Giallo
– rose.
[013.
Giallo]
“Un
uomo di classe sa sempre quali fiori regalare a una donna, Charles,
ricordatene.” Gli diceva suo padre quando doveva usciva per
un appuntamento galante.
Erano
di rose rosse, quei mazzi che il piccolo Chuck vedeva tra le mani di
Bart. Passione, gli era stato detto – anche se non sapeva
bene che significasse.
Così,
per compiacere suo padre – inconsapevolmente –
aveva imparato ad abbinare ogni situazione a un fiore.
Quella
volta si era presentato da lei con delle peonie rosse –
sincerità, pentimento.
Ma,
quando la porta dell’ascensore si richiuse, seppe di aver
sbagliato.
Servivano
rose gialle, per quell’occasione – amore perduto.
Merda.
Rosso
– lei.
[011.
Rosso]
A
Chuck piaceva, il rosso – deciso intenso passionale
inconfondibile; spiccava tra tutti gli altri.
E
rosso era il cielo, quella sera di maggio – un tramonto
spettacolare, a Manhattan.
Rosso,
il vestito che Blair indossava al cocktail party organizzato dai Van
der Woodsen – Dio, com’era bella… -
ormai gettato in un angolo – del tutto superfluo.
Rosse,
le labbra piene che stava baciando da più di
mezz’ora – e che baciava regolarmente da anni - ma,
cazzo, era sempre come la prima volta.
Rossi,
i segni sul collo della sua donna che – lo poteva sentire
– si consumava sotto di lui.
Sospirò.
Mi
fai impazzire.
Nero
– lui.
[018.
Nero]
Più
di una volta Blair si era ritrovata a pensare a Chuck come al suo
Cavaliere Nero – perché di sicuro non era
né l’eroe dei suoi sogni né il Principe
Azzurro.
Non
era regale e men che meno azzurro – non era né
puro di cuore né senza macchia e senza paura.
Chuck
era un semplice cavaliere – combatteva, pianificava e ordiva
complotti – ed era nero – misterioso cupo
imperscrutabile rancoroso contorto. Sofferente. Limitato.
E
neri come pozzi senza fondo – salvami, salvami! - erano i
suoi occhi spenti, la notte del funerale di Bart.
Dormi,
Chuck. L’uomo nero non ti porterà via, stanotte.
Senza
colori.
[020.
Senza colori]
A
volte, stesi sul letto – Blair appoggiata sul suo petto, con
la mano di Chuck tra i capelli - si chiedevano entrambi come avessero
fatto a vivere l’uno senza l’altra: sembrava
così indispensabile, essere vicini, sempre.
Come
avessero fatto a vedere a sopportare tutte le avventure, tutti i flirt,
il sesso e le ossessioni – Chuck avrebbe dovuto ucciderlo,
quel verme di Carter Baizen.
Come
avessero fatto a lasciare che il loro orgoglio si frapponesse tra di
loro.
Come
avevano fatto ad essere così ciechi?
Era
stato davvero così difficile, realizzare che il mondo era
privo di colori, senza l’altro?
Chi non muore si rivede, eh? ^^
Mi scuso come non mai per questo ritardo ormai annuale - non ho
giustificazioni, se non una sempre minore ispirazione -
e ringrazio tutti coloro che hanno recensito lo scorso capitolo.
Elena
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