\\Ascolta,
ascolta
come il vento, passando tra le fronde degli alberi, lascia la sua
voce antica, ormai dimenticata da tutti.
Ascolta,
ascolta
come quella voce, un tempo così viva, così accesa, adesso è
stanca, opaca, intrisa di sabbia.
Nessuno
che si fermi per parlare con lui
Nessuno
che sia disposto a fermarsi e “perdere” un po’ di quel tempo
che esseri umani così presuntuosi credono sia soltanto loro.
Nessuno
che chieda, faccia domande.
Nessuno
che gli renda omaggio e giustizia.
Vento
amico, intriso di lacrime,
lasci
il tuo segno nella città.
Quando
passi tu nulla è come prima.
Nulla
uguale a un attimo fa.
Eppure
nessuno se ne rende conto.
Pochi
sono ormai quelli che si fermano per osservare.
Per
guardare veramente.
Con
il cuore e non solo con gli occhi.
La
tua voce che si alza.
Forte,
melodiosa, alta e sussurrante nello stesso momento
toglie
il sonno a chi riposa.
A
chi pensa di aver fatto il suo dovere e si lascia andare a ciò che
credono sia un giusto sonno, dopo aver prodotto e quindi essere
stato utile alla società.
Sporca
solo la città.
Questo
è quello che vedono.
Soltanto
questo.
Le
foglie secche che coprono l’asfalto,
le
carte e la sporcizia che l’uomo ha prodotto sembrano accusarti,
spietate.
Ma
com’è bravo l’uomo nel mettere a tacere questa voce.
Meglio
sbarrare tutto, chiudersi in casa al sicuro…e aspettare che passi.
Che
tu te ne vada, sconfitto.
Ma
io non sono tra quelli.
Io
sono qui, in piedi,
e
ti sfido.
Io
sono qui e sono pronto ad ascoltarti, ad udire DAVVERO quello che
vuoi dire.
Io
sono qui e mi faccio sporcare, riempire di sabbia, accarezzare o
schiaffeggiare da te.
Mai
vinto, mai secondo a nessuno.
E
non perché sono migliore ma soltanto perché ho imparato ad
ascoltare.
Ad
ascoltare la tua voce antica, saggia.
Che
mi narra di palazzi mai visti prima.
Di
storie di lealtà, di onore e di tradimenti.
Di
sogni mai vissuti e di sogni infranti.
Di
felicità assoluta e di disperazione totale.
Ricordalo
quando passerai di qui.
Non
sei inutile.
Perché
quando c’è soltanto una persona che crede in te, che usa il suo
tempo per ascoltarti… allora non sei vissuto invano.
Vento
d’estate…amico di sempre. \\
Esco
da casa mia e mi dirigo lentamente nella cassetta delle lettere che è
vicino al parco.
La
imbuco e torno a casa altrettanto lentamente.
Abbiamo
finito il caffè… me ne ricordo solo quando passo davanti al
negozio del signor Osvaldo.
Entro
nel minuscolo emporio e compro il mio caffè preferito che lui fa
arrivare direttamente dall’Africa.
Oggi,
quando tornerà dal lavoro, troverà la sua tazza con il ringhio
colma del nostro caffè.
Forte,
aromatico, nero.
Come
piace a noi.
Domani
arriverà la lettera… domani è anche il suo compleanno.
La
leggerà con calma, sorseggiando il nostro caffè.
E
scuoterà la testa, mentre un curioso nodo gli stringerà lo stomaco.
Anche
se non lo ammetterà nemmeno morto.
Troppo
debole, vi pare?
La
canzone da cui è partito il tutto “Amico di ieri”, delle Orme.
So
che gli ha sempre messo tristezza.
Chiaramente
nell’inferno in cui è vissuto non ha ascoltato musica ma suo padre
l’aveva in un vecchio 45 giri, trovato nella sua vecchia casa.
Io
ho riscritto quelle parole adattandole a lui.
Mi
fermo nel piccolo giardino per bagnare le nostre rose.
E
un leggero vento si alza, avvolgendomi tutto per un istante.
Sembra
una carezza.
Poi
si allontana…e se ne va.
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