1_Partecipazione forzata
Capitolo 1: Partecipazione forzata
«Ma perché devo proprio esserci?! Non ho voglia di andare!»
«Elliot, non essere
infantile. È buona creanza che partecipiate tutti alla festa in
onore del duca Barma, in segno di rispetto».
Reo finì di
aggiustare il risvolto del colletto della camicia di Elliot, lasciando
che le mani accarezzassero il tessuto ed il petto del giovane vampiro,
dilungandosi forse un pochino troppo.
Passò allora a
sistemare il nodo alla cravatta, mentre il Nightray, improvvisamente a
disagio per quella vicinanza forse un tantino esagerata, appuntava gli
occhi da tutt’altra parte con un sonoro sbuffo carico di
contrarietà. Quella notte ricorreva il sessantanovesimo
compleanno del duca Barma e, com’era consuetudine, tutti gli
appartenenti alle altre casate erano tenuti a partecipare.
Però,
quell’anno, Elliot non era proprio in vena - non che le altre
volte vi prendesse parte volentieri -: al solo pensiero di dover
trascorrere una notte nella stessa casa con i Bezarius gli prudevano le
mani.
No, quella volta ne avrebbe
fatto volentieri a meno: non gli andava per niente di stare in casa di
Rufus Barma dopo quello che aveva detto in seguito all’accaduto
al maniero dei Baskerville.
«Se
ti fossi reso conto prima di quel che ti stava succedendo e ne avessi
discusso con i tuoi fratelli delle vite sarebbero state risparmiate,
razza di stupido ed egocentrico novellino!».
Non gli avrebbe dato una seconda opportunità per insultarlo.
Alla fine, però,
aveva ceduto: aveva potuto combattere l’ostinazione con cui i
suoi fratelli cercavano di convincerlo, ma non aveva osato niente
contro le insistenze di Reo, che adesso stava finendo di sistemargli la
camicia.
Contro di lui perdeva ogni
possibilità di spuntarla vincitore, perché, in qualche
strano e perverso modo, il suo servitore riusciva sempre a rivoltare la
situazione a suo vantaggio.
Certe volte, come allora, era dannatamente frustrante.
«Pronto» disse semplicemente Reo, poggiandogli una mano su una spalla.
«Mmmh... ormai
è inutile dire che non voglio andare...» bofonchiò
il vampiro, continuando a fissare da un’altra parte.
«Esatto!».
L’esclamazione -
accompagnata dallo sbattere della porta che si apriva - fecero
schizzare Elliot a quasi un metro da terra, il cuore che batteva a
mille per lo spavento mentre fissava con un certo shock misto a rancore
rabbioso l’espressione tranquilla e felice di Vincent, appena
materializzatosi sulla porta.
Indossava un completo nero
estremamente elegante, corredato dall’immancabile mantello che
arrivava fino a terra, e teneva i lunghi capelli biondi ordinatamente
raccolti in una bassa e raffinata coda di cavallo.
«Bussa prima di entrare!!» sbottò Elliot, irritato dal sorrisetto del fratello.
«Sei davvero carino
vestito così!» commentò l’altro, senza
abbandonare quel sorriso ironico e un po’ a presa in giro che
fece saltare i nervi ad Elliot, che digrignò i denti e fece per
andare a dargliele di santa ragione.
«Vince non prenderlo in giro».
Gilbert arrivò al
fianco del fratello minore come un’ombra, fermandosi sulla soglia
ad osservarli con sguardo di vago rimprovero.
Anche lui era vestito in
modo decisamente elegante e molto nobile, anche se
dall’espressione sembrava non esservi molto a proprio agio.
«Coraggio, vai» esortò Reo, dando una lieve spinta sul braccio del padrone.
«... okay» bofonchiò quest’ultimo, avviandosi verso la porta.
«Divertitevi» augurò l’umano, mentre l’uscio si chiudeva.
Il silenzio vagò tra
i tre Nightray indisturbato mentre percorrevano i vari corridoi della
tenuta, diretti all’ingresso.
Una volta giunti
all’esterno attraversarono a passo di marcia i pochi metri che li
separavano dalla carrozza e salirono, quindi partirono alla volta della
tenuta dei Barma.
Elliot si tenne in disparte
all’interno della carrozza, come se mettere poche decine di
centimetri tra lui e i suoi fratelli potesse farlo sentire meglio:
ormai stavano andando. Non si sarebbe salvato in nessuna maniera.
Il viaggio fu teso, indubbiamente.
Vincent e Gilbert sovente lanciavano occhiate al minore, il quale non si applicava minimamente per dissimulare il malumore.
Quando arrivarono, i
maggiori furono ben felici di scendere e lasciarsi alle spalle quel
clima rigido e affatto piacevole che Elliot emanava come un’aura
tutt’intorno a sé.
Vennero accolti da uno dei servi ed introdotti nella sala dove si teneva la festa.
Al passaggio di Vincent e
Gilbert, le donne si mettevano a confabulare tra loro, chi nascondendo
la bocca con le mani, chi dietro ad un ventaglio, anche se gli occhi
rimanevano tutti incollati addosso ai due.
Erano molto ben voluti dal
gentil sesso e non a caso: erano giovani e affascinanti vampiri di
nobili origini. Chiunque avrebbe fatto la fila solo per potersi
inchinare davanti a loro.
Non si poteva certo dire
che Vincent fosse offeso da tali attenzioni, dato che le ricambiava
quasi sempre. Quello che non le soffriva minimamente era Gilbert: a lui
delle donne non importava assolutamente niente, come di quel che
potevano pensare di lui.
Lui non amava le donne, ma
una persona sola, particolare, la più preziosa che avesse e per
la quale avrebbe volentieri rischiato persino la vita.
«Gilbert! Ehi, Gilbert!».
Si volse subito al sentirsi richiamare dalla sua voce, che non avrebbe confuso con quella di nessun altro.
«Oz!» esclamò, sorridendo in modo da far brillare i canini affilati.
Il biondo, in piedi accanto
a sua sorella Ada, gli faceva entusiasticamente cenno di avvicinarsi e
lui certamente non si fece aspettare: l’unico suo piacere in
quella festa piena di pettegole era proprio l’incontrare il
giovane Bezarius.
«Come va?» chiese, appena fu a portata d’orecchio.
«Ah, benissimo. Siamo
tornati alle noiose battute di caccia senza l’ombra di un
cadavere» commentò Oz, sorridendogli.
«Fratellone!» l’ammonì Ada, dandogli una leggera gomitata nelle costole in segno di rimprovero.
«Ehi, stavo
scherzando!» si difese il maggiore «Piuttosto... Elliot
come sta?» chiese poi, tornando serio.
Gilbert si volse per metà verso il tavolo del rinfresco, dove Elliot stava bevendo dando loro le spalle.
«Be’...
è quasi guarito. La ferita al collo è sana... ma i polsi
non ancora» raccontò il moro.
«Immagino che gli diano dolore...»
«Non penso voglia che
lo dica, men che meno sappia che ne sono a conoscenza,
però...» sbuffò, triste all’improvviso
«... a volte lo sento urlare dalla sua camera nel cuore del
giorno... e suona sempre più di rado per via dei muscoli dei
polsi non ancora sanati».
«Oh,
poverino...» sussurrò Ada, portandosi una mano alla bocca,
osservando piena di sentimento il giovane Nightray più in
là.
Ada era ancora innamorata
di lui, benché si fosse arresa all’idea che i suoi
sentimenti non sarebbero mai stati contraccambiati: Elliot era un
Nightray fin troppo convinto dell’inimicizia con i Bezarius per
poter anche solo considerare l’idea di amarla.
Gilbert era preoccupato per
la salute del fratellino: sembrava stare bene, ma in realtà
sapeva che qualcosa non andava. Nascondeva tutto dietro una maschera di
normalità e non gli permetteva in alcun modo di aiutarlo.
Allontanò il pensiero: logorarsi in proposito non lo aiutava a rendersi utile.
«Xerxes come sta?» domandò al biondo.
Questo sorrise e scrollò le spalle.
«L’ho ceduto a Barma. Ne è stato felice»
«L’hai... ceduto?» chiese Gilbert, inarcando con fare sorpreso un sopracciglio.
«Esatto.
C’è un rito apposito per il passaggio di uno schiavo di
sangue tra vampiri... da quando si è trasferito a casa mia era
diventato tetro...» spiegò semplicemente Oz.
«Ada Bezarius».
L’attenzione della
vampira, che stava silenziosamente seguendo il discorso tra suo
fratello e il moro, venne attirata dalla voce di Vincent Nightray,
comparso al fianco del fratello più grande, uno strano sorriso
lusinghiero ad increspargli le labbra.
«Vincent Nightray...» replicò lei, inchinandosi timidamente.
Il vampiro le prese galantemente la mano destra e si chinò a sfiorarne il dorso con le labbra.
«Mi concede
l’onore di un ballo?» chiese, alzando fugacemente il viso,
incatenando i suoi occhi a quelli smeraldini di lei.
Quest’ultima arrossì e rispose un imbarazzato: «Con piacere».
Si congedò timidamente dal fratello e da Gilbert e si diresse con il suo partner verso la pista da ballo.
«Siamo da soli...» constatò a quel punto Oz, incrociando le braccia sul petto.
«A quanto pare...» concordò il moro.
«Immagino che tu non voglia concedermi un ballo in mezzo a tutta questa gente...»
«No, direi di no» confessò il Nightray, stringendosi nelle spalle, sorridendo con aria colpevole.
In fondo, aveva ragione:
non poteva certo permettere che altri scoprissero la loro relazione.
Chissà che putiferio ne sarebbe venuto fuori.
«Hai voglia di prendere una boccata d’aria?» domandò il biondo.
Gilbert ci ragionò su un minuto.
«D’accordo»
acconsentì infine, seguendolo attraverso la sala, dirigendosi
verso la grande portafinestra aperta all’altro capo del locale.
Nel passare, il maggiore
dei Nightray era inseguito dagli interessati, adoranti e, perché
no, smaliziati sguardi di buona parte delle aristocratiche presenti.
«Hmpf!»
sbuffò Elliot sdegnato, notando con quanta attenzione le donne
osservavano suo fratello andarsene sulla terrazza.
Girò il calice che
teneva in mano e ne bevve un lungo sorso. Il gusto del vino gli
risultava decisamente ostico, soprattutto se paragonato a quello del
sangue, ma era quello che senz’altro preferiva rispetto al resto
delle bevande presenti sul tavolo vicino a lui.
Lanciò
un’occhiata di traverso ad un gruppetto di pettegole che si erano
messe a confabulare. Il suo udito superiore riusciva a percepire
distintamente le loro parole: stavano commentando l’abbigliamento
“formale ed innegabilmente elegante” di suo fratello.
Scosse il capo, schioccando le labbra, schiudendole appena a rivelare i canini.
Quelle stupide perdevano
semplicemente tempo: Gilbert non avrebbe mai sprecato tempo dietro alle
donne. Per lui esisteva solo Oz Bezarius.
Come facesse ad
intrattenerci una relazione così intima, per lui rimaneva un
mistero. Insomma, addirittura li aveva sorpresi mentre si accingevano
a... farlo.
«Neee, signor Elliot mi sembra sovrappensiero ♥!».
Il giovane
s’irrigidì dov’era, rinsaldando la presa sul suo
calice, cercando di sopprimere l’improvviso, ardente desiderio di
strangolare il sopravvenuto al suo fianco.
«È geloso del successo di suo fratello con le donne ~?».
Xerxes Break era definibile
da Elliot con un unico, semplicissimo epiteto: insopportabile. Sembrava
essere nato appositamente per torturare il prossimo.
Il Nightray si volse a
fronteggiarlo dirimpetto ma, nel momento in cui stava per iniziare a
sbraitargli contro, una voce severa e pacata, algida, lo precedette:
«Xerxes finiscila».
Break ed Elliot si volsero in contemporanea ad incontrare un profilo ben conosciuto.
Capelli rossi sciolti sulle
spalle e la schiena, occhi a mandorla color nocciola, elegante cappa
bianca, ventaglio alla mano e scarpe con non meno di cinque centimetri
di tacco a spillo. Rufus Barma si fece loro vicino, fermandosi a pochi
metri di distanza, fissando intensamente e senza un briciolo di
tenerezza l’albino.
Quest’ultimo gli sorrise candidamente e in modo spudoratamente provocante.
«Ruffy ♥ sei
venuti a cercarmi! Ti mancavo o ti dà semplicemente fastidio che
stia con altri uomini?» chiese, con quell’espressione
innocente e allegra tipica della sua miglior faccia da schiaffi.
Elliot poté giurare
di cogliere un fugace scintillio d’ira repressa negli occhi del
duca e fu quasi certo che, se avesse avuto modo di rimanere a
quattr’occhi con l’albino, gli avrebbe fatto pagare caro
ogni lettera di quell’affermazione.
«Andiamo
Xerxes» tagliò corto il padrone di casa in tono
autoritario, voltandosi «Divertitevi signor Nightray»
aggiunse, mentre Break si apprestava a seguirlo, trotterellandogli
felicemente dietro.
Elliot rimase ad osservarli
andarsene per alcuni attimi, perplesso: possibile che stessero insieme?
Quella frase di Break... lasciava presupporre esattamente quello.
Si avvicinò a passi
rapidi al tavolo del rinfresco e si riempì di nuovo il
bicchiere, tracannandone tutto il contenuto in un unico sorso, gli
occhi accesi di una sincera indignazione.
Era diventata una moda amarsi tra maschi, evidentemente: prima Gilbert e Oz, poi lui con Reo, adesso quelli...
Almeno lui aveva il pudore di tenerselo per sé e non mettersi a parlarne in mezzo ad una festa.
Scosse la testa e bevve un
altro bicchiere di vino: meglio non pensarci, arrovellarsi così
il cervello per Break e Barma era solo tempo sprecato.
Svuotò altri due
bicchieri e, mentre era intento a bere il terzo, guardandosi intorno
senza apparente interesse, sentì qualcuno picchiettargli sulla
spalla.
Voltandosi, si
ritrovò il viso di suo fratello Vincent a pochi centimetri dal
naso e fece d’istinto un balzo indietro.
«Che ci fai da solo?» chiese il biondo in tono amichevole.
«C-che bisogno c’è di arrivarmi alle spalle in quel m...».
S’interruppe notando che il maggiore teneva per mano nientemeno che Ada Bezarius, seminascosta dietro la sua schiena.
«Signor Nightray... buonasera» salutò timidamente la bionda, accennando un inchino.
«Tsk!» sbottò l’altro, voltandosi e allontanandosi senza aggiungere altro.
Era semplicemente
inammissibile per lui che i suoi fratelli avessero fraternizzato coi
Bezarius. Insomma, era una questione d’onore!
Indignato,
attraversò a passo di marcia la sala e andò a sedersi su
uno dei pochi divanetti vuoti che occupavano lo spazio sotto le
finestre.
Intanto, Gilbert ed Oz erano fuori, a godersi una tranquilla passeggiata alla luce della luna.
Erano scesi nel giardino -
che fortunatamente era completamente vuoto - per timore che, stando
troppo vicini all’edificio, qualcuno potesse sorprenderli
assieme.
Passeggiavano fianco a
fianco, le mani che si sfioravano di tanto in tanto, gli occhi che di
ogni tanto correvano ad incrociarsi con quelli dell’altro.
Il silenzio che li
circondava era assoluto e in un certo senso inquietante, considerato
che non così distante c’era una festa in corso, eppure
loro riuscivano ad interpretarlo nel modo più intimo e romantico
possibile.
Erano ambedue convinti che
quel momento fosse prezioso e che dovessero contribuire in egual misura
a renderlo ancora più speciale.
Forse per questo nessuno dei due aveva intenzione d’infrangere quella totale assenza di suoni.
Poi...
«Gilbert».
Oz si arrestò, lo sguardo scuro all’improvviso.
L’altro si fermò per riflesso, stupito.
«Cosa?».
Si mise all’erta
cogliendo la rigidità nella postura del biondo. Questo
increspò le labbra in modo da lasciar ben scoperte i canini, il
petto che vibrava appena di un ringhio nascente, mentre soffiava un
sommesso: «C’è... qualcun altro qui...».
Angolino autrice
Finalmente posto di nuovo una longfic in questo fandom *O* e oltretutto in una data così importante!
Rieccomi, a distanza esatta di un anno dalla pubblicazione di Bloody
Roses, a postare il seguito della suddetta *w* Ancient Enemies *si
sente realizzata*
Non penso ci sia bisogno di ripresentare i protagonisti <3 comunque
ho fatto una specie di breve sommario delle puntate precedenti sparso
nel capitolo XD
Sperando che piaccia tanto quanto il primo, mi eclisso ^^
Bye bye!
F.D.
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