...your mileage may vary
ma questo capitoletto mi garba assai. :3 Un grosso grazie a Ros e
Aufhebung per il sostegno!
La fiamma che brucia la ragione
Venne anche il buio e, col buio, la
neve.
Gli sembrò di essere di fronte a
un'unica scelta razionale (o istintiva o anche solo ovvia, ma
'razionale' suonava confortante ed era la parola che avrebbe scelto
un tempo), dato che il fuoco gli pulsava già nelle tempie,
nei
polmoni, nelle mani intirizzite che faticavano a serrare la presa
sull'asta e a rispondere ai suoi ordini.
Doveva sopravvivere alla notte e chiamò
a sé il sogno di Ifrit, che lo avvolse in una vampata
violenta prima
di tremolare fra i fiocchi sempre più fitti. Sert
boccheggiò per la
sorpresa. Credeva di aver mantenuto una presa salda sull'evocazione,
ma il fondo di tutti i suoi pensieri colava verso il precipizio e
vide la forma abbozzata dell'Eone farsi sempre più fragile,
sempre
più sottile.
“Resta”, mugugnò a denti stretti.
“Almeno tu, restami vicino.”
Raccolse le sue angosce con una
spazzata circolare dell'asta e le ricondusse al centro abbassandola
di punta. Doveva riuscire ad escludere Grion dal suo mondo per
qualche istante. Doveva e sapeva che ci sarebbe riuscito, si disse,
per il suo viaggio e la sua meta. Privilegio da evocatore.
“Tu che per primo mi hai concesso il
tuo sogno”, lo invocò, sfruttando una qualunque
litania per
spingere la concentrazione, “vieni a me nell'ora
più buia.”
E fu la luce.
Il corpo massiccio di Ifrit si formò
infine di fronte ai suoi occhi, tutto corna e artigli e manto
fiammeggiante, e allargò un braccio per riscaldarlo nel suo
fuoco
eterno, tenendo a freno il ghiaccio e la tempesta. Sert cadde in
ginocchio, scosso da tremiti per lo sforzo, infradiciandosi le
ginocchia sul ghiaccio sciolto, ma con la mente era già
altrove. La
sua scommessa aveva pagato.
Si abbandonò al sogno senza ritegno e
il fuoco divenne tutto il suo mondo. Non c'era più freddo
nelle ossa
e nella testa, non c'era più ristagno. Poteva pensare in
volute
dorate. C'era un mondo ribollente e magmatico ed era casa, ricoperta
di cerchi e di raggi come un sole splendente. Era casa e non era
solo. Si aggrappò come un naufrago al sogno millenario di
Ifrit,
vide Kilika negli anni, vide una saggezza inumana costruita col
tempo, a volte infranta come palizzate di legno sotto un attacco di
Sin ma sempre solida nei suoi pilastri che traevano energia dalla
terra incandescente. E se anche la Fede lo guardava con la
comprensione che si concede a un bambino non gli negava il suo
sostegno, aprendogli i suoi sensi eterni finché non ne fu
ebbro.
Sert ne colse un'idea. Faceva fatica a
girarci tutto attorno con la testa – non era un'idea prevista
dalle
Scritture e in piena onestà doveva ammettere che tutto
quello che
la sua testa desiderasse era tornare ad abbandonarsi sotto quella
trapunta di immagini calde di braci. Il punto era... c'era un punto
da qualche parte, non solo quello in fondo a “e, perso
l'unico
guardiano, il suo pellegrinaggio fallì”. No, c'era
un punto
guizzante ed era: in questo momento sono protetto.
Si immaginò l'indomani discendere il sentiero, proseguendo
il giorno
dopo ancora, e si vide arrivare vivo e illeso fino alle terre dei
Ronso seguendo la scia del suo Eone come una fiaccola nella notte
fonda.
Si
fermò a riflettere, aggrottando le ciglia e scostando per
abitudine
la treccia di capelli dall'orecchio. Era difficile pensare diritto:
pensava in fiamme. Si abbandonò allora ad altre immagini
fino a che
il pensiero effimero che gli serviva guizzò e lo colse: perché
tornare indietro?,
recitava.
Davvero, che idea graziosa. Perché? Finché fosse
stato abbastanza
lucido (heh, lucido. Il vetro caldo fuso è opaco, poi
diventa
lucido) da mantenere concreto il contatto con la Fede e al contempo
mettere un piede davanti all'altro, avrebbe potuto continuare lungo
la strada per Zanarkand senza venire meno ai suoi doveri. Dietro a
Ifrit o sulla sua spalla; al passo con Shiva che l'avrebbe
riconciliato col ghiaccio, insensibile sotto il suo scialle; stretto
alla criniera di Ixion in un galoppo terso sul rombo del temporale.
Planando su ali spesse e sacre fino alla città al confine
estremo
del mondo. Perché no? Sapeva di averne le
capacità. Poteva farlo,
si diceva, senza rendersi conto che già quelle poche ore lo
stavano
bruciando come cera.
Sarebbero potuti
avanzare come una lenta processione fantastica e nessuna fiera
avrebbe osato disturbarli; i suoi sogni lucidi avrebbero avuto tutti
i colori delle luci fatue e avrebbero tenuto a bada i sensi di colpa
durante quel poco che gli restava da vivere, permettendogli di
proseguire. Alla fine del viaggio sarebbe caduto esausto al primo
contatto con dell'erba fresca – portando con sé
Sin. Perché no?
È per questo che esistono i
guardiani?,
ragionò. Per
accompagnare i deboli di spirito?
Ma il pensiero lo rese immediatamente più sobrio: non si era
mai
sentito così vicino ad aver bestemmiato e lo stomaco si
chiuse in
una morsa. E si era fatto silenzio d'improvviso in quell'angolo di
coscienza dove era solito trovare i sogni delle Fedi. Va
bene, si
scusò con loro, con se
stesso, con i ricordi che tornavano a gelarlo. Era onesto nel cercare
il loro perdono; non altrettanto con se stesso. Non
è
un'idea prevista dalle Scritture, ne prendo atto, anche se Yevon solo
sa perché non si possa attuare. Non che mi rimanga molto
altro da
fare. Se potessi diventare più saggio forse un giorno lo
capirei, ma
l'unico tramite per la conoscenza è Zanarkand, che non
lascia tempo
per far maturare i suoi frutti. Datemi voi le vostre risposte.
Tutto taceva. Come sempre: sentiva la
loro presenza, la compagnia e ricordava le parole scambiate
nell'intimità dei templi, ma non si erano mai espressi da
allora.
L'Eone davanti a lui lo squadrava con un'espressione di
pietà
dipinta sulle zanne: fece spazio affinché l'evocatore
potesse
accoccolarsi sotto il suo calore e ancora una volta gli concesse i
suoi sogni, proteggendolo dalle immagini della sua coscienza.
Distillò per lui dei sogni di ceneri tiepide che lo
accompagnassero
nel riposo. Sert chiuse gli occhi prima ancora di aver poggiato la
testa sulle ginocchia raccolte e precipitò in un dormiveglia
di pace artificiale.
...perché l'atto dell'evocazione com'è spiegato
in FFX mi affascina da sempre, ma purtroppo il pov è di
Tidus e non di Yuna quindi resta un narrato poco mostrato. Volevo
scriverne da un po'.
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