I đoиt ļεαvε you αиyмoяε
C'è la pace della tempesta sopra al mondo.
Veglia e ricopre il cielo come un mantello candido e puro, dall'aria
così innocente e ingenua, perfetta maschera costruita ad arte per
coprire ciò che riservano quelle apparentementi fragili nuvole di fumo.
Vi è come una sorta d'incantesimo, là fuori; un morbido e fresco panno
di neve vergine si tende sul grigio dell'asfalto, cancellando lo smog
della città, la frenesia delle vite lavorative, lasciando solo macchie
sbiadite di impegni vari e stralci di discussioni professionali.
Tony si tende verso l'esterno, le mani ben avvolte in un paio di
pesanti guanti in felpa neri accuratamente posti all'interno delle
tasche, una sciarpona in lana del medesimo colore scuro che nasconde il
viso dal naso in giù.
Saltella leggermente sul posto, soffiando con energia all'interno
dell'ingombrante indumento per immettere col proprio fiato un calore
maggiore rispetto a quanto la lana riesce a donargli.
Affonda ancora di più il naso nella sciarpa per evitare il congelamento
e lancia una breve occhiata all'orologio inchiodato al muro arancione
dell'ufficio, al di là della porta a vetri, parecchi metri rispetto a
dove si trova lui.
Mai in tutta la sua vita come in questo momento ha desiderato così
ardentemente l'apertura di quelle maledette porte e del dolcissimo
calore che risiede all'interno del luogo di lavoro.
Rimpiange e non poco il confortante tepore della sua poltrona blu dallo
schienale molleggiato, l'aroma del caffè appena uscito bollente dal
rumoroso catorcio che molti hanno il coraggio di chiamare macchinetta,
il sommesso ronzio del riscaldamento che sputa fuori quella divina
brezza calda.
Stringe gli occhi lacrimanti per il freddo, guardandosi intorno.
Il parcheggio è deserto certo...sarebbe sconcertante il contrario.
Quale pazzo si avventurerebbe con un freddo simile alle sei di Sabato
mattina?
Bè, tranne lui ovvio.
Ma ha le sue buone ragioni, logico.
Deve subito recuperare quel maledettissimo depliant che gli ha dato
Abby, il giorno prima. Se non vuole ritrovarsi in qualche strano e
inquietante luogo di tortura, prima di morire fra atroci dolori.
Abby era stata più che chiara su questo punto; tutto doveva essere
perfetto.
Si era tirata il collo per organizzare quella festa a sorpresa per
Ziva, per il suo rientro in America dal Mossaid.
E niente doveva essere diverso da come lo aveva programmato lei.
Non osava nemmeno immaginarne le conseguenze, se al posto dei
palloncini neri che vendevano solo nel negozio indicato sul depliant,
agli occhi della dark si fossero presentati tanti bei palloncini rosa.
Tony deglutisce rumorosamente, mordendosi il labbro inferiore.
Un morbido rumore di passi lo fa sobbalzare all'improvviso.
Dannazione! Se è Abby è morto...
<< Tony! >>.
Tira un lungo sospiro di sollievo, lasciando scivolare via insieme a
tutto l'ossigeno incamerato nei polmoni anche l'ansia e la paura che
legavano lo stomaco in un nodo fortissimo.
Quella voce calda e rassicurante non appartiene nè ad Abby nè a
nessun'altro essere umano che potrebbe nutrire qualsiasi forma di
lesione nei suoi confronti.
E' semplicemente Ziva.
Si volta con nonchalance, chinando leggermente il capo di lato e
sfoderando il suo miglior sorriso.
Cosa che non gli costa nessuno sforzo, dato che per qualche strana
legge dell'astronomia e della fisica, le sue labbra si piegano
automaticamente verso l'alto appena scruta la chioma bruna di quella
ragazza.
<< Ziva, che ci fai quì? >> domanda, sinceramente sorpreso
e shokkato allo stesso tempo.
Che diavolo ha intenzione di fare quella pazza israeliana? E' uscita
fuori di testa?
Gli corre incontro, allargando quel tanto che basta le braccia per
avvolgerla a sè.
Sente la sorpresa scuotere le membra snelle di Ziva come una palpabile
scossa sottopelle e prende a strofinarle le braccia con forza per
donarle un maggiore calore. Infatti, nonostante la temperatura polare
scesa ben oltre lo zero, la David ha deciso di uscire per una sana
passeggiata mattutina con un solo misero pail smanicato sopra alla
maglietta in cotone rosso scuro.
<< Cos'è, è una missione suicida questa? Sei diventata matta per
caso? Hai presente che siamo dieci gradi sottozero? >> riprende,
resistendo ai continui tentativi di Ziva di districarsi dalle sue
braccia.
<< Tony lasciami dai! >> esclama lei piccata, colpendogli
ripetutamente il legamento che tiene unito l'avambraccio al gomito,
provocando una serie di ringhi e mugulii sommessi da parte dell'altro,
che molla la presa con un'imprecazione dilaniata fra i denti.
Tony la fissa, leggermente in collera e riprende a rimproverarla,
questa volta ad una distanza di sicurezza.
Eppure il tono della sua voce non è per niente arrabbiato o offeso,
tutt'altro; è quasi ammorbidito da una dolcezza per niente abituale,
nel caso di Di Nozzo.
Complice forse il fatto di averla con sè. E' stato così tanto tempo
senza di lei, senza il calore della sua voce, senza i suoi divertenti
rimproveri e la luce di quegli occhi talmente splendidi da eguagliare
la bellezza fragile delle stelle che avverte ancora il forte impulso di
stringerla al suo petto fino a farla soffocare per impedirle di sparire
di nuovo.
Teme di vederla sfumare, come accadeva spesso nei suoi folli sogni in
cui più correva più la sua sagoma andava via via sbiadendo.
Ma, ora ne è più che sicuro, lei è lì e quella scrivania non sarebbe
mai più stata vuota.
Sorride, gli occhi fissi su un punto vuoto mentre la pappardella
dell'altra volge finalmente al termine e con un movimento veloce, si
toglie la sciarpa ben legata al collo e l'appoggia con delicatezza sul
collo sottile di Ziva, provocando un lieve rossore sulle guance color
caramello.
Segue uno sguardo alquanto confuso misto ad una punta di tenerezza e la
mano gelida della ragazza va a posarsi sulla guancia altrettanto fredda
di Tony.
<< Non ce n'è bisogno, sono piuttosto resistente...e non voglio
di certo che questo bel nasino vadi in iportemia con il rischio di
venire abbutato! >> eslama, sorridendo.
L'uomo ride, mentre uno scalpitio del cuore gli indica il brillio in
quei baratri color cioccolato nel quale si sarebbe volentieri perso.
Assume il solito tono da maestrino e si avvicina maggiormente a Ziva,
lasciando che le morbide ciocche brune carezzino lievi le guance,
sospinte dal delicato venticello invernale.
<< Si dice amputato e...bè preferisco beccarmi una leggera
bronchite piuttosto che alzare il viso e non trovarti seduta dietro
alla tua scrivania, con i tuoi splendidi ricci a contornarti il viso...
ora che sei tornata, non riuscirai a scappare nuovamente così
facilmente sai? >> sussurra, fronte contro fronte, occhi negli
occhi, anima nell'anima, stringendola ancora più forte a sè come per
sottolineare il fatto che non ha nessuna possibilità di fuga sennonchè
arrendersi al tepore delle sue braccia.
Ziva sorride, socchiudendo appena le palpebre, respirando il suo
profumo.
<< Sai non so perchè ma...trovo quest'idea alquanto piacevole
>>.
Eccomi approdata anche in questo fandom *-*
Io adoro NCIS! E sopratutto amo Tony e Ziva. Assolutamente perfetti!
Che dire, piccola shottina arrivata tra un fiocco di neve e l'altro.
Spero vi sia piaciuta^^
Consigli più che ben accetti!
Alla prossima,
Che Gibbs sia con voi! xD |