Tsunade, altri
agli ultimi mesi, i più a Sasuke. Ma rimase per poco in
compagnia di questi, poiché la porta si spalancò
con forza travolta da una furia rosa di sua conoscenza.
“Sakura!”
Esclamò al settimo cielo.
La ragazza era
fisicamente come la ricordava, con i suoi meravigliosi occhi verde
smeraldo. I sei mesi trascorsi sembravano non aver avuto nessun effetto
sulla cara amica.
Rimaneva lì,
ferma in piedi, sorridendo e piangendo tutto insieme, in preda a
quell’emozione che la rendeva un fremito di pura
felicità.
“Oh
Naruto…” Sussurrò infine gettandosi tra
le braccia del biondo. “Mi hai fatto preoccupare.”
Ripeteva in continuazione interrotta dai singhiozzi. “Mi sei
mancato tantissimo.”
Naruto la coccolava
accarezzando i soffici capelli rosei e mormorando dei semplici - va
tutto bene - carichi di tenerezza. Sakura per tutta risposta gli
stringeva spasmodica la mano provando inutilmente ad asciugarsi le
lacrime.
Dopo alcuni minuti si
riprese tirandosi su in piedi con un sorrisetto impacciato a
descrivergli il volto.
“Scusa Naruto,
che scenata che ti ho fatto,” Rise imbarazzata. “ma
tu non immagini nemmeno quanto sia stata terribile per me questa
settimana, avevo paura di perderti per sempre.” Disse
tornando a stringere forte la mano del ragazzo. Avrebbe voluto
aggiungere che i sei mesi senza di lui erano stati ancora peggio, ma
pensò che fosse meglio non andare oltre.
“Perdonami
Sakura.” Proferì con tono abbattuto, gli spezzava
il cuore aver procurato tanti dispiaceri all’amica.
La ninja gli sorrise
lieve. “Come ti senti?” Domandò.
“Non troppo
male, anzi, domani sarò già in perfetta
forma.” La rassicurò Naruto raggiante.
Sakura gli
lanciò di tutta risposta uno sguardo truce che lo
lasciò sconcertato.
“Faresti
meglio a non stare troppo bene, se non vuoi che te la faccia pagare per
tutte le preoccupazioni che mi hai dato.” Ghignò
la ragazza sbattendo un pugno contro l’altra mano aperta a
mo’ di sfida, “Sai, in genere mi trattengo dal
picchiare gli ammalati.”
“Sì-sì-sì,
infatti sto davvero malissimo, Sakura-chan. Abbi pietà di
me!” Naruto portò le mani avanti come scudo
ridendo sotto i baffi, contento che l’amica avesse ritrovato
presto la voglia di scherzare.
Sakura sorrise
divertita. “Ti piacciono?” Gli chiese con dolcezza
spostando lo sguardo verso il mazzo fiorito reso ancora più
bello dai caldi raggi luminosi che si riflettevano sui petali delle
camelie.
“Stupendi,
chiunque si sia preso la briga di portarmeli deve essere una persona
meravigliosa.”
“Ah ah ah. Non
ci casco Naruto.” Ridacchiò ironica. “Te
l’ha detto di sicuro Tsunade-sama che li ho portati
io.”
“Uhm,
sì è vero me l’avevano già
detto che eri stata tu. Però il mio complimento rimane lo
stesso.” Ribatté Naruto sornione.
“Oh be',
allora grazie del complimento.” Fece lei di rimando con
un’espressione divertita negli occhi color prato.
Naruto rimase a
osservare interrogativo la ragazza, mentre risistemava la composizione
dei fiori nel vaso. Era strano, Sakura era con lui già da
più di venti minuti, eppure ancora non gli aveva rivolto
nessuna domanda a proposito di Sasuke. Lo sapeva che era partito per
cercarlo, quindi sarebbe stato naturale che gli chiedesse qualcosa a
riguardo e invece nulla…
“Naruto,
preferisco non chiederti niente su cosa è successo in questi
mesi. Ne vorrei riparlare magari più avanti, quando ti sarai
completamente rimesso. Penso che anche tu preferisca
così.” Disse Sakura continuando a rimanere
concentrata sulle piante.
Naruto rimase spiazzato.
Ora riusciva pure a leggergli nei pensieri? Scosse il capo divertito
dall’assurda coincidenza.
“Sakura allora
perché non mi racconti tu qualcosa? Sarà pur
successo qualche fatto interessante in questo periodo.”
La giovane si
riavvicinò racchiudendo la mano destra del ragazzo fra le
sue.
“Non sarebbe
meglio se ti riposassi un po’, Naruto? Domani avremo tutto il
tempo per parlare.” Mormorò premurosa.
“Ma sto bene e
poi ho già riposato per un'intera settimana! Dai tienimi
compagnia ancora un poco.” Le disse con fare supplichevole.
Sakura
sospirò con pazienza acconsentendo alla richiesta di Naruto.
“Certo che
sì che ne sono successe di cose interessanti, forse te ne
avrà già accennato Tsunade
che…” Si bloccò di colpo. Lo sguardo
fisso, statico, ipnotizzato davanti a sé. In uno scatto
rapidissimo scavalcò il letto e si gettò alla
finestra con il busto completamente sporto e le punte dei piedi che a
malapena sfioravano il pavimento. Se non ci fosse stata la parete a
fermarla sicuramente si sarebbe buttata di sotto.
Naruto rimase allibito a
guardarla, chiedendosi il perché di un gesto così
improvviso e insensato.
“Sakura ma che
ti prende?” Le chiese frastornato e ancora a bocca aperta.
Ma lei non si
voltò nemmeno a guardarlo, rimaneva semplicemente immobile,
sospesa tra la stanza e il vuoto di là dalla finestra.
Naruto la
chiamò una volta e una volta ancora, senza alcun risultato.
Imperterrita Sakura restava nella sua posizione e solo dopo diversi
minuti si piantò nuovamente con i piedi a terra, voltandosi
con lentezza verso l’amico.
“L’hai
visto?” Sibilò tra i denti in un soffio di voce.
Naruto l'osservava
turbato indugiando nel parlare.
“L’hai
visto, vero?” Ripeté la ragazza sgranando
leggermente gli occhi con crescente concitazione nella voce.
“Che
cosa?” La domanda gli sfuggì dalle labbra
spontanea.
“Era qui alla
finestra.”
“Ma
cosa?”
“Com’è
possibile che tu non l’abbia visto? Era proprio qui
fuori.” Incominciò a torturarsi le mani, mentre lo
sguardo le diveniva fuggente, frenetico.
“Non ho visto
nulla.”
“Te lo giuro,
era lì. L’ho visto Naruto, c’era
davvero.”
“Ma
cosa?” Naruto incominciava ad astenersi a stento
dall’alzare la voce. Sakura lo stava facendo davvero irritare
persistendo nell’ignorare le sue domande.
“Lui.”
Bisbigliò sottovoce.
“Lui
chi?!” Eruppe con rabbia, quasi urlando.
Sakura si ritrasse
timidamente di fronte allo sfogo del ragazzo.
“Sasuke-kun.”
Mormorò in un sussurro appena percettibile.
Naruto
spalancò gli occhi cobalti esterrefatto per poi esplodere in
una fragorosa risata.
Sakura rimase a
fissarlo, stupita dalla sua reazione.
“Brava Sakura!
Mi hai fregato proprio per bene! Dico davvero, per un momento ci sono
cascato in pieno, ottimo scherzo.” Ridacchiò
ancora strofinandosi con forza un occhio lacrimante dal ridere.
“Non si
scherza su queste cose.” La voce tagliente della ragazza lo
riportò subito alla serietà. “Non posso
credere che tu non l’abbia visto, era proprio qui
fuori.”
“Dai basta
scherzare.”
“Affacciato
alla finestra.” Sillabò con lentezza.
“Non ci posso
credere, non posso crederci che lui era qui.” Disse Naruto
più che mai convinto.
“Sasuke, te lo
giuro, l’ho visto con i miei occhi.”
Ribadì fermamente, lo sguardo penetrante e sicuro.
“È
assurdo, non è possibile, smettila di prendermi in
giro.” Naruto stava tornando ad arrabbiarsi. Non riusciva a
capacitarsi di come Sakura potesse insistere tanto su uno scherzo di
così cattivo gusto.
“Ti sembro
forse una che ti sta prendendo in giro? Sono serissima Naruto.
C’era Sasuke affacciato alla finestra.”
“Non riesco a
crederti.” Proferì. Tutta quella situazione era
insensata per lui, non poteva essere, punto e chiuso.
“Mi stai dando
della bugiarda, forse?” La ragazza alzò il tono di
voce, innervosita dalla completa mancanza di fiducia che Naruto stava
dimostrando nei suoi confronti.
“No, non
è questo…” Non sapeva come risponderle.
Ora si metteva pure a fare l’offesa.
“Ascoltami, ma
sei sicura di sentirti bene?” Provò a buttare la
discussione sull’ironico sperando di cavarsela.
“Ma guarda
cosa mi tocca sentire, un ammalato che mi chiede se sto bene! Per tua
informazione, io sto benissimo e non soffro di allucinazioni!
C’era veramente lui lì fuori.” Sakura si
esasperò gesticolando teatralmente.
“Ma
Sakura…”
“Non ti fidi
di me?” Incalzò acida portandosi le mani ai
fianchi.
“Mi fido di
te. Ma non posso crederti.” Disse con semplicità
Naruto.
La giovane li diede le
spalle tornando a fissare fuori dalla finestra. “Oh si certo,
tu hai fiducia in me, però non mi credi. Ma ti rendi conto
di quello che dici? Non solo mi dai della bugiarda, ma mi prendi pure
per scema!” Commentò astiosa senza voltarsi.
Naruto non sapeva
più che dire. E se Sakura invece avesse detto la
verità? Se davvero avesse visto Sasuke? No, non era
possibile. Come minimo avrebbe avvertito la sua presenza e poi non
riusciva proprio a immaginarselo un Sasuke affacciato alla finestra a
osservarli. Del resto, però, non poteva essere completamente
sicuro che Sakura mentisse e soprattutto non riusciva a capire quali
vantaggi potesse ricavare nel dirgli una bugia tanto subdola.
“Me ne vado,
Naruto.” Affermò offesa la ragazza raggiungendo
svelta l’uscita. “Stammi bene.”
“Ma dove stai
andan…” Naruto non fece in tempo a terminare la
frase che Sakura aveva già richiuso la porta dietro di
sé.
Sbuffò
sonoramente facendo sprofondare la testa nel cuscino. Si
portò le dita alle tempie massaggiandole con veemenza.
“Sakura.”
Brontolò il suo nome prima di serrare gli occhi.
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