Late Nigt Conversation
Piccola one-shot nata mentre riguardavo il ciclo “Silent
Noise” dell’anime. Non so se sono stata abbastanza fedele
al personaggio di Abel, anche perchè è un po’ che
non mi cimento nel un punto di vista di un personaggio depresso. Tutto
è partito dal fatto che ho notato che è Havel a
raccogliere la pistola lasciata da Abel quando lascia l’AX in
questo episodio. Ho solo immaginato come poteva essergli stata
restituita. Fatemi sapere che ne pensate! E per chi segue
“Memories”, il File 04 è in scrittura, tra non molto
dovrei averlo finito … scusate, ma questa one-shot non voleva
lasciarmi in pace. ^_^
Leggete e commentate, grazie!
- LATE NIGHT CONVERSATION -
Anche l’ultimo visitatore se ne era andato. E finalmente,
Padre Abel Nightroad era stato lasciato solo nella stanza
dell’infermeria. Lo scontro con Isaak lo aveva indebolito
parecchio, e William aveva insistito perché passasse la notte
sotto osservazione.
Con delicatezza, l’uomo si tolse la flebo di fisiologica
attaccata al polso. In circostanze normali, il gesto gli avrebbe
causato una bella lavata di capo dal personale medico. Ma era quasi
certo che l’infermiera di turno non sarebbe passata.
C’erano altri feriti, decisamente più bisognosi di cure di
lui, da cui andare. In fondo, la flebo era un accorgimento inutile. Le
sue nanomacchine avevano già riparato ogni danno causato dal
combattimento. La piena forma sarebbe arrivata con un buon pasto e
qualche ora di riposo.
Abel sospirò, mentre le immagini dei suoi amici e colleghi
che gli auguravano la buona notte gli danzavano davanti agli occhi.
Tutti quanti si erano dati da fare per farlo stare meglio. Leòn
aveva promesso un giro di alcolici a sue spese alla prossima uscita.
Hugue, straordinariamente, era ancora in terra vaticana, appositamente
per verificare le condizioni di salute del collega, e poter riprendere
a girovagare senza preoccupazioni. Esthel, anima santa, gli aveva
portato qualche dolce, scusandosi di non averne trovati di più a
quell’ora, e aveva promesso che gliene avrebbe procurati altri
per la colazione. Abel era rimasto tanto commosso da non riuscire a
spiaccicare un ringraziamento decente. Kate teneva aperto un canale
solo per lui, da usare nel caso gli fosse servito qualcosa. William si
era prodigato per fargli avere una camera singola, e perché
fosse dimesso la mattina dopo. Catherina gli aveva dato una settimana
di ferie, e una più che generosa somma da spendere come meglio
credeva, non appena messo piede fuori dall’infermeria. E
Très si era appostato fuori dalla porta, offrendosi di fare la
guardia, dimostrando una spontaneità che neppure Professor
avrebbe pensato fosse presente nel programma del cyborg.
Le mani del prete occhialuto si strinsero con rabbia attorno alle
lenzuola candide. Non lo vedevano? Non vedevano i suoi colleghi che
queste loro gentilezze lo stavano facendo star male? Molto più
delle ferite e delle nanomacchine. Lui non meritava tutto questo. Non
meritava tanta gentilezza.
Lui li aveva abbandonati. Tutti quanti. Aveva fallito. Aveva
fallito come agente dell’AX, aveva fallito come prete, aveva
fallito la promessa fatta a Catherina tanti anni prima. Aveva fallito
la memoria della sua Lilith … e Noelle.
Mistress era morta per colpa sua. La dolce e bellissima suora era
stata vittima, come molti cittadini di Barcellona, della macchina che
non era riuscito a fermare. Il Silent Noise.
Era grato a Hugue per averla riportata a casa, in terra vaticana.
Lo era davvero. Ma questo aveva solo allargato ulteriormente una ferita
già aperta e sanguinante. Non solo l’aveva lasciata
morire. Anche da morta, l’aveva abbandonata … non era
stato neppure in grado di recuperare il suo corpo. Era dovuto andare un
compagno dell’AX a cercarla. A riportare le sue spoglie
all’affetto dei suoi cari per l’Ultimo Viaggio. Swordancer
aveva fatto ciò che lui non era stato in grado. E gliene sarebbe
stato grato per sempre. Doveva molto a Hugue, che lo spadaccino se ne
rendesse conto o meno.
Chiuse quasi con violenza gli occhi, mentre la vergogna dei
ricordi lo assaliva. Il cielo di Roma piangeva lacrime di pioggia,
mentre lui sbatteva in faccia a Catherina tutta la sua codardia,
gettando la pistola e il tesserino che rappresentavano la sua
appartenenza all’AX. Buffo come, per una volta, non lo avesse
perso. Gli occhi feriti della Cardinalessa lo avrebbero seguito per
sempre. Così come lo sguardo triste di Vaclav, che, presenza
come sempre silenziosa, ma mai inopportuna, era rimasto in disparte ad
assistere alla scena. William, invece era rimasto piuttosto confuso.
Aveva voltato le spalle ai suoi più vecchi amici. Il
gruppo originale da cui era nata l’AX. Come poteva un uomo, anche
uno nato in provetta come lui, essere tanto codardo?
Lo sguardo gli cadde sulle pillole lasciategli da William sul
comodino, accanto ad un bicchiere d’acqua. Un sonnifero. Potente
per qualunque altra persona, ma piuttosto blando sul suo organismo.
Sapeva che Professor aveva dovuto insistere non poco per farglielo
avere. Prima si era rifiutato di prenderlo. Ma adesso, l’idea
dell’oblio di un sonno senza sogni, aveva la sua attrattiva. In
pochi istanti, quasi frenetici, buttò giù pastiglie e
acqua, rischiando di soffocare. Tossendo appena, si accasciò sui
cuscini, e chiuse gli occhi, in attesa che la medicina facesse il suo
effetto.
-Padre Nightroad?- Chiamò una voce maschile. Gli occhi
azzurri si spalancarono, mentre il respiro si bloccava: la stanza era
deserta, ne era certo. Anche con la poca luce a disposizione, Abel
poteva vedere nell’ombra meglio di un gatto. E allora, quella
voce da dove veniva? Se l’era forse immaginata? Stava quasi per
crederci, quando la sentì di nuovo.
-Abel?- Il prete albino era già pronto a reagire in caso
di pericolo, i muscoli tesi, quando uno scintillio multicolore avvenne
a pochi passi dal letto ospedaliero. Abel rimase a bocca aperta, mentre
i bagliori di luce prendevano gradualmente una forma umana, che si
arricchiva di particolari ad ogni istante, fino a rivelare un uomo dai
lineamenti affilati, con lunghi capelli e barba. Per alcuni lunghi
istanti, la figura rimase bianca, eterea e come uscita da un dipinto.
Poi vennero i colori. In pochi secondi si rivelò agli occhi del
mondo la figura di Padre Vaclav Havel. Con un sorriso, il prete fece un
cenno di saluto
-Scusa il modo poco ortodosso. Ma Très non voleva
lasciare entrare nessuno … incluso me.- Abel ci mise comunque
qualche lungo istante, prima di rilassarsi, non del tutto sicuro di
aver riconosciuto davvero il collega nella figura materializzatasi a
pochi passi da lui. Appoggiando la schiena ai cuscini, si lasciò
andare ad una risata.
-Ah, Vaclav sei tu. Per un attimo ho avuto paura di ricevere
un’apparizione del Cristo …- Per un momento, Abel avrebbe
giurato che Padre Havel lo avrebbe picchiato. Le iridi scure del prete
lo stavano perforando come un trapano e minacciavano dolore. Ma con
sollievo del Krsnik, Know Faith perse presto la sua aura minacciosa e
sospirò rassegnato.
-Preferisco far finta di non avere sentito la blasfemia che hai detto.-
-Blasfemia?! Scusa, ‘clav, ma ti sei guardato allo
specchio, ultimamente? Sembri uscito da un quadro!- Troppo tardi Abel
si rese conto dell’errore fatto. Vaclav
“l’Inquisitore” torreggiava sopra di lui, con addosso
un’espressione talmente feroce da far invidia a Krsnik 40%. E
magari anche a 80%. Abel si maledì mentalmente. E sì che
dopo anni, doveva saperlo quanto l’ex Inquisitore fosse sensibile
all’argomento. Essere scambiato quotidianamente per un dipinto da
cardinali e vescovi non doveva esattamente essere un gioco.
-Non. Assomiglio. Affatto. A. Gesù. Cristo. Chiaro?- Ogni
parola venne scandita con un leggero ringhio, e il prete occhialuto non
poté fare a meno di chiedersi se l’abilità di
terrorizzare le persone facesse parte dell’addestramento della
Santa Inquisizione, o se era semplicemente molto spaventoso trovarsi
davanti il perennemente calmo e gentile Padre Havel arrabbiato.
Probabilmente entrambe le cose.
-C … chiarissimo, Padre Havel. Chiarissimo.- Per qualche
lungo istante, i due preti continuarono a fissarsi negli occhi. Poi,
con un sospiro stanco, Vaclav chiuse gli occhi, e cercò di
riprendere il controllo, mentre prendeva posto sulla sedia accanto al
letto. Poi gli occhi scuri notarono il bicchiere vuoto sul comodino.
-William mi ha detto di averti lasciato dei sonniferi. Vedo che li hai presi.- Abel annuì appena.
-Dormire sembra una buona idea …-
-Probabilmente lo sarebbe anche per me.- Sospirò
l’ex Inquisitore, passandosi una mano sugli occhi. Padre
Nigthroad osservò attentamente il collega. Di primo acchito, non
se ne era reso conto. Ma adesso che si era avvicinato all’unica
fonte di luce che era la piccola lampada accanto al letto ospedaliero,
il volto di Know Faith non nascondeva più la sua stanchezza. I
tratti del viso erano magri, forse più del solito, e la luce
impietosa lasciava intravedere alcune leggere rughe ai lati degli
occhi. Segni di un’età che avanzava, anche per uno dei
membri fondatori dell’AX. Un brivido corse lungo la schiena del
Krsnik. Da quando aveva incontrato Catherina, ed era tornato a vivere
nel mondo, non aveva più pensato allo scorrere del tempo. Tante
cose gli erano accadute, e lui a malapena aveva tenuto conto del
passare degli anni. Ma gli anni non si stavano dimenticando dei suoi
amici e colleghi. Da quanto tempo conosceva Vaclav? Tanti anni. Dieci.
Poco meno. Lo aveva conosciuto poco dopo Catherina, quando
già era diventato la guardia del corpo della giovane
Duchessa di Milano, durante un’assenza del prete albino.
Un sorriso malinconico si fece spazio sulle labbra di Abel. Il
giovane Inquisitore dal volto impassibile, sempre silenzioso, che
passava quasi inosservato nonostante la divisa sgargiante, e senza
l’aiuto dei suoi impianti, lo aveva messo in apprensione. Ma era
bastato vedere il modo paziente con cui si rivolgeva a Catherina e il
suo sorriso gentile, perché il prete occhialuto fosse a suo agio
in sua presenza. L’immagine del giovane Inquisitore, sbarbato e
dal volto liscio, si sovrappose a quella dell’uomo che aveva
davanti. Più maturo, il volto quasi mai impassibile, sempre con
quel suo sorriso gentile sulle labbra, quasi avesse capito, negli anni,
che non era peccato mostrare al mondo questo lato del suo carattere.
Una consapevolezza colse Abel: improvvisa, dolorosa e
sconcertante: essendo un Krsnik, lui non invecchiava. Ma i suoi amici e
colleghi sì. Questo significava che prima o dopo, li avrebbe
persi. Per sempre. E lui, con la sua stupidità, aveva rischiato
di perderli ancora prima del tempo. Un lungo brivido gli scese lungo la
schiena. Il solo pensiero di non poter più bisticciare con
Leòn, scappare dalle invenzioni esplosive di William, vedere il
sorriso di Esthel … e tutti gli altri … perderli tutti
come aveva perso Noelle … il solo pensiero gli fece venire una
fitta di dolore quasi fisica al petto.
Forse questi pensieri gli fecero porre la domanda a Vaclav.
-Va … va tutto bene?- Know Faith batté le palpebre sorpreso, ma scosse subito la testa, sorridendo.
-Non devi preoccuparti per me, Padre Nightroad. Solo un po’
di stanchezza. Passerà.- Come colpito da un lampo, Abel si rese
conto che Havel era stato l’unico membro dell’AX a non
essere venuto a fargli visita con gli altri.
-Non … dovresti andare a dormire, allora?-
-Ci andrò. Volevo venire a vedere come stavi. Ti chiedo
scusa per averti disturbato, ma prima non mi è stato possibile
venire.- La mente di Abel, piano piano, mise a posto i tasselli.
Catherina era stata per buona parte del suo tempo nell’infermeria
con lui, come il resto dell’AX. Doveva essere stato Vaclav a
gestire gli aspetti burocratici legati all’arresto del Cardinale
D’Este e dello scarceramento di Catherina. Una nuova fitta di
sensi di colpa: Havel aveva partecipato allo scontro, arrestando lui
stesso Este, e in più si era addossato, in seguito, tutto il
lavoro del dopo battaglia. Nessuna sorpresa che l’ex-inquisitore
fosse esausto.
-Non era necessario che ti disturbassi tanto per me.-
Mormorò il prete occhialuto, abbassando gli occhi. Vaclav lo
fissò meravigliato.
-Che stai dicendo, Abel?- I pugni del prete albino si strinsero con forza sulle lenzuola candide. Poi, esplose.
-Perché?! Perché siete tutti così gentili
con me?!? Io non merito … non merito tutto questo!- Havel non
fiatò. Lasciò che il collega si sfogasse. Lacrime amare
solcavano già il volto chiaro. Stava succedendo esattamente
ciò che Catherina temeva. Abel si stava prendendo tutte le
colpe, tutta la sofferenza sulle proprie spalle. E stava crollando.
Anche una creatura potente come il Krsnik, sotto il peso di tanti
sentimenti, non poteva non cedere. L’ex Inquisitore si ripromise
di dare atto alla Sforza che aveva avuto ragione, chiedendogli di
andare a trovare Abel.
-Io … ho deluso tutti … tutti voi …- Abel
chiuse gli occhi cristallini, inondati di lacrime salate, per poi
riaprirli subito, orripilato dalle immagini che gli propinavano le
palpebre chiuse. -Vi ho abbandonati, proprio quando più avevate
bisogno di me …- Vaclav alzò una mano guantata, e questo,
sorprendentemente, bastò a frenare il fiume di parole di Padre
Nightroad. Il prete dai capelli scuri attese che Abel lo guardasse
negli occhi, prima di parlare.
-Non ti dirò che non hai sbagliato. Ci hai lasciato soli,
nonostante le nostre preghiere.- Le parole dure, ma senza ira. Erano i
fatti, la pura e semplice verità, per quanto dolorosa. La gola
del Krsink si strinse con un singulto, ma Havel continuò. -Ma
pensa a come sarebbero andate le cose, se tu fossi rimasto. Puoi essere
certo che sarebbero andate meglio?-
-Di certo sarebbero andate diversamente …-
-Diversamente, sì. Di sicuro. Ma meglio? Possiamo davvero
saperlo?- Abel si trovò impossibilitato a distogliere gli occhi
da quelli scurissimi di Vaclav. -Se tu fossi rimasto, saresti stato
separato da Catherina, come tutti noi, lasciandola sola, esattamente
come è successo.- L’ex Inquisitore ricacciò
indietro un sospiro. Ancora l’idea di aver lasciato la sua
Cardinalessa da sola e in pericolo dura da digerire. -Saresti venuto a
combattere con me, Leòn, Hugue e Très contro quella
… “cosa“.- Entrambi i preti non nascosero una
smorfia di disgusto. Il ricordo del mostro semigelatinoso li avrebbe
tenuti alla larga per parecchio tempo da polpi, seppie e gelatine di
ogni tipo. -Di certo avremmo concluso prima lo scontro. Ma chi sarebbe
andato a salvare Catherina? Dimmi, Abel, se tu fossi venuto a
combattere con noi, saresti riuscito a concludere il combattimento in
tempo e poi andare da Caherina, e misurarti con quel tipo?- il prete
occhialuto fece per aprire bocca per ribattere, ma Padre Havel lo
fermò. -La risposta è No. Il tuo combattimento con Von
Krampher è durato a lungo, ed è stato molto duro. Anche
ammesso che tu fossi arrivato in tempo per salvare Catherina, non
avresti avuto forze sufficienti per combatterlo. Già così
ne sei uscito vivo per un pelo.- Vaclav fece un grande sospiro. -Quello
che è stato è stato è stato, Abel. Inutile
continuare a pensarci su. Specialmente adesso. Arriveranno presto tempi
ancora più difficili. Dio solo sa cosa ci attende. Ma ti ha
fatto tornare indietro al momento giusto. Lui e la nostra giovane
Sorella Esthel. Forse più lei che Nostro Signore, vero?- Abel
arrossì leggermente di fronte alla piega maliziosa che avevano
preso le labbra del collega. Non era da Vaclav fare allusioni simili!
L’influenza di Leòn doveva aver raggiunto anche il pacato
Know Faith. Quel prete era peggio del raffreddore … La reazione
del prete fece scappare una risata a Know Faith, a cui dopo pochi
istanti si unì anche Abel.
Una volta terminato il momento di ilarità, Nightroad
chiuse gli occhi e fece anche lui un profondo respiro. Ciò che
stava dicendo Vaclav era logico. E una parte di lui, in fondo, glielo
stava ripetendo continuamente. Ma i suoi sensi di colpa, così
tonanti, non davano modo a quella piccola voce di essere udita. Un
sorriso, timido e titubante fece capolino sulle labbra del prete
albino. Sincero, non come quelli che aveva indossato durante le visite
degli altri colleghi.
Padre Havel si rilassò percettibilmente. Quella piccola,
quasi insignificante espressione del volto, era il segnale che
aspettava con ansia. Abel sarebbe stato presto meglio. Il peggio era
passato. Il senso di colpa, la confusione, la rabbia verso sé
stesso non erano spariti. Ma, da adesso in poi, sarebbe riuscito a
gestirli, e poco alla volta, ad alleviarli.
Con un grugnito, si alzò dalla sedia. La spossatezza della
giornata, ora che poteva essere più tranquillo, si faceva
sentire ancora di più. Nightroad lo seguì con lo sguardo.
-Vai via?-
-Sì. Come hai detto tu stesso, è tempo che vada a
riposare anche io.- Rispose Know Faith. -Ci rivedremo domattina, prima
che tu venga rilasciato.- Una risata roca venne come risposta.
-Dovrai alzarti presto, allora. Non intendo restare in questa
stanza un minuto più del necessario. Il letto è comodo e
tutto, ma il cibo lascia a desiderare … e le porzioni, poi sono
davvero misere!!!- Vaclav non poté evitare di ridacchiare,
scuotendo la testa, rassegnato e divertito. Ora riconosceva davvero il
suo vecchio collega e amico.
-Se il problema è solo il cibo …- Poi, come se
avesse un ripensamento, il prete dai capelli bruni cominciò a
rovistare nella tasca interna dell’abito scuro. -Prima che mi
dimentichi, ho anche io un piccolo regalo di pronta guarigione
…- Gli occhi azzurro cielo di Abel si fecero tondi quanto i suoi
occhiali, mentre Vaclav gli porgeva la sua vecchia pistola. La sua arma
da agente dell’AX. Quella stessa pistola che aveva gettato a
Catherina sotto la pioggia, quando, roso dal dolore per la morte di
Noelle e dai sensi di colpa, aveva abbandonato l’AX e la sua
promessa. Con la coda dell’occhio, aveva visto Vaclav
raccoglierla. Ma di certo non si aspettava che gli venisse restituita.
Non così presto. Le mani tremavano mentre la afferrava, quasi
intimorito. E, ammirandola come fosse stata nuova, si rese conto che
era stata ripulita e ricalibrata a regola d’arte. Lanciò
un’occhiata interrogativa al prete che gli stava davanti.
-La pioggia non fa molto bene alle pistole.- Spiegò Havel.
-E già che c’ero, le ho dato una sistemata. Ne aveva
davvero bisogno. Per il tesserino dovrai aspettare.- Lo sguardo azzurro
si fece scuro, mentre tornava sulla pistola.
-Già … non può essere così facile,
rientrare nell’AX …- Un colpo di tosse ben studiato da
parte di Vaclav lo costrinse a riportare l’attenzione sul collega.
-Veramente, Padre Nightroad, la tua propensione alla sbadataggine
ti ha fatto perdere, per l’ennesima volta, il tuo pass.
Fortunatamente, per questioni di sicurezza, verranno tutti ristampati,
quindi quello vecchio non sarebbe andato comunque più bene, e
dovrai aspettare come tutti le nuove tessere.- Lo scintillio complice
negli occhi scuri fu la conferma di cui Abel aveva bisogno. Tutto era
davvero stato perdonato. Anzi. Era come se non fosse mai avvenuto.
-Sì, lo immagino …- Ridacchiò imbarazzato il
prete occhialuto, non senza una vena di goffa colpevolezza.
-Cerca comunque di curare un po’ di più la tua arma,
d’ora in poi. E non impugnarla con le mani sporche.- Una lieve
smorfia passò sul volto affilato di Vaclav. -Ci ho messo quasi
mezz’ora a togliere l’appiccicoso dall‘impugnatura.-
Abel arrossì, cercando di giustificarsi.
-Era marmellata di …-
-Non voglio saperlo.- Lo interruppe Know Faith alzando una mano
guantata. -Vedi solo di averne un po’ più cura, va bene?-
Il prete albino sorrise ed annuì.
-E tu di te, amico mio.- Uno sbadiglio si fece strada a
metà frase. Le palpebre iniziavano a farsi pesanti. Il sonnifero
stava facendo il suo effetto. Vaclav sorrise, e cominciò ad
avviarsi alla porta.
-Ci proverò.-
-Ah, Vaclav?- Lo fermò Abel, mentre si accasciava sui
cuscini, ormai più nel mondo dei sogni che in quello reale. Ma
deciso a ripagare il collega con la sua stessa moneta.
-Sì?-
-Prenditi cura anche di Catherina. Anche se so che lo fai
già … vero?- Lo scintillio malizioso dietro le lenti non
lasciava adito a dubbio sul vero significato dell’allusione del
prete. E fu con una risata che si accorse del rossore che si stava
diffondendo sul volto solitamente pallido di Know Faith.
-Sei fortunato che non picchio la gente invalida …-
Sibilò il prete, mentre in uno scintillio di luce multicolore,
il suo corpo spariva alla vista, lasciando Abel scivolare tra le
braccia di Sandman.
Il prete emise un sospiro. La mente ormai annebbiata dal sonno.
Ma ormai il suo spirito aveva riacquistato un minimo di
serenità, e chiudere le palpebre non lo disgustava più.
Tutto si sarebbe aggiustato. In un modo o nell’altro, ora era a
casa. Ci sarebbe stato ancora da combattere, in futuro. Non si faceva
illusioni. Ma almeno era circondato da amici.
- Fine Late Nigth Conversation -
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