Titolo:
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Summary:
“John
leggeva il suo libro seduto sul divano, che Sherlock era solito
monopolizzare, ma che adesso stava dividendo con lui; gli sedeva
accanto, leggeva il suo libro.”
Pairing:
Sherlock/John
Rating: Boh...
Giallo, direi. Suppongo equivalga a PG-13. Boh.
Words: 1151
Disclaimer: E'
chiaro che questi due mi appartengono solo nella mia mente malata.
Chiaro. Perché “nessuno mi darebbe due lire in mano!”
(cit. Prof Blasi)
R
e a d i n g
“Ammiravo
quell'indifferenza quasi altera verso tutto ciò che non
costituiva il suo piacere personale o il suo culto: essa suppliva in
lui al disinteresse, allo scrupolo, a tutte le virtù volute,
austere.”
John leggeva il suo
libro seduto sul divano, che Sherlock era solito monopolizzare, ma
che adesso stava dividendo con lui; gli sedeva accanto, leggeva il
suo libro.
John lo trovava un
momento epico. Epico e intimo.
Stavano in silenzio.
Non c'erano parole, cellulari, computer. Non c'era Lestrade, con i
suoi problemi e i suoi casi impossibili per il mondo, ma non per il
221B. Non c'era Mrs Hudson, che era la proprietaria del loro
appartamento, non la loro
governante.
Non
era un silenzio imbarazzante. Era un silenzio voluto, piacevole,
intimo, loro.
Il fatto che Sherlock
si fosse seduto accanto a lui di sua spontanea volontà, e si
fosse messo a leggere, lo aveva stupito non poco.
Riempire il suo
prezioso e avanzato hard driver con informazioni inutili non era da
lui.
Gli aveva lanciato
un'occhiata obliqua, ma non gli aveva chiesto niente, non ancora.
Quel silenzio dava un
calore ed era di un'intimità che non voleva interrompere.
Perché gli stava fin troppo bene.
Sherlock parlava e
parlava. Aveva tanto da dire, da notare, da osservare.
Se dormisse,
probabilmente parlerebbe anche nel sonno. Se
dormisse.
Che libro poteva essere
quello che aveva destato la curiositas (1) del suo migliore
amico?
Sbirciò una
pagina con la coda dell'occhio e riuscì a leggere solo poche
parole.
“<<
Donna Romita si strugge d'amore, o mia sorella. >>”
Cosa? Aveva letto male,
senza dubbio.
Inclinò un po'
di più la testa.
“<<
D'amore, diceste? >> gridò Regina, balzando sul
seggiolone.
<< D'amore.
>>”
Ok, ora la curiosità
lo stava uccidendo. Senza pensarci chiuse il proprio libro e lo
abbandonò sul divano, sistemandosi meglio accanto al suo
amico.
“<< Il
suo nome? >>”
“<< Il
nome è Sherlock Holmes e l'indirizzo è … >>”
Cosa?
Perché gli era
tornato in mente quel ricordo? ….
“<< Donna
Romita è stata affascinata dalla eloquente parola, dallo
sguardo di fuoco. Amò, certo, senza saperlo... >>”
Sherlock alzò
gli occhi dalla pagina e li puntò nella sua direzione.
<< John, stai
leggendo il mio libro. >>
<< Non è
una delle tue migliori deduzioni. Gira pagina, dai. >>
Dopo un attimo di
smarrimento, Sherlock obbedì – ci era arrivato già
da un pezzo a piedi pagina, ma era troppo curioso di vedere dove
stesse andando a parare.
“<< Lo
ama, lo ama, sorella. Chi non lo amerebbe? Non è egli
valoroso, galante con le dame, seducente nell'aspetto? >>”
No, non lo era. Era
irritante, impossibile, insano.
John rimase concentrato
nella lettura.
Sherlock rimase
concentrato sul suo profilo.
Era così vicino
che gli bastava abbassarsi di pochi – pochissimi –
centimetri per toccarlo.
“<<
Essere sua! Sogno benedetto, aura invocata, luce abbagliante! >>”
Era un momento epico.
Epico e intimo.
Era una serie di gesti
e atteggiamenti che non avrebbero potuto condividere con nessun
altro.
Il silenzio non era
pesante, Era vero, bello, intimo, loro.
Era solo loro.
Non importava quante
donne potesse avere John, o a quanti casi e cadaveri Sherlock potesse
prestare attenzione.
Quel silenzio, quel
calore, quella familiarità, era solo loro.
Solo. Loro.
“<< Tu
l'ami! >>”
Chiuse gli occhi e
appoggiò la fronte contro la sua nuca. Sospirò.
Aveva il respiro un po'
caldo contro la pelle sensibile di John. Abbastanza da mandargli un
brivido giù, lungo la schiena.
Nemmeno lui leggeva
più. Aveva chiuso gli occhi e aveva espirato profondamente dal
naso.
Non si era accorto di
aver appoggiato distrattamente il braccio sulla gamba di Sherlock.
Irritante, impossibile,
insano Sherlock.
Sfiorò senza
pensarci la sua mano in un tocco leggerissimo, quasi esitante.
Sherlock, invece,
racchiuse la sua in una morsa secca e decisa, tenendogli le dita così
strette che probabilmente ne avrebbe bloccato la circolazione.
Arrogante, logorroico,
impossibile Sherlock.
Aveva poggiato la
fronte contro la sua nuca come per mettere il suo prezioso e avanzato
hard driver a riposo.
John si chiese a quale
tipo di cartella appartenesse lui, quanta memoria occupasse, e se
quel momento sarebbe stato risparmiato dall'essere eliminato, come
era già avvenuto alle teorie eliocentriche.
Riteneva forse di
essere più importante di Copernico e delle sue scoperte?
Strinse di rimando la
presa sulle dita pallide e lunghe, terrorizzato alla sola idea.
La sua mano sembrava
infinitamente più piccola.
<< Ovvio che lo
sei, John. >>
<< E' il Sistema
Solare, Sherlock. >>
<< Stupide ed
insignificanti teorie scientifiche. >>
John sospirò
metà divertito, metà rassegnato. Poi si ricordò
di non avere fiato abbastanza.
Troppo tardi, comunque.
Era paralizzato, quindi
difficilmente avrebbe potuto riprendere a respirare presto.
Perché?
Sherlock gli avrebbe
sicuramente saputo rispondere. Perché lui sapeva sempre tutto.
Sapeva che ogni
movimento, anche il più piccolo, poteva essere fatale.
Sapeva perfettamente
quello che sarebbe successo se non avesse tenuto ferma la mano,
stretta attorno al ginocchio pur di non muoversi. (2)
Sapeva che sarebbe
finita direttamente nei capelli biondi, e addio.
Se solo avesse fatto un
movimento più concreto e visibile.
Forse questa era la
volta buona che...
L'aveva mossa
impercettibilmente, quella mano, e il cellulare scelse proprio quel
momento per mettersi a squillare.
La pausa è
finita! - sembrava dire –
Si torna alla realtà!
Sherlock imprecò
tra i denti e anche se una parte di lui implorava che fosse ignorata,
sapeva che così non poteva essere.
Se solo si fosse mosso
prima, cazzo!
Liberò la mano
di John e si alzò per raggiungere il cellulare.
Così facendo il
libro cadde rovinosamente dalle sue ginocchia a terra.
John lo raccolse e ne
lesse il titolo.
Matilde
Serao
Leggende
napoletane
<< Chi è?
>> chiese, evitando di alzare gli occhi dal tomo.
Tra le dita sentiva
ancora il calore di Sherlock.
<< Lestrade. E'
per il serial killer delle leggende strane.>>
<< Ecco perché
stai leggendo questo libro. >>
<< Sì, ma
anche perché mi piace. >>
John non poté
evitare di guardarlo, meravigliato.
<< Non guardarmi
così. >> disse lui
<< Così
come? Non mi hai nemmeno guardato in faccia! >>
<< Ti conosco,
John. Non ho bisogno di guardarti in faccia per capire che mi stai
osservando come se avessi detto una cosa incredibile! >>
<< Tu dici sempre
cose incredibili. >>
Sherlock si voltò
a guardarlo e John se ne pentì subito.
<< No, non volevo
dire... >> cominciò << Cioè, sì,
però... >>
E Cristo, John! Di'
qualcosa di coerente!
<< Vuoi che venga
anch'io? >>
Tipo questo.
Sherlock gli elargì
un sorriso magnanimo.
<< Queste domande
stupide mi portano a dubitare della tua intelligenza, John. >>
rispose, lanciandogli il cappotto.
<< Lo sai che
sarei perduto senza il mio Blogger. >> (3)
Sogghignò a
quell'uscita e, mentre scendevano le scale, John non poté fare
a meno di sentirsi decisamente più importante di stupide ed
insignificanti teorie scientifiche.
Punto (1): E'
latino, per chi non lo sapesse u_u *si dà arie *
Punto (2): Spero
si capisca che cambia il punto di vista... Mi piaceva l'idea che si
confondessero un po'!
Punto (3): Non
c'è bisogno che vi dica io di cosa si tratti. Volevo solo
precisare che la “B” maiuscola è stata messa
apposta, in memoria di un certo Boswell...
Note:
La prima citazione è
da 'Memorie di Adriano' di Marguerite Yourcenar: è il libro
che John sta leggendo.
Le altre lo sapete.
Per chi non l'avesse
capito, sono napoletana; e amo terribilmente le storie della mia
città.
La leggenda in
questione è 'Donnalbina, Donna Romita, Donna Regina'.
Chi vuole può
documentarsi. u.u
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