Ninna nanna per un lupo affamato
Scritta
per il contest di Fabi (Maghi e Famigli, Animagi e Licantropi - Seconda
Edizione), mi sono vergognata troppo a parteciparvi con questa idiozia,
il che la dice lunga sulla qualità della mia ff ^^
La pubblico lo stesso (ringraziando
Fabi che mi ha dato il permesso), si sa mai che almeno qualche sorriso
lo strappi... comunque potete tranquillamente insultarmi, è
proprio una scemata XD!
Il lupo lanciò un ululato di trionfo con il muso rivolto alla
faccia luminosa alta nel cielo: finalmente era tornato in possesso del
proprio corpo.
La luce bianca lo aveva squarciato e rivoltato come un guanto e ora una
fitta pelliccia copriva la vergogna di quel corpo glabro da verme, che
lo possedeva per gran parte del tempo e tanto lo disgustava.
Annusò l’aria, gli occhi pallidi che scavavano nelle ombre
della grossa scatola in cui era stato rinchiuso, l’odore di
polvere era pesante, impregnato di umidità.
Capì alla svelta che il verme senza pelliccia lo aveva
nuovamente ingannato: non c’era vita in quella prigione, solo lui.
La faccia in cielo prese a parlargli nella testa con una suadente cantilena:
Mangia, lupo, mangia. Mangiamangiamangia umani, carne…
Il lupo amava quella voce e aveva fame, una fame da inghiottire il mondo intero.
Annusò frenetico alla ricerca di carne, ma l’unica che
riuscì a individuare fu quella di quel furbo del verme, ben
nascosto sotto la sua pelliccia.
Mangia, lupo, mangia!
Iniziò a sbavare e obbligato dalla faccia nel cielo ad
assecondare quell’appetito che lo divorava dentro affondò
famelico i denti in una zampa, come se non fosse sua; non sentiva
dolore, solo la fame e la cantilena che gli riempiva la testa allungata
d’animale.
Il sapore di sangue lo ubriacò e con tutta quella carne di umano
addosso la necessità di sbranare divenne frenetica: lo
aspettavano tante ore con la faccia in cielo, aveva tutto il tempo
necessario a consumare il verme fino all’osso.
“Remus?”
Il lupo si bloccò, le orecchie ritte e il naso all’opera.
“Remus! A cuccia!”
Lui non conosceva il significato di quella parola, non era mai stato
addomesticato, ma poteva sentire l’odore inebriante di carne
umana anche attraverso le spesse pareti della scatola gigante.
Si scaraventò con violenza contro il rettangolo di legno dietro
il quale sapeva sostare l’umano, dimentico del pasto appena
abbandonato.
La porta vibrò forte quando si scontrò con essa, ma non cedette.
“No! Cuccia! A cuccia!”
Mangia, lupo, mangia!
Il lupo guaì, grattando la testa dolorante per la collisione e
le voci sul pavimento scheggiato, le zampe che raspavano come se stesse
cercando di tenersi a galla in un mare senz’acqua.
“So io cosa fare!” annunciò con sicurezza la voce
umana. “Se calmava me quando ero piccola, può mettere a
nanna chiunque:
Chiudi gli occhi dolce lupetto
posa il capo sul mio petto
canterò fino al mattino
qui poggiata sul cusc… sull’uscino
canterò una melodia
sin che il buio non va via
ti sarò accanto col sorriso
finché il sole vedrà il tuo viso.”
Il lupo non capiva una sola delle parole pronunciate dall’umano,
ma la voce della faccia nel cielo ben presto iniziò a
soccombere, sovrastata da quella senza senso della bistecca canterina.
“Chiudi gli occhi dolce lupetto
posa il capo sul mio petto…”
La melodia lo faceva sentire strano, tutto molle e sonnacchioso,
così pacifico da sdraiarsi a pancia all’aria, la voglia di
mordere scalzata dalla necessità di morbide leccate.
***
“Ah…” Remus sollevò e palpebre sentendosi
come se le stesse tirando su ognuna a forza di braccia. Non sapeva se
era notte o giorno, né dove si trovava.
“Oh, tesoro dolce, ciao!” venne salutato con voce amorevole.
“Mmm?” mugugnò lui, alzando un poco il capo dal cuscino.
“Lo vuoi un po’ di latte? Ti sciacqui la bocca, così.”
Remus fece debolmente segno di sì, qualcosa di caldo
l’avrebbe aiutato a tenere lo stomaco al suo posto: il dolore
delle ferite gli dava sempre una nausea da togliere il respiro.
Ma la stanchezza prese il sopravvento prima che Tonks riuscisse a farlo bere e scivolò nuovamente nell’incoscienza.
Ore dopo, quando tornò a svegliarsi, il dolore si era fatto meno assillante e sentiva la mente più sgombra.
La prima cosa che lo stupì fu il camino acceso che aveva di fronte.
“Dora?” chiamò, agitandosi nel letto.
La sua testolina rosa sbucò dal basso: era seduta per terra, le gambe allungate sul pavimento.
“Sì, cucciolo?” sbadigliò stiracchiandosi.
“Non chiamarmi cucciolo,” s’irrigidì lui.
“Sì, lupetto da favola?” gli fece il verso lei, imitando alla perfezione il suo tono imbronciato.
“Meglio,” annuì lui, piuttosto soddisfatto. “Da quando in qua abbiamo il camino in camera?”
“Devi cambiare prospettiva, Remie,” gli consigliò, controllandogli la temperatura con un bacio sulla fronte.
“Cambiare prospettiva?”
“Ti senti meglio, vero? Sei fresco…”
“Dora?”
Le fece spazio sul materasso e Tonks si accomodò accanto a lui,
tirando le ginocchia sotto al mento. Non stava mai seduta composta, e
quella era solo una delle mille cose che adorava di lei.
“Non è il camino a essere cresciuto in camera nostra,
è camera nostra che si è trasferita in salotto,”
gli spiegò, controllando premurosamente la fasciatura che gli
avvolgeva il braccio destro. “Male?”
Remus provò a mettersi a sedere: le ferite superficiali gli
tiravano la pelle e il braccio pulsava un po’, ma tutto sommato
si sentiva molto meglio rispetto ai soliti post pleniluni.
I capogiri lo colsero, mentre cercava di orientarsi dentro la propria
casa. Il divano e il tavolino del salotto giacevano rovesciati uno
sull’altro nel locale che riconobbe essere la loro camera, mentre
il letto troneggiava nel centro del salottino, occupandolo quasi
integralmente.
“Hai riarredato, vedo.”
Lei avvicinò il viso al suo, facendogli una carezza.
“Avevi tanto freddo, Remus, il calore del camino ti calma i
brividi. E poi ormai questa è un’usanza della nostra
famiglia, io rivoluziono l’arredamento a ogni plenilunio, ma di
solito te ne stai in coma per molto più tempo e rimetto tutto a
posto prima che tu te ne possa rendere conto.”
“Non devi scomodarti per me, non ne vale la pena e ti do’ già tanto da fare e…”
Tonks gli schiacciò la mano sulla bocca. “E questo è il motivo per cui non te ne ho mai parlato!”
Remus sfogò in un lungo sospiro i sensi di colpa per il disturbo
che procurava alla sua piccola, e così facendo si accorse di
avere qualcosa in gola. Si liberò gentilmente dalla mano di
Tonks, cavandosi qualche pelo dalla bocca, stava ancora abbastanza male
da fregarsene delle buone maniere.
“Dora… ma cosa ho mangiato?” chiese preoccupato e con un crescente senso di repulsione.
Di solito, malgrado i morsi che si infliggeva, non gli restavano mai peli in bocca.
“Vorrai dire leccato,” lo corresse lei come se nulla fosse.
“Non sei autolesionista fino a quel punto. Ti senti, no, hai
ancora la tua voce roca e profonda così sexy!”
Remus si accigliò, per nulla tranquillizzato dalla sommaria
spiegazione. “Ho leccato… qualcosa? In forma di lupo? E tu
mi hai visto?”
“Dal buco della serratura, sia chiaro.” Il suo sguardo si
fece ispirato. “Oh, eri così tenero mentre ti leccavi la
saccoccetta e le pall…”
A Remus sfuggì un singulto. “Io ho…”
“Puoi giurarci!” batté le mani Tonks.
Si prese la lingua nel pugno con tutta l’intenzione di
strapparsela via, ma senza scartare del tutto l’idea di darle
prima fuoco.
“Dài, mollala! Guarda che per gli animali è del
tutto regolare fare le pulizie domestiche anche a sud
dell’equatore,” Tonks si grattò la testa, senza dare
peso alla sua espressione stomacata. “Beh, quelli che
anatomicamente hanno la possibilità di poter fare certe
contorsioni. Io, da piccola, avevo un Jack Russel raccattato in un
canile Babbano che alla mamma avevo spacciato per un Crup e stava le
ore a leccarsi le pallin…”
Remus non rimase ad ascoltare la parlantina inarrestabile della sua dolce signora dallo stomaco di ferro.
“Credo che vomiterò…” decise svelto, cadendo
giù dal letto e arrancando tutto storto e zoppicante fino
all’uscita, che però si chiuse ermeticamente prima che
riuscisse a varcarla.
Tonks gli corse incontro con la bacchetta alla mano e evocò un gabinetto proprio davanti al suo naso.
“Chiudi gli occhi dolce lupetto
posa il capo sul mio petto
canterò fino al mattino…”
Remus circondò la tazza con un braccio, fermandosi però
ad ascoltare la ninna nanna. “Oh,” comprese, riuscendo a
mettere da parte per un attimo lo schifo per quello che aveva fatto
alla bestia che occupava abusivamente il suo corpo. “È
così che hai calmato il mostro abbastanza da spingerlo a fare
quella cosa che mi tormenterà per il resto della mia vita, immagino.”
“CHIUDI GLI OCCHI
DOLCE LUPETT…” alzò la voce lei, fissandolo con insistenza.
“Ora cosa vorresti farmi fare?” rifletté Remus, osservandola in tralice.
Tonks indicò il gabinetto senza smettere di cantare.
“Capisco. Ma non è necessario, mi è stato insegnato
ad usarlo parecchi anni fa, non ho bisogno che mi educhi in questo
senso. Non in forma umana, se non altro.”
“Non ti ho detto un’altra cosa da sbellicarsi che faceva il
mio cane,” rise lei. “Su, devi ancora sciacquarti la bocca,
ricordi?”
Remus, seppur ancora nauseato, ricambiò il sorriso e lo fece di
gusto. Sapeva benissimo che stava scherzando e il suo scopo era solo
quello di non farlo uscire al freddo, così come la canzoncina
era servita a evitargli ferite più serie. Tutto quello che la
sua piccola faceva aveva come scopo l’aiutarlo…
divertendosi un po’, particolare che alleggeriva infinitamente
Remus dai sensi di colpa. Non avrebbe retto lo scorgere sacrificio e
pena sul suo volto, invece del riso.
“Ok,” disse solenne, decidendo di stare al gioco.
“All’aperitivo seguirà un profondissimo bacio alla
mia spiritosa mogliettina.”
“Comincio a correre?”
“Vai!”
Lo so, lo so, fosse stato così facile calmare il lupo
mannaro in cui si trasformava Remus... però lasciatemi pensare
che almeno per un volta poteva fuzionare, sapete... l'effetto sorpresa
^^
E poi filastrocche e canzoni
tranquillizzano davvero gli animali, soprattutto quelli sdomi. Quando
mi trovo davanti un puledro da ammansire canticchio sempre, e funziona,
funziona davvero!!!
La ninna nanna non è opera mia, è una ninna nanna popolare ;-)
(ho solo sostituito "orsetto" con "lupetto" e "cuscino" con "uscino")
ciao
Fri
|