A DiraReal
Buon compleanno, carissima!
N[eve]
Neve.
C’era odore di neve – James lo riconosceva
– e casa Potter-Weasley era una festa di rosso e oro, con
qualche spruzzatina d’argento per non offendere Al. Il
profumo della neve si insinuava attraverso la porta quando si apriva,
rivelando l’ennesimo ospite.
Alle
cinque meno cinque, una testa riccioluta si voltò di scatto
verso la porta che si apriva. Un nugolo di fiocchi bianchi e freddi
entrò insieme ad Albus Potter, posandosi lievemente sul
pavimento. Il ragazzo si premurò di pulire tutto prima che
sua madre lo affatturasse.
“Ah,
sei tu.” disse deluso James Potter, tornandosene a osservare
le fiamme del camino. Albus non si stupì
dell’accoglienza di suo fratello e non si offese
più di tanto visto che sapeva bene chi stava aspettando. Non
che durante il resto dell’anno lo accogliesse facendo le
feste.
“Buon
Natale anche a te, James.” disse, scuotendo il capo di fronte
al muso lungo del fratello. Era ogni anno la stessa storia: Teddy
tardava, James si imbronciava e diventava parte integrante del divano,
rifiutandosi di aiutare a sistemare le decorazioni se l’amico
– per Al amico era un termine da analizzare per bene quando
si trattava di quei due – non era ancora arrivato.
“Quando
arriva Teddy?”
James
Sirius Potter guardò per la tredicesima volta
l’orologio e si passò una mano tra i capelli
già scompigliati.
“Dovrebbe
essere già qui, no? Sono le cinque.”
Guardò
sua madre affaccendarsi intorno alla tavola già
apparecchiata e pizzicò i cuscini del divano. Ginny gli
rivolse uno sguardo da sopra il cestino il pane, sistemando meglio i
tovaglioli.
“La
cena è alle sei, James, pazienta un altro
po’.” disse Ginevra.
James
mise su un broncio ben poco natalizio e affondò tra i
cuscini, afferrandone uno e abbracciandolo, come se potesse farlo
restare ancorato sul divano e impedirgli di uscire e saltare sulla sua
scopa da corsa per andare a prendere Ted. Abbassò il capo e
si ritrovò il naso schiacciato contro il cuscino.
Invano,
cercò il profumo di Teddy. Non lo sentiva neanche tra i
fiocchi di neve.
A[priti]
Da qualche minuto James aveva piantato gli
occhi sulla porta d’ingresso, pregando intensamente che si
aprisse e che ne entrasse Ted. Non cercava neanche di nasconderlo,
tanto chiunque in famiglia sapeva quanto fosse affezionato –
altra parola che Al avrebbe analizzato in maniera più
approfondita – a Ted, perciò nessuno si stupiva se
James diventava un pochino nervoso.
“James, sai, vero, che quella porta
non si aprirà solo perché la stai minacciando con
gli occhi?” Lily Potter sapeva come interrompere le preghiere
– minacce – di un povero ragazzo in procinto di
smettere di respirare per guardare una porta.
“Teddy arriverà, quando
mai non l’ha fatto.”
James avrebbe tanto voluto farle una lista, ma
se l’avesse fatto un nome – che iniziava per V e
finiva per ictoire – a lui poco simpatico avrebbe
monopolizzato la discussione e non ne sarebbero più usciti.
“Lo so che
arriverà.” replicò “Lo
so.”
Lily gli poggiò una mano sulla
spalla, ma James non ne voleva sapere di staccare gli occhi dalla
porta. Sospirò: sperò fortemente che non
guardasse allo stesso modo Teddy durante la cena, o non sarebbero stati
solo lei e Al a dover analizzare la situazione da un altro punto di
vista.
“Apriti... apriti...”
Ancora cinque minuti, poi sicuramente il suo
profumo avrebbe colorato di bello i fiocchi di
neve.
T[enero]
Harry Potter trovava davvero tenero
l’attaccamento di James a Teddy. A volte lo definiva
maniacale, soprattutto quando James doveva esercitare un autocontrollo
non indifferente per evitare di partire spedito e trascinare Teddy da
loro. Ma quando stavano insieme e James rubava il cibo dal piatto di
Teddy per gioco e quest’ultimo lo guardava, arrabbiandosi per
finta, a Harry veniva in mente l’aggettivo
“tenero”.
Albus credeva fortemente che suo padre avesse
bisogno di un’immersione quanto meno full
e quanto meno strong in gayland, ma si
rifiutò di fargli notare quanto quella tenerezza fosse
qualcosa di più di ciò che lui pensava. Ci
mancava solo che riuscisse ad ammazzarlo lui con
un’insinuazione del genere e non Voldemort con un esercito di
Mangiamorte addestrati e spietati.
Ora, voleva davvero un bene immenso a suo
padre, ma quando Teddy entrò in casa ricoperto di neve, i
vestiti fradici, e James non gli permise neanche di asciugarsi per
travolgerlo con un abbraccio tenero, Al si disse
che la beata innocenza suo padre non l’aveva mai fatta volare
via.
“Voi due non siete mai stati
così legati. O almeno, non l’avete mai
dimostrato.” disse Harry poggiando una mano sulla spalla del
figlio di mezzo.
Lily si strozzò bevendo un bicchiere
d’acqua e Al guardò suo padre, cercando di
trattenere una risatina isterica. Fece spallucce e sorrise.
“Teddy è Teddy.”
‘Ho bisogno di un eggnog’*
A[ddobbare
l’albero]
“Devi decorare la tua parte di
albero, Ted!”
James trascinò Teddy in salotto,
davanti all’albero di Natale, e gli mise tra le mani una
scatola piena di decorazioni: palline, campanelle, omini di marzapane e
sfere in cui si riflettevano magicamente loro vecchie
fotografie.
“James, Teddy sarà stanco
per il viaggio, lascialo respirare.” obiettò
Ginny. Ted le sorrise, dicendole di non preoccuparsi, e chiuse con nonchalance
la porta del salotto mentre gli altri si riunivano in sala da pranzo
per ammirare la meravigliosa tavola apparecchiata. Tanto per sicurezza,
James sussurrò:
“Colloportus.”
“Stai imparando.” disse
Teddy, sfiorandogli una mano e gustandosi il sorriso compiaciuto di
James. Un attimo dopo sentì lo stomaco contorcersi per
quell’attesa snervante e, lasciando levitare la scatola di
decorazioni sul divano, prese tra le mani il viso di James e lo
baciò.
James si aggrappò al cappotto
bagnato di neve ormai sciolta nel calore di casa e fece risalire una
mano per affondarla in quei capelli blu, umidi e perfetti per trovare
un appiglio solido e sicuro. Gemette in quel bacio pieno
d’urgenza e passione, finendo per dimenticarsi di respirare.
Come sempre.
Quando si allontanarono, James
sfiorò il collo di Teddy con le labbra, solleticandolo poi
con la punta del naso. Aveva odore di neve dappertutto.
“Buon Natale, James.”
Lui sorrise contro la pelle di Teddy e si disse
che quelle decorazioni potevano aspettare ancora un po’, il
tempo di baciarlo un’altra decina di volte.
Almeno una volta con tenerezza.
L[uce]
Le luci natalizie illuminavano la sala da
pranzo mentre mangiavano e chiacchieravano spargendo allegria ovunque.
James sfruttava ogni occasione per poter
toccare la mano di Ted con la propria. Per prendere il pane, la caraffa
d’acqua, qualche altro condimento...
“Usa la magia, James, così
infastidisci Ted.”
“Ma figurati, mamma, a Teddy non
dà fastidio.” sorrideva e le luci natalizie si
spegnevano di botto “Vero, Teddy?”
L’avrebbe baciato lì e
subito, regalando uno choc epico a tutta la famiglia, ma si
limitò a sorridere a sua volta, rassicurando Ginny.
Quando gli altri sembravano troppo occupati a
ridere, scherzare o discutere riguardo qualche questione non troppo
seria – era sempre la cena di Natale – James si
azzardava a sfiorargli la coscia con la mano, accarezzandolo fino al
ginocchio. Era come un segnale, perché a quel punto James
richiamava l’attenzione di tutti e diceva:
“Io avrei un po’ freddo,
c’è bisogno di altra legna per il
camino.”
“Ma possiamo usare la magia,
Jamie.”
“Non usare sempre la magia come
scusa, papà.” lo scimmiottava James, ricordando le
innumerevoli volte in cui era stato suo padre a dirglielo.
“Mi aiuta Teddy, così
facciamo più in fretta.”
‘Come no.’ pensò
Al, addentando scettico un pezzo di carne. Lily se la cavò
con un diplomatico:
“Non perdetevi tra i ceppi.”
Teddy esitò qualche istante, come
per assicurarsi che negli occhi di qualcuno vi fosse sospetto o,
peggio, sicurezza. Poi James gli sfiorò la schiena con le
dita.
‘Ho freddo, Teddy.’ gli
sussurrò mentalmente, con voce calda, usando
l’Occlumanzia. Lupin sussultò e sentì
che sarebbe andato presto a fuoco. La luce negli occhi di James era
inequivocabile.
Tanto lo sapeva che James aveva già
preparato dei ceppi di scorta pronti per essere usati, nascondendoli
nel pollaio.
[The]E[nd]
Teddy restava sempre a dormire a casa Potter la
notte di Natale. Si sistemò in salotto quell’anno,
visto che aveva gentilmente ceduto la stanza degli ospiti a Fred e
Roxanne.
“Starò benissimo sul
divano, Harry.”
James aspettava che tutti andassero a dormire
per Smaterializzarsi in salotto e accoccolarsi contro il petto di Ted,
sotto i tre plaid caldi che servivano al più grande per non
morire di freddo.
Quelle notti non gli chiedeva mai nulla, non lo
provocava, non faceva niente che potesse lasciare intendere qualcosa di
malizioso o sconcio. Si limitava a trovarsi il suo spazio sul divano,
sotto le coperte, assicurandosi di schiacciare per bene la cassa
toracica di Ted. Il divano era piccolo e ci stavano a malapena
entrambi, ma lo spazio lo trovavano sempre.
“Hai i piedi gelidi, James.”
“Sono sempre freddi, lo
sai.”
“Con tre plaid addosso?”
James ridacchiò sul suo petto,
mordendolo per fargli dispetto. Ted gli scompigliò i capelli
e strusciò i piedi contro quelli di James, per riscaldarli.
O almeno provandoci, visto che sembrava li avesse immersi nella neve.
“Hai la pelle d’oca,
Teddy.”
“Sono i tuoi piedi.”
Con un sorriso malizioso, James gli
baciò il collo e intrecciò le loro gambe,
annegando piacevolmente nel calore di Ted.
“Come no.”
Ted alzò gli occhi al soffitto e si
strinse di più a James. Era sempre a quel punto che i loro
cuori, in un bacio di pelle e calore, cominciavano a battere
l’uno contro l’altro.
E James ritrovava nelle neve ogni frammento di
quel profumo inebriante, addormentandosi felice.
Note
di Alexiel: Questo perché Dira
avrà anche dimenticato di avvisare, ma una slashfan se la
cava sempre XD
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