Messaggio dell’autrice:
BUON COMPLEANNO
BOOOONES!!! Eccoti il pensierino che ti avevo promesso!
Spero che questa storiella sia quanto meno decente,
perché ci sono rimasta sopra un sacco non essendo Kirk/McCoy
uno dei miei pairing prediletti… ma tu sai già
dei miei terribili dubbi al riguardo! XDDD
Coooomunque… ancora
auguroni, cara!
E buona lettura a tutti!! *3*
“Sul serio, Bones…” cantilenò
Kirk per l’ennesima volta. “È proprio
necessario?” Con aria estremamente riluttante,
lanciò un’ulteriore occhiata apprensiva al medico
pericolosamente abbarbicato sulla sedia di fronte a lui.
“Ti dico di sì” rispose McCoy
seccamente. “Non esiste che si festeggi il Natale senza
decorazioni! Sarebbe una cosa assurda, un
controsenso…”
Kirk sospirò. “Lo so che per te questa faccenda
degli addobbi è importante…”
iniziò passando all’amico un altro festone.
“Ma ti ricordo che siamo a bordo di una nave stellare, credo
che sia poco professionale appendere capelli d’angelo in ogni
dove.”
“Naah, ma falla finita…”
sbottò il medico sollevandosi in punta di piedi per
agganciare l’addobbo sgargiante alla parete.
“Trascorrere il Natale senza alcuna decorazione sarebbe una
cosa a dir poco deprimente! Dico, non vorrai mica che un tuo ordine da
ligio e professionale
capitano della Flotta influisca negativamente sull’umore
dell’equipaggio, vero?”
“D’accordo,
d’accordo…” sorrise allora Kirk. Facendo
roteare gli occhi, si affrettò a sollevare le mani in segno
di resa. “Se dici che la salute emotiva
dell’equipaggio ne risentirebbe, allora mi
fido…”
“Saggia decisione” commentò McCoy con
aria risoluta. “Avanti, passami quella collana
rossa…”
“Agli ordini!” scherzò Kirk porgendo al
dottore un capo del lungo filo vermiglio. Mentre srotolava
progressivamente l’addobbo e lo passava a McCoy, la sua
attenzione fu attirata da un curioso scintillio balenato per un attimo
sui pantaloni del dottore. “Ah! Aspetta, Bones, ti
è rimasto un filo agganciato alla
cintura…” Con tutta l’intenzione di
spazzare via il residuo indesiderato, Kirk avvicinò il
braccio al fianco del dottore. Non appena la sua mano ebbe sfiorato
l’anca del medico, però, quello
sobbalzò come se fosse stato percorso da una scarica
elettrica.
Lanciando un acuto gridolino, McCoy allargò le braccia e si
sbilanciò pericolosamente da un lato.
“Ma cosa…!” esclamò Kirk
sconcertato. Cinto l’amico per i fianchi, cercò
disperatamente di fargli riacquistare l’equilibrio, ma
quello, cadendo all’indietro, si aggrappò con
tutta la propria forza alla sua maglia e lo trascinò di peso
giù con sé.
Pochi attimi dopo, i due si ritrovarono per terra ammucchiati uno
sull’altro.
“Tutto bene, Bones?!” chiese Kirk preoccupato
sollevandosi su un braccio e fissando il medico steso sotto di lui.
“Ahi, ahi, ahi…” borbottò
McCoy per tutta risposta. Con una smorfia, si massaggiò la
nuca dolorante. “Come diavolo ti è venuto in mente
di toccarmi così mentre ero in piedi su una
sedia?!” sbottò. “Diavolo, Jim, lo sai
che soffro il solletico!”
Sollevato dal solito tono burbero dell’amico, Kirk
scoppiò a ridere. “Questo è vero, ma
non credevo che quel punto fosse così sensibile!”
“Roba da matti…” borbottò
ancora McCoy spingendo sul petto del capitano per levarselo di dosso.
“Avanti, togliti…”
Ma Kirk non si mosse.
Rimase lì dov’era, il viso illuminato da un
sorrisetto sghembo e lo sguardo dorato pervaso da un guizzo di
malcelato divertimento. “A proposito di punti
sensibili…” iniziò maliziosamente
mentre la sua mano destra risaliva lentamente lungo la coscia del
medico, “… quello non lo conoscevo, ma ce ne sono
parecchi altri che conosco molto bene, sai…”
“E piantala!” esclamò McCoy leggermente
accaldato. Rosso in viso, cercò freneticamente di
allontanare la mano del capitano, ma ogni volta quella ritornava
testardamente a posarsi sul suo basso ventre. “Siamo in sala
mensa, per l’amor di Dio…”
“Questo lo so” sussurrò Kirk seguendo
con teneri baci il profilo della sua mascella liscia. “Ma
è proprio qui che sta il bello, no?” McCoy
sbuffò e cercò di tirarsi su a sedere, ma Kirk
continuò a tenerlo bloccato a terra. “Che
c’è, Bones, non ti ricordi più come si
fa?” lo canzonò scendendo a baciargli
l’incavo del collo.
“Ragazzino sfrontato…”
mormorò allora McCoy fissando il capitano con sguardo
inaspettatamente arrendevole. Cessata gradualmente la sua inutile
lotta, fece scivolare una mano lungo la schiena muscolosa del compagno.
“Mhm, bene bene…” ridacchiò
Kirk, soddisfatto. “Vedo che hai finalmente deciso di
arrenderti...” Socchiudendo le palpebre, abbassò
il capo per riprendere la sua esplorazione.
D’improvviso, McCoy lo spinse bruscamente di lato.
Colto alla sprovvista, Kirk perse l’equilibrio e
rotolò pesantemente su un fianco, ritrovandosi bloccato a
sua volta sotto il peso del dottore.
“Toh, ma guarda un po’”
esclamò allora McCoy sogghignando. “Sembra proprio
che la situazione si sia capovolta, eh Jimmy-boy?” Senza
aggiungere altro, catturò con avidità la bocca
dell’ancora attonito capitano. Puntellandosi su un braccio,
il dottore fece scorrere lentamente le dita tra i morbidi capelli
dell’amico e approfondì il bacio, esplorando a
fondo la sua bocca, perdendosi nel meraviglioso profumo del suo
dopobarba, nutrendosi del suo calore, assaggiando il suo dolce
sapore…
“Jim!” esclamò d’un tratto
ritraendosi di scatto.
Ancora stordito, il capitano sbatté più volte le
palpebre per ritornare alla realtà. Quando ebbe ritrovato
una parvenza di decorosa lucidità, si sollevò sui
gomiti e studiò il volto adirato di McCoy. “Che
c’è, Bones?” balbettò
sinceramente confuso. “Che ho fatto?”
McCoy si passò velocemente la lingua sulle labbra e
lanciò a Kirk un’occhiata penetrante.
“Cos’hai mangiato?” chiese bruscamente.
Kirk sgranò leggermente gli occhi.
“Niente” rispose automaticamente.
“Non raccontarmi balle, Jim.”
“Ti dico che non ho mangiato niente!”
“James T. Kirk…” iniziò
allora McCoy con voce bassa e minacciosa pungolando il petto del
capitano con un indice accusatorio. “Cos’hai
mangiato?” ripeté afferrandolo per il bavero della
giubba.
Sconcertato dall’aggressività del medico, Kirk
deglutì a vuoto. “N-niente, io…
cioè sì, in effetti qualcosa ho
mangiato… ma…”
“Che cosa?” continuò imperterrito il
dottore.
Kirk rimase in silenzio per qualche secondo. “Io,
ecco… un… un po’ di
pane…”
“Dio, Jim, è mai possibile che bisogna sempre
cavarti fuori le risposte con la forza? Pane con cosa?!”
“Con… con la Nutella…”
bisbigliò il capitano facendosi piccolo piccolo.
“Ecco, lo sapevo!” esclamò McCoy
allargando le braccia in un gesto esasperato. “Sbaglio o ti
avevo detto di smetterla con la cioccolata?! Se continuerai a mangiare
tutti questi dolci, ti assicuro che ti ritroverai a
cinquant’anni con il colesterolo a mille e una pancia da fare
invidia a-”
Kirk non gli permise di continuare oltre. Con uno scatto fulmineo,
premette nuovamente le labbra su quelle dell’amico.
“Adesso non venirmi a dire che non ti
piace…” gli soffiò maliziosamente sul
viso.
“Beh no, ovviamente no, ma… non è
questo il punto…” tentò di ribattere
McCoy mentre le mani di Kirk gli cingevano con delicatezza il volto e
tornavano a trascinarlo verso il basso. Suo malgrado, il medico si
ritrovò di nuovo rapito dal vortice delle giocose carezze di
Kirk, dai suoi dolci e teneri baci che sapevano di cioccolata, dal
profumo inebriante della sua morbida pelle accaldata…
“Ahahahah, non mi dire!” rise d’un tratto
una voce maschile.
McCoy si sollevò di scatto. “Come?”
chiese interdetto.
Aggrottando le sopracciglia, Kirk lanciò al medico uno
sguardo altrettanto confuso. “Io non ho detto niente. Nel
caso non te ne fossi accorto la mia bocca era un tantino occupata
quagg-”
“Sssshh!” lo zittì McCoy posandogli
l’indice sulle labbra. Reclinando la testa di lato, tese
l’orecchio con attenzione.
“Dunque, glielo hai chiesto davvero?”
esclamò ancora la stessa voce. “E lui che ti ha
risposto?”
“Beh, ovviamente che anche quello è stato
inventato in Russia!” rispose ridendo una seconda voce.
“Ma è vero!” protestò
vivamente una voce più acuta e dal marcato accento
orientale. “Il saké è stato
inventato in Russia, lo sanno tutti! E smettetela di parlare di me come
se non fossi presente, è una cosa che mi da sui
nervi!”
“Cavoli, arriva qualcuno!” gemette Kirk sgomento.
In preda al panico diede un forte spintone a McCoy, che finì
letteralmente gambe all’aria.
La porta argentata della sala si aprì con un sibilo.
Ridendo, Scott e Sulu fecero allegramente il loro ingresso, seguiti da
un trotterellante e contrariato Chekov.
Non appena ebbero notato i due uomini stesi a terra, si bloccarono.
“Buongiorno signori!” li salutò
immediatamente Kirk con incredibile trasporto. Con un sorriso a
trentadue denti stampato in faccia, scattò in piedi veloce
come un grillo e tirò giù come meglio poteva la
sua stropicciata giubba gialla. “Ehm…”
continuò, sforzandosi di ignorare il guizzo di divertimento
che era appena serpeggiato negli occhi di Scott e Sulu. “Io e
il dottore stavamo cercando di appendere qualche festone alla parete,
poco fa, ma malauguratamente Bones è caduto
e…”
“Dottore!” esclamò allora Chekov con
aria sconvolta. Preoccupatissimo, si affrettò al fianco del
medico e lo aiutò a liberarsi della miriade di festoni e
capelli d’angelo che lo ricoprivano da capo a piedi.
“Sta bene?!”
“Uhm… sì, sì, ragazzo, non
ti preoccupare…” rispose il medico con aria
impacciata. A quanto pareva lo spintone di Kirk lo aveva spedito dritto
contro lo scatolone degli addobbi. Conciato così, con tutti
quei festoni e fronzoli vari che gli pendevano mollemente da capo e
braccia, assomigliava pericolosamente ad una specie di Albero Azzurro
decorato a festa… per completare il quadro, sarebbe mancato
soltanto qualche bel filo di lucine colorate.
Kirk soffocò una risata.
“Ma ne è sicuro?” chiese ancora Chekov
dubbioso. “Sembra un peperone, ha le guance tutte rosse! Non
è che le sta venendo un colpo di calore o qualcosa di
simile…?”
“Ho detto che sto bene!” sbottò di colpo
McCoy allontanando sgarbatamente la mano del giovane.
Con un sospiro, Sulu si avvicinò ai due e prese Chekov per
un braccio. “Andiamo, Pavel…”
“Ma…. io volevo solo rendermi
utile…” mormorò il russo confuso.
“Lo so, lo so…” assicurò Sulu
cingendogli le spalle con un braccio e conducendolo verso la porta.
“Ti spiegheremo tutto più tardi” gli
bisbigliò all’orecchio lanciando a Scott
un’occhiata astuta.
“Signori” sorrise allora l’ingegnere con
un leggero inchino. “Scusateci tanto per il disturbo.
Ritornate pure alle vostre precedenti attività…
vi prego di fare finta che questa inopportuna interruzione non sia mai
avvenuta.”
“Ma che dici, non hai interrotto nient-”
iniziò McCoy.
“Grazie mille, Scotty!” lo interruppe Kirk
gaiamente. Sogghignando, scambiò con l’ingegnere
un cenno d’intesa. McCoy gli lanciò
un’occhiata omicida. “Vi raggiungerò sul
Ponte tra un’oretta.”
“Oh, fate pure con calma…” sorrise
amabilmente lo scozzese guardandoli con l’aria di chi la sa
lunga. “Non c’è fretta. Farò
in modo di avvertire l’equipaggio che la sala mensa
sarà occupata per le prossime ore, quindi non avrete
altre… interruzioni.
Buon proseguimento!” Detto questo,
uscì bighellonando dalla stanza.
Rimasti soli, Kirk e McCoy si fissarono in silenzio.
“Allora…” iniziò il capitano
avvicinandosi all’amico con finta noncuranza. “Dove
eravamo rimasti?”
“Credo di ricordarmelo…” rispose McCoy
sorridendo maliziosamente e accostando il volto a quello del capitano.
Kirk chiuse gli occhi, pronto al bacio.
Di colpo, McCoy gli schiaffò una mano contro il petto. Colto
di sorpresa, il capitano barcollò un po’
all’indietro e fissò la coda di capelli
d’angelo che l’amico gli stava porgendo.
“Stavamo appendendo gli addobbi, se non sbaglio”
completò McCoy tranquillamente.
Sconcertato, Kirk sgranò gli occhi. “Stai
scherzando, vero?”
“Ti sembro in vena di scherzi, forse?”
ribatté McCoy aspramente trascinando il capitano verso la
sedia posta accanto alla parete. “Avanti, monta in piedi
lì sopra. Io mi rifiuto di rifarlo finché ci sei
tu nei paraggi.”
“Ma credevo che…!”
“Su, avanti!” l’interruppe bruscamente
l’altro. “Non abbiamo tutto il giorno!”
“Ma sei sicuro di non volere…” Kirk
lasciò volutamente la frase in sospeso, mentre il suo volto
si apriva in uno dei suoi più affascinanti e seducenti
sorrisi mozzafiato.
“Tu. Ora. Sulla sedia.” proferì McCoy
guardandolo con stizza e puntellandosi le mani sui fianchi.
“SCATTARE!”
Con aria estremamente delusa e imbronciata, Kirk fece come gli era
stato ordinato e incominciò svogliatamente ad appendere i
festoni. “Non capisco…” lo
sentì borbottare McCoy. “Di solito nessuno riesce
a resistere al mio fascino magnetico… forse sto cominciando
a perdere colpi...”
McCoy sorrise sotto i baffi.
Dare una lezione a quello scapestrato ragazzo gli dava da
sempre un’incredibile soddisfazione. Certo, per resistere al
suo incredibile sex appeal doveva puntualmente fare ricorso a ogni
briciola del proprio più intransigente
autocontrollo… ma questo non glielo avrebbe mai rivelato,
ovviamente.
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