Salve a tutti,
lettori e lettrici.
Lo so, vi ho rotto le scatole ho almeno due storie da portare avanti e
me ne esco, di domenica sera, alle 22,17 a pubblicare un altro capitolo.
Ma, vi prego, cercate di capirmi.
Per quanto
riguarda la storia, ho da dirvi solo che non ho letto nessun libro di
Harry Potter e ho visto solo qualche spezzone di film, ma non saprei
mettere insieme la storia.
Comunque, vi lascio a questa pazzia e vi ringrazio anticipatamente.
Un bacio, la vostra Exentia_dream
Since I Kissed You
La videro
entrare come una furia nella Sala Comune di Grifondoro. I capelli ricci
e indomabili
si muoveva al passo con lei, con il suo stesso passo. Era arrabbiata.
No, di più era infuriata.
Camminava a passo di marcia, come farebbe un soldato umiliato dal
proprio generale e fissava un punto di fronte a sé.
Il Ragazzo Sopravvissuto si sentì attraversare da una paura
simile a quella che aveva provato di fronte a Tu-Sai-Chi, la prima
volta che l’aveva incontrato.
Quando finalmente la riccia arrivò a destinazione fece
cadere su tavolo, con un tonfo sordo, il grande libro che teneva tra le
mani. Poi, fissò il suo migliore amico con gli occhi ridotti
a due fessure, dalle quali però, se solo la riccia avesse
potuto farlo, sarebbero usciti dei fulmini che avrebbero polverizzato
il malcapitato che le era di fronte.
Si avvicinò lentamente al viso del giovane, fino a che non
riuscì a vederne addirittura la trama della pelle.
–Spiegami cosa ti è saltato in mente.
-Di cosa stai parlando?
-Lo sai bene, Harry.
-No, che non lo so.
-Voci di corridoio hanno parlato di una scommessa, il cui premio sarei
io.
-Oh.- Harry si sistemò gli occhiali sul naso e
tentò, toccando qualsiasi oggetto ci fosse
sull’enorme tavolo della biblioteca, di prendere tempo e di
non darle la risposta che l’amica le aveva chiesto.
-Harry Potter, hai la fama di essere il Bambino, prima, e il Ragazzo
Sopravvissuto poi. Però, ti avverto, stai ad un passo dal
diventare il Ragazzo NON Sopravvissuto.- disse, puntando la bacchetta
in mezzo agli occhi del ragazzo.
-Oh, calma, eh. E’ successo
all’improvviso…
-Se fosse stato premeditato da te,
sarebbe ancora peggio, Harry. Ma ti privo di tanta intelligenza, visto
quella che mi dimostri adesso.- Sapeva che non era partito tutto dal
suo migliore amico, sapeva che dietro ad una cosa tanto vile avrebbe
potuto esserci solo la mente contorta e sadica di Draco Malfoy. Il Re
delle Serpi, il Re degli inganni, il Re dei tranelli. Proprio come
quello in cui era caduto Harry che, insieme a sé aveva
trascinato anche lei.
-Comunque, stai tranquilla, Herm: vincerò io. Quindi, non
corri affatto il rischio di…
-Dì?
-Di passare una serata con Malfoy.
-Oh Merlino, Harry. Tu sei impazzito.
-Mi… dispiace, ma questo è il premio.
-E se vincessi tu? Quale sarebbe il tuo, di premio?
-Questo non lo so.- rispose lui, grattandosi i capelli.
-Confermo quello che ho detto sulla tua intelligenza, Harry. Potrai
anche essere il Salvatore del Mondo Magico, ma sei una frana.- Poi, si
sedette al suo fianco, come se niente fosse successo. Apparentemente.
Agli occhi degli altri. Ma lui la conosceva bene e sapeva che non
sarebbe stato più come prima tra di loro.
Harry la guardò e arrossì di rabbia per le parole
che le aveva mosso contro la sua migliore amica. Ciò che,
però, gli faceva più rabbia era il fatto che
davvero fosse una frana: aveva tirato Hermione come premio in una
stupida scommessa, fatta con uno stupido Serpeverde, che tanto stupido
non si era rivelato. In più, più di tutto, non
aveva affatto chiesto quale fosse stato il suo premio.
Come si poteva essere
tanto stupidi?
Il ragazzo si voltò alla sua destra e vide la sua migliore
amica che scuoteva il capo, segno che si era posta la sua stessa
domanda.
In quell’istante, Ron entrò nella Sala Comune e si
avvicinò con passo svelto al fianco del suo compare,
facendogli segno di avvicinarsi ancora di più a lui.
Harry si spostò. –Che succede Ron?
-Shh, abbassa la voce.- disse il rosso, soffocando quasi per quanto la
gola gli bruciasse a parlare in quel modo. –Credi che
così ci senta?- indicò infine la ragazza.
Harry si voltò ancora una volta a guardarla. –No,
non dovrebbe almeno.
Risposta sbagliata. Hermione Granger aveva sentito tutto.
L’avrebbe sentito comunque, anche se quei due avessero
sospirato nelle loro orecchie.
Avrebbe capito anche se quei due si fossero parlati in serpentese.
-Dimmi della scommessa.- disse, infine Ron.
-Non lo so. E’ iniziato con il solito battibecco
Sfregiato-Malferret, poi, quell’idiota, mi ha detto
“Senti, Potter. Invece di farmi perdere tempo a sfotterti, ti
sfido a duello. Sul campo di Quidditch.”- disse Harry
scimmiottando il Serpeverde.
-E poi?
-Poi ha detto che se avesse vinto lui, il premio sarebbe stato una
serata con Hermione.
-Hermione?
-Sì.
-Ma lui è Malfoy e lei è…
-E’ sembrato strano anche a me, Ron, ma che ci vuoi fare. In
fondo, è una sfida.
-E il tuo premio?
-Non l’ho pattuito, ma non mi preoccupo: vincerò
io.
-Se lo dici tu.- concluse il rosso, facendo spallucce.
Nel frattempo, Hermione si era avvicinata a loro, tanto da toccarli.
Quasi.
Per non far accorgere ai suoi amici che aveva ascoltato tutto, si
alzò di scatto e uscì dalla Sala Comune.
Gli occhi di tutti i presenti erano puntati su di lei, per la sfuriata
che prima aveva riservato al suo migliore amico. In tanti anni, in cui
lei e i suoi amici avevano fatto parte di Hogwarts, non si era mai
visto nulla di simile: Hermione Granger non era mai stata
così fuori di sé. Non con Harry, almeno.
Quando finalmente fu fuori, nel corridoio, si permise di fare un
respiro profondo e prepararsi ad essere il fulcro di ogni pettegolezzo,
fino a che non ne sarebbe arrivato un altro.
Maledetto Furetto borioso e
viziato, pensò.
Sì, perché era a causa della sua
presunzione verde se si sentiva superiore agli altri tanto da poter
pretendere, invece che chiedere.
Era a causa della sua perdizione argentea che ogni suo gesto aveva un
secondo fine, che beneficiava solo a suo favore.
Hermione si ridestò dai suoi pensieri e si
incamminò nell’aula di Pozioni.
A quell’ora della giornata, tutta la scuola, di certo, sapeva
della stupida scommessa tra i Harry Potter e Draco Malfoy e, in
quell’aula, sicuramente, tutti avrebbero parlato di lei e
della vicinanza forzata che la vedeva collaborare insieme al
Serpeverde, durante le lezioni di Piton.
Qualcuno, addirittura, avrebbe ipotizzato ad una reazione positiva da
parte sua, visto che, già in precedenza, erano girate voci
su un’ipotetica cotta delle Grifona verso il Serpeverde. Una
voce infondata, in ogni particolare che era stato costruito su di essa.
Per non parlare, poi, delle scommesse che sarebbe nate dal momento in
cui la sfida fosse stata vinta.
Nei corridoi, il vociare sul suo conto, sembrava rimbalzare prima sulle
pareti e finire nelle sue orecchie, poi.
Tutto quel mormorio la distraeva dal suo camminare dritta e a testa
alta. Tutto quel vociare, inutile e sciocco, le infastidiva il suo
orgoglio Grifondoro.
Soprattutto, quel vociare parlava di lei e Malfoy, come se fossero una
cosa sola.
Impossibile.
Era impossibile che si sarebbero anche solo sfiorati.
Era impossibile che si fossero rivolti uno sguardo se non per
disprezzarsi.
Era impossibile che Malfoy avesse vinto la scommessa, perché
Harry era il miglior cercatore del Mondo Magico. Il più
giovane cercatore che la squadra di Grifondoro avesse mai avuto da
quando la scuola era stata fondata.
Perché Harry avrebbe vinto.
Poi, come se un lampo le fosse piombato avanti, scansandola per un
pelo, si fermò e fece un giro veloce su sé stessa.
Afferrò per il colletto il primo che le passava accanto e lo
attirò vicino al suo viso, tanto da poter sentire sulla
bocca il respiro dell’altro. –Harry
vincerà, vero?
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