Note al lettore: Ho deciso di raccontare
in
questa storia quello che mamma Row non ci ha raccontato (e di questo mi
rammarico molto, perché di sicuro dalla sua penna sarebbe stato mille
volte
migliore), cioè di come Fleur abbia conosciuto e si sia innamorata di
Bill, il
suo percorso verso Bill, dunque. Per una volta l’ho immaginata a
seguire
qualcuno, non ad essere seguita. ^^ Essenzialmente questa storia è un
collage
di missing moment che mi sono stati ispirati da una determinata frase
del
quarto libro: “Fleur
Delacour, notò Harry, studiava Bill con profondo interesse
da sopra la spalla della madre. Harry capì che non aveva proprio nulla
da
obiettare sui capelli lunghi o gli orecchini zannuti.” Proprio
da questo punto comincia la mia storia, snodandosi poi
attraverso il quarto anno di Harry ad Hogwarts con tutto ciò che di
bello o di
brutto è accaduto. Spero possa piacerti almeno un pochino, io mi sono
davvero
divertita a scriverla! Sono consapevole del fatto che avrei potuto fare
di
meglio, ma, visto il periodaccio che ho passato, sono comunque
soddisfatta. ^^
La traduzione delle frasi in francese è alla fine della fic. Ti auguro
una
buona lettura. ^^
***
Arrivare a lui
“Alors,
comment ça va ici, ma sœur?”
sussurrò una vocina graziosa e, improvvisamente, Fleur sentì le
ginocchia
cederle sotto il peso della piccola Gabrielle. Raggiante, piegò le
gambe e,
quando riuscì a scorgere il suo sorriso felice, la abbracciò.
“Gabrielle,
ma chère!”esclamò allora la
ragazza ergendosi in tutta la sua altezza con un movimento fluido e
trascinando
la sorellina con sé “Tu t’est reprise entièrement! Je suis tellement
heureuse!”
La
signora Delacour sorrise a quella scena
e la rassicurò: “Elle va bien, ne te préoccupe pas! Et toi, comment
vas-tu?” le
chiese poi nuovamente.
L’espressione
di sua figlia si incrinò
leggermente, tanto che ella permise a Gabrielle di ritoccare terra con
i propri
piedi.
“Pas mal.” replicò annoiata, come se stare in
quel posto fosse un offesa alla sua persona. Alla sguardo interrogativo
della
madre e della sorellina, che guardava adorante ogni cosa si trovasse
nella
stanza e non riusciva a capire cosa potesse andare male in un luogo
grande e
bello come quello in cui si trovavano, continuò di malavoglia a
parlare: “Ici à
Hogvàrts tout est tellement superbe… ”
Fece una smorfia per far capire che non intendeva superbo in senso
positivo
e continuò, altezzosa “J’entends, fier. Tous le gens
sont fiers,
ici. Encore, ils ont organisé toutes choses d’un façon exagéré, mais
tous est
également pénible. Pénible.”
Sua
madre
aggrottò le sopracciglia, sorpresa.
“ Mais
tu
n’avais pas rencontré un garçon qu-”
“Arrì!”
trillarono in coro Fleur e sua sorella a voce tanto alta che il
soggetto della
loro conversazione – Harry Potter, Arrì – intento a discutere
con due
persone nell’angolo opposto della sala, si voltò per un secondo a
guardarle,
l’espressione interrogativa.
“Il
est le seul
qui m-”
Al
lato di
Harry, una figura alta e muscolosa si voltò incuriosito a sua volta
verso le
due sorelle, ma riuscì a scorgere solo una cascata di capelli
chiarissimi,
quasi argentei, e sbatté le palpebre, accecato dai bagliori che
emanavano. Fleur,
dal canto suo, smise di urlare all’improvviso lodi all’indirizzo di
Harry e
cominciò a fissare il ragazzo che si trovava proprio accanto a lui.
Completamente coperta dal corpo delle madre, riusciva, però, a vederlo
in ogni
sua caratteristica oltre la sua spalla.
“C’est
cool!”
pensò all’improvviso, utilizzando la prima parola inglese che aveva
imparato da
quando era arrivata a Hogwarts e squadrandolo dalla testa ai piedi più
volte.
Di profilo perché impegnato a chiacchierare con Harry e con una donna
che aveva
il suo stesso colore di capelli – rosso fuoco -, la ragazza ne percorse
il
profilo del viso perfettamente diritto con gli occhi, poi indugiò più
volte
sulle sue spalle larghe, sui suoi capelli raccolti in una coda,
sull’orecchino
di una strana forma che gli pendeva da
un orecchio.
Gabrielle,
accanto a lei, le diede una
gomitata sulle ginocchia, distogliendola con un sogghigno da quel
ragazzo
sconosciuto.
“Il
était le seul?” rise, riferendosi con
un cenno del capo a Harry che ormai non le guardava più.
Fleur sentì il fiato mancarle e per un
secondo boccheggiò. “Pas plus,” sussurrò senza parole scuotendo la
testa, gli
occhi increduli ancora rivolti a quel ragazzo “mais je ne connais pas
même son nom. Je dois absolument
le découvrir.”
Combattiva,
strinse un pugno e si colpì
piano un fianco, facendo ondeggiare i capelli. Sua sorella soffocò una
risatina.
“Tu
étais en train de dire… ?” le
chiese allora la signora Delacour, fingendo di non aver capito nulla di
quello
che era successo, ma la sua volontà di non intromettersi durò molto
poco,
perché lo sconosciuto che aveva attirato l’attenzione di sua figlia
passò
proprio accanto a loro accompagnato da quell’Arrì che,
durante la seconda prova del torneo Tremaghi, come la
stessa Fleur le aveva detto, aveva salvato Gabrielle dall’annegamento.
Fleur
gli lanciò un’ultima occhiata adorante e a malincuore riprese a parlare
con sua
madre. Piuttosto criticamente le assicurò che certamente quel ragazzo
non
poteva frequentare Hogvàrts,
perché no, non l’aveva mai visto e poi non era come gli altri, non
aveva la
loro aria fier.
Gabrielle
continuava a ridacchiare senza pietà, ma sua sorella neppure se ne
accorse,
persa in pensieri troppo profondi per riuscire ad essere disturbata. La
signora
Delacour riuscì ad interromperla soltanto quando madame Maxime gettò la
sua
ombra scintillante di ametiste sulla stanza sporgendo il busto dalla
porta
della sala e richiamando la sua allieva.
“Tu
dois te
préparer pour la dernière épreuve , il faut commencer de ce
moment! ”
annunciò facendo voltare tutti. Fleur, imbronciata, chiese: “Déjà?”, ma
non ci
fu verso di convincere la donna del contrario. Con un sospiro, salutò
la madre
e la sorella con un bacio e si avviò verso la carrozza. Percorrendo i
lunghi
corridoi, non fulminò nessuno dei ragazzi che osarono guardarla, come
faceva di
solito, troppo intenta a controllare ogni singola finestra per rivedere
quel
viso amico di Arrì. Dall’alto del castello, però, il parco
appariva un
intreccio di alti alberi e non riuscì a scorgere alcun viso conosciuto,
ma non
s’irritò.
Più
combattiva
che mai, affrettò il passo verso l’esterno. L’avrebbe rivisto, avrebbe
fatto di
tutto per rivederlo, persino seguirlo in capo al mondo. Se avesse
superato
l’ultima prova del Torneo Tremaghi avrebbe potuto fare anche quello.
C’era
un bel
sole, il giorno della partenza da Hogwarts, e nessuno riusciva ad
essere triste
di lasciare i propri amici in una giornata del genere. Harry, Ron e
Hermione si
stavano godendo i raggi dal soffitto della Sala Grande chiacchierando,
i
bagagli accatastati intorno ai piedi. C’era un gran via vai di ragazzi
che
trascinavano borse, gabbie di animali e correvano da una parte
all’altra. In
particolare, Fleur, che spiccava tra tutta quella folla per il colore
dei suoi
capelli - lo stesso della luce, quel giorno - continuava a misurare la
sala a
grandi passi con le braccia incrociate e l’espressione impaziente
passando
molto vicino a loro fendendo letteralmente la ressa al suo passaggio.
“Mia
madre sta
spingendo perché Bill cambi lavoro.” diceva Ron senza reale interesse,
troppo
impegnato a seguire con gli occhi la ragazza, che continuava a
camminare
nervosamente avanti e dietro facendo ondeggiare i capelli.
“E
perché mai?” chiese
Hermione in tono severo, ma soltanto Harry se ne accorse e sorrise.
“Con
quello che
è successo è preoccupata nel saperlo lontano.” mormorò Ron, tutto ad un
tratto
assumendo un’espressione afflitta, accortosi che Fleur non lo degnava
di uno
sguardo. “Non vuole che lavori per la Gringott in Egitto. Sta cercando
di farlo
avvicinare a casa.”
“Ma
non ha
senso!” ribatté Harry scaldandosi “Sappiamo bene che Vold-“
“Ti
prego, no!”
lo interruppe Ron rabbrividendo. “Non quel nome.”
Hermione,
pensierosa, si morse un labbro. “Infatti, non ha senso. Ma le mamme si
preoccupano sempre per i figli. Dopo quello che è successo…”
Tutti
e tre
divennero improvvisamente silenziosi, ripensando agli ultimi
avvenimenti, e
raggiunsero la Sala d’Ingresso, sudati e con i bagagli per le mani, in
silenzio
e a testa bassa. Anche Fleur aveva percorso il loro stesso corridoio e
continuava a misurarlo a grandi passi, sbuffando senza sosta. Sembrava
quasi
che non pensasse minimamente a Cedric Diggory, intenta a sbatacchiare i
suoi
capelli di qua e di là. Stringendo le labbra, Hermione le diede le
spalle e
Harry e Ron furono costretti a fare lo stesso per poter guardare la
loro amica in
viso. Si vedeva chiaramente che si stava trattenendo a stento dal dire
qualcosa.
“Arrì!”
esclamò improvvisamente una voce roca ben conosciuta, e gli occhi di
Hermione
si assottigliarono lentamente. Fleur risalì per la centesima volta i
gradini
del castello, come spinta da un impeto invisibile, e gli si avvicinò a
grandi
passi, decisa. “A presto!” lo salutò stringendogli calorosamente la
mano.
Harry, che non se lo aspettava, le rivolse uno sguardo stupito.
“A
presto”
replicò a sua volta, ma la ragazza non sembrava intenzionata a troncare
il
discorso. Si chinò accanto al suo orecchio tanto quanto bastava per
colmare la loro
differenza di altezza e sussurrò: “Chi era quel garçon con i
capelli rouge
a cui parlavi il jorno della dernière prova del Torneo?”
Senza
riflettere
sul perché di quella domanda, Harry, che ricordava bene di chi stesse
parlando,
rispose: “Bill, il fratello di Ron, il mio amico.” e immediatamente gli
occhi
di Fleur si animarono di una nuova luce. Gli sorrise.
“Mi
ha fatto
piascere conoscerti, Arrì. Spero che sci rivedremo quando troverò un travail
in Inghilterra per migliorare il mio anglese.” disse infine,
spiegando
con un sorriso soddisfatto il piano che aveva architettato nelle lunghe
notti
prima della partenza al suo ignaro interlocutore. Almeno, da qual
momento,
sapeva che quel ragazzo dai capelli rossi lavorava in Inghilterra o,
meglio, ci
avrebbe lavorato presto.
Ron,
al fianco
di Harry, batté le palpebre, riuscendo a dire a stento: “Va già
benissimo
così!”
Sempre
sorridendo, Fleur si volse indietro e prese a correre, raggiante, verso
la
carrozza che doveva riportarla a Beauxbatons.
“Bill.”
mormorò
tra sé e sé, ripetendo il nome di quel ragazzo. Suonava bene persino
pronunciato da lei, che era straniera, e questo la rendeva ancora più
ansiosa
di arrivare a lui. “Bill. Je veux le revoir.”
“Pardon!”
esclamò Fleur con impazienza, scuotendo i lunghi riccioli biondi.
Immediatamente, tutta la coda di persone che si era formata lungo la
scalinata
d’ingresso della Gringott si voltò a guadarla, e subito i volti
contratti si
distesero.
“Prego”
mormorò
qualcuno con una nuova gentilezza, e la ragazza salì i gradini in
fretta,
dispensando qua e là sorrisi tirati che abbagliarono chiunque li
ricevesse.
“Pardon,
mais
si tratta di travail.” tagliò corto, pratica, per giustificare
il suo
comportamento ad alcuni signori di mezza età che volevano ascoltarla
“Je suis
en retard.”
Il
rumore dei
suoi sandali con il tacco risuonò amplificato lungo il corridoio
lastricato di
marmo colorato, ma Fleur non si fermò minimamente ad osservare la
ricchezza che
tutto, persino i disegni sui pavimenti, ostentavano, catturando ad ogni
passo
gli occhi. Arrivata al bancone per il pubblico, si avvicinò al folletto
che le
sembrava più comprensivo e tossì piano per attirare la sua attenzione.
“Excusez-moi,
monsieur foletto” disse a voce bassa, cercando di mostrarsi
rispettosa:
da quel colloquio dipendeva tutta la sua vita futura. Nonostante avesse
ricevuto un’occhiataccia tramite le lenti strette, continuò con
fiducia: “Sono
qui per il coloquio di lavoro.”
“Ah”
commentò il
folletto senza interesse. Frugò tra la pila di documenti che si ergeva
sul
bancone davanti a lui e ne estrasse un foglio verdino, che le consegnò.
“Lo
compili e si metta in fila in quel corridoio, davanti all’Ufficio di
assunzione.” Accennò con la mano ad un portone di legno massiccio sulla
sua
sinistra e la congedò. Lievemente irritata per quel trattamento, Fleur
lo
spinse e entrò nel corridoio che il folletto le aveva indicato. Molto
porte
affacciavano su di esso, ma nessuna sembrava essere quella che le
interessava.
Ovunque, poi, c’erano uomini o donne appoggiate alle pareti in attesa
del
proprio turno.
Subito
decise di
chiedere a qualcuno dove fosse l’Ufficio di assunzione: cominciò a
guardarsi
intorno ansiosamente per trovare qualcuno che sembrasse più gentile di
quel
folletto, ma all’improvviso si sentì bruciare. Dal fondo del corridoio
un
ragazzo dai capelli rosso fiamma camminava nella sua direzione.
Con
il cuore
leggero, prese a correre verso di lui stringendo forte la borsa. Non
avrebbe
mai immaginato di poterlo rivedere così presto.
“Excusez-moi,
monsieur” attirò la sua attenzione con voce roca e sbatté piano le
palpebre. Il ragazzo strinse gli occhi, come se quella ragazza che
l’aveva
chiamato emanasse un’aura troppo luminosa persino da sopportare per gli
occhi.
A guardare i suoi capelli argentei pareva davvero così.
“Buongiorno,
mi
dica pure.” disse gentilmente, con un sorriso cordiale. Fleur gli
sorrise a sua
volta.
“Buonjorno.
Sto scercando
l’Uffiscio di assunsione, sono qui per un coloquio
di travail.”
Il
ragazzo
sogghignò alla sua strana pronuncia, ma le tese la mano: “Piacere, Bill
Weasley. Se non le dispiace posso accompagnarla io.”
Il
sorriso di
Fleur divenne ancora più luminoso, proprio come i suoi occhi, mentre
gli
stringeva la mano con tutta se stessa.
“Merci
beaucoup. Io sono Fleur Delacour. S’il vous plaît, soltanto
Fleur.”
“Bene,
Fleur. Seguimi.
Di dove sei, precisamente?”
Sorridendogli
tra una chiacchiera e l’altra, osservando la sua schiena e i suoi
capelli così
vicini, finalmente la ragazza realizzò: “L’ho raggiunto.”
E
non importava
il fatto che dovesse congedarlo per sostenere il colloquio, che
probabilmente
avrebbero lavorato in due ali della Gringott diverse: sarebbe stata
come una
maratoneta, avrebbe continuato a correre finché non fosse arrivata
definitivamente
a lui.
***
Traduzione frasi in
francese (in ordine):
"Allora,
come va qui, sorellina?"
"Gabrielle,
cara! Ti sei riprese completamente! Sono così felice!"
"Sta
bene,
non preoccuparti. E tu, come stai?"
"Qui
a
Hogvàrts tutto è così superbo... intendo, fiero. Tutti sono orgogliosi,
qui.
Poi hanno organizzato tutto in modo così esagerato, ma tutto è comunque
misero.
Misero."
"Ma
non
avevi incontrato un ragazzo ch-"
"E'
l'unico
che m-"
"E'
cool!"
"Era
l'unico?"
"Non
più,
ma non so neanche il suo nome. Devo assolutamente scoprirlo."
"Stavi
dicendo...?"
"Devi
prepararti per l'ultima prova, dobbiamo cominciare da adesso!"
"Già?"
"Bill.
Bill. Voglio rivederlo."
"Permesso."
"Sono
in
ritardo."
***
Note dell’autrice:
Questa fic si è classificata terza su quattro al
contest “Casa Delacour” indetto da Senihal, ma giudicata
dall’efficientissima
Vogue, che ringrazio con tutta me stessa per la velocità e per
l’accuratezza
del giudizio, che riporto.
3°Classificata
Ayumi Yoshida “Arrivare a Lui”
-Grammatica: 9.5/10
-Lessico e stile: 8.5/10
-Caratterizzazione: 15/15
-Originalità: 9.5/10
-Gradimento Personale: 8.5/10
Totale: 51/55
Per quanto riguarda la grammatica, la penalizzazione è dovuta a delle
imprecisioni più che a dei veri e propri errori (‘il parco appariva un
intreccio di alti alberi’ quando sarebbe stato meglio ‘sembrava’ o
‘appariva
in’; ‘che pensasse minimamente’ in cui hai dimenticato il ‘non’ e
‘sbatacchiare’, che mal si riferisce al successivo ‘capelli’). Per il
resto, di
errori veri e propri non ce ne sono.
Sullo stile sono stata combattuta, lo ammetto. Perché sebbene io non
abbia
avuto il minimo problema nel seguire il filo del discorso, parlando
abbastanza
bene il francese, oggettivamente devo ammettere che per chi non lo
parlasse
potrebbe risultare abbastanza fastidioso andare alla fine della pagina
per
leggere la traduzione. Sarebbe poco rilevante se le frasi in francese
fossero
un po’ di meno (anche perché in alcuni casi non si tratta nemmeno di
concetti
facilmente intuibili). Per il resto, il modo in cui scrivi è
decisamente buono,
semplice ma lineare, non presenta alcun problema.
Davvero buona la caratterizzazione, Fleur appare proprio così come la
Rowling
ce l’ha descritta nel periodo che ha passato ad Hogwarts: un po’ snob,
sempre
pronta a criticare gli studenti di altre scuole, eppure più malleabile
nell’approcciarsi a Bill, e comunque priva di remore poi nel domandare
di lui
ad Harry e Ron. Perfetta.
È anche abbastanza originale come storia, o almeno lo è nella prima
parte.
Difatti, personalmente non avevo mai letto nulla sul momento specifico
in cui
Fleur nota Bill, frangente che hai reso bene, in modo interessante. Un
po’ più
inflazionata è la seconda parte, ma non ti ho penalizzata più di tanto
proprio
perché è preponderante la scena di Hogwarts rispetto a quella alla
Gringott.
Insomma, una storia che mi è piaciuta proprio per l’impostazione stessa
di
Fleur, e per il momento iniziale, che ben dimostra cosa sia stato a far
avvicinare la ragazza a Bill. Davvero un buon lavoro.
Era
la prima volta che
muovevo questi personaggi, che mi piacciono davvero molto, e temevo di
averli
distrutti. Sono molto contenta che non sia accaduto. ^^
Mi
farebbe molto piacere
sapere cosa ne pensate, nel positivo e nel negativo, e vi ringrazio
anticipatamente nel caso decidiate di lasciarmi un parere. Mi
rendereste
davvero felice. ^^
Tantissimi
complimenti a whateverhappened, Chamomille
e Lucille, le
mie tre compagne di contest. Non vedo l’ora di leggere le vostre fic,
ragazze!
^^
Alla
prossima,
Ayumi
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