Capitolo 12
Missione d'Amore
CAPITOLO
DODICI
"Mi dispiace", fu la sola cosa
che riuscii a sussurrare una volta rientrata in camera.
Edward, però, al contrario di quanto mi sarei aspettata, non
si
trovava sul letto, bensì sul pavimento, sdraiato su un lato,
dandomi le spalle.
Sembrava indifeso, visto così, ma poco prima... no, poco
prima non lo era stato affatto.
Con gli occhi bassi, mi distesi tra le lenzuola ancora calde, sperando
di addormentarmi il prima possibile e, soprattutto di non pensare.
* * * * * *
Una volta sveglia, l'indomani mattina, dopo l'iniziale e quotidiano
stordimento, mi ricordai improvvisamente gli avvenimenti dell'ultima
notte: dal primo all'ultimo, come un flashback terrificante da cui,
sinceramente, avrei preferito scappare.
Intimorita, sbirciai verso il pavimento, sicura di trovare la figura di
Edward come prova concreta della serata scorsa, ma non c'era niente,
solo le piastrelle del parquet.
Mi alzai di slancio, ascoltando attentamente come non si sentisse altro
che non fosse il rumore dei miei piedi nudi sul pavimento.
Se n'era andato.
Nonostante quella non fosse di certo una buona notizia, non potei fare
a meno di tirare un sospiro di sollievo.
Avevo riflettuto su cosa ci saremmo dovuti dire, avevo provato e
riprovato a tir fuori dalla mia testa un discorso diplomatico e non
troppo imbarazzante, ma niente. La mia mente bacata non aveva partorito
nulla.
Forse avrei semplicemente dovuto dirgli che non potevo 'continuare'
perché avrei tradito il mio fidanzato.
Ma quale fidanzato?!
Mi rimproverai osservando il mio viso stanco attraverso il vetro fine
dello specchio del bagno, sopra il lavandino.
Tyler mi aveva lasciato, dandomi un ultimatum: scegliere tra lui o il
mio lavoro di spia. Ed io avevo preferito il secondo, immediatamente,
senza nemmeno rifletterci sopra.
Ero libera, perciò. Single al 100%. Avrei potuto divertirmi
con
Edward quanto avrei voluto ed ero anche sicura che non me ne sarei
pentita, anzi sarebbe stata un'esperienza... istruttiva, piacevole.
Il tutto se non fosse stato che nella mia mente Tyler rimaneva
costante, onnipresente.
Ogni sguardo rivolto ad un altro uomo - Edward - era un tradimento nei
suoi confronti, un senso di colpa sempre nuovo.
Avevo provato per molto tempo a convincere me stessa, ma ancora non
c'era stato verso di liberarmi di lui psicologicamente.
Aveva lasciato un'impronta troppo forte nel mio essere, testimoniata da
quel ciondolo a forma di stella, in argento.
Mi vestii meccanicamente, con i pensieri che andavano sempre a correre
su quella direzione dolorosa.
Quando fui pronta, scesi le scale lenta, tentando di rimandare il
più possibile l'incontro con Edward.
Mentre mi trovavo sul corridoio del primo piano, però, vidi
Maggie in piedi su una sedia mentre tentava di attaccare un cubo al
soffitto.
Strabuzzai gli occhi.
Eh, no, avevo visto proprio benissimo.
Era una sfera brillantinata e fosforescente, di quelle che si vedono
nelle discoteche.
Perplessa, continuai il mio percorso, sino a finire a pochi passi da
lei che, in quel momento, mi sembrava un vero gigante.
"Ciao, Maggie...", mormorai scettica. "Che stai facendo?"
"Non si vede?", rispose senza guardarmi, con una punta di
acidità. "Sto montando l'impianto disco"
Eh?!
"Impianto disco?", le feci eco, sempre più confusa.
Sospirò, esasperata. "Jacob stasera da' una festa", si
decise finalmente a spiegarmi.
Una festa? Stasera?
E noi? Come avremmo fatto ad indagare?
"Mmm... questa la dovresti invitare, secondo me. E' davvero carina.
Guarda qua che culo..."
Una voce conosciuta, mi costrinse a voltarmi, riluttante.
Edward stava chiacchierando e ridendo amabilmente con il trio dei
muscolosi senza cervello, commentando una pila di fotografie di ragazze
da invitare.
No, questo non era lui.
No, no. Assolutamente. Doveva essere uno che gli somigliava... tanto.
Eppure, quando i suoi occhi si alzarono accidentalmente e finirono a
scontrarsi con i miei, ogni qualsiasi mio sospetto sul fatto che si
trattasse di un sosia si trantumò.
Era il suo sguardo, quello. Verde smeraldo, intenso e profondo. Uno
sguardo che in quel momento appareva stupito, più
glaciale... diverso.
"Ed-Edward", mormorai sforzandomi di risultare normale.
"Bella ", sorrise ghignando, fissandomi per un nano secondo, prima di
riabbassare lo sguardo sulle fotografie.
Neanche gli altri tre ragazzi mi prestarono la minima attenzione:
dovevano essere davvero catturati dalla loro attività.
Nonostante non dovesse essere decisamente quello il mio pensiero
principale, il mio orgoglio di donna fu ferito, anche se in minima
parte.
Prendendo un sospiro profondo e serrando la mascella, mi avvicinai
impettita, decisa a dare il mio giudizio a quelle che sembravano delle
foto modelle.
Edward rimase perplesso nel vedermi così vicino a loro ed
interessata, mentre con occhio critico osservavo le numerose fotografie.
Mi sforzai di deglutire silenziosamente, mentre mi passavano davanti le
foto di ragazze decisamente invidiabili.
Gambe toniche, pancia perfettamente piatta, capelli biondi, mossi e
lunghi, formose al punto giusto, occhi chiari... il contrario di me,
praticamente.
In tanti, a partire dalla mia dottoressa privata, mi avevano sempre
detto che ero una bella ragazza, ma la mia autostima non ne aveva mai
voluto sapere, rimanendo a livelli pari allo zero.
"Dove le avete conosciute tutte queste? Sembrano foto modelle di un
catalogo di Victoria's Secret", commentai acida, sforzandomi di non
esaminare quei corpi
perfetti più del dovuto.
Jacob ghignò, come a darmi ragione.
"In effetti, se lo fossero, non mi stupirei", ridacchiò
seguito da quelli che ormai erano diventati i suoi tre comari. Come se
due non bastassero, poi.
"In realtà sono figlie e parenti di famiglie influenti in
politica o in affari. Gente che conosce mio padre, diciamo. Non che mi
importi del suo lavoro, ma se questi sono i vantaggi per me...",
lasciò in sospeso la frase, con fare teatrale e malizioso.
Rimanemmo tutti quanti in silenzio per qualche minuto, mentre Maggie si
dava da fare con la sua sfera brillantinata e Quil sfogliava lentamente
le pagine.
"Emily Young", pronunciò Jacob con tono solenne e denso di
sottointesi.
"La conosci?", chiese Embry piegando la testa di lato.
"Oh, sì. E anche molto bene. E' davvero una cara ragazza.",
perché quell'affermazione sembrava lasciasse intendere molto
altro?
"Immagino abbiate avuto rapporti ... ravvicinati",
mormorò Edward, inserendosi nel discorso.
Jacob sorrise di sbieco, tornando a fissare la ragazza dalla carnagione
ambrata, i capelli neri sciolti, in una posa provocante e selvaggia.
"Questo te lo concedo, Ed" Ed?
Erano già arrivati a questo livello di confidenza? "Emily,
però, non è solo questo...", mormorò
lasciandoci
tutti quanti con il fiato sospeso.
Soltanto Quil ed Embry, i cui sguardi si erano accesi non appena era
stata nominata la ragazza, sembravano a conoscenza di ciò
che la
mente di Jacob stava frullando.
"Meglio che cominciamo a darci da fare, allora", proruppe Edward,
spezzando quel breve silenzio. "Immagino non voglia deludere le
aspettative delle tue invitate"
Perché doveva parlare rigorosamente al femminile? Possibile
che non avesse invitato nemmeno uno straccio di uomo?
"Se anche la festa non fosse di loro gradimento, potrebbero sempre
venire a farsi consolare da me", esclamò Embry, divertito e
modesto.
"Ma dai, non farmi ridere! E' dai tempi del liceo che sono sempre stato
io
quello che si portava le ragazze a letto! Tu eri il romanticone,
ricordi?", ridacchiò Quil con quella sua aria strafottente.
Più passava il tempo, più mi stava antipatico.
Continuarono il loro battibecco ancora per un po', tanto che Jacob, ad
un certo punto, decise di andare nella sua stanza a prendere qualcosa
di utile per i preparativi.
Pensavo che Edward sarebbe rimasto con me, che saremmo comunque rimasti
in un silenzio imbarazzato, ma lo avrei avuto al mio fianco, nei panni
del finto fidanzato.
Invece no.
"Vengo con te", si affrettò ad esclamare, prima di seguirlo
sulle scale.
* * * * * *
"Jake!!!! Ti trovo in splendida forma, pasticcino!", ormai
avevo perso il conto di tutti gli appellativi che le invitate stavano
dando a Jacob.
Tra tesoro
e luce dei miei occhi
c'era l'imbarazzo della scelta.
"Oh, grazie, Kim! Tu invece sei sempre più bella", la
vezzeggiò con un occhiolino. Lei rise, prima che i suoi
occhi si
posassero sulla figura slanciata e possente di Edward, accanto a me.
Si mosse leggiadra e catturata dal fascino che solo i suoi occhi verdi
riuscivano a suscitare su tutti gli esseri di sesso femminile. Me
compresa, sicuramente.
"E tu? Chi sei, fustacchione?"
Probabilmente fui soltanto io a sentire l'implicita provocazione che
quella zoccola
stava rivolgendo alla sottoscritta, perciò mi sentii in
dovere di rispondere subito, e per le rime, anche.
Più veloce di quanto fossi mai stata in vita mia, mi
posizionai
esattamente davanti ad Edward, entrando in contatto con il suo petto,
tracciando il confine tra 'mio'
e 'suo'.
"Edward.", risposi sorridendo a denti stretti. "Il mio ragazzo",
precisai, nel caso fosse talmente ritardata da non comprendere la
realtà.
Il suo volto assunse una smorfia di puro dispiacere mentre, con la mano
laccata di rosso davanti alla bocca, mormorava: "Oh, che peccato"
Furono in tante le ragazze che reagirono in quel modo, suscitando di
volta in volta la mia irritazione.
Soltanto una volta che fummo arrivati a quota 79, Jacob
annunciò che la festa avrebbe potuto avere inizio.
Musica a palla, luci colorate ed abbaglianti dappertutto, fumo colorato
da far venire la nausea: Maggie aveva ragione, aveva dovuto ricreare la
perfetta atmosfera da discoteca.
In quel momento ricordai tutte quelle serate che ero entrata in quegli
odiati locali obbligata dalle mie amiche, nonostante odiassi la
confusione, la musica house, le sostanze che inevitabilmente venivano
immerse nei bicchieri, le palpatine di uomini che in discoteca non ci
sarebbero potuti entrare da un bel pezzo.
Mentre mi perdevo ad osservare con una punta di ribrezzo quello
strusciarsi di corpi senza alcun ritegno, mi accorsi di aver perso di
vista Edward.
Non c'eravamo rivolti la parola per tutta la giornata, se non di
mattina, quando lo avevo nominato.
In compenso, almeno, mi aveva lasciato un biglietto nella borsa, dove
descriveva a grandi linee la camera di Jacob, al terzo piano.
Sempre tramite questi messaggi scritti - mi sembrava di essere tornata
ai tempi della scuola - avevamo programmato che durante la festa
avremmo approfittato della confusione per far saltare i controlli dei
piani superiori e avremmo controllato come Black riusciva ad arrivare
ai sotterranei.
In ogni sua parola, riuscivo a scorgere la freddezza nei miei
confronti, la durezza che non smetteva di provare dalla scorsa sera.
Si era rifiutato di rivolgermi la parola, ma non per questo aveva
tentato di chiarire in qualche modo, sempre che fosse possibile nella
nostra situazione.
Girovagai per il cortile, stando attenta a non finire in piscina, come
già mi era capitato, cercandolo con lo sguardo.
Lo trovai poco dopo, in compagnia di una delle invitate.
Non avevo mai avuto occasione di vederlo ballare, ma dovevo dire che
era un qualcosa di... estremamente affascinante.
I suoi movimenti, non troppo scatenati ma neppure annoiati, seguivano
perfettamente il ritmo della musica ad alto volume, mentre parlava
affabilmente con la sua compagna.
Mi ritrovai a sorridere amara quando lo vidi ridere fragorosamente, per
un qualcosa che non sapevo ma che sicuramente non mi riguardava.
Erano successe tante di quelle cose in quei pochi giorni... avevo
provato tante di quelle emozioni, così diverse tra loro, che
a volte avrei preferito chiudere gli occhi, per credere che nulla fosse
vero.
Avevo provato a conoscere Edward, avevo visto tante sfaccettature del
suo carattere: dall'agente astuto e orgoglioso al ragazzo fragile,
insicuro, ancora vittima di una perdita enorme; dal playboy
affascinante e stronzo all'amante passionale e dolce allo stesso tempo.
Tante, decisamente troppe sfumature che mi avevano lasciato ogni
secondo più perplessa, confusa, destabilizzata. Tante
sfaccettature che comunque erano sempre meglio di questo, della sua
indifferenza.
Quando si accorse di essere fissato ed i suoi occhi verdi incontrarono
i miei, fu troppo tardi: due piccole, salate lacrime si erano
incastonate tra le mie ciglia, in procinto di scorrere sul mio volto
perennemente arrossato ed imbarazzato.
Lo vidi scusarsi gentilmente con la ragazza, prima di avvicinarsi a me,
con passo calmo e regolare, senza una minima traccia di preoccupazione
o di altre emozioni. Anche i suoi grandi occhi erano indecifrabili.
"Tutto a posto?", chiese quando mi fu davanti, pacato. Annuii
semplicemente, sicura che se avessi provato a parlare la mia voce
sarebbe risultata rotta e straziata.
"Andiamo ad ispezionare, allora", decretò, ricominciando a
camminare e mischiandosi alla folla.
Lo seguii, disorientata, fingendo di ballare come tutti gli altri.
Sembrava che in ogni angolo ci fosse qualcuno, tanto la villa era
affollata.
Raggiungemmo le scale senza troppa difficoltà, e salimmo ai
piani superiori in silenzio. Quando fummo arrivati al terzo
pianerottolo, gli bloccai il braccio con la mano. "L'allarme, Edward",
gli ricordai.
Sorrise debolmente, prima di rispondere e liberarsi dalla mia presa.
"Già fatto"
Aprì immediatamente la porta giusta, quella della stanza di
Jacob.
Proprio come l'aveva descritta, non era niente di trascendentale. Una
normalissima camera da letto.
Ecco dove stavano i veri problemi: nelle cose all'apparenza ordinarie,
talmente comuni da risultare quasi banali.
Girando su me stessa, elencai nella mia testa i vari mobili ed oggetti
presenti nella stanza.
Un letto ad una piazza e
mezza, una scrivania, un computer fisso, un televisore, un armadio a
tre ante ... una libreria.
Fu proprio quell'ultimo elemento a lasciarmi perplessa, quasi sorpresa.
Mai avrei immaginato che Jacob potesse essere acculturato, da quanto lo
avevo conosciuto, eppure quel mobile in legno era pieno zeppo di libri.
"Chissà cosa legge", mormorai quasi a me stessa, mentre mi
allungavo per prendere uno dei suoi romanzi.
Non appena però ebbi sfiorato inavvertitamente il dorso di
un altro libro, la libreria, grazie ad un congegno particolare, si
mosse verso destra, andando ad occupare la parete vuota.
Una porta scura era ciò che nascondeva.
"Cazzo!", imprecò Edward, stupito quanto me da quella
scoperta.
Senza poi pensarci due volte, abbassò con circospezione la
maniglia, aprendo la tavola di legno con uno scricchiolio.
Quasi contemporaneamente, io e Edward ci affacciammo, scoprendo una
lunga scala a chiocciola, illuminata da una luce fioca e debole.
Deglutendo, mi voltai verso di lui. Ero quasi certa di quello che
avremmo dovuto fare, ma prima volevo una sua conferma.
"Edward", lo chiamai con voce piccola.
Sospirando, incrociò i miei occhi. "Scendiamo", fu il suo
ordine perentorio, prima che varcasse la porta, arrivando al primo
gradino di una serie che, da questa altezza, sembrava quasi senza fine.
SALVE A TUTTI!!! =)
COME STATE????
AVETE PASSATO BENE IL NATALE????
SPERO PROPRIO DI
Sì! IO, COME OGNI ANNO, HO TRASCORSO QUESTA FESTA INSIEME
ALLA MIA PAZZA FAMIGLIOLA, MANGIANDO A VOLONTà (COME SEMPRE,
SE DEVO ESSERE SINCERA XD) E GIOCANDO A CARTE. AL TERMINE DELLA SERATA,
UDITE UDITE, HO VINTO LA BELLEZZA DI € 10! CHE BRAVA, EH???? E
ADESSO ABBIAMO CAPITO PERCHé NON SONO FORTUNATA IN AMORE!
>.<
OK, LA SMETTO DI
PARLARE A VANVERA E COMINCIO CON IL CAPITOLO VERO E PROPRIO!
ALLURAAA... NIENTE
DI 'IMPORTANTISSIMO' RIGUARDO ALLA MISSIONE, MA HO PREFERITO FARE UN
PO' DI LUCE SUL RAPPORTO EDWARD-BELLA.
COME AVETE VISTO, LA REAZIONE DI EDWARD ALLA SCORSA SERATINA, NON
è STATA DELLE MIGLIORI... MA, D'ALTRONDE, CHI DOPO ESSERE
STATO RIFIUTATO FA FINTA CHE NON SIA SUCCESSO NULLA DI NULLA?
AVEVO INTENZIONE DI METTERE IN QUESTO STESSO CAPITOLO CIò
CHE AVREBBERO TROVATO DOPO LA SCALINATA, MA SAREBBE VENUTA UNA ROBA
DECISAMENTE MOSTRUOSA, PERCIò HO LASCIATO PERDERE.
PRENDETE PURE UN PO' DI FIATO DOPO LE INCOMPRENSIBILI RIVELAZIONI DELLO
SCORSO CAPITOLO! BE', IN EFFETTI NON TANTO INCOMPRENSIBILI... MOLTE DI
VOI HANNO UN INTUITO CHE, CASPITERINA, MI HA LASCIATO COSì
O.O
FATE SEMBRARE TUTTE LE MIE 'MIRABOLANTI INVENZIONI' DELLE COSE
SEMPLICISSIME ANCHE PER BIMBI DI DUE- TRE ANNI! SIETE DAVVERO TROPPO
BRAVE E LA COSA NON VA BENE! ù.ù
ALLE RISPOSTE ALLE RECENSIONI RISPONDERò DOMANI, DATO CHE
ADESSO NON HO DAVVERO TEMPO!
SPERO CHE IL CAPITOLO VI SIA PIACIUTO! =)
GRAZIE INFINITE ALLE 40
CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE, LE 10
TRA LE RICORDATE E LE 86
TRA LE SEGUITE! SIETE DAVVERO ADORABILI!!!!! *.*
NON PENSO DI AGGIORNARE PRIMA DELLA FINE DI DICEMBRE, PERCIò
BUON CAPODANNO!!!!!!
TANTI BACI!!!
ELE
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