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Non era che un’ombra.
Certe volte, voltandosi, quasi per caso, scoprendo che era scomparsa, si sarebbe chiesta se fosse mai esistita, e non l’avesse soltanto immaginata per colmare il suo silenzio. E poi, nel tempo di un respiro, sarebbe ricomparsa con quelle labbra tinte di rosso e gli occhi grandi e chiari, e sarebbe di nuovo riuscita a farla sorridere.
Non era che un’ombra.
Nulla di più di uno specchio che rifletteva l’immagine di qualcun altro; e i suoi passi sicuri erano già stati percorsi, i suoi desideri celati già esplorati.
Non era che un’ombra.
Avrebbe potuto essere chiunque, nascondersi dietro il ricordo di un sorriso riflesso in un vetro infranto o una lacrima silenziosa che le scivolava lungo la guancia. Eppure nella sua gioia come nel suo dolore i suoi occhi non riuscivano che a sfiorarla, senza guardarla per davvero, perché sapeva che soffermandosi su di lei avrebbe sentito in lontananza una bambina sola che piangeva, e per un istante, sarebbe stata quel sorriso, quella lacrima.
No, non era che un’ombra.
Morta.
Non era che un’ombra.
Ma poi lei la prese per mano e le ricordò cosa significava vivere.
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