Ciao
a tutti ragazzi! L’ispirazione di questa storia mi
è venuta
ieri sera, rileggendo la Camera dei Segreti. Rifacendo il punto. Siamo
nell’Era
dei Malandrini, Voldemort ha 23 anni. Le sorelle Black non sono tre ma
quattro.
Il Signore Oscuro ha chiesto la mano della più piccola,
Jessie. Non svelo
altro. Vi lascio al primo capitolo. Un bacio e…fatemi sapere
come è questa
idea! In poche parole…RECENSITE!
Promise
Primo
Novembre.
Una ragazza correva verso la Sala Grande, in ritardo. I capelli lunghi
e
corvini le sbattevano sul viso, ma non ci faceva caso. Le sue sorelle
l’avrebbero
come minimo uccisa. I suoi occhi quel giorno avevano una sfumatura
tendente al
verde. Con le guance rosate, cosa molto strana visto che la sua pelle
era
chiarissima, arrivò con un balzo al tavolo dei Serpeverde.
<<
Scusate
il ritardo >> disse Jessie Black sedendosi vicino alle
sorelle.
Si
afferrò di
corsa una fetta tostata con pane, burro e marmellata
di
arance.
<<
Come al
solito in ritardo!>> sibilò contrariata la
sorella Bellatrix Black, senza
neanche guardarla in faccia.
Narcissa
Black,
la sorella dai capelli biondi, scoccò un occhiata di fuoco
verso Malfoy.
<<
Ancora
non capisco il motivo della vostra ira >>
<<
Fai
parlare me, Narcissa! Nostra Madre ti ha mandato una strillettera!
>>
<<
Cosa?!
Ma io non ho fatto niente! >>
<<
Deve
semplicemente avvisarti di un fatto molto importante >>
tagliò corto la
sorella dai capelli mossi e neri.
Jessie
notò che
aveva una strana luce d’invidia negli occhi, quindi sarebbe
stato un fatto
molto piacevole.
<<
Buongiorno,
cugina!>>
La
voce di Sirius
Black, nonché il cugino rinnegato e scappato di casa,
investì Jessie. Non gli
stava per niente antipatico, anzi. Lo trovava molto simpatico. Ma se
l’avesse
detto davanti alle sorelle come minimo l’avrebbero cruciata.
Quindi, la
ragazza, si limitò a rispondere al saluto con un sorriso.
Prima che Bellatrix,
sconvolta, potesse fare domande, arrivò la posta. Uno
spettacolo fantastico.
Tantissimi gufi planavano con lettere e pacchetti accuratamente
incartati. Il
gufo di casa Black, Perseus, fece scivolare la strillettera tra le mani
di
Jessie Black. Subito tutti i ragazzi, anche delle altre Case, si
girarono per
guardare incuriositi. Molto di rado arrivavano lettere del genere. La
ragazza
quasi arrossì a vedere tutta quella attenzione.
<<
Forse è
meglio che…>>
<<
Niente
ma! La devi aprire ora!>>
<<
O-ok…
>>
Con
le sue dita
affusolate uscì la lettera. Subito la voce di sua Madre
occupò la Sala Grande.
Mia
cara Jessie, come sai eri promessa al tuo, ormai
rinnegato cugino, Sirius Black. Non facendo più parte della
famiglia il
matrimonio è stato annullato. Oh, tesoro. Non hai neanche
idea di chi abbia
chiesto la tua mano. La categoria migliore, non
c’è dubbio. Noi non pronunciamo
il Suo nome. Un onore, è un onore averti, mia cara.
Ovviamente abbiamo
acconsentito alla tua mano, verrà a trovarti questo
pomeriggio. Essendo oggi Mercoledì,
il giorno delle visite. Sono così fiera di te e della tua
bellezza. Dopo l’incontro
vorrò sapere TUTTO. Le tue sorelle, in particolare Bella, ti
diranno come ti
dovrai comportare. Ti allego una Sua foto.
La
lettera, infine, prese fuoco con un sonoro “
POOP”. Vicino a Jessie rimase solo una foto. La ragazza era
completamente
paralizzata. I Grifondoro, Tassorosso e Corvonero completamente
spaventati e
sconvolti. I Serpeverde orgogliosi. Al Tavolo dei Professori
c’era una certa
agitazione. La Professoressa Mc Granitt si rovesciò addosso
il caffè. Il
Professor Silente si limitava a fissare Jessie con cauto interesse. La
povera
ragazza? Svenne. Non sapeva neanche di essere promessa a Sirius,
figuriamoci al
Signore Oscuro.
Si
risvegliò in infermeria, un ora dopo. Vicino
al tavolo si scagliavano tutte le sue sorelle, compresa Andromeda, una
delle
più grandi delusioni dei genitori.
<<
Come ti senti? >> iniziò
dolcemente quest’ultima.
<<
Male! Come mi dovrei sentire?! MI AVETE
TENUTO NASCOSTO QUESTO!? >>
<<
Guarda che è un onore… >>
<<
Un ONORE!?! Bellatrix io ho perfino
paura di quest’uomo! Inoltre è molto
più grande di me! >>
<<
Non dire cavolate, il Signore Oscuro ha
23 anni >>
<<
Ma… >>
<<
Niente ma! Rimettiti in piedi! Ci
vediamo tra un ora al dormitorio >> concluse Bellatrix
uscendo dall’
infermeria.
Jessie
si alzò sbuffando completamente sconvolta,
Narcissa la accompagnò verso il dormitorio. Andromeda
tornò ferita nel suo
dormitorio, Tassorosso.
<<
Capisci cosa intendo, Narcissa? Neanche
lo conosco… >>
<<
Purtroppo certe cose non possono essere
cambiate >>
<<
Dicono che sia crudele… >>
<<
Non devi avere paura, Jessie >>
Le
due sorelle rimasero a discutere al dormitorio
fino all’arrivo di Bellatrix. Jessie si sentiva leggermente
meglio. Aveva
deciso di non guardare la foto, si sarebbe sentita troppo male. Ormai
erano
quasi le cinque, l’ora delle visite. Jessie era pronta. Le
sorelle non
smettevano di farle raccomandazioni.
<<
Non parlare se non sei interpellata!
>>
<<
Dagli del lei! >>
<<
Non toccarlo! >>
A
momenti la testa di Jessie Black esplodeva. Di
colpo le venne in testa una domanda piuttosto ovvia, sapendo
l’età del promesso
sposo.
<<
Se…se…bè…Lui mi mette le
mani addosso?
>>
<<
Ovvio fattele mettere >> disse
ghignando Bellatrix.
<<
Bella! Tu sei pazza! Non farti mettere
addosso niente >> replicò Andromeda.
<<
Dipende comunque dove te le mette
>> intervenne Narcissa.
L’orologio
scoccò le cinque. Jessie incominciò ad
avviarsi nel corridoio.
<<
Sbrigati che il nostro Signore è sempre
puntuale! >>
<<
Si, si vado >>
Un
passo le costava enorme fatica. Aveva paura,
un gelo si impossessava della sua testa. Era l’Oscuro
Signore. Ormai da sei
anni tutti lo veneravano per quello che faceva. Uccidere
, sterminare. Dicevano che fosse spietato, più dei
suoi
Mangiamorte. La ragazza cercò di non pensarci. Finalmente
superò il corridoio,
Pix aveva di nuovo allagato tutto. A dieci metri di distanza si ergeva
l’uomo
che aveva chiesto la sua mano. Era appoggiato al muro di destra, con
una calma
innaturale, sembrava quasi un angelo. Aveva dei capelli corvini
leggermente
mossi e degli occhi…grigi. Era molto alto, molto molto alto.
A occhio e croce
circa un metro e ottanta. Jessie arrivava a malapena al suo buon metro
e
sessanta. Appena la vide girò lentamente la testa,
iniziò a guardarla
intensamente. La stava assimilando. Jessie era in imbarazzo, gli occhi
grigi le
stavano facendo girare la testa. Non si accorse neanche di inciampare
in una
maledetta pozzanghera e finirgli spiaccicata sul petto. Porca miseria,
non era
certo un buon modo per iniziare.
Allora,
come ve ne pare?! Aggiornerò il prima
possibile!
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