AN UNEXPECTED WORK
DISCLAIMER: Supernatural ed i suoi personaggi non mi appartengono, sono
di proprietà esclusiva di Eric Kripke. Mi appartiene, invece, il personaggio di
Allison Carter. Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro.
CAPITOLO 1 - AN UNEXPECTED WORK
Sulla Highway 89 a quell’ora del mattino l’unico rumore che
si poteva udire era il rombo del motore della Chevrolet Impala nera del
’67 di Dean e Sam Whinchester.
In quel momento si trovavano alla periferia nord di Kemmerer nel
Wyoming sud-orientale diretti a nord verso l’Idaho. Al volante
c’era Sam, mentre sul sedile del passeggero, Dean stava dormendo.
Erano partiti da Lexington, nel Nebraska, la sera prima dopo aver
mandato all’inferno lo spirito vendicatore di un uomo ucciso
qualche mese prima a causa di un’iniezione di penicillina, alla quale era
allergico, che stava decimando il personale dell’ospedale locale.
Dean aveva giudato tutta la notte ma alle 3, in occasione di una sosta
per fare rifornimento, Sam gli aveva dato il cambio.
Proseguivano indisturbati sulla highway deserta costeggiata da entrambe
i lati da una fitta boscaglia, tuttavia nessuno dei due era tranquillo.
Tutto intorno a loro era silenzioso, immobile e pacifico, se non
fosse per quell’unica buca in mezzo alla carreggiata che
Sam proprio non aveva visto:
“Dov’è? DOV’E’! Sam non lo vedo!
Cos’è stato?!!” Dean si era svegliato di soprassalto
e aveva cominciato a puntare la pistola, che teneva in mano mentre
dormiva, davanti a se come se si aspettasse di trovare qualcosa a cui
sparare.
“Calmati Dean! Scusa non avevo visto la buca!” disse Sam tranquillamente.
“Whao! Stai attento. Mi hai spaventato a morte! Non sono
tranquillo a passare in questa zona!” Confessò Dean
guardandosi intorno.
“Lo so fratello, lo so!” Rispose Sam sollevando la felpa
beige con cappuccio che indossava in quel momento e mostrandogli la
pistola che portava alla cintura. “In ogni caso dovremmo essere
appena usciti dalla trappola del diavolo di Colt. E poi evitare questa
zona ci avrebbe allungato il viaggio di due giorni!”
“Dannazione!” Imprecò Dean per scaricare
l’adrenalina. Poi, calmatosi un po’, si rivolse al
cruscotto della macchina e disse dolcemente: “Scusa piccola.
Vedrai che non succederà più! Oddio che ore sono?”
“Sono le 6.”
“Accidenti, mi scoppia la testa!” Poi, siccome lui non era
tranquillo per niente seduto dov’era al posto del passeggero,
allungò lo sguardo sul contakilometri e disse:
“Ehi, sei sicuro che abbiamo abbastanza carburante? Non è il caso di fermarci al prossimo benzinaio?”
“No, possiamo andare avanti almeno fino dopo il confine con l’Idaho!” rispose Sam tranquillamente.
“Se lo dici tu” disse Dean con poca convinzione nella voce. Poi continuò:
“Allora cos’abbiamo a…dov’è questo
posto?” Cercò fra alcuni articoli di giornale che
aveva raccolto sul tappettino dell’Impala e poi proseguì:
“Sugar Town? Come fa una città a chiamarsi Sugar Town?”
A quel punto intervenne Sam per aggiornarlo sulla situazione:
“Dunque, abbiamo 5 morti in 2 giorni. Tutti nelle
loro abitazioni. In ognuna porta e finestre sono state trovate
scassinate. Le vittime abitavano nello stesso isolato. L’unica
cosa
che li accomuna è che i corpi sono stati quasi divorati, cuore
compreso, probabilmente da un’animale, pensa il medico
legale. La polizia sta cercando collegamenti fra di loro, ma
senza risultato per ora. Praticamente brancolano nel buio. Ho
addirittura scoperto che pensano di chiamare l’FBI.”
“Ehi, FBI? Hai detto FBI? Beh, è decisamente meglio
che arriviamo noi prima dell’FBI, fratello. Quelli non li voglio
vedere neanche nello specchietto retrovisore!” Poi
continuò: "Cosa pensi? Lupo mannaro?”
“Lupo mannaro!” concordò Sam
“Passami la cartina. Voglio vedere dove siamo!”
Sam prese una mappa da sopra il cruscotto e la passò al fratello.
“Allora, ho appena visto il cartello di Afton, quindi ora siamo
qui. Se ci diamo una mossa arriviamo per oggi pomeriggio!” Disse
Dean convinto.
Non fece in tempo a terminare la frase che l’Impala cominciò a singhiozzare e a perdere velocità.
“Merda, cosa le hai fatto!” Imprecò Dean
visibilmente preoccupato. Poi proseguì quasi gridando: “Te
l’avevo detto, dovevamo fermarci a fare rifornimento!”
“Dean cosa dici!? C’è ancora un quarto di
carburante!” Le proteste di Sam furono inutili: la macchina ormai
si era fermata e spenta per giunta.
“Va bene Sam, come vuoi. Oh, guarda che fortuna! Ci siamo fermati
proprio di fronte a una locanda! Facciamo così, mentre tu
aggiusti questo casino, io vado a farmi un caffè!”
Non lasciò neanche il tempo a Sam di ribattere che scese
dalla macchina e si incamminò verso il locale sulla destra della
strada, proprio di fronte a dove l'Impala aveva deciso di fermarsi.
Dean entrò nel locale facendo suonare una campanella appesa
sopra la porta. La taverna di Robert (come annunciava l’insegna
appesa fuori) non era grande ma calda ed accogliente, i muri erano
rivestiti di legno e un camino era acceso in un angolo. L'unica nota
stonata erano diversi trofei di caccia appesi alle pareti:
“grottesco!!”
pensò Dean.
Gli unici altri clienti della taverna in quel momento erano due
muratori seduti ad un tavolo in un angolo che stavano consumando una
generosa colazione. Dean puntò dritto verso il bancone e
si sedette proprio nel momento in cui un signore alto e ben piantato in
terra usciva dalla porta della cucina. Non appena vide Dean
gli si avvicinò e gli chiese:
“Buongiorno figliolo! Cosa ti porto?”
“Caffè” Rispose lui lapidario pensando fra sé “Buongiorno figliolo? Ma dove sono finito?”
In pochi istanti quello che doveva essere Robert gli portò una tazza di
caffè nero fumante che Dean cominciò a bere
tranquillamente pensando al lupo mannaro che aspettava lui e suo
fratello a Sugar Town.
Non era a metà della tazza che sentì suonare la
campanella all'ingresso del locale; pensando che fosse Sam si girò ma vide che invece
era entrata una ragazza con un ingombrante plico di documenti in mano;
in due secondi netti la squadrò per bene: 1,65, 50 Kg circa,
occhi grigi, capelli…capelli? I capelli li vide solo quando lei
si tolse quella buffa cuffia a strisce colorate con un pon-pon
altrettanto colorato: capelli lunghi castani. Un moto di allegria gli
invase lo stomaco:
“Bene, vediamo se tre sole ore di sonno hanno scalfito il mio
fascino.” Pensò mentre stava per alzarsi dalla sedia al
bancone per dirigersi verso il tavolo dove la ragazza si era seduta.
Malauguratamente fù preceduto da Robert. “Dannazione!!!” pensò Dean.
In effetti il proprietario della taverna era uscito dalla cucina e si era avvicinato subito alla ragazza:
“Ciao Robert! Mi dai un caffè e una fetta di crostata per favore?” disse lei.
“Ciao Allison! Arrivo subito!”
In un tempo da record Robert fù di ritorno con il caffè e la crostata. Tuttavia lei lo trattenne chiedendogli:
“Robert, hai visto Grant questa mattina?”
“No, perché?”
“Ieri sera intorno alle 8 c’è stato in incidente
vicino al ranch: ho trovato un minivan finito fuori strada e
all’interno c’era solo una bambina priva di sensi. Magari
Grant ti aveva detto qualcosa.”
“Non ho ancora visto Grant oggi. Dici che sul minivan c’era
solo una bambina? Da sola? Com’è possibile? Mica poteva
guidare lei?”
“Non so casa dirti Robert. Forse gli agenti hanno trovato i
genitori che erano andati a cercare aiuto nelle vicinanze.”
Robert alzò le spalle e lasciò la ragazza ai suoi documenti.
Dean cominciò a pensare: “Beh, incidente d’auto,
genitori scomparsi, una ragazzina ferita…vale la pena approfondire, e poi abbiamo preso lavori
per molto meno!” Continuò a rimuginare su cosa di
soprannaturale potesse aver causato l’incidente e, nel
frattempo teneva d’occhio la ragazza, che a quanto pareva si chiamava Allison. Così passò
circa mezz’ora.
Quando ebbe finito la sua colazione lei si alzò dal suo
tavolo e si avviò verso l’uscita. Nel frattempo Dean la
osservava dallo specchio che ricopriva completamente la parete dietro il bancone: voleva vedere che
macchina aveva e che direzione evrebbe preso.
Raggiunta l’uscita Allison appoggiò borsa e documenti su
un tavolo vicino all’attaccapanni, si mise sciarpa, cuffia
e giaccone imbottito e salutò Robert:
“Ciao Robert, ci vediamo domani. Salutami Elise!”
“Ok, ciao Allison…Allison??”
“Sì?”
“I documenti sul tavolo, li lasci qui?”
“Come farei senza di te Robert!! Grazie!”
Proprio mentre lei stava radunando i suoi documenti, la porta si apri
improvvisamente colpendola in pieno sulla schiena, facendo cadere a
terra tutti i fogli e facendo quasi fare la stessa fine anche a lei:
“Cavolo, che disastro.” sussurrò lei mentre si chinava
a raccogliere i documenti sparsi per terra.
Dean rise perché
aveva visto l’artefice di quel disastro: Sam, con la grazia di un
panzer tedesco della seconda guerra mondiale, aveva spalancato la porta
della taverna e fatto strage di documenti:
“Dean…” Cominciò Sam ignaro di quello che aveva
causato. Poi però si accorse che qualcosa dietro la porta
non andava, si girò e si rese conto di quello che era successo:
una ragazza con una buffa cuffia colorata era chinata a terra e stava
raccogliendo vari documenti sparsi per terra:
“Accidenti mi dispiace. Aspetta ti aiuto.” e si chinò anche lui per aiutarla.
“Grazie…” gli rispose lei.
Dopo aver raccolto tutti i documenti entrambi si rialzarono e Sam
fù letteralmente folgorato da quegli occhi vivaci ed
intelligenti di uno strano colore grigio che lo stavano fissando.
Notò che tutto di quella ragazza era armonioso: il viso aveva lineamenti
delicati ai quali il mento con una fossetta al centro dava una nota di
forza; non era alta (in confronto al suo metro e novanta) ma
proporzionata, atletica e slanciata. Sam percepì una specie di luce che veniva proprio
da questa ragazza con la cuffia colorata. Mosso come da un'istinto Sam si presentò:
“Sam” disse allungando prontamente la mano.
“A-Allison” gli rispose lei contraccambiando la stretta di
mano ed assumendo, in viso, un colore molto vicino al "rosso pomodoro".
“Scusa mi dispiace, non ti avevo vista.”
“Non c’è problema. Ciao Robert!” rispose lei e
schizzò fuori lasciando Sam in mezzo alla porta come una pertica
in mezzo a un deserto.
“Ciao!!” Fece Robert dalla cucina.
Non appena il bagliore che Allison aveva impresso nella mente di Sam si
affievolì leggermente, lui vide che suo fratello in fondo al
locale stava ridendo di gusto. Sperando che il caffè che stava
bevendo gli andasse di traverso disse:
“Dean dai vieni ho fatto rifornimento e possiamo proseguire, abbiamo ancora un sacco di strada da fare.”
Tuttavia Dean gli rispose:
“No Sam dai vieni qui, prenditi un caffè!”
“E dai non arriveremo mai per oggi pomeriggio se continuiamo a perdere tempo!” si lamentò Sam.
“Ehi non ho lasciato io a secco la mia macchina!” Rispose
Dean piccato. Poi, una volta che Sam si fù seduto di fianco a
lui, continuò: “Ho trovato un lavoro qui! Contento?”
E indicò la porta dalla quale Allison era
appena uscita.
“Sarebbe?” Chiese Sam scettico.
“Incidente d’auto, ieri sera, fresco fresco! Nell’auto
c’era solo una ragazzina, dei genitori nessuna traccia!”
“E allora potrebbe essere stato un animale! Con tutta la foresta
che c'è qui intorno!” gli rispose Sam spazientito.
“Dai bello, abbiamo accettato lavori per molto meno! E poi il
meglio deve ancora venire. A trovare la macchina e la ragazzina
è stata cuffia colorata che è appena uscita di qua
lasciandoti a bocca aperta sulla porta!”
“Dean dobb…” ma Dean lo interruppe bruscamente:
“Coraggio Sam goditi la vita!”
“Ok, ok!” si arrese Sam. Poi continuò “Sappiamo qualcos’altro dell’incidente?"
“No, la ragazza…aspetta come ha detto che si...”
“Allison” rispose Sam prima ancora che Dean potesse terminare la frase.
“Beccato!!” scherzò Dean mettendosi a ridere. Sam lo
fulminò con lo sguardo e lui si fece serio: “Scusa scusa!
Allora…Allison…ha parlato di un certo Grant, forse
è lo sceriffo!”
“Forse. Allora bisognerà cercare una sistemazione.” disse Sam rassegnato.
“Si, nell’entrare in città ho visto un cartello che
indicava un motel poco più a nord sulla destra. Dai
andiamo!”
Dean pagò il caffè e poi entrambi uscirono dal locale. Appena fuori si rivolse indispettito a Sam:
“Ok dammi le chiavi, guido io”
“Va bene, va bene.”
Salirono in macchina, Dean mise in moto e si diresse subito a nord
sempre sulla highway 89. Dopo neanche un Km svoltò a destra
seguendo l’insegna: “DREAMLAND MOTEL –
VACANCY”. Affittarono una stanza come Dean e Sam Adams e vi si
chiusero subito dentro.
“Ok, allora da dove partiamo?” Chiese Sam.
“Da dove parti tu non lo so, io mi faccio un paio di ore di sonno, visto che non
sono riuscito a dormire in macchina!” E lanciò
un’occhiataccia a Sam “poi io comincierei dallo sceriffo,
cosa dici?”
“Ok, buon riposo” Disse Sam, mentre accendeva il suo portatile per fare delle ricerche su Afton, Wyoming.
Scusate ma ho sempre sognato di scrivere questa frase. Esclusi i
personaggi appartenenti a Supernatural gli altri sono di pura
invenzione. Ogni riferimento a persone reali o avvenimenti realmente
accaduti (mi rendo conto che questa opzione è praticamente impossibile)
è puramente casuale.
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