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Capitolo
Tre
A true
lover does not desire to embrace in love anyone except his beloved.
(2x03)
Da quando l’aveva rivista, Chuck
non riusciva a pensare ad altri che a Blair. Con la pelle abbronzata e i capelli
rischiarati dal sole, era semplicemente da togliere il respiro, il ritratto
della bellezza estiva. Il contrasto con l’abito bianco del White Party
aveva fatto risaltare ancora di più la sua carnagione bronzea e Chuck avrebbe
tanto voluto spogliarla del vestito e ricoprirla di baci fino a toccare i punti
dove la pelle era ancora candida.
Il pensiero che quel privilegio
probabilmente l’aveva avuto il Piccolo Lord lo faceva ribollire di rabbia e
rimpianto. Tre parole, sette lettere, dille e sono tua. Chuck avrebbe
potuto averla, ma per la prima volta nella sua vita, il prezzo richiesto era
stato troppo alto per lui.
Non per questo si era arreso,
ovviamente. Blair era sua, non importava con che bambolotto decidesse di giocare
e quel tizio non era degno di lei, titolo o non titolo. Non era abbastanza uomo
nemmeno per vincere contro di lui una sciocca partita di squash.
Purtroppo Chuck aveva scoperto
di aver puntato sul cavallo sbagliato quando aveva coinvolto la duchessa. Era
ancora stupito che Blair fosse riuscita ad entrare nelle grazie di quella donna,
che Chuck aveva classificato come una stronza con la “S” maiuscola al primo
sguardo. La sua Blair era davvero una ragazza piena di sorprese.
Sospirò, facendo scorrere
pigramente lo sguardo per il locale. Finché non fosse riuscito a riavere Blair
sotto le lenzuola, poteva scaricare la tensione con qualche innocua avventura,
tenersi in forma. Non fu difficile trovare una donna che ricambiasse la sua
occhiata con un sorriso seducente e dopo un paio di drink, Chuck si ritrovò con
la lingua della tizia infilata in bocca.
Escludendo l’unica ovvia
eccezione alla regola, di solito Chuck non perdeva tempo con troppi preliminari;
era sempre pronto all’azione e quanto alla sua partner, beh, lui era Chuck Bass,
alle donne bastava l’idea di farlo con lui per eccitarsi. Ma quella sera,
mentre la tizia gli si agitava in grembo, Chuck non si sentiva pronto affatto ed
era la prima volta che accadeva da quando, a dodici anni, aveva scoperto le
allettanti gioie del sesso. Provò a metterci più entusiasmo: cominciò a
succhiarle il collo e a palparle le tette con fervore, ma cinque minuti dopo era
stufo e ancora bloccato. Il pensiero di poter avere un problema lo fece
inorridire e quindi decise che la colpa era solo di quella sgualdrina da quattro
soldi. Evidentemente, non ci sapeva fare –e pazienza se, per quanto goffa e
inesperta, non c’era mai stata donna che non fosse riuscito a scoparsi-. La
cacciò via, ignorando le sue proteste e i suoi insulti, e uscì dal separè
per scandagliare di nuovo la folla alla ricerca di una conquista più appetibile.
“Che ti prende?” gli chiese
stizzita la terza ragazza della serata che, dopo svariati minuti di
palpeggiamenti infruttuosi, era tutta scarmigliata, con la gonna raccolta
intorno alla vita a mostrare le mutandine di nylon giallo e i grossi seni
scoperti che facevano capolino dal top sbottonato. Chuck era sempre più confuso
e irritato: non provava alcun desiderio nel vedere le nudità di lei, non sentiva
alcun inturgidimento, sebbene la ragazza gli si fosse strusciata contro e lo
avesse accarezzato con abile efficienza, e il sapore di lei gli faceva uno
strano effetto in bocca, era dolciastro e nauseante, il gusto di una mela
marrone e guasta. Non aveva mai vissuto un’esperienza così sgradevole e
disturbante in anni di scopate occasionali, e dire che c’erano state mattine in
cui, smaltiti gli effetti di droghe e alcol, si era ritrovato accanto sgualdrine
da quattro soldi di rara bruttezza, ma comunque sazie e appagate.
Udirla dare voce allo stesso
interrogativo che gli ronzava in testa minaccioso alimentò la sua collera finché
non lo travolse, facendogli perdere il controllo.
“Forse ho fatto indigestione di
puttanelle per stasera.” ribatté crudelmente, per scaricare la rabbia su
qualcuna. Schivò lo schiaffo, ma a colpirlo duramente fu la consapevolezza che
il problema non erano le ragazze.
Il che era inconcepibile. Lui
era Chuck Bass, accidenti, certe cose non succedevano a lui. Era come
aspettarsi che Nathaniel avesse un colpo di genio; o che Blair smettesse di fare
la stronza.
Blair. La immaginò con i boccoli
scuri sparsi sul sedile della limousine, gli occhi luccicanti di malizia e un
sorriso sornione sulle labbra tumide, arrossate; si figurò le curve delicate del
suo corpo nudo, i piccoli seni a punta, il ventre liscio e abbronzato, la linea
morbida del bacino, quel neo sulla coscia sinistra, minuscola, deliziosa
imperfezione della pelle immacolata, che gli bastava sfiorare con le labbra per
farla fremere; la sentì sospirare, gemere e invocare il suo nome in estasi.
Chuck sorrise, accogliendo con
sollievo il ritorno alla normalità.
Non poteva essere suo il
problema, se solo pensare a Blair aveva risolto tutto.
Every
act of a lover ends in the thought of his beloved.
(2x04)
“Tutta sola, Waldorf?”.
Chuck sorrise soddisfatto, per
nulla turbato dallo sguardo torvo che Blair gli stava rivolgendo, seduta sugli
scalini del Met. Era piuttosto fiero di sé per i risultati ottenuti. Il
piano per detronizzare la sua ex era stato un successo, in effetti una delle sue
manipolazioni più brillanti. La rivalsa di Serena era stato uno spettacolo: la
tenera perfidia con cui aveva mandato via Blair, avvolgendole quel foulard al
collo come se fosse il suo cagnolino, gli aveva fatto provare un moto di
compiacimento e orgoglio.
Ovviamente non verso la sua cara
sorellina, ma verso se stesso. Farla passare da dolce amica del cuore a spietata
vipera traditrice nel giro di un paio di giorni era stato un prodigio che solo
lui poteva fare. Chuck era sempre più convinto di essere assolutamente
geniale.
“Avevo voglia di stare per conto
mio. Quindi, se non ti dispiace…”. Blair sventolò la mano per scacciarlo,
facendo scintillare l’anello di rubini alla luce del sole. Naturalmente, Chuck
ignorò il gesto sprezzante.
“Davvero?” ribatté, con voce
carica di incredulità e scherno. “Buon per te. Perché se stai aspettando le
ragazze, mi dispiace dirti che con verranno”. Ghignò quando la vide spalancare
gli occhi per la sorpresa. Fu un solo istante prima che si ricomponesse e
tornasse algida e sicura, ma un istante era più che sufficiente perché lui lo
notasse.
“Serena ha deciso che
pranzeranno ai tavoli del cortile, oggi. Per dare fastidio ad Humphrey, ne sono
certo. Quella ragazza mi piace ogni giorno di più.” aggiunse, imprimendo nel
tono il giusto grado di ammirazione e trasporto e fu lieto di vederla stringere
le labbra e irrigidirsi, lo sguardo ricolmo di risentita collera. Gelosa,
Blair?
“Bene, allora perché non vai a
tormentare lei?” .
Chuck si piegò su un ginocchio
per essere alla sua stessa altezza, nella posa di un cavaliere devoto di fronte
alla sua amata regina. Almeno, quello era il paragone che sarebbe subito venuto
in mente a Blair, come lui sapeva perfettamente.
“Perché tu resti la mia
preferita.” sussurrò con voce carezzevole e le prese con delicatezza la mano per
posarvi un lungo, intenso bacio, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi di
lei. Vulnerabilità, turbamento e desiderio di credergli si avvicendarono nel
castano prima che Blair sfilasse la mano dalla sua con un gesto fin troppo
brusco.
“Bella battuta a effetto, Bass.
Scommetto che l’hanno sentita almeno una dozzina di altre ragazze prima di me.”
“Sai che non è così.” ribatté
lui, senza esitare e senza smettere di guardarla. Blair fu di nuovo incerta per
qualche istante, ma la testardaggine e l’orgoglio ebbero di nuovo il
sopravvento.
“Come ti pare. Adesso vattene.”
disse decisa e si voltò ostentatamente da un’altra parte.
Chuck sospirò, alzandosi in
piedi. Evidentemente, Blair aveva bisogno di un altro po’ di tempo per rendersi
conto che tutti le avevano voltato le spalle e che la sua unica speranza per
riconquistare il trono era lui; ma era una ragazza sveglia e ci sarebbe
arrivata. Chuck doveva solo aspettare e stare a guardare.
Lei soprattutto, ovvio. E a quel
proposito:
“Carina la collana, Waldorf.
Tiffany?” chiese con educata curiosità e indugiò con lo sguardo in modo
tutt’altro che educato sulle perle che ricadevano in modo dilettevole proprio
sul rigonfiamento del seno. Blair tornò a rivolgersi a lui e si rese conto
immediatamente di ciò che realmente Chuck stava ammirando. Dopotutto, lo
conosceva bene.
“Sei un pervertito, Bass”.
Chuck sorrise vizioso, lanciando
un’ultima occhiata amorevole al seno di Blair prima di poter notare le guance
tinte di rosso. La facilità con cui riusciva a farla accalorare non poteva che
essere un segno della forte attrazione che lei provava nei suoi confronti,
considerò.
“Buona giornata, Blair.” le
augurò, perché la sua non poteva essere migliore.
Mentre si allontanava, si sentì
improvvisamente certo che l’avrebbe riconquistata. Non poteva essere altrimenti,
perché Chuck era pronto a qualunque cosa per lei e dopo tutta la fatica che
aveva fatto per ordire la sua ultima trama, il minimo che lei poteva fare era
arrendersi a lui.
Love is
always a stranger in the home of avarice.
(2x09)
Chuck si era sentito davvero in
collera con Blair quando si era accorto che lei non aveva alcuna intenzione di
dirgli quelle famose tre parole. Le aveva pretese da lui, gli aveva
rinfacciato la sua incapacità di pronunciarle facendo la smorfiosa col Piccolo
Lord e quando era stato lui a chiederle, Blair si era tirata indietro
vigliaccamente. Alla fine, Chuck aveva scoperto che nessuno di loro due era
disposto ad aprirsi e la sua prima reazione era stata di rabbia.
Ma più tardi si era accorto di
esserne risollevato.
Probabilmente era stato meglio
così. Ufficialmente fidanzati, lui e Blair erano durati appena una settimana,
l’anno prima. Il loro rapporto non era fatto di fiori e cioccolatini, ma di
intrigo e gioco. Le smielate dichiarazioni da film strappalacrime semplicemente
non erano Chuck e Blair.
Era andato a trovarla per
spiegarglielo, dopo quell’infausto tentativo sul tetto della galleria d’arte di
Brooklyn. Blair naturalmente lo aveva capito e accettato - anche se lo aveva
baciato con trasporto e trattenuto disperatamente con le dita; anche se aveva
pianto e aveva tentato di dirgli che non dovevano per forza andare al cinema e
tenersi per mano se lui non voleva; anche se il suo sogno fin da bambina era
avere al suo fianco qualcuno che facesse esattamente quelle cose-. Adesso era
tutto a posto, potevano essere loro stessi. Felici forse no, ma chi lo era, in
fondo? Nathaniel dichiarava il suo amore ad ogni ragazza che gli mostrasse le
tette ma continuava ad essere lamentoso e insoddisfatto e Serena e il Pezzente
avevano avuto più problemi che momenti gioiosi, durante la loro lunga e per
Chuck inspiegabile relazione sentimentale.
Mentre terminava di prepararsi
per scendere a colazione, Chuck udì strilli di giubilo provenire dalla camera di
Serena. Sorrise, rendendosi conto che Blair aveva passato la notte lì.
Le due ragazze avevano
l’abitudine di dormire di tanto in tanto insieme nello stesso letto da quando
erano piccole e dopo la pubertà, Chuck aveva trovato quel particolare piuttosto
stuzzicante. Non era raro che le vedesse nelle sue fantasie, in lingerie sexy,
ad accarezzarsi, strette l’una all’altra con le belle gambe nude intrecciate e
le labbra tanto vicine da cedere alla tentazione di baci segreti nell’intima
oscurità della stanza.
Il sorriso divenne vizioso e
decise di andare a dare un’occhiata. Se era fortunato, le avrebbe trovate ancora
in biancheria da notte.
Fu fortunato e pensò che chi
diceva che il modo migliore di cominciare una giornata era con una buona
colazione, non aveva mai visto Blair Waldorf sdraiata sul letto con una cosetta
nera semi-trasparente che lasciava ben poco all’immaginazione. Era accanto a
Serena ed entrambe sfogliavano allegre una rivista, le spalle che si toccavano e
i visi a pochi centimetri. Chuck ricordò di aver visto un film porno che
iniziava così, una volta.
“Non avrei potuto immaginare
risveglio migliore. Posso unirmi a voi?” domandò insinuante, rendendo palese la
sua presenza. Aspettandosi commenti caustici in risposta, fu sorpreso di vedere
Blair rivolgergli un sorriso raggiante, le guance rosse per l’euforia.
“Chuck! Ce l’ho fatta! L’anno
prossimo andrò a Yale.” annunciò, festosa. Era raro vederla così vivace e gli
fece piacere. Se fossero stati fidanzati, l’avrebbe presa tra le braccia e
baciata con passione.
Ma non era roba per loro. Lo
avevano stabilito.
“Il ricatto ha funzionato,
quindi.” constatò, rivolgendole un sorriso fiero.
“Ti sbagli, Chuck. Non l’ho
fatto.”
“Non ha dovuto.” s’intromise
Serena, guardando affettuosa la sua migliore amica. “B. è stata grande. Ha
difeso Emma e ora anche il rettore Beruby sa quanto sia speciale”.
Chuck era contento che Blair
fosse riuscita ad ottenere un posto nel college dei suoi sogni senza barare.
Serena aveva ragione, se lo meritava. Era una ragazza brillante e piena di
risorse.
“Quindi alla fine è successo. Ti
sei rammollita.” la pungolò, scuotendo la testa deluso, perché quelle erano le
regole del loro gioco. Serena roteò gli occhi e Blair aggrottò le sopracciglia,
infastidita.
“Per niente, Bass. L’avrei
fatto, se fosse stato necessario.” ribatté freddamente e Chuck trovava davvero
spassoso che lei sentisse il bisogno di difendere la sua reputazione da stronza.
“B.!” sospirò Serena, rendendosi
conto che per Blair il suo discorsetto celebrativo valeva meno di una frase di
disappunto di Chuck Bass. Quello lo divertì ancora di più.
“Adesso esci. Dobbiamo
vestirci.” concluse Serena, indicandogli la porta.
“Oh, fate pure. A me non dà
fastidio”.
Fu colpito da due sguardi
irritati, uno azzurro e l’altro castano, e aggiunse, abbassando la voce in una
carezza provocante:
“E nemmeno a Blair. Credimi,
sorellina”.
Stavolta ottenne in risposta,
oltre al suo nome pronunciato con disprezzo, un cuscino sferrato contro il
petto.
Più tardi, Chuck scoprì che le
due amiche erano andate a fare shopping da Bendel e Saks per
festeggiare l’ammissione e il loro futuro insieme nello stesso college. Se fosse
stato il ragazzo di Blair, rifletté Chuck, quella sera l’avrebbe portata a cena
fuori. Avrebbero ballato, perché era una cosa che lei adorava, e poi avrebbero
fatto l’amore, perché era una cosa che entrambi adoravano.
Tuttavia lui e Blair non erano
pronti per quello, continuava a ripetersi per soffocare il rimpianto di non
poterla tenere tra le braccia.
Era meglio così.
E il meglio, a quanto pareva,
lasciava parecchio a desiderare.
End#3
Note dell’Autrice:
Mi scuso davvero tanto con chi
segue le mie storie per i lunghi tempi di aggiornamento, ma in questo periodo
passo davanti al computer tre quarti della mia esistenza per scrivere la tesi di
laurea, quindi capirete che mi viene una certa nausea quando apro Word.
In più (attenzione, vaghi spoiler), per quanto l’ultimo episodio di
Gossip Girl mi sia per ovvi motivi piaciuto, finché quel furbo di Chuck non
se la pianta di incolpare tutti (cioè, è perfino arrivato ad incolpare il fato,
no dico, il fato) fuorché se stesso per i suoi errori, io mantengo alcune
riserve sul suo personaggio, che pure è secondo fra i miei preferiti. Cresci,
Chucky. Non è una harder truth, quella. Non so in inglese, ma in italiano
lo definirei fare il paraculo.
Comunque, chiacchiere a parte,
un GRAZIE gigantesco a chi ha recensito lo scorso capitolo. Non so dirvi quanto
apprezzi ogni parola che mi avete scritto, sul serio.
Ray08: ecco, tu davvero
vuoi farmi montare la testa. xD Scherzi a parte, leggere le tue righe mi fa
sempre un grande piacere, grazie di cuore per tutti i complimenti e le
osservazioni. Con questo aggiornamento sono passata alla seconda stagione, spero
di essere riuscita a cavarmela anche qui con le caratterizzazioni dei personaggi
e le descrizioni delle vicende. Fammi sapere cosa ne pensi, carissima.
Delphinium_Love: scusami
per il ritardo nell’aggiornamento, spero che almeno il risultato sia stato
all’altezza delle tue aspettative. Ovviamente ti ringrazio per le lodi che mi
hai fatto, sei stata veramente gentile.^^
Tuccin: sono davvero
felice di riuscire ad entusiasmarti con queste piccole storie. Io quando scrivo
sono logorroica (e quando parlo, pure) quindi le flash non sono un genere che mi
si addice; mi fa piacere riuscire a far venir fuori qualcosa che è così tanto
apprezzato. Un riferimento al vestito rosso di Blair era d’obbligo,
personalmente mi è sempre dispiaciuto non aver visto sullo schermo il momento in
cui Chuck glielo regalava, mentre ci hanno fatto sorbire lo shopping di Eva.
Comunque, grazie davvero tanto per le belle parole, mi sei sempre di enorme
sostegno.
Good Girl: mi ha fatto
molto piacere leggere la tua recensione, grazie per i complimenti su entrambi i
capitoli. Hai ragione su Chuck e Blair, per quanto mi riguarda, se non ci
fossero loro, non lo seguirei nemmeno, Gossip Girl, altro che scriverci su. Sono
felice che li ritrovi nelle mie righe e spero che la fanfic continui ad
interessarti e a piacerti.
Questo è tutto. Non so davvero
quando riuscirò di nuovo a pubblicare, ma farò del mio meglio per non prolungare
troppo i tempi, ve lo prometto.
A risentirci,
Melany
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