L’Avana, Cuba, 1977
Agosto
Katie bussò alla porta della stanza
di Isabella.
“Ciao, mamma” la salutò la ragazza,
tenendo gli occhi bassi. “Mi dispiace per ieri sera. Non volevo farti
preoccupare, ero solo arrabbiata, e non…”
“Non parliamone più, tesoro. Stai bene,
è questo l’importante.”
Isabella annuì.
“Vuoi… ti va di fare due passi, tu e
io da sole? C’è… c’è qualcosa di cui vorrei parlarti.”
“Va bene. Dammi cinque minuti per
cambiarmi.”
“Sai, quando… quando il nonno ci
disse che ci saremmo dovuti trasferire, fui l’unica a non fare salti di gioia”
iniziò a raccontare Katie, mentre percorrevano l’intera lunghezza della
spiaggia, con lo sguardo rivolto verso il mare. “Lucy era entusiasta, e anche
la nonna era contenta. Io invece non credevo sarei riuscita ad adattarmi. I primi
tempi qui furono difficili: mi sembrava tutto troppo caotico, troppo chiassoso,
troppo colorato.”
“Zia Lucy mi ha sempre detto che eri
un tipo riservato.”
“Sì” confermò Katie, con un sorriso.
“Preferivo un buon libro alla compagnia della gente. Lucy era completamente
diversa da me. In hotel vivevano altre famiglie di americani, che erano arrivate
a Cuba per motivi di lavoro, esattamente come noi. Lucy iniziò subito a fare
amicizia con gli altri ragazzi, ma io no. Erano soltanto un branco di snob, e
io non mi sentivo a mio agio, con loro. Anche tua nonna iniziò a fare amicizia
con le altre donne dell’hotel, e se ne uscirono con il folle piano di farmi
sposare James.”
“James?”
“James era il figlio del capo di
papà. Sarebbe stato un ottimo matrimonio, secondo le loro menti perverse.”
“Non ti piaceva?”
Katie scosse la testa. “Non aveva un
minimo di cervello. Era presuntuoso, e ancora non riesco a capire come la nonna
si sia potuta illudere di farmi mettere con lui.”
“Glielo dicesti?”
“Magari... purtroppo non potevo
andare da mia madre e dirle che James non mi piaceva e che non avevo intenzione
di sposarlo. Così, decisi di uscire con lui almeno una volta. Andammo al
country club che frequentavano le nostre famiglie. Fu un completo disastro. Mi sentii
in imbarazzo per l’intera serata, soprattutto perché mi resi conto di non
essermi vestita nel modo giusto per l’ambiente.”
“Che cosa avevi indossato?”
“Hai presente il vestito rosso che
indossavo ieri sera?”
Isabella sgranò gli occhi. “Stai
scherzando, vero? Tu hai messo quel
vestito al country club?”
Katie annuì, ridendo. “Sì, e non è
stata una bella esperienza. Comunque, dopo essere andati via dal country club,
chiesi a James di portarmi in un locale di cui avevo sentito parlare.”
“Immagino che fosse la Rosa Negra.”
“Esatto. Alla Rosa Negra incontrai
Javier Suarez.” Katie fece una pausa, e in un istante le tornò in mente ogni
dettaglio di quella sera. “Comunque, dopo poco decisi di farmi riaccompagnare
in hotel. E fu allora che scoprii che James non era il bravo ragazzo che tutti
vedevano.”
“Che cosa stai cercando di dirmi?”
“Beh, lui… ci provò, credendo che ci
sarei stata soltanto perché mio padre lavorava per suo padre. Per fortuna si
fermò quando lo respinsi. Comunque decisi di non tornare con lui. Rientrai alla
Rosa Negra, e rincontrai Javier. Mi riaccompagnò lui, e durante il tragitto
iniziammo a parlare. Mi scusai per averlo fatto licenziare, e poi gli proposi
di partecipare ad una gara di ballo che metteva in palio un premio molto ricco.”
“Accettò?”
“Accettò, e da allora iniziammo ad
allenarci di nascosto.”
“Come facesti a nasconderti dalla
nonna?”
“Le raccontai che uscivo con James.”
“E come facesti a convincere James?”
“Lo minacciai di raccontare quello
che aveva cercato di farmi in macchina. Minacciare la sua reputazione di
ragazzo per bene fu sufficiente a fargli dire di sì.”
“Dove vi allenavate? Alla Rosa
Negra?”
“Alla Rosa Negra, nell’officina di
suo fratello, sulla spiaggia, per la strada… ovunque ci capitasse. Volevamo
vincere quella gara ad ogni costo.”
“Ma non ci siete riusciti, me lo ha
raccontato zia Lucy. Durante la finale scoppiò la rivoluzione.”
“Già. Ma fino a quel momento eravamo
stati grandiosi. Credo proprio che avremmo potuto vincere.”
“Mamma, perché mi stai raccontando
tutto questo?” le domandò Isabella, dopo qualche istante di silenzio.
“Beh, quella notte tornammo in hotel
piuttosto scossi. Litigai con la nonna. Scappai, e mi rifugiai a casa di
Javier. Un po’ come hai fatto tu ieri notte” aggiunse, con un lieve sorriso.
“E poi?”
“Lui mi fece ragionare, mi fece
capire che dovevo tornare dai miei genitori. Mi riaccompagnò in hotel, e…”
“E?”
Katie si sentì arrossire, anche a
diciannove anni di distanza. “Beh, noi… noi facemmo l’amore.”
“Oh.”
“Già. Oh.” Katie fece una pausa, poi
smise di camminare. “Isabella” si voltò, per guardarla negli occhi, “io ho
voluto bene a Thomas, ma… non è lui tuo padre.”
Isabella distolse lo sguardo dalla
madre e lo fissò sull’oceano. Aprì e chiuse la bocca un paio di volte, senza riuscire
a dire nulla. Una parte di lei voleva gridare, una parte di lei voleva
confessare che qualche sospetto, anche se remoto e infondato, c’era sempre
stato, e una parte di lei voleva solo lasciarsi cadere sulla sabbia senza una
parola. Fu l’ultima parte a vincere.
Katie si sedette accanto alla
figlia. “Tornammo in New Jersey a metà gennaio. Scoprii di essere incinta il
mese successivo. I Ferguson abitavano dall’altra parte della strada, e sapevo
che Thomas aveva sempre avuto un debole per me. Era l’unico ragazzo con la
testa sulle spalle che conoscessi, non sapevo a chi altri rivolgermi. Parlare con
i miei genitori non sarebbe servito. Papà forse avrebbe capito, ma la nonna mi
avrebbe ucciso. Thomas accettò. Mi disse che non gli importava che io fossi
incinta, né che io non lo amassi. Disse che mi avrebbe sposata, se solo gli
avessi assicurato di non essere più innamorata di Javier.”
“Ma tu lo amavi ancora, vero?”
Katie annuì. “Sì, pensavo ancora a
lui, anche se cercavo di convincermi che l’avrei dimenticato, con il tempo. Zia
Lucy cercò di convincermi a confessare tutto ai nostri genitori: non voleva che
dividessi la mia vita con qualcuno che non amavo. Non… non fraintendermi,
Thomas è stato un marito fantastico, e gli ho voluto molto bene, ma non… non
sono mai riuscita ad amarlo davvero.”
“Zia Lucy lo sapeva?”
“Lo ha sempre saputo. Sono stata io
a chiederle di mantenere il segreto. Dio solo sa quante volte è stata sul punto
di confessare tutto... a te, ai nonni, a Javier…”
“Javier lo sa?”
Katie annuì ancora. “Sono stata da
lui, stamattina, e gliel’ho detto. È questo il motivo per cui non volevo che
frequentassi Ricardo Suarez… credevo che fosse tuo cugino.”
“Ma non lo è.”
“No, non lo è. Quindi puoi uscire
con lui, se è quello che vuoi.”
“E’ quello che voglio.”
“Allora va bene così. Non voglio
fare gli stessi sbagli dei miei genitori, e non voglio che tu faccia gli stessi
sbagli che ho fatto io. Non voglio che ti ritrovi sola, a trentasei anni,
pensando a come sarebbero andate le cose se avessi agito in modo diverso.”
“Come credi che dovrei comportarmi,
quando vedrò Javier?”
“Non lo so, tesoro. Sii naturale. Andrà
tutto bene.”
“Stasera verrai alla Rosa Negra con
me?”
“Io… io non so se…”
Isabella le strinse la mano. “Mamma,
per favore.”
“Va bene, tesoro. Verrò con te alla
Rosa Negra.”