Stand By Me

di Aine Walsh
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Stand By Me

«E quindi domani parti» esalò la ragazza con gli occhi fissi a terra.

«Già» rispose il ragazzo continuando a camminare al suo fianco.

«Be', sono sicura che ve la caverete».

«Speriamo».

«Fidati, diventerete famosi. Molto più famosi di quanto avreste potuto fare restando qui a Liverpool» disse lei alzando lo sguardo.

Sorrideva. Cercava di essere il più convincente che le fosse possibile, di nascondere quella tristezza che la avvolgeva e di sembrare felice per il suo amico. Ma non ci riusciva.

Il risultato fu che l'allegria del sorriso contrastava del tutto con la mestizia degli occhi.

Continuarono a camminare per qualche altro minuto, fino a quando giunsero ad una panchina e vi si sedettero in silenzio, circondati da un certo imbarazzo e da una grandissima voglia di dirsi tante cose.

«Secondo me, non dureremo più di una settimana a Londra - dichiarò il ragazzo pensieroso - Tornerò presto e sarà come se non mi fossi mai allontanato da qui».

«Io non credo» si contrappose lei.

«Ehm... Allora... Potresti venire a trovarci qualche volta... Sempre se ti va» fece l'indifferente lui.

Finalmente era riuscito a dirle qualcosa di un po' più sensato e sperava davvero tanto che lei potesse acconsentire.

Ma la giovane donna non rispose e si mise a fissare il Mersey davanti a loro, con le guance che le avvampavano.

«Potrei... Se tu mi invitassi» disse dopo.

«Io? Dipende da me? Be' si... Voglio dire... E' ovvio che io voglia stare con te... - rispose lui - Cioè, che io... Mi piacerebbe se tu mi accettassi il mio invito, se mi venissi a trovare... A... Trovarci... Me e i ragazzi...» si affrettò a correggersi subito dopo.

Quella reazione così inaspettata e contraddittoria portò la ragazza a ridere, e il ragazzo, di conseguenza, a fare altrettanto.

Dopo quegli attimi di riso, i loro sguardi si incrociarono.

Nessuno dei due seppe con precisione per quanto tempo si fissarono, l’importante era che lo stessero facendo.

«Sai, ho tante cose da dirti» iniziò il ragazzo.

«Non c’è fretta - rispose lei - Hai detto che tornerai presto».

«E se non fosse così?».

«Aspetterò».

«E se non dovessi tornare più?» insistette ancora.

«Allora vorrà dire che, forse, non è destino» rispose con semplicità la ragazza alzandosi e avviandosi.

Aveva capito abbastanza cose in quel frangente, ed era felice, nonostante tutto.

Poi lui, quasi non rendendosi conto di ciò che stava per fare, si alzò di scatto dalla panchina e corse nella direzione della sua amica… Che, dopotutto, non sembrava essere solamente tale.

Quando la raggiunse, le prese la mano e le sussurrò piano: «Forse tu credi che io tornerò, forse tu sei disposta ad aspettare, forse sei anche pronta a lasciare correre le cose così come vengono, ma io no».

E detto questo, la baciò.

 

Ma questo non cambiò nulla, perché il giorno dopo il ragazzino pieno di sogni e aspirazioni partì per Londra nel tentativo di sbarcare il lunario insieme ai suoi amici.

E nessuno dei due seppe più nulla dell’altro.

O, per meglio dire, lui non seppe più nulla di lei.
 

Era il 1962.

Quello che accade dopo è storia.

 

 

 

 

NdA: Ok... Probabilmente vi sentirete male... Mi dispiace...





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