Titolo:
Stairway to Heaven
Autrice:
PrincesMonica
Rating:
per tutti
Disclaimer:
Tutto quello che scrivo è di mia proprietà,
tranne i 30 seconds to mars e Jared Leto che non conosco e mai
conoscerò veramente. Non scrivo a scopo di lucro.
Note:
FF nata dalla mia depressione post concerto e ascoltando l'incredibile
canzone dei Led Zeppelin da cui prende il
nome.
Yes,
there are two paths you can go by, but in the long run
There's still time to change the road you're on.
Da
quasi un anno mi ero ripromessa che avrei fatto almeno una data di
concerto marziano da sola. Di norma giro sempre con le mie amiche, le
migliori Echelon che avrei mai potuto trovare, ma ci sono alcuni
momenti che sento la necessità di passare il tempo del
concerto in solitudine totale.
Sono
nuovamente in Scozia, dove avevo deciso di non tornare dopo il freddo
che avevo preso ad Aberdeen lo scorso dicembre, ma ho capitolato. Era
l'unica meta dove non avrei trovato nessuno del mio gruppo e
soprattutto facilmente raggiungibile. Avevo anche pensato a Stoccolma,
ma i prezzi erano esorbitanti.
E'
aprile: in Italia già giriamo con le magliette a maniche
corte, qui, invece, fa ancora un freddo mica male.
Scrollo
le spalle, come a volermi togliere di dosso questo gelo e
l'immobilità che ho mantenuto per una buona mezz'ora,
intenta a scrivere il resoconto della serata appena trascorsa. Un
ottimo bottino: transenna, numero 2 sulla mano e parecchie
soddisfazioni grazie a Shannon e Tim, dato che ero posizionata proprio
sotto di loro. Anche Jared mi ha indicata un paio di volte:
più facilmente avrà riconosciuto la bandiera che
mi porto sempre appresso, quella della mia Divisione Friulana.
Avrà gli incubi mi sa.
Guardo
per l'ennesima volta lo schermo del mio cellulare: sono quasi le due di
notte e l'unico che manca all'appello è ovviamente la nostra
Divah.
Jared
è sempre l'ultimo ad uscire, spera sempre che ci sia
pochissima gente all'uscita e oggi sarà decisamente
accontentato: siamo solo 7 persone. Tutte le altre Echelon sono andate
a rintanarsi nella loro camera d'hotel, soddisfatte dalla gentilezza di
Tomo che si è fermato con noi una mezz'ora a ricevere
complimenti e regali. Anche Shannon è passato, ma
è rimasto di meno rispetto al chitarrista. Il mio Badge
firmato, però, è la prova che sono venuti tra noi
e trovo che questo basti. Magari se mi fanno sapere se i cioccolatini
che ho preparato per loro gli sono piaciuti, sarebbe ancora meglio, ma
non chiediamo troppo.
Invece
Jared ultimamente ama poco stare quifuori con noi. O forse è
veramente troppo sotto pressione. E' il leader carismatico della Band,
è quello sempre sotto i riflettori, l'idolo delle ragazzine
arrapate e non. Insomma, è colui che catalizza tutto, nel
bene e nel male. Quando le cose non funzionano, tutti se la prendono con
lui, quando vanno bene lo esaltano. Credo che per un qualsiasi comune
mortale debba essere una cosa veramente estenuante e considerando che
il poveretto è in giro da quasi due anni senza mai fermarsi,
la cosa deve essere ancora più difficile da gestire.
L'ho
visto distrutto a fine Show: ero sul palco per K&Q, sventolando
la bandiera italiana sotto lo sguardo divertito di Tomo e di alcuni
addetti alla security, dato che ero una delle uniche a fregarsene
altamente di far foto, ma mi limitavo a saltellare come una scema, e
l'ho visto proprio prima che andasse nel backstage. Sul suo volto la
stanchezza e la scintilla nel suo sguardo, quella che illumina i suoi
occhi, spenta, morta, nascosta sotto la cenere di decine di date
interminabili.
Mi
ha fatto male.
È
per questo motivo che sono qui, per vederlo da vicino, per capire se il
“mio” Jared è ancora con noi.
Due
e sette minuti: finalmente ecco gli urletti semi isterici un po'
ibernati di alcune ragazze vicino alla porta.
È
lui, non può essere altrimenti.
Con
lentezza quasi esasperante metto in borsetta il quadernino e la penna
che mi hanno tenuto compagnia per queste 3 ore post concerto e poi
cerco di muovermi. Ho le gambe anchilosate, il culo piatto, la schiena
mezza rotta, eppure sono felice di poterlo vedere, mi mancava.
Lo
osservo da qui, ancora seduta con le gambe al petto, la sciarpa tirata
su fino al naso e il cappello sulla testa.
Anche
lui si è coperto il più possibile: il cappello di
lana pesante gli copre i capelli tornati scuri e corti e le orecchie da
Spock. La sciarpa nera si inabissa nel lungo cappotto grigio. I guanti
colorati entrano nelle tasche: sta autografando! Sorrido emozionata e
continuo a guardarlo da lontano. Voglio essere l'ultima.
Sorride
alle ragazze che gli parlano e lo ringraziano per lo show, parla di
qualcosa che non riesco a sentire, ma mi sembra rilassato. Gli occhi
sono quasi dolci, eppure la maschera della stanchezza non lo abbandona
proprio.
Fa
qualche foto, ma si capisce che sono più di cortesia che per
reale voglia di farle. Credo che non veda l'ora di salire su quel
pullman e andarsene a dormire, o almeno a riposare visto la sua notoria
insonnia.
Quando
termina di passare in rassegna tutte le Echelon che sono lì
e che continuano a fotografarlo e filmarlo, si volta verso di me: mi
guarda sorpreso, come se non si aspettasse di vedere una ragazza
accucciata a terra che lo fissa con interesse. Inclina la testa e io
decido che è il momento di andare da lui, prima che se ne
vada.
Pochi
passi mi separano da Jared e quando sono lì a pochi centimetri
dal suo corpo, gli passo il badge e il pennarello nero.
“Ciao.", ho la voce che trema.
“Ciao.
Freddo?", mi fa tornandomi
indietro il Badge firmato.
“Parecchio,
ma quando si tratta di voi è abbastanza naturale.", il mio inglese
non è troppo fluente, ma lui mi capisce lo stesso e mi
sorride. “Tieni, questi sono per te", Do anche a lui
un sacchettino di cioccolatini fatti a mano da me. “Li ho
fatti io.” gli dico per completezza di informazione.
“Oh
My Lord*, che
buoni.” e rivedo per un piccolo, glorioso attimo, quella
scintilla che da troppo mancava nel suo sguardo. E questo mi commuove
come un'idiota. “Grazie",l'accento è
pesantemente americano, ma sentirlo usare la mia lingua mi fa piacere,
mi fa piacere che riconosca la fatica che ho fatto per venire a vederli
fin quassù.
“Fammi
sapere se ti piacciono, o su Twitter o in
Italia quando venite per il concerto.”
“Ah,
l'Italia... ci aspettiamo molto da voi. L'ultimo show a Bologna
è stato eccezionale.”
“E
lo avrete. Gli italiani hanno parecchi difetti, ma di certo sono molto
più calorosi di altri popoli. Spiace dirlo, ma il casino che
facciamo noi non lo fa nessuno.", e ridiamo assieme.
È
una sensazione stranissima, stare qui al freddo a parlare di
sciocchezze. È come se ci si conoscesse da una vita, come se
fossimo due amici.
“E'
vero e noi non possiamo che ringraziarvi per le emozioni che ci date
ogni volta.”
Ho
un'ultima cosa da chiedergli, poi potrò andarmene:;“Posso chiederti una foto
assieme o sei troppo stanco?”
“Sono
distrutto, ma una foto la possiamo fare.”
Mi
guardo attorno e chiedo ad una ragazza se può immortalarmi
il momento, poi torno da Jared che apre le braccia e mi accoglie vicino
a sè, esattamente come la
prima volta a Milano, davanti al suo hotel. I suoi occhi sono enormi,
grigi ed insondabili, eppure mi guardano rilassati, come se sapesse che
da me non arriva nessuna minaccia. Niente baci rubati, niente isteria
adolescenziale, è una fiducia che quasi mi tocca il cuore,
la stessa che mi dimostra quando si issa in transenna su The Kill ogni
volta davanti a me, come se mi cercasse. Fantasie da pazzoidi lo so.
La
sua mano mi stringe il fianco e mi attira ancora più vicino
a lui. Senza esitare faccio lo stesso. Sono talmente appiccicata a lui
che riesco a sentire il suo profumo da sotto la sciarpa e sa di uomo,
niente di chimico, ma proprio di lui, della sua pelle con un semplice
velo di bagnoschiuma. E il fatto che mi gira la testa è
preoccupante. Le sue dita affusolate quasi mi artigliano il fianco e io
vorrei veramente potergli dare quello che cerca, ma ho paura che non
sarei la persona giusta. L'unica cosa che posso fare è
fargli capire l'affetto che provo per lui come cantante del mio gruppo
preferito e anche come uomo.
Mi
appoggio su di lui completamente e vorrei che questo momento non
finisse mai, ma il flash della mia digitale fa capire chiaramente che
il momento magico è finito.
Ringrazio
la ragazza e ringrazio Jared che sta rimettendosi i guanti, dato che ha
capito che con noi ha terminato questa sera.
“Grazie
della foto.”
“Grazie
a te. È stato un vero piacere, sul serio.”
Credo
di essere diventata rossa come un peperone e mi sono pure messa a
balbettare qualcosa di incomprensibile.
Lui
ride e il mondo si ferma.
E'
una risata gioiosa, piena di brio, sembra quella di un bambino la
mattina di Natale. È un qualcosa che non ho mai sentito se
non in qualche intervista molto vecchia. Sembra tornato per un istante
il Jared dei primi tempi, quando non doveva combattere con case
discografiche o contro Echelon inviperiti e bimbeminkia esaltate.
Vorrei piangere per la perfezione del momento, ma rovinerei il tutto.
Lo
vedo salire sul pullman con al seguito la fedele Emma che ci lancia
un'ultima occhiata poco simpatica, e io inizio a far mente locale che
posso andare a dormire.
La
stanchezza la sento addosso, è li che incombe su di me.
Torno
vicino al muro dove mi ero accampata per vedere se non ho dimenticato
niente. Chiudo gli occhi e sorrido: sono felice come raramente mi
è capitato.
Poi
sento un urletto isterico ibernato.
Apro
gli occhi e sono lìseduta sul marciapiede, il
blocco aperto e la penna caduta sull'asfalto.
Vedo
Jared che esce portandosi dietro il trolley con fare stanco. Il volto
tirato e pallido, i capelli scuri brillano sotto il lampione vicino al
tourbus. Ci guarda quasi infastidito, o semplicemente triste di non
reggersi quasi in piedi. E' ancora più magro visto da
qui. “Ragazzi è
tardi.”
“Lo
sappiamo” risponde uno scozzese dai capelli rossi che sembra
Ron di Harry Potter.
“Siete
stati stupendi, ma è tempo di andare a letto. I love you
all**.", e se ne sale su.
Deglutisco
a malapena: tutto un sogno.
Guardo
il Badge e ci sono solo le firme di Shannon, Tomo e Tim. Idem per le
fotografie.
Mi
alzo dolorante e prendo il sacchetto dei cioccolatini che avevo fatto
per lui. Guardo dentro il lunotto del Bus e lo vedo che sta sistemando
il giubbotto e poi si volta. Mi guarda, capisce la mia delusione, ma
scuote la testa. Mi avvicino senza paura e quando uno della Crew mi
ferma alzo il sacchetto in modo che lo veda e lo lascio davanti alla
ruota anteriore del pullman.
Non
gli dico niente, ma quando il ragazzo fa per prenderli lo fermo.
“Sono
per Jared. Sono il regalo di una Echelon per lui. Se li vuole, se li
venga a prendere. Diglielo, per piacere.”
E
me ne vado senza controllare nulla.
Il
mattino dopo il sacchetto è ancora sul marciapiede.
*E'
la stessa frase che mi ha detto a Vienna quando gli portai la Torta al
cioccolato
**
ha detto più o meno la stessa cosa ad Aberdeen, in Scozia,
quando una decina di echelon lo stavano aspettando a -20 gradi.