Diplomazia

di Dk86
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DIPLOMAZIA




Le sfere di influenza di Inghilterra e Austria erano sempre state piuttosto diverse, anche quando erano ancora degli imperi potenti. In quanto potenze europee, però, entrambi desideravano mantenere rapporti diplomatici pacifici e distesi, per evitare di doversi fronteggiare a causa di qualche malinteso. Così ogni tanto uno dei due faceva visita all’altro, anche solo per scambiare quattro chiacchiere.
“E’ sempre un piacere vederla, Herr Kirkland”. Austria accolse Inghilterra nel suo ufficio con un sorriso benevolo e una stretta di mano.
“Lo stesso vale per me, Sir Edelstein”. Il giovane si guardò intorno, lo sguardo attonito. “Certo che Hofburg è davvero una meraviglia, è davvero fortunato a vivere in un posto così splendido”.
“Oh, suvvia, non è di certo merito mio”, rispose l’altro, accarezzando l’enorme pianoforte a coda che troneggiava nello studio con aria distratta. “Ai miei superiori piace trattarsi bene, questo è innegabile… Ma devo ammettere che anche il vostro Buckingham Palace non ha nulla da invidiare!”.
“Ah, vero!”, esclamò Inghilterra, dando voce al pensiero che gli aveva attraversato la mente un attimo prima. “Chiedo perdono per l’ardire, ma ho saputo che si è fidanzato. Volevo porgerle le mie congratulazioni per il lieto evento”.
Austria sembrò sul punto di arrossire a quelle parole. “Grazie… in effetti io e Elizabeta non abbiamo voluto dare troppa pubblicità alla faccenda… lei come ne è venuto a conoscenza?”.
Arthur sospirò. “Da Sir Bonnefoy”, rispose, rabbrividendo. E chi poteva essere stato ad informare tutti, se non la portinaia d’Europa? Inghilterra si immaginava perfettamente Francia ridacchiare seduto in poltrona con un calice di buon vino in mano, intento a escogitare nuovi piani per riuscire a farsi i fatti degli altri. “Comunque sia, spero che convolerete presto a giuste nozze”.
“Sono stato molto fortunato a incontrare Elizabeta”, affermò Austria, avvicinandosi alla sua scrivania. “Comunque, c’era qualcosa di cui voleva discutere, Herr Kirkland?”.
“Sì, ecco…”, Inghilterra fece un paio di passi avanti, ma poi i suoi occhi caddero sulle carte sparse sulla scrivania di Austria. Fra i documenti ufficiali facevano capolino dei disegni a matita. “Non sapevo che si dilettasse con la pittura, Sir Edelstein”, disse, tendendo una mano per afferrarli.
“Oh, quelli non sono miei, li ha fatti Elizabeta…”, disse Austria, in tono distratto. Poi i suoi occhi si spalancarono e il colore scomparve dalle sue guance, mentre si rendeva conto della terribile verità. “Ma sarebbe meglio che…”.
Era già troppo tardi: Inghilterra aveva scostato i documenti e stava osservando alcune delle opere della fidanzata di Austria. Opere che lo ritraevano nudo e intento in atti decisamente sconvenienti con Francia. Arthur puntò un dito tremante verso le oscene raffigurazioni e balbettò: “C-che… che sarebbero…?”.
Roderick era arrossito fino alla punta delle orecchie. “Pare che Giappone le chiami doujinshi. E, ehm… secondo la mia fidanzata lei sarebbe il passivo, Herr Kirkland”; poi iniziò a pulirsi gli occhiali con aria molto intenta.
Inghilterra, dopo qualche minuto, riuscì a schiarirsi la voce. “Sa, Sir Edelstein?”, domandò, flebile e meccanico. “Non credo che dovrebbe frequentare quella donna, in fin dei conti”.





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