Prefazione
Le fiamme divoravano l'intonaco pezzo dopo pezzo, le delicate tende di
pizzo divenivano polvere nera che svaniva tra le fiamme di un violento
arancione. Sembrava che fosse stata accesa un'alta pira di almeno
trenta metri solo che non c'erano persone ridenti intorno ad essa a
passare una piacevole serata.
I pompieri si davano da fare per spegnere le fiamme e salvare quel che
restava della costruzione. Una settantina di persone guardava con gli
occhi pieni di terrore lo spettacolo, vedevano il lavoro di una vita
sparire tra quelle lingue di fuoco. Un rumore e un pezzo del palazzo
cedette. Urla.
<< Allontanate la gente, presto! >>, urlò il capo dei
pompieri, che si stava dando da fare con un idrante.
Nel mezzo di quella moltitudine di persone c'era una bambina in braccio
a uno dei pompieri, gli occhietti erano chiusi, le guance troppo rosse
per il caldo e il segno delle lacrime era evidente. I riccioli ramati
erano pieni di cenere.
Dalla folla, arrivò correndo un uomo dai folti capelli dello stesso
ramato della piccola, trafelato e con una valigetta in mano.
<< Quella è casa mia! >>, strillò indicando il palazzo in
fiamme. Poi si guardò attorno. << Dov'è mia moglie? E mia figlia?
Dove sono?! >>.
La piccola dai capelli ramati aprì gli occhi leggermente allungati di
scatto, mostrando un verde chiaro che sembrava riflettere la terribile
scena, i volti spaventati, le facce stanche dei pompieri.
<< Papà! >>, lo chiamò, scoppiando a piangere di nuovo tra
le braccia del giovane pompiere. Il ragazzo camminò fino all'uomo e gli
porse la bambina, che non doveva avere più di quattro anni.
<< È sua figlia? >>.
<< Desdemona! >>, urlò, stringendola tra le braccia.
Attorno a lui, la gente di commosse distraendosi un attimo da quella
scena angosciante. Desdemona strinse le braccia attorno al collo del
papà.
<< E Hideko? Dov'è Hideko? >>, chiese al giovane.
<< Chi è, scusi? >>.
<< È mia moglie! >>.
Un altro pompiere si avvicinò. << Sono entrato io con lui
>>, indicò il giovane pompiere, << dentro il suo
appartamento, il numero undici se ricordo bene. C'era solo sua figlia
>>.
<< È impossibile! Mia moglie è rimasta a casa con nostra figlia
perché aveva la febbre! >>, spiegò l'uomo.
<< Le piantine della signora Jordan >>, sussurrò Desdemona.
<< Come dici tesoro? >>, le sussurrò il papà.
<< Mamma si è allontanata per innaffiare le piante della vecchia
signora Jordan, papà. Quella che è in vacanza con il marito. Io facevo
la nanna >>.
L'uomo sbiancò. << L'appartamento numero tredici, quello al piano
di sopra. Mia moglie è ancora là! >>.
Abbracciò la figlia e la diede al secondo pompiere. Ma il primo lo
fermò.
<< Dove vuole andare?! Non si può entrare, è troppo tardi!
>>.
<< Hideko è là dentro! >>, protestò.
Desdemona continuò a piangere. << Dov'è la mamma? >>.
Come per risponderle un successivo crollo confermò la tesi del giovane
pompiere. La maggior parte del palazzo aveva ormai ceduto.
Padre e figlia restano a osservare quello spettacolo, abbracciato l'uno
all'altra, mormorando il nome della moglie e della mamma.
Sei ore più tardi, del palazzo erano rimasti cumuli grigi. Le prime
osservazioni degli esperti decretarono la fuoriuscita di gas e il
successivo scoppio delle caldaie, accese per il freddo innaturale che
aveva colto quella frazione di New York a fine Novembre. George Lewis
teneva tra le braccia, avvolta in una coperta data dalla squadra dei
pompieri, l'unica sua ragione di vita.
Il giovane pompiere si avvicinò di nuovo, mettendogli una mano sulla
spalla. << Abbiamo trovato il corpo di sua moglie... Mi dispiace
molto >>. La sua voce era piena di dolore. Diede una goffa
carezza ai capelli della bambina addormentata e se ne andò, testa basta.
George Lewis non si mosse. Era pallido quasi quanto il cielo bianco che
prometteva neve.
Desdemona aprì gli occhi. << Mamma... >>.
La guardò. << Mamma è con gli angeli adesso, tesoro >>.
<< E noi? >>.
Le lacrime bagnarono il viso dell'uomo. << Io e te, Desdemona.
Siamo rimasti io e te >>.
Alcuni vicini confortarono il vedovo e la piccola orfana. Conoscevano
quella famiglia ed erano brave persone, non si erano meritate quel
dolore. Era il trenta Novembre 1997, e soltanto un mese prima era stato
festeggiato, il trentuno Ottobre proprio il giorno di Halloween, in
quel medesimo appartamento che ora non esisteva più, il quarto
compleanno di quella bambina.
Il destino non potrebbe mai avere amici perché sarebbe costretto a
fargli del male.
Angolino!
Sono tornata! Dopo un lungo
periodo
di assenza ho deciso di tornare con una nuova storia e come sempre non
saprò dove andrò a finire... Spero che possa piacere e di non essermi
arruginita troppo :P
Vi auguro buona lettura e
recensite, recensite e... recensite XD
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