Di pensier in pensier, di monte in monte

di MarchesaVanzetta
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  “Ivi è ‘l mio cor et quella che ’l ,’invola
Qui vedere poi l’imagine mia sola”

Aveva finito un’altra struggente canzone, che sarebbe passata ai posteri come dedicata a Laura.

Quell’oca! Da anni non gli interessava più.
Come poteva, essendosi innamorato perdutamente di Niccolò?
Come poteva, desiderando sempre le spalle larghe, la forza mascolina, le guancie pungenti di Lui, scrivere per la figura minuta, delicata, morbida di Lei?
Come si poteva confrontare quelle figure così diverse?

Un’altra canzone falsamente attribuita a Laura, che tra l’altro si chiamava Enrichetta ed era brutta e sgraziata, almeno a suoi occhi innamorati di un altro.

Tutto il problema stava qui, nel genere.
Non avrebbe potuto vivere con i suo Lui perché era a sua volta un lui.

Ah, se l’amore potesse essere vissuto senza tanti pregiudizi!




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