Perché
sì,
ero innamorato
di te.
Quando sei
piombato qui, come un fulmine a ciel sereno, non ho potuto fare a meno
di pensare di volerti tenere con me.
Tu, con il tuo carattere impulsivo e la tua intelligenza; le tue
'storielle' su quel Mondo Parallelo dove l'uomo era in grado di
praticare l'alchimia, una scienza talmente stramba-o almeno
così la definivo- da sembrare irreale.
Il Mondo al quale affermavi di appartenere e dal quale eri deciso a
tornare.
Non ti credevo, eppure eri così risoluto...
...ogni tardo pomeriggio ti chiudevi nella tua stanza a studiare non so
quali e quanti libri, senza mai uscirne fino all'ora di cena.
Allora sedevi di fronte a me per discutere sui razzi, senza
preoccuparti del fatto che parlavi con la bocca piena ed alzavi
talmente tanto la voce da farti sentire fino al negozio di fiori della
signorina Glecia, al piano terra.
Ah, quante me ne hai fatte passare Edward...
...l'incidente in macchina, l'incontro con quella ragazza zingara di
nome Noah ed infine hai persino lasciato lo studio dei razzi per
dedicarti alla ricerca del fantomatico 'Gran Serpente'.
I giorni passavano e tu ti facevi sempre più agitato ed
incontrollabile, guidato da quel piccolo barlume di speranza che ti
illuminava la possibile ed unica strada per tornare a casa.
Lo so, credevi che questo Mondo fosse una specie di inferno e che Noah,
il signor Huges, la signorina Glecia, i nostri compagni... che io fossi solo
frutto di un tuo sogno. Non ti biasimo, anch'io avrei di gran lunga
preferito che quella realtà fosse soltanto frutto della mia
immaginazione; ma il Partito Nazional Socialista dei Lavoratori, la
Società di Thule, il Führer... niente di tutto
ciò è stato falso.
Sono desolato Edward: io non sono una finzione, io sono vero, esisto.
O meglio, sono esistito.
Quando dovevi essere scarrozzato con l'auto nei posti che non
conoscevi, a volte anche a kilometri di distanza, io c'ero; quando
avevi bisogno degli appunti presi dal Professor Obert, io c'ero; quando
a tarda sera scoppiavi a piangere, dicendo di sentire la mancanza di
tuo fratello minore, io c'ero; quando... quando te ne sei andato, sono
stato io a caricarti sull'aereoplano per farti tornare a quel 'Tuo
Mondo'.
Mi hai già dimenticato? Ti
prego, dimmi che non è vero.
Ho continuato a sorriderti, pur convivendo con la mia malattia, pur
sapendo che la mia ora era vicina.
Ho sorriso anche quando ti ho visto partire a gran velocità
sul mio aereo ed attraversare il portale; e tutto questo prima di...
prima di morire?
Già, proprio quando stavo facendo chiarezza nella mia mente,
e nel mio cuore, sono morto.
E' bastato un semplice colpo di pistola da parte del Comandante Hess...
...peccato, speravo di vivere ancora un pò.
Ma tanto, senza di te, a cosa sarebbe servito?
I tuoi capelli dorati, fini e lisci come fili di paradiso; gli occhi
dorati anch'essi, dal taglio quasi orientale e lo sguardo analitico;
poi... quelle labbra, Dio, quelle labbra... che fossero incurvate in un
sorriso o arricciate in un espressione infastidita restavano...
bellissime.
Le sognavo, quelle labbra.
Sono state il mio ultimo pensiero, al momento dell'addio.
«Ma questo
è il mio Mondo, ed io voglio lasciare una prova che sono
esistito!»
Te le ricordi, queste mie parole?
Dimmi Edward, ti ricorderai di me?
Se non ho potuto lasciare un segno in questo Mondo, sono riuscito
almeno a lasciarlo nel tuo cuore?
Ci sarà mai spazio per questo personaggio immaginario, che
tanto ti amava?
Perchè sì, Ed, ero innamorato di te.
Alphonse Heiderich.
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