Titolo: Actio Legis
Fandom: Axis
Powers Hetalia
Personaggi:
Impero Romano, Inghilterra (qui chiamato Britannia)
Genere: fluff
Rating: verde
Avvertimenti:
oneshot, slice of life
Disclaimer:
di Hidekazu Himaruya
Note:
Ambientata non si sa bene
quando, ci sarebbero così tante note da dare di carattere
storico che finirei per renderle più lunghe della fanfic
stessa.
Vi basti sapere che il Diritto Romano non si estese in Gran Bretagna
nel medesimo modo in cui si è esteso nel resto del
continente.
Actio Legis
significa “azione di legge”; Aulo Agerio e Numerio Negidio
sono dei nomi fittizi usati nelle formule giuridiche romane;
corrispondono ai nostri “Tizio” e
“Caio”.
Riassunto: Il
foglio di papiro era fitto fitto di paroline scritte così in
piccolo che Britannia faticava non poco a capire dove iniziasse una e
dove finisse l'altra. Continuò a fissarlo, quel pezzo di
papiro
giallognolo e rovinato, saggiandone con la punta delle dita la
consistenza rugosa; sentiva su di sé l'aspettativa
dell'Impero,
e sperava che a furia di scrutare quelle paroline qualcosa, come per
magia, gli entrasse in testa.
Actio
Legis
Roma inclinò
la testa
all'indietro, poggiando le mani lungo i fianchi; raramente aveva visto
una quercia così alta. Spostò il peso del corpo
da un
piede all'altro, saltellando leggermente di lato nel vano tentativo di
intravedere qualcosa tra le fronde scure dell'albero.
Dopo una manciata di minuti di ricerca infruttuosa si grattò
la
testa, perplesso, rimanendo sempre con il naso all'insù. Era
sicuro che fosse lì da qualche parte...
Portò allora le mani a coppa intorno alla bocca, prendendo
un'ampia boccata d'aria.
“Britannia! Lo so che sei là sopra!”
urlò,
cercando al contempo di tenere un tono il più possibile
affabile.
Non arrivò nessuna risposta, ma il frusciare improvviso e
frenetico di qualche fronda più in là diede a
Roma la
certezza di star cercando nel posto giusto. Fece qualche passo di lato
lungo la circonferenza del tronco, guidato dal rumore di poc'anzi,
tenendo bene la testa rivolta verso l'alto. Questo gli bastò
per
vedere un lembo di mantello marrone scuro a lui familiare; e i mantelli
non crescevano sugli alberi.
Soddisfatto e ottenute tutte le prove che gli servivano, Roma
abbassò lo sguardo sull'ampio tronco che gli stava di
fronte,
strofinandosi le mani divertito.
“Bene. - fece un passo in avanti, fino a fare arrivare il
naso a
meno di un palmo dal naso. - Se non scendi tu, vorrà dire
che
salirò io.”
*
L'ennesima e breve fuga della piccola provincia finì con un
ruzzolone spettacolare dell'Impero giù dall'enorme quercia,
accompagnato dallo stesso Britannia.
Roma tornò al piccolo villaggio dove si era provvisoriamente
stanziato con, da un lato, sottobraccio un recalcitrante, imbronciato e
sbuffante Britannia; dall'altro, con la mano libera che massaggiava
poco disgnitosamente il proprio deretano, facendogli produrerre una
sfilza di "ohiohi" sommessi e teatralmente ridicoli.
Giunto nella piccola catapecchia dove risiedeva, sempre portando
Britannia come un sacco di patate, prese celere una borsa dalla stoffa
chiara e consumata, contenente una piccola miniera di papiri
accuratamente arrotolati.
Quando la provincia vide cosa aveva preso Roma, istintivamente
alzò lo sguardo rassegnato verso il viso dell'uomo,
stringendo
stretto stretto le labbra in una muta preghiera.
Roma soffocò una risata, nel vedere la disperazione del
piccolo,
lo liberò dalla presa mettendolo su due piedi e si
caricò
con un gesto fluido la borsa su una spalla, producendo un lieve
tintinnare metallico. Si piegò sulle ginocchia, raggiungendo
così l'altezza dello sguardo del bimbo, che comunque
continuava
a mostrare testardo quell'espressione da piccolo ribelle indisciplinato.
Roma allora allargò ancora di più il sorriso,
cercando di
essere il più convincente possibile. Poggiò
sgraziato la
mano sul capo del bimbo, strofinandogli i capelli in una vigorosa
carezza che voleva essere rassicurante.
Britannia strinse gli occhi, indurendo ancora di più il muso
e irrigidendosi tutto.
“Vedrai che questa volta andrà meglio.”
Provò a rassicurarlo Roma continuando a far scintillare il
suo
sorriso, mentre con la mano faceva distruzione della, seppur minima,
disciplina di capelli della Provincia.
Britannia gonfiò le guance, diventando tutto rosso, e lo
fulminò con lo sguardo più truce che aveva nel
repertorio.
*
Il foglio di papiro era fitto fitto di paroline scritte così
in
piccolo che Britannia faticava non poco a capire dove iniziasse una e
dove finisse l'altra. Continuò a fissarlo, quel pezzo di
papiro
giallognolo e rovinato, saggiandone con la punta delle dita la
consistenza rugosa; sentiva su di sé l'aspettativa
dell'Impero,
e sperava che a furia di scrutare quelle paroline qualcosa, come per
magia, gli entrasse in testa.
All'ennesimo inciampo nella lettura cominciarono a pizzicargli gli
occhi. Strinse le labbra, imbronciandosi se è possibile
ancora
di più.
Non poté fare a meno di esternare tutto il suo astio per la
materia con un breve, rancoroso, sbuffo.
“Qualcosa non va, Britannia?”
La Provincia alzò di scatto la testa verso l'Impero, gli
occhi confusi e un pochino annacquati.
C'era tutto che non andava, in quel maledetto foglio pieno di stupide
parole che non volevano farsi capire. Perché Roma non
riusciva
ad accettare che quelle cose erano... troppo difficili per uno piccolo
come lui? Abbassò di nuovo gli occhi, guardando il foglio
stretto tra le mani senza davvero metterlo a fuoco. Tirò su
con
il naso.
Percepì Roma alzarsi dalla roccia ove era seduto, e nemmeno
pochi istanti dopo già gli era accucciato di fronte, le
braccia
poggiate sulle gambe e le mani lasciate penzolare nel vuoto.
“Britannia? C'è qualcosa che non
capisci?”
Il bambino piegò ancora di più la testa verso il
basso,
cercando di nascondere sia la faccia sia il tremolio che la presenza di
Roma gli stava provocando. Serrò ancora di più le
labbra,
non volendo permettersi di far scappare anche il più piccolo
sospiro. Lui sapeva essere forte, dopotutto; glielo dicevano sempre
giù al villaggio.
Intanto l'Impero, perplesso, aveva preso a sua volta uno dei tanti
papiri giallognoli e lo stava facendo scorrere veloce avanti e indietro
tra le sue mani, leggendone con rapidità il contenuto.
“Eppure, - pensò ad alta voce – questa
parte Gallia e Italia l'hanno imparata quasi subito...”
Una grossa goccia cadde sul papiro che stringeva fra le mani Britannia,
seguita da altre compagne più minute.
Roma interruppe la sua cascata di pensieri, osservando con una certa
preoccupazione i segni bagnati lasciati sul foglio, e le parole sotto
ormai illeggibili; da quel poco che poteva vedere, il viso di Britannia
era tutto rosso. Roma si appuntò a mente che la prossima
volta
doveva star attento a pensare a bocca chiusa.
Cercando di limitare i danni, tirò il sorriso migliore che
in
quel momento gli poteva venire, che risultò qualcosa tra lo
sghembo e il rassicurante, e poggiò di nuovo la mano pesante
sulla testa del piccolo, in una rozza carezza.
Britannia alzò il faccino; tutto rosso, il naso che colava,
le
lacrime che cadevano copiose dagli occhi, nonostante gli sforzi di
trattenerle.
All'Impero si gelò il sangue nelle vene, tanto che avrebbe
desiderato, in quell'istante, trovarsi faccia a faccia con un
inferocito Germania, che con un piangente Britannia.
“...n-niente.” Sussurrò il bambino,
mentre la
determinazione per trattenere i singhiozzi si faceva sempre
più
labile.
Per una volta, le parole morirono in gola a Roma; cominciò a
sudare freddo, l'Impero, sentendo ormai incedere l'inevitabile.
“Non ci capisco... niente!”
E Britannia scoppiò in un pianto disperato e senza freni.
*
Roma tornò alla catapecchia sull'iniziare della sera. In
braccio
Britannia, saldamente ancorato al collo e con il faccino nascosto
contro la spalla, per nulla intenzionato a lasciare il rifugio che
l'Impero gli offriva.
Ci era voluto un pomeriggio intero per farlo calmare, per fargli capire
che no, non era arrabbiato con lui, che no, non era più
stupido
degli altri bambini, che no, non l'avrebbe lasciato solo
perché
non riusciva ad imparare il Diritto Romano.
Il corpicino di Britannia fu scosso da un altro singhiozzo mal
trattenuto e Roma lo strinse un po' di più contro il proprio
petto. Poggiò la mano libera sulla schiena del piccolo,
cominciando a farla scorrere su e giù piano piano, con gesti
lenti e delicati.
Britannia sospirò contro la sua spalla.
Proprio non c'era verso di fargli piacere Aulo Agerio e Numerio Negidio.
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