~ Diary of an Abyss
Roma, 15 Dicembre 2010
Alle undici di mattina
esco di casa.
“Scommetto che
già a quest’ora c’è
già un sacco di gente!”
penso.
Nella mia borsa un
bellissimo album dove il mio cuore spera
impazzito che potrà contenere il suo autografo, la mia
inseparabile macchinetta
fotografica avida di immagini piene di ricordi, una penna che spero
verrà
toccata dalle sue mani, cellulare in piena carica e cipria
d’emergenza.
All’ultimo
secondo afferro due euro per un panino del
pranzo. Con la mia agitazione, chi pensava a mangiare?
Saluto di fretta e volo a
prendere il 211. Dovevo prima
passare a scuola a prendere una mia amica, anche lei fan sfegatata di
Johnny
Depp, l’unica con cui sarei potuta andare a vederlo.
Arrivo dopo
mezz’ora, nervosissima. Se avessi potuto, sarei
stata a Piazza della Repubblica dalle sei del mattino!
Corro all’aula
ventiquattro, guardando come chi era rimasto
all’occupazione aveva distrutto la scuola. Saluto Yaeli in
fretta, con un
sorriso smagliante.
-Salve a tutti! Ciao
Cipo!-
-Anna!-
Mi abbraccia, è
da un bel po’ che non ci vediamo, proprio a
causa dell’occupazione. Saluto anche Eleonora con due baci
sulle guance.
-Dai Cipo, muoviti
che là già sarà un casino!-
-Ma mi’ madre non me
fa veni’più…-
Rabbrividisco, ma la mia
faccia non cambia espressione.
Probabilmente mi rifiutavo di crederci.
-Cipo, che me stai a
di’? Come sarebbe? E mo io co chi ci vado..?-
-E vai senza de me,
no? Mi’ madre c’ha paura che me sbattono de qua e
dellà, me danno na’ botta
alla ciste, se ingrossa e moro.-
Probabilmente in quel
momento avevo smesso di respirare. Io
da sola non ci sarei mai andata…
E ora cosa avrei fatto?
Non potevo certo arrendermi così!
Comincio a comporre dei numeri, chiamando diversi amici. Nessuno
può venire con
me, neanche chi mi aveva assicurato la propria presenza. In questo
istante
potrebbe crollarmi tranquillamente il mondo addosso e io non sentirei
nulla.
Provo un ultimo tentativo: chiamo la mamma di Yaeli, per tentare di
convincerla. Ma nulla, lei è ferma con la sua assurda
convinzione. Ed è già
mezzogiorno e mezza.
“A questo punto,
Livia è la mia sola speranza” prendo il
cellulare e compongo il numero della mia amica.
-Ohi, Lilly?-
-Dimmi tutto!-
-Senti, io ho un
problema…e serio. Ti ricordi che stasera veniva Johnny a
Piazza della
Repubblica?-
-Ah, sì! E’ vero! E’
ma io non posso venire, ho da fare…-
-Oh, ti prego… che
devi fare?!-
-Devo finire di fare
le decorazioni natalizie in casa.-
-E se venissi ad
aiutare e poi andiamo?-
-Allora aspetta,
chiamo mi’ madre e glielo chiedo. Ti richiamo io.-
Furono i cinque minuti
più lunghi della mia vita. Per tutto
il tempo osservai fuori dalla finestra dell’aula, avvolta in
effimere dolci
fantasie. Quando il cellulare attaccò Celebration di
Madonna, sobbalzai e
risposi in preda al panico.
-Allora?!?-
-Mia madre ha detto
che va bene. Alle cinque e mezza ci viene a prendere, perché
vuole venire anche
lei!-
-Le cinque e mezza?!
Ma… così non lo vedremo mai!-
-Anna io più di così
non posso fare, mi dispiace.-
“Meglio arrivare
tardi che non andarci proprio” penso, alla
fine.
-Eh, va bene. Arrivo
subito!-
Saluto tutti, triste per
Yaeli. Poveretta, sapevo che ci
teneva tanto…
Mi fiondo letteralmente
fuori dalla scuola, catapultandomi
alla fermata del 211. Riesco a prendere per un soffio il 90. Perfetto.
Dopo una buona
mezz’ora arrivo a casa di Livia, che mi
attende con un bellissimo sorriso stampato sulle labbra.
-Dai, che adesso ci
dobbiamo dar da fare! Dobbiamo andare in cantina a prendere i festoni.-
Rassegnata ma felice di
vederla, prima di scendere a
prendere le cose saluto i suoi dolcissimi ratti da compagnia. Dopo aver
passato
dieci minuti a cercare di aprire la porta di quella stramaledetta
cantina,
cominciamo ad addobbare il salone. Poco dopo arriva anche Francesca,
un’altra
mia amica. Siamo sorprese perché non ci aspettavamo che
venisse anche lei, ma
siamo contente. Non c’è due senza tre, no?
Senza indugiare oltre,
cominciamo ad appendere festoni
ovunque, riempiendo di colori e luci la stanza. Quelle ore che
passarono
ridendo e scherzando fecero bene al mio spirito, troppo nervoso e
scombussolato.
Finiamo alle cinque e
venti, giusto in tempo per darci una
ritoccatine ed uscire. La mamma di Livia fa uno squillo e ci dice di
scendere.
Ok, ci siamo…!
Dopo un tragitto troppo
lento per i miei gusti, finalmente
arriviamo. Il parcheggio è un po’ lontano,
perciò dobbiamo affrontare tre gradi
di gelo e due isolati di cammino. Ma poco importa. Nulla importa, in
questo
momento!
Arriviamo finalmente a
P.zza della Repubblica e impazzisco.
Letteralmente. C’è un grande palco con un poster
gigante della locandina di
“The Tourist”, una canzone dei Muse a palla e luci
colorate che sfrecciano
ovunque, in mezzo a un mucchio di gente che si è presa
–giustamente- i posti
migliori. Alcuni ragazzi sono arrampicati su statue e simili, altri si
affacciano dalle finestre. Io, Livia, sua madre e Francesca non
riuscivamo
a crederci… siamo riuscite ad infiltrarci in una prima
fila!!
-Livia, mentre
chiedo l’autografo, puoi scattare le foto?!-
-Ma ho le mani in
cancrena dal freddo!-
-Francy, puoi farlo
tu?!-
-Ma me la devi dare
adesso la macchinetta? Sono le sei e mezza, deve arrivare alle otto!-
Sbuffo nervosamente e
faccio qualche scatto random. Poi
poggio la macchinetta nella borsa e tiro fuori l’album e la
penna. Sento il
bisogno di stringerli a me, sapendo che tra poco, tra pochissimo..!
-Omino della
sorveglianza?-
Vispa e civettuola, Livia
si rivolge mielosa ad un membro
del servizio d’ordine. E’ molto giovane e ha
l’aspetto simpatico, nonostante
mantenga un aspetto fiero e degno dell’importante lavoro che
stava svolgendo.
Poverino, ha anche un freddo cane!
-Sai per caso se qui
passerà Johnny Depp?-
-Ne so quanto voi,
ragazze.-
-Senti se per
sfortuna non passasse qui, ti lanci verso di lui e ti fai fare un
autografo per
noi?-
-Credo che mi
licenzierebbero all’istante!-
-E se ci facessi
passare?-
-Non credo di essere
di grado abbastanza alto per poterlo fare.-
Tra una battutina e
l’altra, scopriamo che si chiama
Vittorio, mentre facciamo amicizia anche con un’altra ragazza
dietro di noi,
Martina. Non ci accorgiamo di quanto voli il tempo, mentre il fatto che
non
stanno mettendo il tappeto rosso dal nostro lato mi fa rabbrividire.
Quello fu
l’istante in cui il sangue mi si gelò nelle vene.
Quello fu
l’attimo in cui il mio cuore smise di pompare
sangue.
Grida. Flash. Pianti.
Johnny Depp.
E non sarebbe passato
dalla nostra parte.
Voglio piangere, ma non ho
tempo. Io e le altre ci fondiamo
in mezzo alla folla come possiamo. Spingono tutti come pazzi, qualcuno
cade.
Passano minuti e io ancora non ho visto niente. Voglio morire. Se non
riesco a
vederlo, credo che…
-Anna, che fai,
aiutami!-
Aiuto Livia a salire su
una piccola colonna. Afferra la mia
macchina fotografica e inizia a scattare. Con le lacrime agli occhi,
inizio a
gridare.
-Livia, lo vedi?!-
-Vagamente…-
-Oddio, Livia, fammi
salire! Non m’importa dell’autografo, fammelo solo
vedere!-
-Un attimo, ti sto
facendo almeno qualche foto..!-
-Ti prego, Livia!!!-
Non mi riesco
più a controllare. Quasi forzo Livia a
scendere. Non so a chi mi aggrappo, ma riesco a salire. Johnny
è davvero basso,
non riesco a vedere nulla…! Alzo la macchinetta e scatto,
scatto, senza
fermarmi. Poi, qualcuno sposta miracolosamente la testa.
Fu la frazione di secondo
più rapida della mia vita. Ma lo
vidi.
I suoi capelli
inconfondibili, che lasciavano la fronte
ampia scoperta. I suoi occhi piccoli su cui si potrebbe tranquillamente
morire,
coperti dai suoi classici occhiali violetti che sinora avevo sempre e
solo
visto in foto.
I miei occhi.
Sì, questi con cui ora sto guardando lo
schermo mentre scrivo, questi stessi con cui ho vissuto una vita
intera, questi
che ora mi sfioro ringraziando Dio di possederli.
I miei occhi avevano visto
Johnny Depp.
Non ci fu più
un'altra possibilità di vederlo, la gente è
egoista. Posso assicurare che il resto della sera, poi, non lo ricordo.
Credo
di essere stata tutto il tempo in un baratro, tra due parti di
sentimenti
divise da un profondo abisso.
Una parte felice. Ma un
essere felice indescrivibile, di
quelli che nemmeno tu ti rendi conto. Una gioia che io a parole non so
spiegare, ma che non riesco a spiegare nemmeno a me stessa, se mi metto
a
pensarci un po’ su.
Una parte triste. Triste e
delusa. Non avevo l’autografo,
non lo avevo neanche visto bene, o per un tempo maggiore alla frazione
di
secondo. Non era stato abbastanza. E chissà quando avrei
avuto un’altra
occasione.
E, beh, forse
c’è un’altra parte ancora, adesso che ci
penso. Forse anche in colpa per la tristezza che provavo.
Perché la mamma di
Livia, donna che io credo non ringrazierò mai abbastanza per
tutti i favori che
mi ha fatto, aveva avuto la cortesia di portarmi lì.
Perché le mie amiche mi
avevano accompagnato e hanno fatto di tutto per tentare di avvicinarmi
a
Johnny. Perché io lo avevo visto, anche se poco, mentre
alcuni nemmeno quello,
come la povera Martina.
Torniamo a casa, non apro
bocca per tutto il tragitto. La
mamma di Livia –che si chiama Anna come me, volevo
aggiungerlo- comprende,
forse meglio di me, il mio stato d’animo. Ci sono
più emozioni nella mia testa
che stelle nel cielo, probabilmente. Scopro che solo in un paio di foto
si
accenna appena il volto del mio Johnny. Neanche una foto decente. Ma
non sono
triste. Cioè, lo sono, ma… oh, non so proprio
cosa dire!
Sono una persona
esagerata? Forse.
Bimbominchia? Pensatelo
pure, ma io non mi reputo tale.
A volte mi metto a pensare
anche io sul mio adorare
quell’attore. Non credete che io non mi sia mai chiesta
perché tanta
ammirazione per una persona solo perché ha fatto qualche
film o perché ha
fascino. Non riesco a trovare risposta a questo. So solo che quando lo
vedo, la
mia pelle è scossa ogni volta da un leggero brivido tiepido.
Tempesta ormonale?
Può essere, ma la escluderei. Non la
sento proprio un’ipotesi che mi appartiene.
Amore platonico? Mi
reputereste una sfigata se fosse così, e
lo farei anche io.
Non lo so, non lo so!
Voi come potreste
interpretare ciò che provate per il vostro
idolo? C’è una parola che descriva il sentimento
specifico per quello che si
prova in questi casi? O lo devono ancora inventare?
~ DolceRosellina
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