Hitogoroshi
hitogoroshi
Assassino, lo chiamavano.
Assassino.. una parola che anche a pronunciarla col tono più dolce del mondo, infondeva un senso di disprezzo e odio.
Assassino.. quante volte aveva sentito quel termine?
Tante, troppe ed era sempre stato rivolto a lui.
In realtà non poteva negare di aver mietuto diverse vittime ma
quella parola lo incendiava, al solo sentirla un moto di rabbia si
impossessava di lui e il demone al suo interno scalciava più
furente che mai.
O forse era lui che allentava le sue catene?
Non lo sapeva e non gli importava, quel demonio gli dava potere e lui
voleva solo quello. Dopotutto quel termine, assassino, era il
più adatto per lui, ne fu cosciente già
all’età di sei anni; aveva imparato ad apprezzare il suo
significato e ad andare fiero di quell’aggettivo.
Il primo omicidio era stato quasi un’azione naturale, come un gesto senza conseguenze.
Quella donna era morta per mano sua certo, ma questo non faceva di lui un assassino.
La
verità era che semplicemente non si era reso nemmeno conto di
averla uccisa, aveva solo lasciato che i suoi istinti prendessero il
sopravvento e che la sabbia seguisse quei pensieri troppo veloci da
decifrare anche per lui stesso; ma la sabbia, lei li ascoltava, li
anticipava quasi, e agiva rapida ed efficace.
Ricordava
perfettamente che era uscita sinuosa dalla giara creando come un velo
di fronte a lui, aveva ghignato, sadica, osservando la donna ed un
attimo dopo l’aveva avvolta togliendole la vita con la sua
inespugnabile morsa.
Gaara aveva
osservato la scena rapito, quasi affascinato,mentre la vita di quella
cameriera scivolava lenta da quel corpo sempre più debole per
poterla trattenere. Era durato tutto pochi minuti e in breve, la sabbia
era tornata nel suo recipiente. Il piccolo Gaara però
osservava ancora il corpo di quella donna disteso al suolo, aveva la
pelle rovinata, segnata da quei piccoli granelli senape ed era
immobile, con gli occhi chiusi, quegli occhi che tanto lo avevano
irritato, insieme alle sue parole certo. Si avvicinò
maggiormente a lei toccandole il volto, aspettandosi quasi che questa
si muovesse, che lo rimproverasse o picchiasse. Istintivamente la
sabbia fuoriuscì per proteggerlo, volteggiando vicino a lui, ma
una voce gli diceva che non ce n’era bisogno, che quella donna
non avrebbe più potuto ferirlo ne chiamarlo mostro.
Sorrise a quel
pensiero, stendendo una mano per sfiorare la sua amica e protettrice,
cosi sottile e silenziosa, cosi elegante e letale.
Continuò
ancora a giocare con lei mentre sorrideva, incurante di quel corpo
esanime sul pavimento, anche quando altre persone entrarono in quella
stanza. Si trattava di suo padre e dei suoi fratelli accompagnati da
poche altre guardie. Loro, invece di ammirare la perfezione di quella
figlia dorata del deserto, guardavano quella stupida donna distesa cosi
sgraziatamente al suolo, da stonare con l’ordine della stanza.
Perché non se ne accorgevano?
-Padre, fate portare via quella donna, non gradisco la sua presenza nelle mie stanze.
A quelle parole
le due guardie erano diventate stranamente nervose, mentre i loro occhi
si erano tinti della stessa ombra che poco prima albergava in quelli
della cameriera.
Gaara,
infastidito, puntò le sue iridi assurdamente azzurre contro di
loro mentre la sabbia, s’era sparsa lesta sopra di lui in una
nuvola trepidante, come in attesa di un suo segnale e questo, gli dava
coraggio, forza.
La stessa voce
di prima adesso ringhiava, d’ira, di trepidazione e quasi di
gioia. Era come se lo stesse incitando ad agire, a lanciare un comando
alla sabbia affinchè eseguisse i suoi più intimi desideri
anche quelli che non avrebbe mai pronunciato apertamente; Ma il
piccolo jinchuriki continuava ad attendere, non sapeva nemmeno
lui cosa, semplicemente osservava la sua famiglia e le guardie.
-G-Gaara, cosa è successo a quella donna? non sarà.. non..-
Era stata
Temari la prima a parlare, la sua voce di solito decisa e squillante
era fuoriuscita strozzata ed incerta, quasi tremolante, come le sua
mani.
Strinse i pugni
Gaara a quelle parole, quasi avesse paura di essere considerato il
responsabile di quella stonatura, come se temesse il disprezzo da parte
della sua stessa famiglia. Lui non aveva fatto niente, eppure, a parte
gli occhi della sorella che erano terrorizzati, tutti gli altri lo
accusavano.
-Ha parlato troppo, è stata insolente.
Osservò
Temari sobbalzare, portare le mani alle labbra e poi nascondersi dietro
il fratello, invece le guardie si erano sporte in avanti imbracciando
le lance.
-Allora ammetti di averla uccisa!- Insinuò uno dei due.
-Era solo una donna non poteva difendersi!- insistette l’altro.
-Non sono stato
io, la sabbia ha abbracciato il suo corpo addormentandolo, e comunque
si era mostrata insolente nei miei confronti. Portatela via, ho
già detto che la sua presenza in questa stanza non mi è
gradita!-
Aveva
pronunciato quella breve frase con voce atona, distaccata, eppure suo
padre lo aveva ammonito affinchè non si mostrasse arrogante in
suo presenza.
Perché lo rimproverava anche lui?non era il medesimo tono che lui stesso usava verso tutti?
-Non mentire!
la sabbia è il tuo demone, la tua serva, sei tu che la comandi.
Ti sei avventato su quella donna consapevole della sua debolezza Sei
mostro!-
Assottiglia lo
sguardo Gaara, a quella parola e la sabbia sembra prendere nuovamente
vita, aumenta la sua massa parandosi di fronte a lui come protezione e
sopra le due guardie pronta ad avvolgerle.
-Avete delle
lance, e anche delle scimitarre legate alla cintola, potete difendervi
se volete, giusto?-Pronunciò quelle parole con odio guardandoli
con disprezzo, trattenendo appena la smania della sua sabbia che
già immaginava quei corpi tra le sue spire- Allora fatelo,
combattete il demone, cercate di salvarvi, vi sto dando una
possibilità.-
Solo pochi
istanti e un piccolo deserto sommerse le due guardie per poi
assottigliarsi attorno ad esse mentre grida di dolore riempivano la
stanza. Qualche schizzo di sangue sfuggì al mantello dorato
imbrattando leggermente il pavimento, la sua veste così come
quella di Kankuro e di suo padre. Attese ancora qualche minuto prima di
richiamare a se la sua sabbia lascandone libera solo un pugno, per
vederla muoversi gioiosa attorno a lui sotto gli occhi disgustati del
fratello e quelli impenetrabili di suo padre, conosceva quello sguardo
glielo aveva rivolto innumerevoli volte e mai era riuscito a
decifrarlo, una cosa però era certa non doveva aver gradito
ciò che aveva fatto.
-Vedete padre?
questo è il dono che mi avete fatto, questa è la mia
forza e supremazia, l’arma che desideravate per il villaggio
della sabbia. Ne siete orgoglioso, padre?-lo provocò il futuro
kazekage
Xxx non rispose, prese invece la parola Kankuro fremente d’ira ma col braccio ancora teso a tenere al coperto al sorella.
-Non è
un dono!! Quella è una maledizione! la stessa che ha tolto la
vita a nostra madre, la stessa che pende su di te, Gaara. Nostro padre
è stato uno sconsiderato e presuntuoso egoista ad accollarti un
simile fardello, ma sei stato tu Gaara ad assecondare quel demone e a
mietere quelle vite, a diventare un assassino!-
Lo guarda con
odio il jinchuriki sentendosi ferito e umiliato perché la
sua stessa famiglia lo rinnegava. Lui era ciò che il padre
desiderava, ciò per cui era nato; la stessa sabbia lo amava,
perché loro si ostinavano a non capirlo? Quelle persone erano nulla,
non avevano alcun tipo di potere politico ne una particolare forza,
erano solo uomini, e lo avevano ferito. Lo avevano guardato con
disgusto, lo avevano odiato e offeso per un qualcosa che risiedeva in
lui ma che non era lui.
-Fratello, faresti meglio a prestare maggiore attenzione alle tue parole.- Lo ammonì Gaara.
Un semplice
avvertimento dal retrogusto simile ad una minaccia fuoriuscì
freddo dalle sue labbra scatenando l’ira del secondogenito dei no
Sabaku; ma Temari lo fermò prima che potesse rispondere.
-Non intendeva
offenderti Gaara, Kankuro voleva solo dire che non devi per forza
assecondare il demone. Se lui ha sete di sangue non la devi estinguere
donandoglielo, devi trattenerlo, il tuo compito è quello di
proteggere il villaggio e la sua gente… e la tua famiglia.-
Esitò appena qualche istante prima di pronunciare quella parola,
ma lo fece con gli occhi colmi di speranza puntati in quelli freddi del
fratello.
-Non è
stato il demone a volere la loro morte, quelle persone mi sono state
ostili e io me ne sono liberato. La sabbia mi ha mostrato il modo con
quella donna io l’ho sfruttato per quelle guardie e
chiederò aiuto al deserto ogni qual volta lo riterrò
necessario, sorella.-
Quelle brevi
frasi zittirono la no Sabaku terrorizzandola. Per la prima volta si
rese conto che il legame di sangue con Gaara non sarebbe stata una
garanzia per la sua salvezza e temette per la sua vita.
-Kankuro,
Temari, ritiratevi nelle vostre stanze.- Un ordine freddo, diretto,
pronunciato senza nemmeno guardarli negli occhi, le sue iridi nere del
quarto kazekage erano concentrate su quelle de figlio minore.
-Ma padre..- Un
timido dissenso fuoriuscì dalle labbra di Kankuro rapidamente
zittito dallo sguardo severo del padre che però, si
addolcì alla vista della figlia completamente terrorizzata dalla
situazione. Sembrava cosi piccola e indifesa col quelle iridi cosi
simili a quelle della madre colme di lacrime e con le mani strette alla
veste del fratello.
-Buonanotte figli miei..
ed ora congedatevi- Proferì quelle parole con un tono
quasi gentile, un tono che i suoi figli non avevamo mai udito prima di
quel momento.
Kankuro e Temari seppur riluttanti obbedirono.
-Vi auguro una
buona nottata padre, e anche a voi fratello.. Padre una volta finito di
parlare con Gaara vi recherete nelle mie stanze? Gradirei mostrarvi i
miei miglioramenti col ventaglio..-Concluse esitante Temari
-Se ne avrò la possibilità… ed ora andate-
-Come
desiderate padre- Si limitò a rispondere Kankuro uscendo
dalla stanza assieme alla sorella mentre lanciava un ultimo sguardo
d’odio verso il fratello.
Rimasti soli
Areno e Gaara abbandonarono le loro posizioni ingessate tipiche della
loro posizione sociale. Un gesto solitamente associato alla quiete ma
che quel giorno tradiva solo nervosismo.
Gaara
ricominciò a giocherellare con la sua sabbia pur mantenendo la
propria attenzione sul padre, mentre in quarto kazekage cominciò
a camminare lentamente per la stanza ,osservandola, esaminando ogni sua
dettaglio; soffermandosi sui cadaveri che giacevano ancora al suolo.
-Non ho ti ho reso un jinchuriki per proteggere questo villaggio, l’ho fatto per renderlo il più temuto e potente- Iniziò lentamente il suo discorso premurandosi di non rivolgere mai la propria attenzione al figlio.
-Sarà cosi, padre.-
-Non ho mai
pensato che sarebbe dovuto essere un tuo compito quello di proteggere i
tuoi fratelli- Questa volta il jinchuriki non rispose, attendendo
il prosieguo di quel discorso di cui non riusciva ad individuare il
fine.
-E non ho mai
creduto che la morte di tua madre fosse stata un’involontaria
disgrazia, o un sacrificio per il bene del nostro villaggio, sapevo che
il demone l’avrebbe uccisa, ma io desideravo troppo il suo potere
per fermarmi dinnanzi a tale evenienza,serviva un sacrificio e scelsi
lei. Io desideravo il potere, l’ho sempre desiderato. Il deserto
è un luogo estremamente ostile che però sa forgiare
uomini e ninja di innegabile valore, è capace di mietere
innumerevoli vite ma noi abbiamo imparato a sottometterlo, a
sfruttare il suo potere, e chi meglio del monocoda avrebbe reso
effettiva la nostra supremazia? Tu possiedi una grande eredità
Gaara, se il custode dall’anima del nostro paese, della
più pura essenza del deserto. In te risiede l’arida spietatezza della sabbia e ne sei padrone. Sei tutto ciò che avevo desiderato.-
Per la prima
volta, il jinchuriki si sentì orgoglioso del demone che
risiedeva in lui e sebbene non mostrava la benché minima
espressione in volto, dentro di se l’orgoglio cresceva;
però il tono distaccato e calmo del padre, lo rendevano
inquieto, sapeva che non era rimasto in quella stanza per elogiarlo.
-Io desideravo
incutere terrore tra i villaggi per sottometterli e comandarli e non ho
esitato un solo istante per richiamare quel demone, quel
mostro…- Si prese una piccola pausa inginocchiandosi a sfiorare
il volto della cameriera- Ma ora che ho quel mostro dinnanzi a me,
capisco di essere stato troppo avventato nelle mie scelte, sei
indisponente Gaara e incapace di controllare il potere che risiede in
te, tu stesso hai affermato di non essere il responsabile della morte
di questa donna, e le guardie.. è stata la tua ira a scatenare
il potere della sabbia ma non hai saputo gestirla. Desideravi la loro
morte e il tuo istinto ha agito di conseguenza; ma la tua
razionalità ancora non comprende ciò che hai fatto,
sei solo un fantoccio Gaara, non sei un Jinchiurichi, non sei
l’arma che immaginavo, sei solo un mostro. Ti lasci sopraffare dal demone senza riuscire a comandare la sua sete di sangue e ti illudi di essere tu a indirizzarla-
Strinse i pugni
Gaara al suolo di quelle parole fremendo di rabbia e ira nei confronti
del padre. Strisciante e sinuosa la sabbia cominciò ad uscire
dalla sua giara avvolgendo le sua spire su se stessa in una
nuvola circolare che ricopriva quasi l’intero tetto della stanza
sotto lo sguardo ossidiana di Areno che nella sua compostezza ne
affrontava la presenza.
- Non è
il monocoda che risiede in te a renderti un mostro! Sei tu stesso, i
tuoi istinti, il tuo odio verso tutti, la spietatezza con cui uccidi
senza provare rimorsi, questo ti rende un mostro.-
La stretta del
pugno aumenta e se la sabbia non lo proteggesse di certo ne sarebbe
colato sangue. Cerca di trattenersi Gaara, assottigliando lo guardo e
stringendo i denti per tenare di celare la sia ira, ma la sabbia
intuiva ugualmente il suo volere e cominciò nuovamente al sua
danza di morte stendendosi in un velo che questa volta avvolgeva
la figura del quarto kazekage.
La sabbia si
richiuse sul copro di Areno spietata e veloce, si avverti appena uno
scricchiolio di ossa che si frantumavano poi, come
scottata, liberò quel corpo esanime al terreno sotto lo
sguardo gelido di Gaara.
-No padre, questo fa di me un assassino.
Ciao a
tuttiiiiiiii ecco qui una nuova shot questa volta incentrata sul
personaggio di gaara, devo ammettere che non so per niente soddisfatta
di me dal punto di vista della scrittura quando ho l’ispirazione
non posso scrivere e quando posso scrivere non ho la benché
minima idea da sviluppare diciamo che questo è stato.. boh non
so come definirlo anche perché non so ancora se mi piace o
meno.. diciamocelo sono felice di aver scritto qualcosa ma la gioia di
essere riuscita a riempire qualche paginetta di word offusca la mia
mente. Non so se la shot è “buona” o quanto meno
accettabile o se è la mia ennesima schiefezza…
Ebbene, come
avrete notato ho dato un nome al padre di Gaara ovvero
“Areno” che cosi come la parola Sabaku significa deserto..
l’ho fatto più che altro x comodità xkè
scrivere sempre “suo padre” o “quarto
kazekage” non mi piaceva…
Continuando…
Gaara chiama la sua famiglia con grado di parentela cioè padre
sorella fratello.. ma tutti si rivolgono a lui sempre e solo con Gaara
cioè il suo nome.. questa è una cosa assolutamente voluta
per evidenziare il rapporto familiare che tra loro manca.. solo che
Gaara lo desidera.. i suoi fratelli invece lo temono.
Ed ancora.. qui
manca il famoso zio Yashamaru… ovvero colui che educò
Gaara e che lo fermo dall’uccidere dei bambini, gesto
involontario da parte del jinchuriki.. cosi come quello
dell’uccisione della cameriera in questa shot :P
Altra piccola
curiosità.. qui Gaara ha 10 anni mentre i suoi ricordi
circa il primo assassinio, la morte del padre ecc sono avvenuti 4
anni prima cioè quando lui di anni ne aveva solo 6.
Ed infine.. il
titolo hitogoroshi significa letteralmente assassino ed ovviamente si
riferisce a Gaara . ovviamnete questo Gaara no ha ancora conosciuto
Naruto ed pensa ancora che "la sua esiste nza avrà un senso
finchè ci saranno anocra persone da uccidere".
Con questo
credo di aver concluso.. ero partita a scrivere queste note
perché mi venivano in mente una miriade di spiegazioni e cose da
dire ma alla fine me no sono rimaste davvero poche in testa..
buon per voi :P
Ad ogni modo
ringrazio tutti coloro che leggeranno questa shot pregandoli di
lasciare un segno del loro passaggio con un commentino.
Ringrazio anche tutti coloro che hanno letto e commentato i miei precedenti lavori su questo fandom!!!
Un abbraccio
Mikamey
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