Attenzione:
Il seguente scritto ha come protagonisti persone reali e personaggi di
fantasia. Le vicende narrate sono puro frutto della fantasia
dell'autrice. Nessuna pretesa di verità o verosimiglianza.
Nessun intento offensivo, nessun diritto legalmente tutelato s'intende
leso e tutti i diritti spettano ai rispettivi titolari.
“In realtà non è che ci sia stato un
momento in cui mi
sono innamorato di Gerard.
C’è stato un momento in cui me ne sono reso conto,
questo
sì. Insolitamente è coinciso esattamente con
quello in cui gliel’ho anche
detto.
Tutto il resto – voglio dire, tutto quello che è
venuto
prima – non l’ho fatto perché sapevo di
amarlo. L’ho fatto perché era il mio migliore
amico, la persona con cui mi
trovavo meglio, quella con cui parlavo di qualsiasi cosa, quello con
cui non
avevo nemmeno bisogno di parlare, a volte, perché tanto ci
si guardava negli
occhi e si rideva come se avessimo espresso ad alta voce i pensieri che
ci
frullavano nella testa in sincrono.
Mettici che Gerard è una persona per la quale
fottutamente facile perdere la testa. Lui, le sue idee del cazzo, il
suo
entusiasmo – sempre tanta, troppa
partecipazione! – nel venirtele a dire, nello
spiattellarti dritto in
faccia tutto quello che pensa e che prova…! È
davvero facile perdere la testa
per lui.
Eppure io al Project non lo sapevo ancora di essere innamorato.
La vicinanza sempre più stretta tra di noi –
quella che le fan non hanno avuto
problemi a notare subito, eh – era la conseguenza inevitabile
della vita da
“comune” che si fa ai festival di quel tipo.
Durante il Warped c’era Bert
accanto a Gerard, era stato lui la sua ombra, il suo compagno e la sua
dannazione. Stavolta toccò a me. Fu un “caso
inevitabile”, ero già la persona
più vicina a Gerard dopo che Mikey aveva mollato per correre
dietro ad Alicia.
Finì solo che diventammo una cosa unica. Due corpi ma una
sola testa ed una
sola anima da dividersi a metà tra palco, backstage e
tourbus.
In quelle situazioni non vivi la vita vera. Di notte
parlavamo di tutto o di niente, addormentandoci sempre e solo quando
eravamo
sfiniti, è che in quei momenti non c’era nessuno a
parte noi e questo li faceva
sembrare troppo speciali per farli finire, eravamo in un bozzolo fatto
delle
tre pareti di una cuccetta scomoda – la sua o la mia, Brian
cominciava a
credere che non ne servissero davvero due separate – ed una
tenda tirata per
dare agli altri un po’ di tranquillità che tanto
non arrivava mai comunque.
Alla fine si sono abituati ad addormentarsi con le nostre voci e le
risatine di
sottofondo. Di giorno se trovavi uno di noi due, avevi trovato
l’altro, bastava
alzare gli occhi e dare uno sguardo intorno. Il sesso – che
poi sesso nemmeno
lo è mai stato – non è una cosa
così strana. Nel nostro mondo il sesso ha tutto
un significato suo, diverso da quello che ha per gli altri.
È così già in
generale, quando sei un tour con la tua band e le groupie di una
città ogni
sera diversa ti convincono che non ci sia un domani in cui dovrai
rendere conto
a qualcuno di questa notte e,
quindi,
perché darle un significato che non ha? Se per tre mesi il
tuo universo smette
di allungarsi oltre la transenna della fascia di sicurezza sotto il
palco od
oltre la rete intorno al parcheggio dei bus, ridefinisci gran parte
delle tue
esigenze in relazione a quello stesso universo. Ciò che
già ti appariva irreale
e distante, diventa assolutamente irrilevante. Baciare Gerard, toccarlo
o
lasciarsi toccare è stato un gioco stupido a cui nessuno dei
due dava un nome
né un valore. Ci piaceva, ci fosse stato qualcosa di
altrettanto “divertente”
da fare in quelle nottate a due avremmo fatto quello senza che nessuno
di noi
si sentisse tradito o usato. Non era proprio nulla, a parte un gioco
stupido.
Ma la verità che non mi raccontavo è che ero già innamorato di lui. Proprio
come un
qualunque stupido “migliore amico” che
s’innamora del proprio migliore
amico. Come un moccioso che s’innamora del tizio
più grande e più figo che dice la cosa giusta al
momento giusto. Come un fan
che si innamora del proprio idolo di sempre…Cazzo se ero
innamorato di Gerard.
Mi piacerebbe dire che è stata tutta colpa sua,
perché, diavolo!
io non ci pensavo davvero ad innamorarmi di lui! Io non pensavo ad
innamorarmi
proprio di un cazzo di nessuno...e invece in questa situazione
c’ero caduto con
tutte le scarpe e di tirarmene fuori proprio non c'era verso.
…ma dopotutto sarebbe una bugia. Le carte di questo poker
le abbiamo date assieme, la posta in gioco…a quella davvero
non ci avevamo
pensato, l'avevamo messa sul piatto senza contarla. All-in.
L'abbiamo capito solo quando le carte erano state calate che
nessuno di noi aveva quelle vincenti.
Così, quando successe che a S. Bernardino mi
baciò lui,
sul palco, davanti a migliaia di persone e davanti a chissà
quante altre,
sedute a guardare la
TV,
e mi baciò davvero! non per gioco come era successo tutte le
altre volte su
quello stesso palco…quando successe tutto questo io non ci
pensai neppure. A
cosa stavo facendo, intendo, e nemmeno a dov’ero. Pensavo
solo con chi c’ero. Per
questo lo baciai
anch’io.
Ma non mi sono detto comunque che ero innamorato di lui.
Quello me lo sono detto – e gliel’ho detto
– solo dopo aver rivisto Jamia. Lei
era lì, i confini dell’universo si erano spezzati
ed il mondo vero veniva a
svegliarci tutti.
Carte scoperte,
Gee.”
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