The dog laugh
-
- Qualcosa
di perversamente buffo risaltava su tutta la situazione.
- Un'ironia
che Sirius avrebbe colto di buon grado, se soltanto l'orgoglio, amaro e
tentatore, non lo rendesse del tutto incapace di farlo. Il ghigno che
d'istinto affiorava a quella vista lo pugnalava nella gola con una
violenza sconosciuta perfino a tipo come lui, togliendogli il poco
respiro che sembrava rimanergli.
- Era
un po' come se il topo, dal giornale, gli stesse sorridendo. Dimenava
le zampette su quella camicia a quadri, sfiorando le punte dei capelli
scompigliati del suo padrone, la lunga coda pelata riversa sulla
spalla.
- Ciao,
Peter!
- La
tentazione era stata troppo forte per lui; una volta o due, Sirius
aveva agitato la mano in direzione della prima pagina del Profeta. Un
sorriso sarcastico rivolto al grasso topo grigio, una complice
strizzata d'occhio, mormorando un semplice “A
presto”.
- Quasi
poteva sentirlo squittire. Lo guardava, ne imparava i movimenti fino a
immaginare quel sorriso untuoso persistere anche quando il ragazzo lo
prendeva tra due mani, riparandolo dal sole forte.
- Ehi,
Sirius, di un po', ti piace il panorama dietro di me? L'Egitto, che
avventura... fa troppo caldo per i miei gusti, ma immagino che a te
andrebbe bene, no? Non devi passartela granché in quella
prigione fredda e puzzolente... ma si sa, è il prezzo giusto
da pagare per chi ha commesso crimini talmente orrendi...
- Disteso
sulle crepe del pavimento impolverato, Sirius continuava a fissare la
foto del giornale.
- Oh,
sì, immagino che tu sappia tutto sui crimini orrendi, Peter.
Sono sempre stati una leccornia per te, specialmente quando si trattava
di pararti il sedere. Comodo avere tre amici così brillanti,
vero? Comodo... è sempre stato tutto così facile
per te, vile canaglia...
- Le
parole gettate su quelle pagine si facevano alte e impetuose contro le
mura gelide della sua cella. A volte Sirius si accorgeva di star
parlando ad alta voce e taceva; altre appoggiava la testa sulla carta,
lasciandosi andare al sonno mentre le sue labbra riprendevano assorte a
muoversi.
- Sembrava
non esser rimasta più traccia dell'ordinata copia della
Gazzetta del Profeta datagli da Caramell. Le pagine erano state
strappate e i brandelli umidi macchiavano il pavimento circostante.
Soltanto una foto era stata salvata dalla miseria e dalla polvere di
Azkaban; quell'immagine in bianco e nero di una famiglia come tante,
gli angoli sbucciati e logori, sporchi di tempo perduto come i capelli
aggrovigliati di Sirius che vi poggiavano sopra.
-
-
- «
Tredici anni... quasi tredici anni di prigionia ».
- Nell'avvicinarsi
alle sbarre arrugginite, la fronte premuta contro il ferro ghiacciato,
Sirius poteva scorgere un angolo della cella di sua cugina. Solitamente
se ne stava seduta sul pavimento, la schiena contro il muro e lo
sguardo pazzoide perso nel vuoto. Continuava a gettare occhiate al
Marchio Nero sbiadito sull'avambraccio e a parlare ad alta voce. Il suo
tono acuto si incrinava, affievolendosi al tetro passaggio dei
Dissennatori, ma l'anima rimaneva presente e vigile quasi quanto quella
di Sirius.
- Talvolta
Bellatrix si ricordava della sua presenza lì e lo malediva,
assicurandosi che lui potesse sentirla. Sirius in risposta sogghignava
e riprendeva a sfogliare l'unico giornale di cui disponeva.
- Fissava
il topo. Parlava con il topo. Sorrideva al topo.
- «
Tredici anni di cui il Signore Oscuro ci sarà grato,
Bellatrix ».
- Rodolphus,
quel dannato idiota. Sirius arricciò istintivamente un
angolo delle labbra.
- «
Non ho detto di essere dispiaciuta. Io considero un onore essere
qui per lui. Darei la mia vita per servirlo, per onorarlo... per
dimostrarmi una serva più fedele e leale di colui che ha
portato l'Oscuro Signore alla disfatta... »
- Il
topo squittiva lieto in sua direzione. Il naso umido tremolava
nell'annusare l'aria calda.
- «
Dannato Minus! »
- Bellatrix
aveva pestato i pugni sul pavimento. Ondeggiando sulla schiena, Sirius
giunse in prossimità delle sbarre.
- «
Sudicio traditore bugiardo! Ah, almeno ha avuto quel che si meritava...
la morte è stata per lui una benedizione, a confronto con
ciò che avrebbe subìto se fosse toccato a me
ripagarlo... sì, la morte è
ciò che gli spettava... »
- Il
topo si era alzato sulla spalla del suo padrone, dal piccolo ritaglio
del giornale, come se volesse attirare l'attenzione.
- Peter...
se mai venissero a sapere che sei ancora vivo...
- Guardò
Bellatrix, il sorriso malvagio che le increspava il volto.
Tornò sul topo, che sembrava squittire vivacemente dalla
foto.
- Forse
in principio era stato un colpo di tosse. Sirius si batté
sul petto scarno. Ma ben presto le sue labbra si curvarono,
inesorabili, in una risata che gli mozzò il
respiro.
- Tutto
rimbombò attorno a lui come dall'interno di una campana; il
muro gli franava addosso, il pavimento lo risucchiava, le sbarre erano
strane e storte. La sua voce riempiva l'aria e premeva sulle
pareti.
- Rideva,
folle e selvaggio, le braccia sullo stomaco e un principio di lacrime a
imperlare le estremità dei suoi occhi.
- Presto
la sua schiena vibrò al contatto col pavimento gelato, fu
costretto a distendersi, sperando di trovar pace.
- Ma
la risata gli spezzava le forze, donandogliene di nuove; era roca,
insensata, infinita; non riusciva a smettere, a respirare, a riaprire
gli occhi.
- «
Cosa diavolo ha da ridere? » riecheggiò lontana la
domanda di Rodolphus.
- Bellatrix fissò il cugino
con disgusto. « Tutti sanno che Black è pazzo
».
L'idea di
scrivere questa shot è arrivata nel rileggere il terzo
libro, dal
pezzo: "Tu
ti nascondi
dagli antichi sostenitori di Voldemort. Ho sentito delle voci ad
Azkaban, Peter... Credono tutti che tu sia morto, perché
altrimenti
dovresti spiegare molte cose... Li ho sentiti gridare nel
sonno".
Spero di
non aver fatto una catastrofe, Sirius non è un personaggio a
cui mi
dedico di solito xD
Un
bacione!
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