natale
La Magia del Natale
Quella notte
di Dicembre c’era gioia nell’aria. Si poteva percepire dalle numerose luci
appese alle finestre, dagli alberi addobbati a tutti gli angoli delle strade ma
soprattutto dai sorrisi che le persone si scambiavano per la strada.
Il motivo di
tutto ciò era semplice: era la vigilia di Natale e, per tutti, quello era un
momento di pace e serenità.
Per tutti e
in special modo per il mondo magico che festeggiava il primo Natale dalla
sconfitta del potente signore oscuro che li aveva terrorizzati per decenni.
La neve cadeva regolare del primo pomeriggio e aveva ricoperto con il suo bianco candore le strade e i tetti.
Al primo
imbrunire la gente cominciò a riversarsi nelle case per passare quella vigilia
così speciale con le persone più care, chiudendosi alle spalle, insieme al freddo,
anche tutti i problemi che avevano dovuto affrontare in quegli anni.
Al dodici di
Grimmaud Place le cose non stavano andando diversamente.
Quella che
era stata la base, cadente a pezzi, dell’ordine della Fenice, ora era una piacevole
casa a due piani completamente rimessa a nuovo che emanava un piacevole profumo
di arrosto e patate. Un allegro chiacchiericcio riempiva le orecchie di
una giovane ventenne con i capelli castani e gli occhi color dell’oro che si
teneva in disparte accanto al camino scoppiettante ricoperto di calze rosse.
Il suo nome
era Hermione Jean Granger e per lei quella vigilia di Natale non era
nient’altro che una serata triste, rischiarata dall’amore che la sua famiglia e
i suoi amici le trasmettevano.
Triste.
In quella
sera più che in altre sentiva la mancanza di qualcuno al suo fianco; si sentiva
incompleta, svuotata della sua parte migliore e importante. Si sentiva sola.
Triste e sola.
Erano mesi
che non aveva più sue notizie, mesi che si era infiltrato nelle file degli
ultimi mangiamorte rimasti. Poteva essere ferito o addirittura morto e le non
ne avrebbe saputo nulla. Era preoccupata.
Triste, sola e
preoccupata.
“Hey
piccola, come va?” Il braccio forte del suo migliore amico le circondò le spalle
come a riscuoterla dal suo torpore e dalla malinconia che trapelava dai suoi
occhi. Tutti sapevano e tutti facevano finta di niente. Non avevano mai
completamente accettato la sua relazione con il biondino e il fatto che lui si
fosse offerto volontario per quella rischiosa missione aveva solo in parte
diminuito le avversità dimostrate in passato alla coppia.
“Bene, Harry
davvero. E’ una magnifica Vigilia di Natale”. Sorrise, di un sorriso che non
arrivava agli occhi però ma che ai suoi amici bastava per credere che fosse
davvero tutto a posto e che la lontananza da lui avesse un po’ diminuito la
bruciante passione che era scoppiata nel corso dell’ultimo anno di scuola e
durante la guerra. Bugiarda.
Triste, sola,
preoccupata e bugiarda.
Questi erano
i sentimenti che si agitavano nel petto della bella ragazza che ora si era
spostata e stava guardando fuori dalla finestra attenta a ogni singolo
spostamento d’aria che potesse donarle la speranza di un ritorno tanto atteso.
***
La cena si
era svolta tra risate, chiacchiere, bicchieri tintinnanti e posate in
movimento. Hermione aveva partecipato a tutto rispondendo, sorridendo, a tutte
le domande; sollevando il calice quando era richiesto, assaggiando qualcosa di
tutte le portate che erano state servite. Apparentemente interessata a tutto ma
al contempo distante mille miglia da quella tavola. I pensieri erano
concentrati su dita gentili che avevano sfiorato i suoi capelli in una notte di
primavera, su labbra sottili che un tempo avevano pronunciato parole cattive e
che erano state capaci di parlare d’amore.
Amata.
Le risentiva,
anche il quel momento, quelle labbra sulle sue e sul suo corpo: se chiudeva gli
occhi, poteva percepire il calore che si propagava dentro di lei, ogniqualvolta
era stretta in un abbraccio rassicurante, riviveva le sensazioni meravigliose
della loro prima volta, la delicatezza con la quale lui era scivolato in lei
timoroso di farle male ma impaziente di farla sua.
Amata e
desiderata
L’aveva
fatta sentire desiderata ogni singolo istante che avevano passato insieme,
l’aveva venerata come solo un uomo follemente innamorato poteva fare e l’aveva
distrutta quando aveva deciso che, per il suo bene, per far si che la loro
storia fosse accettata, per far dimenticare il suo passato, era necessario
separarsi e rischiare la vita in una missione volontaria e suicida.
Amata, desiderata
e protetta.
L’aveva
odiato in quel momento e l’aveva amato per tutta la notte successiva, prima del
distacco. Era partito prima che lei si svegliasse lasciandole un leggero bacio
di cui lei poteva sentire ancora il sapore e un biglietto con scritto poche
righe.
Ti
affido il mio cuore, tornerò a riprenderlo.
E lei lo aveva conservato insieme con il suo, quel cuore, racchiuse nel petto, congelato nell'attesa del suo ritorno.
****
Finita la cena,
si erano spostati in salone e una volta iniziate le danze si era ritrovata a
sentire la loro canzone inconsapevole di muoversi a tempo con un invisibile
cavaliere.
Ricordi.
“Hermione…”
Ginny l’aveva riscossa da questa danza solitaria e le aveva posato una mano
sulla sua. “Non devi fingere con me. Ti manca vero? Non riesci a dimenticarlo
nonostante sia passato tanto tempo”.
“Avrei
voluto passare ogni istante della mia vita con lui per cui sì mi manca
enormemente e no, non l’ho dimenticato sebbene voi speriate sempre il
contrario”. C’era amarezza nella sua voce; amarezza per un’amicizia che non
aveva saputo accettare le sue scelte e che l’aveva quasi allontanata e
considerata una traditrice nel momento in cui la sua sorprendente storia
d’amore era stata vissuta alla luce del sole.
Ricordi e
nostalgia.
“Non dire
così. A noi dispiace vederti triste, lo sai. Però, Quello, ha fatto un favore a
tutti offrendosi. Lui era l’ideale. Non potevamo certo rischiare uno dei nostri
mandandolo a fare l’infiltrato no? Lui era più credibile. Dopotutto è degno
figlio di suo padre. Oggi è la Vigilia di Natale, cerca di rilassarti”. Se
Hermione Jean Granger avesse creduto nella violenza, avrebbe schiaffeggiato
Ginevra Molly Weasley ma siccome pensava che le parole fossero più dirette e
pungenti degli atti fisici si preparò a fronteggiarla ritirando la mano da
quella della rossa.
Ricordi,
nostalgia e rabbia.
“Quello ha
un nome. Si chiama Draco. Non credi che sia bellissimo? E’ il nome di una
costellazione sai? E lui brilla esattamente come le stelle che rappresenta.
Nonostante voi vi siate impegnati per farlo offuscare lui brillerà sempre così
come illuminerà sempre il mio cuore Ginevra. A volte nel buio si brilla più che
al sole. Ha scelto di sacrificarsi per me e per tutti voi, penso che meriti un
pochino più di rispetto e anche che sia considerato un po’ di più che solo il
figlio di un mangiamorte non pensi? Non m’interessa se non approvate la mia
scelta, non m’interessa se mi considerate una traditrice, non m’interessa
niente di questa festa, vorrei solo averlo al mio fianco, abbracciarlo,
stringerlo e sentire la sua voce. Essere con lui sarebbe la sola cosa che mi
farebbe felice questo Natale”. Le lacrime avevano cominciato a scendere copiose
dagli occhi della bella strega incapace di trattenersi.
“Lo ami
davvero allora?” Quella domanda le estorse un sorriso tra le lacrime.
Ricordi,
nostalgia, rabbia e consapevolezza.
“Certo che
lo amo. Avevi dei dubbi? E’ la mia vita, non mi sembra neanche di esistere
senza di lui. Sono sei mesi che non lo vedo e mi sembra di impazzire sempre di
più. Ogni secondo è una tortura. Non so quanto potrò andare ancora avanti”. Era
stata sincera. Dopo molti mesi quella che era stata la strega più brillante di Hogwarts
aveva aperto il suo cuore a qualcun altro e aveva lasciato fluire il dolore che
racchiudeva nel petto. E fu ricompensata perché per la prima volta Ginevra
Molly Weasley la sorprese abbracciandola e pronunciando una sola frase prima di
lasciarla.
“Tornerà da
te, perché il tuo amore lo proteggerà e lo manterrà in vita fino al momento in
cui potrete stare di nuovo insieme. Non so quando, ma tornerà. Lascia che la
magia del Natale ti aiuti a tenere viva la speranza”.
Ricordi,
nostalgia, rabbia, consapevolezza e speranza.
****
La giovane
donna infagottata nel suo cappotto bianco si era avviata verso la sua nuova
casa nella Londra babbana, declinando tutti gli inviti a passare la notte a
casa di uno o dell’altro.
Voleva stare
sola con i suoi pensieri e festeggiare questa notte di Natale con i ricordi
dell’unica persona che la rendeva felice.
Quando aprì
la porta, un intenso profumo di rose la invase. Era buonissimo ma la strega era
certa che non ci fossero delle rose in casa quando era uscita per cui mise mano
alla bacchetta.
Si stupì un
poco e il suo cuore cominciò a battere all’impazzata quando trovò una
bellissima rosa rossa con i petali spruzzati d’oro ai piedi della scala che
conduceva al piano superiore. Era a gambo lungo e senza neanche una spina.
La raccolse
e iniziò a salire aggiungendo a essa gli altri steli che trovavano sul suo
cammino quasi a fornirle una strada da seguire.
Alla fine si
ritrovò in mano cinque rose che l’avevano condotta davanti alla porta del
bagno.
Quando entrò
rimase letteralmente a bocca aperta: il bagno era stato incantato e ingrandito,
la vasca era piena di acqua e uno spesso strato di soffice schiuma ne ricopriva
la superficie. Un’altra rosa era appoggiata sul bordo come un tacito invito a
entrare nell’acqua.
Invito che
accettò di buon grado, spogliandosi, legandosi i capelli, immergendosi, rilassando
i muscoli e scollegando il cervello.
Non voleva
pensare Hermione in quel momento. Non voleva chiedersi chi le avesse fatto
quella sorpresa per paura di darsi una risposta tanto sognata quanto
impossibile da vedere realizzata. Rimase nella vasca per un periodo indefinito
e quando finalmente decise di alzarsi e di infilarsi l’accappatoio di morbida
spugna che era stato lasciato in disparte, notò che era comparsa una nuova rosa
e sotto di essa una scatola rettangolare molto grande.
Hermione
Jean Granger prese un profondo respiro aprì la scatola e dopo molti mesi
sorrise sinceramente.
****
Si era
vestita come suggerito dal misterioso benefattore. Aveva indossato il completo intimo
nero di pizzo e raso e anche l’abbinata sottoveste di raso nero a spalline.
Come vestito era stato scelto un tubino semplicissimo, nero anch’esso. L’unico
tocco di colore era rappresentato dalle scarpe che erano rosse di vernice a
tacco alto e da un fermaglio per capelli dello stesso colore.
Quando fu
pronta, prese un grosso respiro e uscì dalla stanza da bagno ancora all’oscuro
di quello che avrebbe potuto trovare.
Ad
attenderla trovò una scia di petali rossi (che prima non c’erano) che la
condussero alla camera anch’essa ampliata magicamente. Sul bianco copriletto
tre rose legate con nastro di raso del medesimo colore dei petali la stavano
aspettando e di fronte vicino alla porta finestra su un piccolo tavolo
spiccavano due calici di cristallo e una bottiglia di champagne.
Non si rese
conto di aver trattenuto il respiro finché non sentì l’impellente bisogno di
inalare aria nei polmoni.
Avvicinandosi
vide che spuntava un biglietto vicino alla bottiglia e aprendolo una lacrima le
scivolò lungo le guance. La scrittura era stata tracciata da una mano che lei
amava e bramava da tanto tempo.
“Non ho mai regalato dei fiori ma so che le rose
devono essere dodici, se vuoi l’ultima e se non è, troppo tardi raggiungimi sul
balcone”.
Hermione si
portò le mani sul viso asciugandosi le guance. Era un momento di gioia e voleva
che dopo tanti mesi lui rivedesse il suo volto sorridente e non stravolto dalle
lacrime.
Riuscì a
muovere un passo dietro l’altro lentamente per assaporare quel momento che
aveva atteso tanto a lungo.
Lo vide
subito, appoggiato al parapetto con le gambe incrociate fasciate da pantaloni
classici neri e una sola camicia bianca a coprire il suo petto. I capelli
spettinati dal vento e gli occhi che brillavano di gioia al riverbero della
luna. Tra le mani la rosa promessale.
Gliela porse
senza parlare e lei la presa tremante sorridendo appena.
Di tutte le
cose che si era ripromessa di dirgli non una sola sillaba sembrava disposta a
lasciare le sue labbra.
Allungò una
mano a sfiorare quel volto tanto amato e desiderato e quando sentì le sue
braccia avvolgerla si abbandonò al dolce tepore che sapeva finalmente di casa e
Natale.
“Mi sei
mancato” riuscì finalmente a mormorare.
“Anche tu,
non sai quanto” rispose lui sussurrando rocamente al suo orecchio.
Rientrarono
e lei posò le rose sul tavolo prima che una melodia, magicamente, si spandesse
nell’aria e due braccia forti la invitassero a ballare.
Era la
stessa canzone di prima ma questa volta non ballava da sola. Aveva il suo
cavaliere con sé, in carne e ossa.
Voleva delle
spiegazioni, voleva sapere cosa era successo, voleva che le raccontasse cosa
aveva fatto in tutti quei mesi e perché non l’aveva mai contattata, ma tutti
questi desideri furono spazzati via dalle parole che il ragazzo gli soffiò sul
viso.
“Sono
tornato, solo per te. Ho avuto la forza di affrontare tutti i demoni del mio
passato solo perché sapevo che tu eri qui ad aspettarmi. Ti amo, mi hai fatto
tornare a vivere e sei diventata tu stessa la mia sola ragione di vita. Perdonami
se ti ho fatto soffrire, ma dovevo farlo per te e soprattutto per noi. ”
Si sfiorarono
lentamente assaporando il piacere di ritrovare labbra che per troppo tempo
erano state lontane, si spogliarono riscoprendo i loro corpi e si amarono per
tutta la notte godendo l’uno della presenza dell’altra.
***
Il mattino
li trovò vicini e innamorati.
“Te ne
andrai ancora?” Era la domanda che la tormentava da quando l’aveva rivisto.
“Sì, ma
tornerò presto. Dopodomani ci sarà una retata e riusciremo a sgominare tutta la
banda. Dopo sarò solo tuo e tu sarai per me, per sempre”.
Erano le più
belle parole che potesse dirle. Una promessa per l’eternità fatta in una delle
giornate più magiche dell’anno. Sarebbero stati insieme, avrebbero formato una
famiglia con tanti bambini e avrebbero avuto tanti Natali da passare uniti.
Cosa si poteva chiedere di più. Quello era senz’altro il Natale più importante
di tutta la sua vita.
“Ti amo” gli
disse mentre si accoccolava sul suo petto.
“Lo so” le
rispose lui sorridendo e scostandosi subito dopo per evitare il suo pugno.
La bloccò
sotto di lui fermandole le braccia e calando il viso fino a sfiorarle il naso
con le ciocche bionde.
“Buon
Natale, non te l’avevo ancora detto”.
“Buon Natale
a te, Draco e grazie per avermi fatto il più bel regalo che potessi desiderare.
Grazie per essere tornato da me, grazie per amarmi, grazie per ogni singolo
istante passato con me e grazie anche per tutti i momenti meravigliosi che so
che passeremo in futuro.
Si baciarono
con passione pensando tutte e due che Sì sicuramente quello era un magico
Natale.
Angolo della
posta.
Ciao a
tutte. Questo è il mio augurio di Buon Natale a tutte voi. Spero vi piaccia e vi
auguro di passere delle magnifiche feste.
La frase “A
volte nel buio si brilla più che al sole” non è mia ma è presa da una canzone
della Pausini di cui non ricordo il titolo. La storia delle rose invece devo averla letta da qualche parte oppure devo aver preso spunto da un film. Se qualcuno sapesse da dove arriva questa bellissima idea sarò lieta di mettere la fonte. Grazie
Baci BABY
|