Fandom: Final Fantasy XIII
Pairing: Hope/Lightning
Personaggi: Hope
Estheim, Lightning
Tipologia:
One-shot (1914 parole)
Genere: Slice
of Life
Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto
ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho
elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà
di Square-Enix che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata
scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non
esistenti in "Final
Fantasy XIII", appartengono solo a me.
13° Argomento: Fasi
della Vita
62. Nascita
[ All I ever think about is you
You got me hypnotized, so mesmerized
Do you ever think when you're
all alone?
All that we can be, where this thing can go?
Am I crazy or falling in love?
Do you catch a breath when I
look at you?
Are you holding back like the
way I do? ]
Crush - David Archuleta
The
Beginning of Love
I capelli color
platino ondeggiarono dolcemente al ritmo della brezza
serale che quella sera spirava leggermente più vorace sulla spiaggia di
Bodhum. Il ragazzo si mosse appena, socchiudendo gli occhi non appena
incontrarono i riflessi rossi del sole che stava andando a spegnersi
nell’immenso oceano davanti a sé. Poi si rannicchiò su sé stesso, avvicinandosi un ginocchio al petto in una
posizione che assumeva oramai da molti anni. Socchiuse gli occhi verdi
assaporando il profumo del mare. Quella non poteva di certo definirla casa, eppure sapeva di essere mancato
ormai davvero da tanto. Sapeva che erano stati lontani troppo, insieme.
Sistemò velocemente un ciuffo ribelle che era
scivolato via danzando con il vento, e si sistemò meglio sulla spiaggia,
sporcandosi le dita di sabbia dorata. Senza alcun preavviso un fulmine
attraversò l’orizzonte dove alcune nuvole scure si stavano facendo strada verso la costa. Un fulmine pallido, con
riflessi rosati dati dal sole rosso. Il ragazzo sorrise
dell’ironia che aveva a volte la natura. Si domandò, a
proposito, dove lei si fosse
cacciata. Gli aveva detto di aspettarlo lì, che non potevano presentarsi
insieme, non così, e lui aveva acconsentito. Sapeva quanto fosse dura per lei, eppure, iniziava a chiedersi se stesse
andando tutto bene, se lei sarebbe davvero tornata.
Ma sapeva anche che lei non lo avrebbe mai abbandonato,
glielo aveva promesso tanti anni prima e così
era sempre stato. Non lo aveva fatto, mai.
E forse, sorrise, era stato proprio quello l’inizio di ogni
cosa...
* *
* * *
-
L’operazione NORA finisce qua. -
Il ragazzino spalanca gli occhi chiari come se non credesse
a ciò che lei gli ha appena detto. Vede improvvisamente tutti i suoi
obbiettivi, tutti i suoi propositi, svanire assieme
alla voce dura della donna.
- Cosa?- riesce appena a pronunciare questa piccola parola.
Non ci crede, deve sentirlo ancora una volta.
- Io... -
inizia lei ma non la lascia continuare. Un improvviso
turbine d’ira sembra essersi impossessato di lui. - No!-
Non la sente nemmeno quando cerca
di calmarlo chiamandolo per nome. - Mi hai detto tu di combattere!- la rabbia
è troppa, ma svanisce immediatamente non appena lei lo interrompe
furiosa più con sé stessa che con lui.
- Ho
sbagliato!-
Non lo guarda, non ne ha quasi il
coraggio. Lei, fredda e indomabile. Lei, dura e distaccata. Lei, non riesce a guardarlo
perché sa di averlo illuso.
- Ma non puoi farmi questo... - la voce del ragazzino è
sottile, incredula, disperata quasi. - Non puoi creare tutto e poi
abbandonarmi.-
Finalmente la donna alza gli occhi azzurri e lo guarda
rendendosi conto di quanto questo l’abbia ferito.
Si sente perduto, esattamente come si era sentita lei
appena era diventata una l’Cie. Lo raggiunge, prendendolo delicatamente
per le spalle. E’ così fragile, così innocente, che lei ne
ha quasi paura. E si sorprende lei stessa delle parole
che pronuncia.
- Non ti abbandonerò. - lui alza gli occhi
verdi verso di lei, stupendola della forza che trasmettono e la donna ripete le
parole con maggior sicurezza, convincendo soprattutto sé
stessa. - Non lo farò.-
Il ragazzino la fissa. Sguardo verde-acqua
riflesso in iridi azzurre, profonde e libere come i cieli che solo in sogno
aveva intravisto. E mentre lei, troppo orgogliosa per
restargli così vicina, si allontana per riprendere il loro
cammino, lui si domanda cosa ne sarà di loro adesso.
Non riesce a spiegarsi il motivo che l’ha portata a
quella decisione. A interrompere ogni cosa,
l’unico obbiettivo che lo spingeva a continuare a vivere. Lei
l’aveva illuso, e adesso ogni cosa era finita. Il suo desiderio di
vendetta si sarebbe mai placato? Sarebbe mai riuscito a dimenticare
l’odio e il rancore che si porta nel cuore? No, non poteva lasciar perdere così, non poteva proprio. Snow doveva
pagare per quello che aveva fatto, doveva riuscire a cancellargli quel sorriso
idiota dalla faccia. Doveva.
La donna, da parte sua, aveva deciso e niente l’avrebbe fermata. Adesso sapeva di aver commesso un errore,
l’ennesimo della sua vita. Aveva sbagliato con Serah, e adesso aveva
coinvolto anche lui... e tutto per il
suo stupido orgoglio, per la sua smania di combattere.
Stava solo scappando dalla realtà. Per questo aveva dato fine
all’operazione NORA. Sperava, in parte, che così lui avrebbe
capito che la vendetta non l’avrebbe portato a nulla se non a un cumulo di rimpianti. Ma era
solo un ragazzino che era rimasto completamente solo, e lei sapeva benissimo
come poteva sentirsi. Perso, abbattuto, senza speranza... proprio lui.
- E adesso cosa facciamo?- lo sente improvvisamente pronunciare
alle sue spalle. La stava seguendo riflessivo e silenzioso come sempre,
e lei ormai aveva fatto l’abitudine alla sua costante presenza.
Inizialmente non faceva che voltarsi allarmata,
trovandoselo poi di fronte con uno sguardo spaurito, ma adesso si sentiva quasi
inquieta al solo pensiero di non
averlo con sé. - Voglio dire... - continua, alzando leggermente la voce,
senza aspettare che lei si volti. -... Se abbandoniamo il piano, che battaglie
combattiamo? E contro chi?-
C’è rabbia nella sua voce, lo
sente. Rabbia e delusione.
- Non lo so. -
risponde la donna dopo qualche attimo. Si volta per guardarlo e prova una fitta
di sofferenza. E’ stata lei a rendere quegli occhi così tristi? - Ma
non dobbiamo perdere la speranza.-
Lui la guarda come se lo stesse prendendo in giro, e in effetti è proprio così che si sente.
- Speranza?- le domanda incredulo. Come
può parlare di speranza adesso, proprio lei? - Non c’è
speranza, non per un l’Cie.-
Lui si volta sedendosi su dei gradini poco distanti. Si
sente svuotato dopo quest’ultima affermazione della donna. Umiliato,
amareggiato. La vede avvicinarsi ma non osa guardarla
negli occhi.
- Abbiamo te.-
dice lei con dolcezza, come se fosse la cosa più logica del mondo.
Ma il ragazzino sospira. Come
può non capirlo? Proprio lei che pensava riuscisse
a comprenderlo davvero, come può non rendersi conto di quello che gli
sta facendo?
Come può essere così indifferente?
- Hope è
solo il mio nome... -
Perché non riesce a capirlo?
Perché tutti si ostinano a dare così
tanta importanza a quella stupida parola? E improvvisamente avverte un leggero
odio verso sua madre, per averlo lasciato solo, per avergli dato
quel nome assurdo di cui tutti abusano. Ma è solo un attimo,
perché i suoi pensieri vengono interrotti dalla
voce di lei.
- Anch’io ero come te.-
Hope alza lo sguardo finalmente, incontrando l’azzurro
dei suoi occhi. Trattiene il fiato nel guardarla davvero, per la prima volta come mai lei si era
mostrata a lui. A tutti. E’ bella, troppo forse, e finalmente vera. Negli occhi d’acqua riesce
finalmente a scorgere una Lightning diversa
da quella fredda e taciturna che ha sempre conosciuto. E’ un attimo, ma
lui la vede davvero per quella che è, quella che è sempre stata
ma che cercava di nascondersi per orgoglio o forse... per paura.
Lei lo osserva per un attimo lunghissimo
poi, paralizzata da una morsa alla bocca dello stomaco, si volta per
guardare altrove. Non sopporta quegli occhi verdi, quegli
occhi innocenti, quegli occhi delusi da
lei. Si sente colpevole, sa di averlo ferito, sa come lui
si sente, cosa prova. Anche lei si era sentita
così...
- I miei
genitori sono morti.- dice quasi contro il suo volere. Non sa perché lo
fa, forse solo per liberarsi da un peso, forse per farsi vedere più
forte.
E la sua voce continua imperterrita, a lasciar trapelare
quello che sente, quello che è stata senza che
riesca a fermarla. - Dovevo essere forte per Serah e dimenticare il mio
passato. E così, sono diventata
“Lightning”.-
O forse, lo fa per lui? Per aiutarlo, per
rassicurarlo del fatto che lei c’è, che non è solo. Che sia invece per affetto?
Strano, ma non impossibile.
Hope la osserva, ipnotizzato quasi. Non si era mai reso
conto di quanto in realtà fossero simili, di quanto lei invece poteva e riusciva a comprenderlo. Si odiò
per non essere stato in grado di capirlo prima, di accorgersi prima di lei per
quella che era e non per quella che si mostrava. Adesso che osserva solo le sue
spalle può unicamente immaginare la sua espressione,
eppure gli sembra quasi di percepirla come se potesse vederla davvero. Gli
occhi rivolti verso l’alto, a scrutare un cielo immateriale,
l’espressione dura e un’impercettibile rossore alle guance. Invisibile
agli altri, ma non a lui.
- Con un nome
diverso credevo di poter diventare un’altra. Ero solo una ragazzina... -
Com’era possibile che l’affinità fosse
così grande, così smisurata, e lui non se ne fosse
mai accorto? Per un istante gli tremano le mani, le labbra. Vuole dirle
qualcosa, vuole farle capire quanto in realtà siano
uguali. Vuole
guardarla negli occhi, vuole sentire il suo sguardo penetrante addosso.
Per un istante, si vede alzarsi e raggiungerla, stringerla e dirgli ogni cosa. Ma è solo un attimo, solo l’illusione di un
momento e lui sa di non essersi mosso. Se ne sta lì, in silenzio con il
timore d’interromperla, di spezzare la magia di quel momento e sa che non
farà niente. Continuerà a guardarla, ad ammirarla, a desiderare
quello sguardo, quel respiro trattenuto nel vederla,
quella fitta allo stomaco. Ma riuscirà mai a
farsi ammirare, guardare, trattenere il fiato da lei?
-
“Lightning”. Un bagliore che brilla e svanisce. Non protegge nulla.
Distrugge solamente.-
Hope sa che è quello il momento, che è quella
la vera lei. Che non si sentiranno più soli
perché continueranno a combattere, insieme.
Che è quella la nascita
di ogni cosa...
* *
* * *
Trattiene un sospiro mentre un altro fulmine scorre veloce sulla linea
dell’orizzonte. L’aria inizia a farsi fresca di pioggia, carica di elettricità. Ma non
può andarsene, lo sa bene, lei non glielo perdonerebbe mai.
E inaspettatamente due braccia
forti gli avvolgono il petto ormai adulto. Sente il suo respiro sulla spalla,
il suo cuore battere veloce a contatto con la sua
ampia schiena. E sorride nel vedere che però
non ha gli occhi chiusi. Lei non li chiude mai, davanti a nulla, nemmeno con
lui. Lei non ha mai paura, lei è forte e lo sarà sempre.
Sarà sempre un passo avanti a lui. Ma
dopotutto, lui ama quegli occhi e non vorrebbe mai e poi mai vederli chiusi.
- Sei in
ritardo.-
L’accenno di un sorriso, un’invisibile
divertimento nello sguardo. - Eri preoccupato?-
No, lui non ci casca ancora una volta. - Certo che no.
Sapevo che saresti tornata.-
L’espressione di lei non
cambiò. - Davvero? Non credi di essere un po’ troppo presuntuoso?-
Hope rise divertito posando una sua mano, che adesso era
più grande e forse più forte, su quella di lei.
- E tu non
credi di essere un po’ troppo sicura di te, Claire?-
Al solo sentire il suo nome, il suo
vero nome pronunciato da lui, la
donna esitò per un istante. Era sempre così, possibile che
trattenesse sempre il fiato non appena lui la chiamava in quel modo? La guardava in quel
modo? Eppure, non era più una ragazzina.
- Chi ti ha
dato tutta questa libertà di usare quel
nome?-
Lui alzò lo sguardo come a cercare una risposta
convincente. Poi tornò a posare gli occhi verdi su di lei, bellissima
come la prima volta che l’aveva vista davvero.
Era possibile innamorarsi ogni giorno, sempre della stessa persona? Non lo
sapeva, eppure a lui accadeva continuamente, in un ciclo senza fine.
Sorrise sfiorandole il viso con il proprio. - Tu... ovvio.-
***********************
Note
Autrice: Oh eccomi con la
seconda fic su questa raccolta, sempre partecipante al OHPP ^^... Mmmhh non
è che non mi piaccia, è solo che temo di non essere riuscita ben
a trasmettere quel che sentivo mentre la scrivevo... Per me, quella che ho
appena descritto, è una delle scene più belle fra Hope e Light
che appare durante il game. Si nota complicità, fiducia, affetto... ho visto tante di quelle cose in quella scena che temo,
appunto, di non essere riuscita in quel che volevo.
Ad ogni modo spero che la fic piaccia a qualcuno ^^
Ringrazio tantissimo per le recensioni ricevute alla
storia/capitolo precedente... davvero mille e mille grazie!!!
*-*
Come sempre, ricordo che una recensione positiva
mi rende felice e quella negativa mi spinge e aiuta a migliorarmi (_ _)
Alla
prossima allora ^^
Selhin ♥
Campagna
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Farai felice milioni
di scrittori.
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