Oltre la porta nel cielo

di Aya Lawliet ___backupFGI
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Oltre la porta nel cielo ~

prompt: #024, daybreak

 

 

 

Corre per strade poco trafficate, per campi curati e quelli incolti, in un mondo che si stende infinito intorno a lui: è questo il mondo, quello vero, quello dove il sole non si spegne e non si accende ma brilla di una luce continua, quello in cui la gente non si sente obbligata a sorriderti e a salutarti se non ti conosce, quello in cui non ci sono porte nel cielo né mura ai confini del mare.

Corre nella notte, inebriandosi dell’aria satura di odori e di umori e di smog e di libertà, riempiendosi la vista di fari di macchine sconosciute che sbandano sorprese al suo passaggio e di nottambuli assonnati che lo seguono con occhi socchiusi e l’inconfondibile espressione ma io quello lì l’ho già visto da qualche parte e di gatti in calore e di grilli canterini e di cori d’ubriachi: è questa la notte, e appartiene a tutti loro, ai ladri e alle puttane, ai vivi, che restano tali anche se dormono.

Corre fin quasi a perdere il fiato, e piange perché si sente così fottutamente violato, e ride perché sa che al di qua del cielo e del mare lo aspetta la vita. Uomo vero, uomo libero, uomo che ora è vivo.

È con quella risata e con quelle lacrime che lo trova lei.

Anche lei corre, anche lei – se ne rende conto non appena la vede comparire, luce soffusa in una pozza di prato – è libera adesso e soltanto adesso. Ed è una consapevolezza tanto forte e improvvisa da mozzargli il respiro definitivamente; eppure non può fermarsi, non ora, non ora, non ora che capisce e finalmente vede.

Si è svegliato [solo] stanotte, ma è stata lei a chiamarlo dolcemente nel sonno la prima volta.

E si corrono incontro e stavolta non c’è bisogno di parole difficili da trovare – lei si limita a ridere e piangere come lui – e non c’è bisogno di enigmi da risolvere – lui non potrebbe essere più sicuro di cosa vuole. Si perdono semplicemente nel mondo che hanno condiviso per un’ora o forse un’eternità, quando ancora neppure lo sapevano e quando, soprattutto, non dovevano. S’incontrano e si fondono e sanno che stavolta non verrà nessuno a rovinare il lieto fine che la finzione ha negato e che la realtà ha concesso.

E lui la stringe, la tiene immobile nel suo mondo nuovo, la bacia, la respira, la vive. Non conosce neppure il suo vero nome; ma che importa? Ha tutta la vita per imparare ciò che non sa, ha tutto il tempo per riprendersi quello che gli hanno tolto.

Truman, uomo libero, questa notte vede sorgere il primo sole della sua vita.

 

 

 

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