Stralci
di vita - mezzo&mezzo -
Ero
seduta sulla poltrona, nella grande
sala del castello, immerso stranamente nel silenzio, quel pomeriggio,
mi stavo godendo la mia casa, quel mio spazio, quel silenzio, con
addosso quel vestito di lana bianco che zia Alice mi aveva spedito
dall'Italia pochi giorni prima.
Era
un momento solo mio, uno dei pochi
che mi concedevo e di cui avevo bisogno.
Jake
era nel grande giardino davanti al
castello con i nostri bambini e la mia famiglia vampirica, a
discorrere sulla giusta collocazione delle statue di ghiaccio che
Sarah Lee aveva tanto desiderato: dopo i primi contrasti, finiti con
ringhi e musi lunghi, su dove e come posizionare il primo dei sei
puttini a grandezza ridotta mi ero defilata con una scusa neanche
troppo originale e mi ero rintanata all'interno delle mura per
cercare un po' di tranquillità. Pensare di restare la fuori
con
altre tre serie da sei di statue che raffiguravano angeli, fatine ed
elfi era impensabile... specialmente per chi, come me quel giorno,
aveva voglia di silenzio e tranquillità.
Un
momento di intimità con il proprio
io, così lo definiva zio Jasper. Ed è proprio
quello che è.
Un
bisogno strano, forse, di stare con
se stessi.
Adoro
la mia famiglia, amo il mio uomo
e stare con i miei figli è una delle cose più
belle che possa mai
desiderare... ma ogni tanto, è bello anche stare da soli.
Seduta
sulla poltrona, con quel vestito
caldo addosso, con le gambe nude raccolte contro il petto, un paio di
calzini bianchi che avevo indossato giusto per non sentire il freddo
del pavimento, con lo sguardo perso nel camino, a seguire la danza
delle lingue di fuoco che lambivano un grosso ceppo, cominciai a
perdermi nei miei labirinti..
….....................................................................................
….avevamo
deciso di andare a caccia,
quel giorno, solo io e lui.
Una
giornata solo per noi... una delle
poche che ci concedevamo da quando ci eravamo trasferiti al castello
dei Denali.
Eravamo
troppo presi dalla nuova vita,
dal nuovo ambiente e dalla nuova famiglia.
Nuovi
ritmi e tanti pensieri...
Lasciare
La Push era stato orribile.
Pensare di non poter vedere più troppo spesso Emily, Billy e
nonno
Charlie era un vero colpo al cuore, e per chi è mezzo
immortale come
me, è tutto un dire.
Ma
non potevamo più restare, era
troppo pericoloso, avevamo bisogno di un luogo sicuro, lontano dagli
umani, e ben poco accessibile anche da chi come noi aveva.. qualcosa
di più..
Denali
era stata la scelta giusta. Il
posto era favoloso, lo sguardo si perdeva all'orizzonte, e qui
crescere i miei.. “particolari” figli, sarebbe
stato più facile
e più sicuro, ma.. quanta sofferenza...
Però,
pian piano c'eravamo abituati e
dopo un po' la vita aveva ricominciato a scorrere normalmente. E
consci di quanto era sicuro quel posto e quanto fidate fossero le
persone con cui vivevamo, avevamo deciso di concederci qualche ora
solo per noi.
Ne
avevamo proprio bisogno..
Fare
la mamma è bellissimo.. ma avevo
la necessità di sentirmi solo una donna.. per il mio uomo.
Eravamo
riusciti a sgattaiolare fuori
dal castello prima che i piccoli si svegliassero, così da
evitare
musi lunghi e lacrime compratrici che ci avrebbero fatto desistere
dal nostro intento, e già eravamo fuori portata, liberi di
correre
nelle foreste innevate dell'Alaska, io e il mio lupo, liberi di
seguire tracce di renne ed orsi neri, liberi di essere noi stessi, di
giocare come due ragazzini e poi.. prenderci e amarci a modo nostro,
nudi in mezzo alla neve o su una lastra di ghiaccio, incapace
anch'essa di calmare i nostri bollori.. quando cominciò a
vibrarmi
il sedere.
Mi
fermai di scattò, infilai una mano
nella tasca dei jeans e risposi alla chiamata mentre il mio lupo si
accartocciava nella neve in stile valanga, fermandosi poi contro
un'abete provocando un'ulteriore nevicata.
Era
zia Rose che mi avvertiva della
“sparizione” di un lupetto e di una bambina dai
capelli corvini.
Aggiungendo
poi che anche il loro
guardiano, il lupo color sabbia era latente.
Chiusi
la chiamata e bastò il mio
sguardo a far mugolare il mio adorato amore a quattro zampe.
I
nostri piani, rosei e bollenti, erano
andati a schiantarsi contro un iceberg, dissolvendosi.
Probabilmente,
la mia bambina, Sarah,
il mio esserino tutta occhioni verdi e sorrisetti maliziosi aveva
frugato nella mia testa o più facilmente in quella del suo
paparino
e aveva scoperto i nostri piani e aveva escogitato, con i suoi
fidati, il lupo guardiano e il fratellino lupetto, un piano per
romperci le uova nel paniere. E il suo piano doveva essere stato
perfetto, perché il nostro si era evidentemente
già arenato.
Jake,
senza che io gli dicessi nulla,
aveva già piantato il suo tartufone per terra, prima, e
nell'aria
poi, alla ricerca di una traccia o una pista da seguire, e
così feci
pure io.
Ma,
ricordo, era difficile sentire
qualcosa di diverso dall'odore di Jake, per me: avevo pensato a
quella fuga talmente a lungo che avevo gli ormoni a palla, avevo un
desiderio di lui, di noi, così alle stelle che
più annusavo l'aria
e più mi sentivo le farfalle nello stomaco.
E,
da madre, non era una bella
sensazione.
Presi
una grossa boccata d'aria,
gelida, per schiarirmi le idee, per cancellare quei pensieri lascivi
che mi corrodevano la mente, ma il risultato non fu dei migliori..
sentivo montare l'eccitazione a livelli inauditi, nemmeno fossi.. a
digiuno da mesi.
E
l'odore della mia voglia doveva aver
raggiunto il fine senso nasale del mio amore perché di
scatto si
voltò verso di me, e mi guardò con i suoi occhi
neri, con uno
sguardo sconcertato.
Da
lupo non poteva dirmi nulla e in
quel momento ringraziai la sua incapacità, tanta era la
vergogna che
provavo e non potei fare a meno di abbassare lo sguardo e dirgli
quanto mi dispiaceva essere solo una donna, anche in certi momenti,
anche quando era necessario che fossi altro.
Di
tutta risposta mi arrivò una
leccata enorme su tutto il viso.
Forse...
non ero la sola a sentirmi in
quel modo...
Forse
la sua natura di lupo gli forniva
una copertura che a me, mezza vampira dalle sembianze umane
mancava...
Mi
girò intorno, strusciandosi su di
me, avvolgendomi nella folta pelliccia, cercando un modo per
abbracciarmi senza potermi stringere tra le braccia.
Gli
presi il muso tra le mani e gli
schioccai un bacio in mezzo agli occhi e poi uno sul nasone e un
altro più giù sulle labbra pelose... Poi mi persi
nei suoi occhi e
le farfalle nello stomaco tornarono a farsi sentire.
Sciolse
quello strano abbraccio e mi
girò ancora attorno, dandomi però, stavolta, un
colpo su un fianco
con il muso, indicandomi poi di salirgli in groppa.
Dovevamo
andare. Non potevamo
dilungarci ancora in uno dei nostri discorsi silenziosi e perdere
tempo.
Dovevamo
trovare quei disgraziati dei
nostri bambini e quel guastafeste di Seth, che si sarebbe sorbito la
mia ira, una volta che li avremmo trovati: non si rovina
così una
gita romantica. Non si fa!!
Corremmo
nella neve attraversando la
foresta e in lungo e in largo, prima di trovare uno straccio di scia,
quando stavo iniziando a preoccuparmi sul serio e dopo averla seguita
trovammo il nostro lupetto appallottolato sotto una roccia. Da solo.
Il
panico mi prese e dell'eccitazione
di prima non rimase nulla.
Era
solo. Era piccolo, solo e indifeso.
Seth
era morto. Doveva esserlo, perché
solo in quel caso lo avrei perdonato per aver abbandonato il mio
piccolino in quel luogo e in quel modo. E se non lo era, lo sarebbe
stato presto.
E
sarebbe morto nella sofferenza più
atroce. Già mi stavo degustando la scena nella mia testa
quando
Joshua allungò il suo musino, e me lo sfregò su
una guancia e un
flash di immagini prese il via nella mia mente.
Sarah
Lee con un vestitino rosa e nero,
con le calze di lana e gli stivali bianchi di Hello Kitty mentre si
infila, con l'aiuto di Seth, il cappottino bianco con il collo di
pelo, regalo di zia Alice, un paio di guantini rosa e una sciarpina
rosa e nera.
Sarah
che monta in groppa al suo lupo e
affonda le manine nel pelo, e poi la testa, strusciando il viso con
un sorriso di appagamento totale.
Una
corsa tra gli alberi, poi un
pupazzo enorme di neve, con Sarah accanto che cerca di arrotolare
della neve su una palle di neve già esagerata. Poi ancora il
pupazzo
con Sarah seduta sulla palla più alta mentre cerca di
incastrare
qualcosa nella neve. Poi il pupazzo finito, con due sassi scuri come
occhi, una pigna secca come naso, i guantini rosa come orecchie e la
bocca.. naturalmente rosa e nera larga quanto può esserlo
una
sciarpina da bambina piegata a metà.
Poi
Sarah, accanto a quello che credo
sia ciò che rimane del pupazzo di neve, con un'espressione
truce sul
visino, le braccia incrociate sul petto con le manine nascoste sotto
le ascelle, accanto a lei, dalla parte opposta al cumulo di neve, un
lupo color sabbia, sdraiato a pancia all'aria, che guaisce e implora
perdono.
Poi
la voce perentoria di Seth che
ordina al mio piccolino di restare nascosto dietro a delle rocce, in
una specie di caverna, stretta e lunga, con una seconda uscita, nel
caso di pericolo.
Alzai
lo sguardo e mi guardai intorno.
Nessun gruppetto di rocce. Nessuna caverna. Nessun antro dalla
stretta apertura.
Tornai
a guardare il mio piccolo e
capii che non aveva ascoltato l'ordine di Seth, che si era spostato e
che probabilmente si era allontanato da quel posto e che poi si era
smarrito e aveva trovato nascondiglio sotto la roccia dove lo avevamo
trovato noi. Un luogo per niente sicuro.
Ok,
forse Seth non meritava di morire
in un modo atroce.
Bè..
avrebbe sempre dovuto darmi una
valida spiegazione per aver abbandonato il mio cucciolino, seppur in
un luogo, a suo dire, sicuro, ma sempre da solo.
Rimaneva
da scoprire che fine avessero
fatto Seth e Sarah, anche se una mezza idea ce l'avevo in testa..
Poi
d'un tratto Jake si scosse, volse
il muso dietro di noi e mugolò. Dopo pochi minuti dei passi
pesanti
ci annunciarono l'arrivo del nostro amico comune. Ci raggiunse con
passo lento, sul momento mi chiesi per quale motivo camminasse tanto
piano, che avesse intuito le mie intenzioni vendicative? Ma poi sul
suo dorso vidi una pallottolina bianca e capii che la mia bambina
doveva essersi addormentata e che era sua precisa premura non volerla
svegliare.
Nessuno
dei due lupi mutò, e subito
capii che non c'erano spiegazioni da dare.
Doveva
essere successo quel qualcosa
che avevo sospettato, un capriccio di Sarah, che aveva spinto Seth a
lasciare Joshua indietro e quindi i miei intenti omicidi erano morti
lì sul nascere, così come quelle mie precedenti
voglie. La mia gita
romantica era finita ancora prima di cominciare e il momento intimo
con Jake era da rimandarsi ad una data non propriamente ben
definita..
Delusa
e amareggiata mi incamminai
sulla strada di casa in groppa al mio lupo, con il mio cucciolo tra
le braccia che si stiracchiava e si preparava ad una sonora ronfata.
Erano
passati quasi due anni da quel
giorno e di giornate “rovinate” ce ne erano state
tante, ma avevo
anche avuto giornate e notti, sopratutto notti, meravigliose...
Il
Parco dei Denali, quel luogo in cui
gli inverni erano lunghissimi era quindi, per lunghi mesi isolato e
silenzioso, aveva fornito a me e a Jake gli ambienti giusti per
goderci i nostri momenti.. bollenti.. senza timori di spettatori
indesiderati, senza il bisogno di contenerci, non che lo avessimo ami
fatto prima, ma lì.. tutto era più semplice. Quel
luogo gridava
libertà in ogni angolo dove posavi gli occhi.
Non
potevo di certo lamentarmi.. anzi.
“Cucciola,
che ci fai qui tutta
sola?” mi giunse la sua voce da dietro, prima, poi il suo
inconfondibile profumo, una mano calda su una spalla e una sensazione
calda tra le mie gambe.
“Ti
stavo aspettando.” gli risposi,
scivolando sulle ginocchia per essere più a portata di
bacio.
Che
non tardò ad arrivare.
Liberai
le sue labbra, scostandomi un
pochino, e lui mugugnò protestando.
“A
che punto sei con i puttini?”
gli chiesi, fingendo che mi importasse qualcosa di dove venivano
posizionati quei cosi che già a sera, una volta messi a
posto,
avrebbero perso l'interesse della mia bambina.
“I..
che? Ah.. i ghiaccioli formato
gigante?... Ho lasciato che la pazzoide si prendesse
l'incarico..”
“Come..?
Hai lasciato? Credevo che ci
tenessi! Eri così..”
“Sono
stato convincente vero? Le ho
fatto credere di avere un'idea tutta mia su dove mettere quei cosi,
tanto per farle saltare il nervo, ed ora è tutta presa con
gli altri
per metterli a dovere, in modo che io non abbia poi modo di
ribattere..” mi disse lui, posandomi un bacio umido sul collo.
“Come
sarebbe a dire che le hai
fatto credere..?”
“Pensi
davvero che mi interessi dove
mettono quei cosi?”
“No?”
gli chiesi mentre gli facevo
scorrere le dita sul petto, sotto la maglietta, incitando i miei
ormoni e i suoi...
“Per
niente. Però.. c'è qualcosa
che vorrei tanto farti vedere.. vorrei il tuo parere su dove e come
metterlo.. sai.. no?” mi chiese malizioso, lasciandomi ben
poco da
intendere.
Non
gli avevo nemmeno risposto che già
ero tra le sue braccia, con le gambe strette intorno ai suoi fianchi
e lui, a passo spedito si stava già dirigendo verso la
nostra camera
da letto..
Bè..
se non è il parco a fornirci le
occasioni per stare da soli.. ce le creiamo noi.. diciamo che.. ci
siamo adattati molto bene alla vita qui..
Saremo
lontani dalle persone che
amiamo, ma sappiamo sopperire molto bene a questa mancanza.. Noi di
amore ne abbiamo da vendere, ma ce lo teniamo tutto per noi!
il parco dei Denali
Angolo
Autrice:
Dopo
aver postato gli Auguri di Natale, e solo quelli da quasi un mese,sulla
mia storia in corso, mi sono sentita colpevole. Così ieri
sera, dopo i bagordi di Natale mi sono seduta al pc e ho ideato questo
primo capitolo. Ora, chi mi legge in genere, non ci resti male, non
sono a corto di idee per m&m, ma il capitolo che sto creando
per quella è lungo e fuori luogo per un periodo come questo.
La
morale di questa storia è l'Amore con la A Maiuscola,
proprio quello che ci serve a Natale, non credete?
Ora
Vi lascio, sono le tre del mattino, e tra sette ore devo essere
già in piedi e tirata a lucido per il secondo round di
queste feste!!
Buona
notte e ancora Auguri!!!
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