A light is swaying, it's shaking
The pain is healing and
quietly disappearing
I take your life forever
You take my life forever.
[Truth
– Arashi]
I fuochi d’artificio sono così belli, per Shiori.
Sono luce, sono movimento e imprevedibilità.
Sotto la sua mano non ci sono sorprese: tutto ciò che sfiora
le racconta la sua storia in modo pragmatico, non ha segreti per
lei. Ma la conoscenza a volte può minare la
felicità di qualcun altro, di colui che magari era il
più importante, e Shiori si è vergognata, si
è sentita inghiottire dall’angoscia al pensiero di
essersi autoproclamata l’angelo di quella persona e,
contemporaneamente, di trasformarsi nella sua carnefice.
Non aveva senso.
Con che diritto si era
eletta angelo del diavolo, lei, proprio lei che lo stava condannando?
Naruse Ryou aveva un rapporto conflittuale con i fuochi
d’artificio, perché gli ricordavano se stesso.
Li vedeva scintillare, bruciare, e lottare per emettere
l’ultimo guizzo di luce, per poi scomparire nel buio. Erano
vita inerme di fronte all’oscurità che aspettava,
paziente, di inghiottirli dopo averli osservati agitarsi e ardere in
modo così effimero.
Eppure gli piaceva guardarli, perché facevano ciò
che lui aveva programmato da tempo: lasciare il segno, per una volta,
un segno grande nella vita. Anche se poi sarebbero svaniti, anche se
poi sarebbero stati dimenticati. Ma in ogni caso avrebbe lasciato i
suoi spettatori senza fiato.
Oppure lui –
il diavolo – li avrebbe portati con sé.
Manaka Tomoo era già stato un fuoco d’artificio.
Non uno di quelli che si limitano a brillare nel cielo,
però, lontano da tutti: aveva fatto terra bruciata attorno a
sé.
Sparire nel buio, svanire, come se non fosse mai esistito. Era stata
un’esistenza così facile da cancellare, la sua,
quasi che davvero fosse così fragile da non riuscire a
sopravvivere da solo. Aveva perso tutto. E allora perché non
bruciare? Perché non rinascere?
Si era tanto illuso di diventare una fenice.
E invece è tornato in vita per essere ancora un fuoco
d’artificio: debole e impotente, non importa quanto rumore
abbia fatto.
Voleva giustizia, voleva
chiudere quel cerchio di morte. Ma nel girotondo fatale
c’è finito anche lui. Perché era solo
un fuoco d’artificio. Come poteva, lui, vincere con
l’oscurità?
-Shiori-san.
-Mh?
-Le,- Naruse fissò il vuoto, leggermente a disagio, come a
cercare le parole giuste che non sarebbero mai arrivate. –Le
piacciono i fuochi d’artificio?
Shiori lo fissò e sorrise.
-Molto,- Si voltò anche lei a guardare davanti a
sé, come l’avvocato. –Sono vita e
colore, ravvivano la notte nei giorni di festa.
-Festa.- ripeté Naruse.
‘Disperazione,’
corresse Tomoo.
-Mi piacerebbe vederli ogni notte,- proseguì Shiori.
–Anzi, qualche volta, quando mi sento triste, vorrei che
fosse sempre notte.
Naruse la guardò senza capire. -Chi mai lo vorrebbe?
-Se fosse sempre notte, allora potrei vedere sempre i fuochi
d’artificio.
-E’ meglio che ci sia il sole,- disse Naruse alzandosi in
piedi. –Le altre sono luci irreali, ingannevoli, che
illuminano per un istante e illudono per sempre.
-Come fa a esserne così sicuro?
Sul bel volto di Naruse Ryou aleggiava un sorriso amaro.
–Durante la mia vita ho incontrato persone che assomigliavano
a fuochi d’artificio. Se ne sono andate tutte. E credo di
esserlo anch’io, in fondo.
Fece per allontanarsi, ma la pur confusa Shiori lo chiamò
quando ormai vedeva soltanto la schiena di quello strano, strano
avvocato.
-Naruse-san.
Lui si voltò. Sempre quella maschera educata, sempre
quell’espressione vagamente interrogativa.
Il vento scompigliava i capelli di Shiori, ma lui non sembrava nemmeno
sentirlo. In effetti, non sentiva niente.
-Io,- Shiori si scostò i capelli dal volto, il cuore che le
batteva forte. –Io
amo i fuochi d’artificio. Dovrebbe averne
un’opinione più alta, sono più belli di
quel che pensa.
Naruse Ryou contemplò con sincera curiosità il
viso di Shiori che si arrossava piano piano, finché anche
lei ne fu consapevole e si affrettò a ridimensionare
ciò che aveva appena detto.
-Voglio dire che mi piacciono molto,- disse, evitando lo sguardo del
giovane avvocato. –Mi piacciono davvero.
Quando rialzò gli occhi e incontrò di nuovo
quelli di Naruse, lui sorrideva. Un sorriso calmo, rassicurante, i
soliti sorrisi che le rivolgeva e che la invadevano di calore.
Un fuoco, sul serio.
Rimasero in silenzio per qualche istante, e poi Naruse Ryou se ne
andò senza dire una parola. Svanì. Scomparve nel
buio della città.
‘Lo so che le piacciono, Shiori-san. E a me piacciono le
persone che li amano. No, anzi, le ammiro. Perché amano
qualcosa che scomparirà molto presto. Bisogna avere coraggio
per innamorarsi di un fuoco d’artificio.
E’ per questo che non bisogna alimentare il loro amore: si
devono illudere il meno possibile, devono soffrire il meno possibile.
Non voglio che lei soffra, Shiori-san.’
Shiori non l’avrebbe mai più visto. Ma avrebbe
vissuto della sua luce per sempre.
Alcuni fuochi d’artificio brillano più a lungo di
quanto si possa immaginare.
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Va bene, io ADORO Maou. Adoro Kobayashi Ryoko, Ohno Satoshi, la loro hugging scene e
tutto quello che ne consegue ;__;
Non ho altro da dichiarare.
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