Sproloqui: a
Natale bisognerebbe scrivere cose amorevoli, allegre,
felici e gioiose. Non se ti chiami Laura, se studi Machiavelli e se
partecipi a un contest con il brano di Citizen Erased dei
Muse.
Perciò ecco questa storia!
Nickname sul forum:
Ulissae
Nickname su Efp: Ulissae
Titolo della fanfiction: De
Principe – Riguardo al Principe
Titolo del contest: Teams'competition
Pairing: //
Personaggi: Aro;
Marcus; Didyme.
Generi:
introspettivo, malinconico.
Warnings:
one-shot.
Credits: nessuno
dei personaggi mi appartiene, però -esclusa la morte di
Didyme- tutti gli altri avvenimenti sono di mia invenzione.
Governare è
far credere: cit. Machiavelli, il Principe.
Note personali:
come si fa a creare un potere tale da sottomettere esseri forti e
immortali come i vampiri?
Me lo sono sempre chiesto e qui ho cercato di darmi una risposta: la
superstizione e Dio.
Ho immaginato che per i primi secoli i vampiri seguissero loro stessi
le superstizioni -la luce li uccide etc.- e che fossero stati gli
stessi Volturi a scoprire la verità e usarla come se fosse
un dono Divino. Una sorta di scusante per fare il bello e il cattivo
tempo.
Il protagonista, Aro, è l'emblema del principe
machiavelliano: spietato, senza scrupoli, spregiudicato. Ma che, a mio
parere, finisce per volersi -anche se a volte non ci riesce-
immedesimarsi con lo stato e volere solo il suo bene. Nh, speriamo si
capisca!
Irrumator:
bastardo, in latino
De
Principe
Lacerami
Il fuoco. Quel dannatissimo fuoco che non smetteva e continuava ad
ardere senza sosta.
Di più, di più, di più. Sentivo il
veleno che erodeva le mie vene, brulicando dentro di esse, e mi
domandavo se quello non fosse veramente il percorso verso gli Inferi.
Se in verità lo Stige non fosse fatto di nient'altro se non
di sangue. E veleno, sì, il veleno.
Quando aprii gli occhi mi ritrovai a fissare la stanza buia e scura.
Era notte, lo potevo avvertire dal suono dei grilli fuori dalla
finestra sbarrata.
Li sentivo così perfettamente che sobbalzai. Erano delle
grida per me, mi laceravano le orecchie e istintivamente mi portai le
mani su di esse per proteggerle.
Veloce, troppo veloce. Quando urtai con i palmi contro le mie meningi
lanciai un ringhio soffocato per il dolore.
Perché non c'era nessuno accanto a me? Perché
Marcus, l'ultima figura che avevo visto prima di scendere in quel
viaggio infernale, non era al mio fianco?
Deglutii e fu come se avessi inghiottito mille spilli. La mia gola
ardeva e non sapevo cosa fare. Non c'era nessun tavolo in quella stanza
completamente al buio -non pensai neanche al fatto che io riuscissi a
distinguere alla perfezione ogni singolo oggetto lì dentro.
C'era la sete, e io stavo impazzendo.
Quando entrò Marcus mi gettai ai suoi piedi, urlando contro
di lui.
«Irrumator!
Mi hai abbandonato!» senza controllo. Ero totalmente senza
controllo.
Lo vidi alzare un sopracciglio e poi scoppiare a ridere divertito; mi
fece scansare con un gesto tranquillo e distaccato, scuotendo la testa.
Gli sarò parso così debole e fragile,
così dannatamente bestiale.
«Oh, nessuno ti ha scordato, fili mi»
non avevo mai fatto caso a quanto la sua pelle fosse perfetta e lucida,
neanche quando avevo passato innumerevoli volte la spugna sulle sue
spalle, durante i bagni.
«Sete! Ho così tanta sete!» mi lamentai,
non riuscendo a stare fermo.
Vidi la figura di un uomo entrare, poi ne sentii la puzza di sudore e
di sporcizia: era un servo, di quelli più umili, per giunta.
Senza neanche rendermene conto mi aggrappai a lui con tutta la mia
forza e affondai i canini nel suo collo. Capii cosa era quel dolore
leggero sulle mie labbra fino a poco prima: le zanne appena cresciute
mi premevano sulla pelle.
Strinsi così tanto quel poveretto nel mio abbraccio mortale
che dopo poco sentii del calore sulla mano. Il suo sangue, le sue ossa,
le sue cervella. Gli avevo stritolato il cranio senza neanche
rendermene conto.
Lo lasciai sconvolto, spalancando gli occhi e guardando il suo
corpo martoriato.
Io avevo fatto una cosa del genere.
Scoppiai a ridere, sinceramente divertito. La piccola stanza si
riempì del suono ilare e macabro della mia risata. Mi
strappai con un gesto rapido il cordino con la targhetta che per anni
mi aveva reso schiavo e sottomesso.
Lacerami! Oh,
libertà! Lacerami e fammi tuo!
Insegnaci
ad imbrogliare
E
a mentire e a coprire
Ciò
che non dev’essere condiviso
La prima cosa che imparai, oltre al saper nascondere i cadaveri, fu che
il sole era il nostro peggior nemico. Ogni giorno Caius malediceva
Apollo e la sua biga alata prima di chiudersi nella sua stanza e
passare delle noiosissime -almeno per lui- ore di nulla. Per me non
c'erano problemi: avevo passato una vita desiderando poter vivere come
un uomo ricco e ora potevo farlo, senza dover neanche sprecare il tempo
dormendo.
Il sole ci feriva, il sole era il nostro più grande
ostacolo, il sole -a detta mia- era tutta una frottola.
Dopo che sperimentai ogni singolo intrattenimento all'interno della
domus che Marcus aveva messo a nostra disposizione mi ritrovai a
camminare avanti e indietro nella mia camera.
Niente da fare, e tutto per colpa di quel sole.
Devo ammetterlo: non sono mai stato un appassionato della
noia. La trovo così... noiosa.
Bisogna cercare, scovare, grattare finché ciò che
cerchiamo non viene a galla. La curiosità ci può,
anzi, ci deve rendere vivi. E in quel periodo io ero così
colmo, straripante, di curiosità.
Tutto intorno a me era fatto di un materiale diverso e io volevo solo
sperimentare. Tutto. Indistintamente.
Così, un giorno, aprii con un colpo secco la finestra,
nascondendomi veloce nell'ombra. Guardai lo spiraglio di luce penetrare
nella stanza, creando un pulviscolo elegante, che volteggiava
lentamente.
Deglutii e chiusi gli occhi con forza. Non avvertivo nessun dolore
né bruciore d'occhi -come invece aveva detto Caius.
Respirai lentamente e voltai la testa, socchiudendo un poco le
palpebre.
Dovevo farmi forza. Non ero certo morto per passare metà
delle mie giornate dentro delle stanze buie o, ancora peggio, in
cantine maleodoranti e piene di topi. E poi, ero troppo curioso.
Così alla fine allungai la mano sotto il raggio di luce e
aspettai.
Non successe nulla. Non provai dolore né vidi Ade venirmi
incontro per trascinarmi con lui nell'abisso della morte.
Semplicemente, la mia mano aveva iniziato a brillare come la
madreperla. Così bella e sfavillante che passai l'intera
giornata immobile a fissare la mia stessa carne.
Quando la notte seguente resi partecipi di questa notizia anche Marcus
e Caius tutti e tre concordammo su una cosa: quello sarebbe stato
l'inizio di una grande potenza. La nostra.
E
la verità sta venendo a galla
Eliminando
la mia mente
Per
favore non chiedermi più di descrivere
Fino al 1500, circa, il resto del mondo dei vampiri pensò
che chi risiedeva a Volterra era stato scelto da Dio -o da Satana- e
per questo motivo poteva uscire alla luce del sole.
Mi ricordo di una vampira che mi chiese, con occhi così
sognanti, come fosse l'alba. Lei non lo ricordava più. In
quel momento barcollai, lo devo ammettere.
Perché in quegli occhi color rubino riuscii a vederla io,
l'alba. La sognava così tanto che solo il suo naturale e
primitivo istinto -quello di sopravvivere- le impediva di uscire ogni
mattina dal suo nascondiglio.
Ma con il Rinascimento cambiò ogni cosa. Le menti degli
uomini e le nostre, soprattutto.
Ci ritrovammo a rischiare veramente il tutto per tutto. In ogni dove si
accendevano focolai di nuovi e visionari profeti, che dicevano di
essere stati investiti anche loro del potere divino.
Dallo stupore iniziale si passò alla rabbia pura: dovemmo
correre contro il tempo per sopprimere tutti quei rivoltosi che
avevano iniziato ad accusarci.
Per pochissimo tempo l'accusa di blasfemia funzionò: erano
gli stessi vampiri più credenti che li uccidevano
in questi casi, alimentando un nuovo clima di paura; ma non
durò né bastò.
Alla fine la verità stava iniziando a soffocarci: giorno
dopo giorno i soldati riportavano nuove notizie di insurrezioni
così finimmo per ritrattare.
“Dio ha deciso
che ognuno di noi possa godere della sua Creazione
”
Un'idiozia del genere a cui credettero tutti senza farsi troppi
problemi. La creai io, Aro.
Perché, sapete, sono bravo a raccontare storie -e in
particolar modo bugie. E forse, se anche avessi potuto dormire, non ci
sarei riuscito; perché ogni falsa verità che
racconto mi viene a trovare di notte, non appena rimango in silenzio a
riflettere.
Fortunatamente, sono bravo anche a scordare ed eliminare tutto, oltre
che a mentire.
Per
un solo momento
Mi
auguro tu resti sulla tua scena
Però capita che il ricordo di Lei ritorni, quando meno me lo
aspetto. Mi basta osservare con fare sognante un'opera d'arte o un
semplice uccello dalle piccole ali che si libra in aria libero per
sentirmi stringere in mezzo al petto, dove un tempo giaceva il mio
cuore.
Oh, Lei. Dove c'è bellezza c'è lei. È
forse per questo che mi circondo di tutto ciò che
è esteticamente accattivante?
Che voi umani mi perdoniate se vi privo di molte bellezze che i vostri
artisti hanno prodotto, unicamente con lo scopo di procurarmi questo
dolore dolce amaro.
Ricordarla, forse è sempre stato questo il mio obiettivo.
Una punizione severa e assurda che provo sempre ad infliggermi.
Ed è girando nei corridoi di questa nostra dimora che provo
a riportarla accanto a me.
E vedo i suoi occhi in quelli delle Madonne che stringono i loro
piccoli figli di Dio, e scorgo il suo profilo in quello delle ninfe che
giocano con i satiri, e sospiro quando mi accorgo di come i rami di un
roseto in fiore siano così simili ai suoi aggrovigliati e
morbidi ricci.
Delle volte mi piacerebbe soltanto che lei fosse qui, accanto a me. Mi
piacerebbe non avere le mani sporche del suo sangue.
Mi piacerebbe semplicemente essere innocente.
Senza
alcun sentimento
Con
la mente aperta
Sono
certo che ero così libero
Governare è far credere. Governare è far credere.
Governare è far credere.
Sarei potuto morire sui passi di quel piccolo trattatello dal contenuto
spregiudicato e affascinante.
Governare è far credere, perfino a se stessi, che ogni
azione che tu compi sia giusta. È liberarsi di ogni singola
briciola di coscienza, oppure frammentarla in così tante
parti, con così tante scusanti che ogni piccola scheggia
risulta stupida e non degna di nota.
Bisogna mentire a tutti per essere liberi. Mentire alla propria mente,
l'artefice stessa dell'inganno.
Dobbiamo far sì che riesca a convincerci e convincersi che
tutto vada bene. Noi abbiamo agito correndo sul sentiero della Retta
via, questo è il trucco.
Noi siamo giusti. Noi siamo giusti. Noi siamo giusti.
Non esiste morale se seguiamo lo Stato. Se si è governanti,
Principi o Re o Signori si agisce privi di costrizioni e completamente,
totalmente liberi dalla morale.
È una scusa, lo so. Ma permette a me stesso di credere di
avere ancora un cuore e ancora dei sentimenti capaci di risvegliarsi
alla visione di una cosa bella.
Mi
sono espresso da me
Esaurito
per tutto
Per
vedere ed essere
Ciò
che vuoi e ciò di cui hai bisogno
Ma siamo leggi, noi. Leggi polverose, che si fanno rispettare. Leggi
vive e, se vogliamo parlare in termini giuridici, io sono il primo
articolo della costituzione.
Grazie a me questo Stato si tiene in piedi, uno Stato che comprende
tutto il mondo, uno Stato fatto da esseri anziché ettari e
confini.
Ho vissuto interi secoli pensando a me e me soltanto; credendo che ogni
mia azione dovesse essere fatta solo per mio piacere -perfino quando
uccisi Didyme, per un primo istante pensai di aver compiuto
quell'omicidio unicamente per il mio tornaconto. Eppure tutto
ciò era falso.
Per quanto io desideri il potere, per quanto l'abbia desiderato, alla
fine mi sono ritrovato a capire che in verità io agivo per
loro, per il mio Stato.
Sono arrivato davanti al confine tra uomo e essere sovrannaturale e ho
capito che la vera differenza tra noi e loro sta nelle intenzioni: in
loro esiste il potenziale dell'agire per gli altri, in noi, questo
è esprimibile.
Noi soli abbiamo la forza per scavalcare la nostra persona per donarci
agli altri.
Il fatto poi che siamo piuttosto restii al farlo è un'altra
storia -deriviamo pur sempre da voi, no?
Ma ora, ora guardatemi: sono qui per voi, fratelli miei. Penso, agisco
e compio per voi, cari.
Sono solo molto bravo a nasconderlo e se sbaglio, perdonatemi, miei
compagni, sono come voi: conservo dell'umanità dentro di me.
La
verità sta venendo a galla
E posso fallire, e posso cadere. Non so perché tutti pensino
che ciò non sia possibile. Forse è un bene, forse
un male essere un insospettabile
perfetto. Ma ogni volta che incontro i suoi occhi, gli
occhi di Marcus, incontro l'Inferno.
Subito dopo l'omicidio di Didyme rimasi per giorni chiuso in una
stanza: tutti pensavano che fosse per il lutto -ed effettivamente era
così; ma la vera ragione era che non riuscivo a sopportare
la sua vista, la vista di Lui.
Nei suoi occhi non c'era più niente, solo il vuoto,
così tremendo e profondo da mostrarmi il viso di una morta
dentro di esso.
Vedevo mia sorella, la mia dolce e fragile sorella dentro il suo
sguardo, il suo corpo, i suoi lamenti. E non potevo sopportare oltre.
Serrato in me stesso, mostrando a tutti una debolezza in parte finta
cercai di dileguarmi e di scacciare ogni possibile accusa via da me.
Ma chi non sa nulla sospetta di più.
Per anni, secoli!, Marcus cercò nello sguardo di ogni
vampiro che incontrava il colpevole e ci arrivò, ci
arrivò così tanto vicino che mi ritrovai davanti
a lui da solo.
Eliminando
la mia mente
Per
favore non chiedermi più di descrivere
Ricordo che non eravamo a Volterra né in Italia, molto
probabilmente neanche in Europa. C'era un deserto intorno a noi ed era
notte. Io e Marcus ci eravamo allontanati dall'accampamento, io con la
voglia di guardarmi un po' intorno e lui per una semplice forza di
inerzia che lo portava -nel primo periodo- ad accettare ogni proposta.
Ci fermammo proprio sopra una duna, fermi a osservare le nostre orme
rimaste sulla sabbia. Probabilmente faceva freddo, non so -non lo posso
sapere, ma c'era la luna e il paesaggio intorno a noi sembrava dipinto
per quanto pareva surreale.
Sorrisi, rilassandomi alla sola vista di tanta pace, di così
tanta natura e mancanza di umanità.
Ma lui no, lui non sorrideva più e in quel momento aveva
perfino perso la sua solita espressione impassibile e priva di
sentimenti. Era cupo e accigliato.
Voltò la testa verso di me e non disse nulla; dopo un lungo
tempo aprì la bocca per dire soltanto una frase lenta, senza
articolare molto le labbra, tanto che per un istante immaginai che mi
fossi immaginato tutto.
«Tu l'hai vista, vero? Tu... tu eri là»
Spostai di scatto la testa e lo guardai sconvolto.
No.
Cosa stava succedendo? All'improvviso era come se si fosse aperto un
enorme buco nero e io ne stavo venendo risucchiato; sicurezza dopo
sicurezza, ricordo dopo ricordo, bugia dopo bugia i suoi occhi rubino
mi stavano inghiottendo.
Per un attimo credetti che tutto fosse finito.
Giochi conclusi, mi avrebbe ucciso lì e io molto
probabilmente non avrei fatto nulla per impedirglielo. Era
più anziano e sicuramente più motivato di me.
Sarei morto. Forse avrei finalmente scontato la mia pena, un peso che
da secoli mi schiacciava e opprimeva e con il quale continuavo a
scontrarmi.
Sarei morto. Ed era giusto così, privo di una vera e propria
lucidità consideravo che tutto ciò fosse meritato
e perfettamente nell'ordine delle cose.
Sarei morto. Cenere tra la sabbia nessuno mi avrebbe ricordato.
Anni e anni in cui avevo fatto di tutto per imprimermi nella memoria di
mortali e immortali si sarebbero conclusi in quel misero e triste modo.
«Dimmi... per favore, dimmi cosa era rimasto di
lei» sussurrò in un soffio.
Mi fermai e smisi di respirare per un secondo.
Poi crollai, di colpo. Troppo agitato e scosso dovetti abbassare per un
secondo le barriere e mi ritrovai per terra, a urlare contro la sabbia
rossa che mi riempiva i polmoni.
In quel momento ogni ricordo era una spada infilata nel mio fianco,
ogni immagine un pugno in pieno volto.
Lui rimase sconvolto e mormorò soltanto: «scusami,
sono stato rude. So quanto faccia male»
Disse solo questo, poi sparì per tornare al suo silenzio. Mi
lasciò lì consapevole, forse, che solo quelle
parole erano state una tortura ben peggiore della morte.
Per
un solo momento
Mi
auguro tu resti sulla tua scena
Senza
alcun sentimento
Con
la mente aperta
Sono
certo che ero così libero
Poggiando la fronte sulla sabbia mi posi delle domande stupide e
futili: se avessi sudato il mio viso sarebbe stato ricoperto di rosso?
Se fossi stato umano avrei avuto il coraggio di stare immobile in mezzo
al nulla, senza la paura di serpenti e di pericolosi scorpioni?
Sulpicia, cosa stava facendo lei? E Volterra, come stavano le cose a
Volterra?
Per un istante desiderai alzarmi e andarmene.
Via, scappare via da tutto e lasciare che il mondo collassasse su se
stesso. Se tutto ciò che io avevo creato per avere potere si
fosse autodistrutto che senso avrebbe avuto il potere? Nulla. Sarebbe
stato nient'altro che nulla.
Fissai intensamente a sud. Verso l'oscurità. L'ignoto buio
che mi avrebbe potuto inghiottire e finalmente liberare.
Mi alzai e fermo continuai a scrutare verso l'orizzonte indistinto.
Lavami
via
Dio, quanto lo desideravo. Che mi si staccasse tutto di dosso!
Che il mio passato, le mie azioni, i miei pensieri, tutto se ne andasse
via.
Lavami, Dio, ti prego, se esisti, lava via tutto.
Lavami via.
Lava
via il tuo corpo dal mio
E Didyme, mia dolce sorella, ti prego, sparisci da me. Ancora sento la
tua polvere entrarmi nei polmoni e soffocarmi. Le tue grida perforarmi
le orecchie e il tuo sorriso d'agnello salutarmi dalle fiamme vive.
Sei buona, tu. Tu puoi perdonare. Vero, vero Didyme?
Azzera
tutti i ricordi
Ci
portano soltanto sofferenze
Se quando mi fossi trasformato avessi dimenticato tutto, quanto sarebbe
stato facile!
Niente legami, niente preoccupazioni, niente sensi di colpa.
E allora, solo allora, sarei stato libero.
Libero di agire senza temere le conseguenze: perché un uomo
senza ricordi, un uomo senza passato è un uomo che
può ricrearsi. Rigenerarsi.
Quanto lo avrei voluto, in quel momento: rinascere.
Tenendomi i capelli tra le mani li tiravo, quasi nell'assurda speranza
che la mia testa si aprisse e che da essa uscisse tutto fuori.
Scacciare via da me me stesso, che cosa ironica.
Ma non sarebbe mai stato possibile -e forse neanche lo volevo
veramente. Avevo sputato troppo sangue per lasciare andare via tutto.
Mi alzai, continuando a sentire quel dolore pulsante nel petto, nelle
braccia, nella testa.
Faceva male, oh, così male.
E
io ho visto tutto ciò di cui avrò sempre bisogno.
E continuando a fissare le dune infinite realizzai anche che alle
proprie azioni non si rimedia. Mai. Nessuno gesto volto a ripararne uno
precedente lo compenserà mai.
Tanto non sarebbe cambiato nulla. Niente avrebbe riportato in vita
Didyme o la mia coscienza. Che bisogno c'era di annientare un'altra
vita?
Tutti si illudono che Dio esista, ebbene, voglio illudermi anche io. Se
è vero che la giustizia vera sarà unicamente dopo
la Vera Morte io attenderò che essa mi chiami; non
affretterò i tempi, non desidererò farlo.
E nuovamente mi coprirò di bellezza e di oro, di ricchezza e
di melodie così dolci da farmi dimenticare le urla. E ancora
una volta farò sì che il passato si annebbi,
mostrandomi uno splendente presente e un ancora più
rifulgente futuro.
Fino a quel momento avevo avuto bisogno solo di vivere bene, cosa era
cambiato allora?
Nulla.
Che le orchestre continuino a suonare per me, che i popoli si pieghino
ai miei capricci, che le arti mi esaltino e che i poeti scrivano di me.
Di questo necessito e di questo vivrò.
Angolo autrice:
prendetela come "le confessioni di una fanwriter fangherl" . Ho
spogliato Aro per voi, ve lo sto donando nell'essenza più
pura, dicendovi cosa penso di lui e cosa penso lui abbia fatto. Tutto
qui, niente di più.
Questo è un po' il preludio alla Piccola Grande Opera, e mi
ha fatto un piacere tremendo scriverla. Se è risultata
troppo pesante, mi spiace! Son fatta così!
La storia ha partecipato al contest "Teams' competition!", indetto
dal Collection
of Starlight, classificandosi seconda.
Sfrutto lo spazio per fare i complimenti a Dragana, che ha vinto e a
tutte le altre partecipanti.
lascio qui il giudizio e mi dileguo.
Buon Natale a tutti!
Tutta l’esistenza di
Aro viene ripercorsa in chiave machiavelliana: la trasformazione, la
nascita del sogno di potere e la creazione dei Volturi,
l’assassinio di Didyme, il rapporto con Marcus, in un vortice
di sangue e menzogne volte a proteggere il dominio sul resto della
comunità dei vampiri. Il passaggio dei secoli e lo svolgersi
delle tappe della vita di Aro fanno emergere due principali concetti
che guidano la sua vita: la necessità di convincere e
convincersi della legittimità delle proprie azioni e
l’importanza nulla rappresentata dai mezzi quando sono volti
a sostenere un fine più grande.
Ciò che colpisce immediatamente è il modo in cui
la storia è sostenuta dal testo della canzone senza per
questo apparire forzata: lo sviluppo di Aro segue passo dopo passo i
versi da cui è accompagnato, ma allo stesso tempo
l’autrice crea materiale nuovo e indipendente. Il genere
song-fic è stato sfruttato al massimo.
La grammatica è generalmente buona e non si incontrano
errori gravi: tuttavia, spesso sono presenti imperfezioni e forme
pesanti - che più che sbagli sono sbavature -, le quali
sciupano una storia altrimenti ben fatta. È facile che in
una one-shot lo stile sia meno rifinito, rispetto alla cura che si
può prestare in una drabble, ma è giusto
segnalare le strutture che potrebbero essere migliorate con una
maggiore limatura, anche se chiaramente non hanno lo stesso peso di
veri e propri errori.
Lo sviluppo della fan fiction è particolare:
l’autrice racconta tutta la storia di Aro senza
però focalizzarsi eccessivamente sui singoli avvenimenti,
mantenendo una narrazione discorsiva che passa da episodi specifici a
considerazioni generali senza essere brusca o forzata. La presenza
costante del ricordo di Didyme rappresenta un’incrinatura
nell’altrimenti perfetto progetto di dominio di Aro; il
vampiro non riesce a cancellare la sorella come fa con tutto il resto e
questa tensione di fondo raggiunge il culmine nello scontro con Marius.
1.
Lessico; grammatica: a) correttezza verbale - b) punteggiatura |
7.25 |
2.
Trama e originalità |
9.00 |
3.
Rispetto e utilizzo degli obblighi |
10.00 |
Totale:
26.25/30 |
Media:
8.75 |
Ho deciso di
farmi un account facebook per chiunque mi volesse aggiungere e fare una
chiacchierata Ulissae
EFPaggiungetemi (:
Se avete un livejournal,
questo è il mio: ulissae
Idem per anobii (ha trovato il giochino, la bimba): Ulissae
anobii
Se invece volete farmi una qualsivoglia domanda, ecco il mio formspring: Ulissae
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