Aspettò.
Aspettò la sua telefonata che non arrivò mai.
Aspettò dopo aver sistemato i ciclamini fuori del balconcino
e chiuso la macchina nel garage condominiale.
Aspettò dopo essersi preparato una cena frugale, consumata
davanti al computer, chattando con emerite
sconosciute dal tasto veloce e la battuta pronta.
Aspettò finchè non si addormentò sulla poltrona, rovesciando
il bicchiere di whisky che teneva sul bracciolo e che cadde a terra, rotolando
fino al tappeto e spargendo il liquido dorato sul marmo rigato.
Finalmente sognò, ma per poco.
Una brusca chiamata nel cuore della notte, gli fece balzare
il cuore fra le pieghe del cervello e gli strappò un grugnito basso.
Rispose automaticamente, annaspando alla ricerca del
telefono finchè non lo trovò.
Poteva essere lei.
“Sono io, che stai facendo?”
“Io chi?” mugugnò muovendo il collo di scatto e facendosi
male. Se lo massaggiò con la destra mentre l’altra
mano impugnava il cellulare. “Ti ho detto di non chiamarmi nel cuore della
notte, cazzo.”
“Posso venire da te?”
“No”
“Eddai…”
“No, come te lo devo dire?”
La donna sospirò quel tanto che bastò a fargli capire che
aveva messo il broncio “vengo lo stesso”
“Suonerai a vuoto” l’avvisò riappendendo.
Non l’avrebbe mai lasciata in strada, ma si aspettava che quella minaccia bastasse a farla desistere.
Arrancò fino al letto e si gettò sopra vestito.
Riprese a sognare e non sentì la serratura scattare piano,
quasi impercettibile nel silenzio dell’appartamento.
Ilaria si avvicinò al letto con un sorriso malizioso. Già in posizione, peccato per i vestiti.
Ripose nella borsa il grimaldello che aveva usato per aprire
la porta e si accucciò accanto all’uomo, accarezzandogli i capelli piano,
baciandolo sulla fronte, fino a scendere alle labbra.
Sapore di whisky… non
ti sei lavato i denti, eh? Pensò cominciando a
togliersi gli indumenti.
Non avrebbe saputo resistere una volta che fosse stata nuda.
Non poteva resisterle.
“Veronica…” mugolò sentendo un profumo fresco… di donna…
“Si” mentì sorridendo “sono qui”
“Sei tornata” farfugliò nel dormiveglia cercando di alzarsi ma ricadendo faticosamente sulla schiena, sopraffatto
dalla donna lo cavalcava compiaciuta.
“Certo, sono tornata per restare… io ti amo” bisbigliò nel
suo orecchio leccandolo piano, provocandogli brividi lungo la spina dorsale.
Sentì la presa delle sue mani che si accentuava fino a farle
male. “Fai piano, tesoro.”
“Sei tornata… cosa sei tornata a fare?” ringhiò coi palmi che scivolavano verso la gola e la stringevano
sempre di più. “Che cazzo vuoi da me, ancora?!”
La donna annaspò alla ricerca d’aria, si divincolò
furiosamente cercando di parlare, di fargli capire chi fosse
veramente, ma i pollici premevano sulla trachea togliendole ogni grammo d’aria.
Gli graffiò la pelle delle mani e del volto, mentre cercava
di liberarsi, sgambettandogli addosso impazzita finchè l’ossigeno non arrivò
più al cervello e morì… in silenzio, finalmente, cadendo dal letto e finendo
con un tonfo a terra.
L’uomo si sdraiò soddisfatto. Aveva sempre voluto fare quel
sogno. Uccidere la sua bella Veronica, traditrice recidiva e ormai indigesta.
Fortuna che quella pazza di Ilaria
non aveva interrotto anche quello, con le sue telefonate inopportune…