1.BONNIE
Bonnie Bennett stava
nella sua camera, illuminata solo dalla luce fioca di una lampada per
bambini posta
sopra il comodino. La stanza era ancora quella che Bonnie aveva quando
aveva
dieci anni, per questo non esisteva un computer, una televisione o la
Wii. Ecco
quindi una delle due ragioni per cui Bonnie stava leggendo e studiando
il suo
libro di incantesimi alla luce debole e tremolante della lampadina
ormai
consumata. Il chiarore che riusciva ancora a emanare era appena
sufficiente per
leggere il libro aperto sulle ginocchia di Bonnie, che tentava di
decifrare e
memorizzare i complicati incantesimi. Potevano tornarle utili, un
giorno o
l’altro, e così studiava, come se fosse la
matematica o la storia.
Ma Bonnie era una
strega e doveva
sapere quelle formule magiche, e
per questo studiava come non studiava mai nient’altro. La
matematica a Bonnie
sarebbe servita fino a un certo punto, sicuramente mai quanto la magia,
di
questo ne era certa. Non voleva ammetterlo, ma era fiera dei suoi
poteri magici
e le sarebbe piaciuto, un giorno, poterli usare con destrezza e
sicurezza,
padroneggiandoli come una volta aveva fatto sua nonna.
Nonostante tutto,
però, le
palpebre di Bonnie si abbassavano sempre di più supplicando
pietà, ma lei non
voleva dormire: doveva imparare qualcosa. Tutti i casini con Damon,
Stefan e
Elena… Tutto quello che era successo negli ultimi giorni le
aveva impedito di
esercitarsi, e questa era la prima sera in cui la vita le dava qualche
ora di tregua.
Era consapevole che forse quei momenti le erano stati dati per dormire,
ma non
ci faceva caso, faceva finta di non aver sonno e ignorava i continui
lamenti
del suo cervello.
Bonnie
riuscì a distrarsi
un’altra volta, pensando alla sua amica. Alla sua migliore
amica, che ora si
trovava nei casini, ma non ne era consapevole.
Elena si era
lasciata con
Stefan… quel cretino l’aveva tradita con Caroline,
che ora non aiutava a far
sentire meglio Elena. Quando Bonnie l’aveva costretta a
scusarsi con Elena per
quello che aveva fatto aveva solamente peggiorato la
situazione:“Ma è ovvio che
preferisca me, cioè ma ti sei vista? E hai visto
me?” diceva con tono da
gallina, e poi si indicava con un gesto ampio delle braccia.
Elena a quel punto
era
scoppiata a piangere e Bonnie aveva mandato a quel paese Caroline, che
indignata e soddisfatta allo stesso tempo, era uscita sculettando dalla
porta.
Bonnie chiuse gli
occhi.
Pensava a tutto quello che era successo. E il fatto peggiore di tutta
quella
storia: Elena ora frequentava Damon “come amico”.
Era lui la ragione per la
quale ora la streghetta si trovava a casa sua. “Tranquilla
Bonnie, ci sarà
Damon con me” le aveva detto Elena, “vai a
riposarti”. Bonnie aveva annuito
lentamente, lanciandole occhiate di fuoco fulminanti e piene di
avvertimenti
silenziosi. Come faceva Bonnie a dormire se sapeva che Damon stava con
Elena?
Lui era cattivo, spietato, pericoloso…
Bonnie però doveva ammettere che Elena, da quando vedeva
Damon “come amico” era
migliorata: non piangeva così spesso, non era sempre
triste…
Ma la domanda che la
tormentava era: perché? Perché? Perché
doveva capitare a lei tutto questo?
Perché alla sua migliore amica? Perché a Elena?
Bonnie capì che la causa della
sua stanchezza e della sua mancanza di concentrazione era Elena. Era
troppo
preoccupata per lei e per la sua salute. Per i suoi sentimenti. Temeva
che Damon
l’avrebbe fatta soffrire in un futuro e Elena Gilbert non si
meritava questo.
Era buona, dolce, altruista. Damon era l’opposto.
Gli
opposti si
attraggono…
Perché
Elena
s’innamorava solo
delle persone più sbagliate? Perché? Voleva un
vampiro? Perché? Perché non
andava bene un umano comune, un comune mortale? Perché non
Matt? Perché non un
qualsiasi cretino che potevi incontrare per strada? Perché
un vampiro?
E se voleva un
vampiro,
perché voleva i due più stupidi e meno affidabili
presenti su questa maledetta
terra? Bonnie non lo sapeva. A volte non capiva la sua amica.
Perché
Damon e Stefan
Salvatore?
Perché
non Edward
Cullen?
Perché…
un momento.
Le palpebre di
Bonnie si
sollevarono improvvisamente, gli occhi diventarono grandi come delle
palle da
calcio, illuminati dalla brillantezza della sua idea. Era complicato,
lo
sapeva, e forse in quel momento, con quella stanchezza che non le dava
un
momento di tregua e che non le permetteva di camminare senza
traballare, lo era
ancora di più. Ma il pensiero di Damon e Elena insieme sul
letto, a parlare… in
ogni momento Damon avrebbe potuto approfittare di lei. Ed Elena forse
non era
in grado di capire quello che poteva succedere con Damon in camera. Il
pensiero
di Elena sotto Damon, al buio e vicinissimi le fece sparire tutta la
stanchezza
e senza alcun indugio accese la luce principale, e non le importava il
male che
le facevano gli occhi per il cambiamento. Quasi le lacrimavano, ma a
lei non
interessava. Lei avrebbe salvato la sua migliore amica dai vampiri
Salvatore.
Non avrebbe permesso che la facessero ancora soffrire.
Iniziò a
sfogliare il libro
degli incantesimi con più lena, accecata
dall’entusiasmo, ma facendo sempre
molta attenzione nel girare quelle pagine ingiallite dal tempo,
delicate e
sottili, per paura che si rompessero.
Esaminò
ogni singolo
incantesimo nel capitolo dedicato all’evocazione di persone e
agli scambi. Bonnie
non sentiva più la stanchezza come prima, e dopo
un’ora di ricerche e di
traduzione, eccolo lì, l’incantesimo che faceva al
caso suo. Saltellando tutta
contenta guardò l’orologio; segnava le 03.16 AM.
Si lasciò sfuggire uno
sbadiglio, ma a Bonnie non interessava proprio nulla, era determinata a
salvare
l’amica.
Si mise a studiare
nei
minimi dettagli l’incantesimo: non voleva che qualcosa
andasse storto. Dopo
aver memorizzato bene e senza nessun dubbio le parole, prese il libro e
lo posò
delicatamente sul pavimento. Accese le candele, spense la luce e si
sedette sul
tappeto, iniziando a pronunciare parole latine e incomprensibili.
Nemmeno
Bonnie stessa le comprendeva bene, riusciva ad afferrare il concetto
generale e
da quello che poteva capire l’incantesimo sembrava giusto.
La strega
iniziò a muovere
le braccia, le fiamme delle candele si allungavano sempre di
più verso l’alto,
come se ci fosse una forza che le trascinasse verso il soffitto. A un
estraneo
poteva sembrare una situazione in qualche modo pericolosa, ma non lo
era.
Bonnie era una strega esperta, sapeva quel che faceva e aveva il totale
controllo della situazione.
Improvvisamente le
due
candele si spensero, una dopo l’altra. La camera
ritornò buia.
Fuori,
Elena
si ritrovò da
sola. Per poco, la porta si aprì.
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