angel
Cammino per le
strade di un piccolo paesino di New York.
Mentre cammino
passo davanti a un bar e decido di entrare per prendermi un caffè.
-
un decaffeinato con poco zucchero, grazie – dico al commesso
mentre vado a sedermi in un tavolino a due, seppur io sia sola. Sola
davvero.
Una volta avevo
una famiglia, degli amici, la mia vita. Una volta avevo lui. Lui che se n’era
andato via. Angel.
-
Ecco a lei – mi disse il cameriere porgendomi la tazzina. Sfiorai
la sua mano mentre prendevo il caffè e sentì un strano brivido. Lo guardai un
secondo, e assomigliavano incredibilmente agli occhi di lui. “Angel!!!” gridò il mio cuore
mentre iniziava a battere più forte! Guardai sconvolta il ragazzo, e mi accorsi
che mi erano sbagliati. Non erano gli occhi di Angel.
-
Tutto bene, signorina? – mi chiese lui. Io annuì in trance mentre
lui si allontanava per servire gli altri clienti.
Successe tutto
nell’estate dell’anno scorso, avevo 19 anni e dovevo sposarmi con Angel i primi
di ottobre. Era estate.
Avevo
organizzato tutto: la luna di miele, gli abiti, il ricevimento, la chiesa,
tutto. Tutto tranne una cosa. La sua morte.
A fine agosto,
io e Angel dovevamo andare a pranzare fuori, ma lui non tornò a casa. All’inizio
pensai che avesse avuto una riunione di lavoro e non mi aveva potuto avvertire.
Poi, però, con il passare delle ore iniziai a preoccuparmi.
Chiamai a lavoro
ma mi dissero che l’avevano visto uscire già da un bel po’ e non c’era stata
nessuna riunione.
Chiamai la sua
famiglia, ma non sapevano niente.
Iniziai ad avere
paura, e avevo ragione. Un’ora dopo, verso l’una di notte ormai, squillò il mio
telefono.
-
Angel! – risposi subito senza neppure guardare il
numero.
-
Signorina Smith? – mi chiese una voce estranea.
-
Si sono io . Con chi parlo scusi? – chiesi titubante.
-
Sono John Dawson. Sono il capo della polizia. Il suo ragazzo,
disgraziatamente, è morto.
Queste sono le
ultime parole che davvero sentì da quel giorno. Da quel giorno la mia esistenza
cambio. Angel era morto in un incidente stradale, e io insieme a lui.
Smisi di parlare
per diversi mesi con tutti, mi rinchiusi in me e congelai la mia
vita.
A volte quando
ero sola in casa ed ero davvero triste, sentivo la presenza di Angel forte, ed
era in quei momenti che mi sembrava di nuovo di vivere, di averlo
vicino.
Dopo mi
obbligarono ad andare da uno psicologo, e a mano a mano ripresi la mia vita,
mentre la presenza di Angel non mi veniva più a trovare quand’ero triste, fino a
oggi.
Finì il mio
caffè e pagai alla cassa, evitando accuratamente quel giovane.
Continuai per la
mia strada, c’ero solo io ma mi sentivo osservata, quasi protetta. Era la stessa
sensazione che mi faceva provare Angel i primi giorni che ci stavamo conoscendo.
Ora però lui non era qui, c’ero solo io. Quindi perché provavo queste
emozioni?
Mi ritirai a
casa felice, serena e non ne sapevo neppure il motivo! Mangiai velocemente e
andai subito a dormire. Mi sentivo stanca.
-
Alicia, svegliati amore mio – mi disse una voce accarezzandomi i
capelli. Mi girai e mi misi il cuscino sulla testa. La voce ridacchiò un po’.
Era una risata confortante, calda, rilassante. Era la risata di
Angel!
A quel pensiero
mi alzai subito a aprì di scatto gli occhi. Lui era lì, seduto ai piedi del mio
letto che sorrideva pacato, com’era solito fare.
-
Buongiorno, amore – mi salutò lui non smettendo di sorridere-
Guardai la sveglia: le 4.32 di notte.
-
E’ notte! – protestai per l’orario. Lui ridacchiò ancora un po’
mentre si alzava dal mio letto e gironzolava per la mia stanza guardando le foto
sulle mensole.
-
Hai tolto le nostre foto – constatò deluso
-
Si.. dopo l’anno scorso, tu hai avuto quell’incidente e io.. –
cercai una giustificazione. Poi pensai a quel che stava succedendo. Angel era in
camera mia. Una cosa normalissima, se non fosse per il piccolo dettaglio che lui
era morto!
-
Angel che.. – iniziai senza trovare le parole per digli il mio
sconcerto! Lui sospirò e si appoggiò di nuovo al letto, stando il più lontano
possibile da me.
-
Speravo che questo momento sarebbe arrivato un po’ più tardi – mi
confessò tristemente. Io lo guardavo sconvolta. Era.. un
fantasma?
-
No Alicia, non sono un fantasma, che sciocchezza! – scoppiò a
ridere rispondendo alla mia domanda mentale. Quando lesse lo sconcerto sul mio
viso smise di scherzare-
-
Ci sono tante cose che ti vorrei dire.. – sussurrò
lui
-
Ho tutto il tempo che vuoi – gli risposi con voce
strozzata
-
Ma io no..
-
Non sono un fantasma, sono un angelo. Quella sera, in cui ho avuto
l’incidente, il mio ultimo pensiero sei stata tu. I tuoi occhi, i tuoi capelli,
la tua bocca – sembrava accarezzarmi con lo sguardo. Mi sentivo
confusa.
-
Lo so che sei confusa. Io.. non so come fare per spiegartelo.. –
sembrava che stesse combattendo contro se stesso. Sentì l’impulso di toccargli
la mano per dargli forza, ma mai cosa fu più sbagliata, o forse
giusta?
Venni travolta
da un’ondata di ricordi, di pensieri, di momenti che mi lasciò senza fiato. Era
tutto questo che Angel mi voleva dire? Lo guardai mentre teneva gli occhi
bassi.
-
Hai visto tutto vero? – mi chiese e annuì
-
Mi dispiace..
-
Per cosa? – chiesi sgranando gli occhi
-
Per tutto. Per non essere stato attento ed essere passato.. oltre,
perché ti ho lasciato sola, perché rimanevo vicino a te quando eri triste anche
se sapevo benissimo che ti dovevo lasciare stare, perché sono scomparso
all’improvviso. E soprattutto mi dispiace per essere qui.. – mi spiegò
lui
-
Angel! Mi sei mancato molto, non devi scusarti! – gli dissi
piangendo e abbracciandolo forte – ora rimarrai vero? – gli chiesi titubante e
lui si allontanò.
-
- Aly, questa è l’ultima volta che mi vedrai.. – mi disse e sentì
il mio cuore spezzarsi piano piano e dolorosamente.
-
- NO! NO! Ora tu sei qui! Non mi abbandonare ti prego! – gridai
disperata piangendo.
-
Non ti abbandonerò mai – mi disse pacato abbracciandomi – sarò
sempre con te.. ti proteggerò da tutto e da tutti. Sarò il tuo angelo custode.
Ma dovrai continuare la tua vita.. – spiegò lui
-
La mia vita sei tu.. – protestai debolmente facendomi cullare
dalle sue braccia
-
Mettimi in un angolo del tuo cuore e permetti a qualcun altro di
diventare la tua vita. Ricordami con un sorriso. Quando avrai bisogno di me, io
ci sarò sempre. Te lo giuro Alicia, mio amore – mi disse tutto d’un
fiato.
-
Non voglio lasciarti di nuovo.. – sussurrai
-
Non è un addio. Ci rivedremo quando sarà il momento. Ti aspetterò,
lassù, ma tu devi vivere, anche per me. Promettimelo – annuì con le lacrime agli
occhi
-
E’ tardi devo andare.. – mi sussurrò lui
-
Rimani ancora un po’.. ti prego – l’implorai
disperata
-
Non posso.. vorrei davvero. Ma è tardi. Mi attendono, e io
aspetterò te – mi disse
Avvicinò le sue
labbra alle mie e ci baciammo mentre le mie mani si intrecciavano alle sue. Era
un bacio salato, come le lacrime che scendevano copiose dai miei occhi. Non
volevo lasciarlo andare, ma sapevo che non avevo scelta.
Mi svegliai con
le lacrime agli occhi verso mezzo giorno. Era stato tutto un sogno. La delusione
era così forte che desiderai morire. Quando alzai lo sguardo notai qualcosa sul
tavolino: un tulipano rosso. Allora non era stato tutto un sogno! Angel era
davvero stato con me!
Io e lui avevamo
deciso che nel bouquet da sposa ci sarebbe stato almeno un tulipano rosso che
simboleggiasse il nostro amore. ( il tulipano rosso vuol dire “amore immortale”
o “amore senza fine” N.d.A.)
Presi in mano il
tulipano e l’annusa. Da quel giorno non mi sentì mai più sola
*12 anni dopo*
- Mamma dai!
Facciamo tardi!! – mi richiamo mia figlia Baby
- Arrivo! –
gridai, mentre riposavo il tulipano di quel giorno di 12 anni fa in un
vaso
- Mamma sono
agitatissima! – esclama mia figlia mentre entravamo in macchina.
Due mesi dopo
l’apparizione di Angel, conobbi Paul, mio marito. Tre anni dopo mi chiese di
sposarlo e io accettai. Quando tornai a casa vidi il tulipano di Angel
illuminarsi, quasi volesse esprimere la sua felicità. L’accarezzai appena e
sentì di nuovo Angel vicino a me, seppur non potessi vederlo. Quel tulipano non
si è mai appassito, come il mio amore per il mio angelo custode.
Ora avevo una
bimba di 6 anni che oggi avrebbe iniziato la materna. Avevo un marito delizioso
e avevo il mio passato che ricordavo sempre con un sorriso, così come avrebbe
voluto “lui”.
-
Buona fortuna Baby – salutai mia figlia lasciandole un bacio sulla
fronte davanti alla porta della sua classe.
-
Ciao mamma! – mi salutò con la sua vocina
Mi girai sorridendo di felicità e davanti a me
vidi Angel, bellissimo come sempre che sorrideva annuendo e in un mano teneva un
altro fiore: un bucaneve che mi porse, per poi scomparire di nuovo. Sta volta
sapevo di sicuro che non l’avrei più rivisto.. almeno in questa vita. (I bucaneve sono il
simbolo della
vita e della speranza. N.d.A.)
SPAZIO
AUTRICE:
Salve a tutti :) spero
che questa piccola shottina che ho scritto un pò di tempo fa vi sia piaciuta e
che la vorreste commentare ^^ mi farebbe davvero molto piacere
:)
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