Ars
Arcana, Capitolo I
Il
pendolare dei mondi
Con un
sospiro, Yu chiuse il pesante libro e lo posò con un tonfo
sulla scrivania di legno.
Fuori, il
cielo scuro era puntellato di stelle, e il gelo tagliente si
insinuava fra gli spifferi della finestra dai vetri coperti di trine
di brina.
Sospirò,
alzando gli occhi verso la luna, che con la sua luce tingeva
d’argento le rade, soffici nubi che qua e là velavano
gli astri. Mondi diversi, stesse regole, pensò fra sé,
tirando indietro la sedia per sgranchirsi le gambe. L’inverno
dell’Inframondo era freddo quanto quello della Terra, se non di
più.
Con la
coda dell’occhio gettò un’occhiata alla pendola
sul muro. Le undici, e passate da un pezzo, notò, alla
delicata luce dorata dei suoi cristalli.
Sbadigliò
e si lasciò scivolare un po’, ingobbendosi nella sedia
imbottita. La toga verde bottiglia gli si spiegazzò tutta, e
il colletto gli strinse la gola, convincendolo a rimettersi a sedere
in maniera più composta.
Avrebbe
dovuto indossare qualcosa di più comodo della divisa, lo
sapeva bene, così come sapeva che, probabilmente, avrebbe già
dovuto essere a letto. Ma, dopo i recenti avvenimenti, non riusciva a
prendere sonno, pur non capendoli a fondo: provava un profondo
disgusto per la politica terrestre, tanto da disinteressarsene quasi
completamente, e seguire le vicissitudini dell’Inframondo non
era affatto facile per lui.
Borbottando,
seccato, sfiorò uno degli affusolati cristalli, e la sua luce
si fece più intensa e chiara; si alzò, si sistemò
la veste e dalla robusta libreria di fianco allo scrittoio prese, per
l’ennesima volta, prelevò il suo Compendium.
Stancamente, lo gettò sul piano per poi afflosciarsi di nuovo
sulla sedia.
“Ti
pare questo il modo di trattare il tuo Compendium?” sbottò
il libro, indignato, fremendo tutto per la rabbia.
“Come
se potessi sentir male” sbuffò il mago, legandosi i
capelli castani in una coda di cavallo.
Il tomo
aveva un aspetto sì importante, ma certamente un terrestre non
avrebbe mai capito il suo inestimabile valore: l’avrebbe
liquidato come un pregevole pezzo d’antiquariato, con la
copertina rigida, ricoperta di pelle blu scuro, rinforzato con
l’aggiunta di elementi metallici argentati che ne costituivano
parte della decorazione, e sigillato da un bizzarro meccanismo che
non presentava, apparentemente, alcuna serratura o combinazione. Ma
per un mago, quel pezzo da museo era come un’enciclopedia, in
grado di assimilare e immagazzinare qualunque tipo di informazione in
formato scritto o in forma di tavole illustrate. Intriso di una
potente magia, era il dono più prezioso che veniva fatto al
termine dell’apprendistato; ma erano diversi mesi, ormai, che
nessuno riceveva più un Compendium. Quello di Yu era stato
l’ultimo.
“Non
è un buon motivo per trattarmi come carta straccia!”
replicò il tomo, stizzito. “E comunque, che vuoi a
quest’ora?”
Il
giovane sospirò. “La solita mappa” fece. “Magari
se ci perdo un altro po’ di tempo, mi verrà sonno”
ironizzò, amaro.
“Non
so quanto la geografia possa aiutarti” commentò il
Compendium. “Ma se proprio ci tieni, al tuo servizio”
disse rabbonito, aprendosi da solo ad una pagina bianca.
Yu
incrociò le braccia sul tavolo e attese: dopo pochi istanti,
tracciate da una mano invisibile, centinaia di linee sottili si
disegnarono sulla carta, componendo la carta della penisola di
Euphesia.
Erano
passati ormai quasi sei mesi da quando le forze di Euxelia avevano
attraversato l’Ostroponto e avevano cominciato la loro
invasione della penisola. La Coalizione Settentrionale, poco avvezza
alla guerra dopo decenni e decenni di pace, intimorita dalla potenza
militare degli invasori orientali, aveva preferito evitare
spargimenti di sangue usando la diplomazia, di fatto facendosi
tributaria di Euxelia. Le regioni più orientali, Rubiera,
Nebbiterra, e la sua, Alborea, erano state cedute a Euxelia come
protettorato. Di fatto, sarebbero servite come base d’appoggio
per iniziare una campagna contro il regno meridionale di Altosole.
“Non
che mi riguardi” iniziò il Compendium, dopo diversi
minuti di silenzio, ben sapendo che il mago conosceva ormai piuttosto
bene il contenuto della mappa. “Ma forse ti converrebbe
startene buono buono, mantenere un profilo basso ed evitare di
metterti contro gli Euxeliani” commentò. “Non è
che tu possa batterli coi giochi di prestigio che ti hanno insegnato
qui, in ogni caso”.
Yu
sospirò e non rispose. I Compendium, per quanto intelligenti,
non erano come delle persone, e pertanto non erano grandi
interlocutori; avrebbe potuto zittirlo facilmente, ma, tutto sommato,
preferiva che parlasse: gli faceva, in qualche modo, compagnia.
Dentro di
sé, sapeva perfettamente che tutto ciò che aveva
imparato sull’Ars Arcana, lì all’Accademia, non
erano giochi di prestigio. La Coalizione Settentrionale era da sempre
stata retta da pacifisti, e i maghi di Alborea avevano preferito
occultare in tempi remoti tutte le forme di magia distruttiva in loro
possesso, onde evitare che qualche stregone si lasciasse tentare dai
propri poteri. Ma, così facendo, e senza alcun esercito, si
trovavano ovviamente in balia delle potenze straniere. La loro magia
poteva essere utile a difendersi, ma solo fino ad un certo punto;
contro un esercito numeroso e agguerrito i loro incantesimi potevano
sembrare, in effetti, giochi di prestigio. Usare la magia per
nuocere, era, dopo tutto, contro i loro princìpi.
“Io
forse non servo a niente, ma il Drago della Valle e il Drago del
Fiume potrebbero liberare la regione” bofonchiò, più
rivolto a sé stesso che al Compendium.
“I
due draghi dormono della grossa e tu non sai come svegliarli”
gli rammentò prontamente il libro.
“Lea
lo sa” rispose il mago.
“Lea
è sparita, assieme a tutto il resto dell’esecutivo, in
effetti. Non c’è più uno straccio di insegnante,
qui. Solo un assistente e qualche creatura magica… risorse
insufficienti a gestire la situazione” riassunse diligentemente
il Compendium.
Yu fece
una smorfia e si passò una mano sul viso pallido, giovane e
aggraziato, ma leggermente scavato. Con ogni probabilità, i
maghi dell’Accademia erano stati tratti in arresto, o costretti
alla fuga. Stando ai gatti che aveva mandato a spiare giù a
Sulfuracque, un mandato di cattura era in effetti stato emesso, ma di
cosa fosse stato effettivamente di Lea, l’attuale Rettrice, e
del resto dei maghi era un mistero.
Forse, la
cosa migliore da fare sarebbe stata attendere loro notizie e
custodire al meglio la fortezza e ciò che conteneva,
attendendo il ritorno degli altri. Ma ormai era solo da settimane, e
nulla era cambiato. Gli apprendisti non si erano più visti.
L’Accademia era vuota, silenziosa e fredda, un vuoto gigante di
pietra bianca abbarbicato sul monte.
Non aveva
appreso di alcun mandato di arresto a suo carico, e se gli Euxeliani
avevano tentato di penetrare nell’edificio, probabilmente era
solo per impadronirsi della conoscenza in esso contenuta. Dopo tutto,
lui era un terrestre, e la gente di Sulfuracque certamente era
convinta che in una situazione come quella un terrestre avrebbe
certamente lasciato l’Inframondo. Ma loro non conoscevano la
Terra, e certo non si immaginavano che oltre il Confine la
situazione, nel complesso, non fosse poi molto più rosea.
Non che
Yu non visitasse regolarmente la Terra: era il luogo dove era nato,
dopo tutto, e dove per diversi anni era anche cresciuto. Parte della
sua vita era al di là del Confine, con un altro nome, in mezzo
a persone che nulla sapevano dell’Inframondo e della magia.
Lui era
nato col dono di attraversare il Confine, di superare la barriera fra
i due mondi con naturalezza, benché lo sforzo fosse grande.
Lui era
un Viaggiatore: un pendolare fra i mondi.
Angolo
dell'autore (edit): minuscoli
cambiamenti nel testo, niente di degno di nota, e cerco di rendere la
formattazione meno orribile. Colgo l'occasione di questa piccola
revisione per invitare sfacciatamente a lasciare qualche commento.
Saluti a tutti. ^^
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