Cherise era accanto ad Andrea.
Aveva indossato l’abito nero che aveva messo al
funerale della nonna qualche anno prima. Andrea era in camicia nera, dei jeans
scoloriti.
Erano un po’ più in disparte rispetto agli altri, la gente buttava dei pugni di terra nella
fossa aperta.
La signora Parisi aveva uno sguardo che Cherise non
avrebbe mai dimenticato.
Com’è perdere i
propri figli?
Pensava fosse contro natura. Guardò il prete
affianco alla lapide. Che cos’era d’altronde la natura?
Si voltò verso Andrea. Si sentì d’un tratto mancare
il respiro.
Chissà se ci credi
ancora in Dio…
Voleva solo piangergli addosso, voleva sentirsi
coccolata, sentirsi dire che non tutto faceva così schifo.
Che egoista.
Mattia era tra Roberto e sua madre. Tutti e tre
stavano vicini, come se allontanandosi uno di loro sarebbe potuto crollare a
terra. Il signor Parisi era leggermente distante, gli occhiali da sole scuri in
volto.
Luca era con Elena.
“Come sta?” fece la voce fioca di Cherise.
Era lì davanti alla lapide, ne vedeva solo la
schiena curva e nera.
“Come sta?” ripeté la ragazza, scrutando Andrea.
Il ragazzo aveva lo sguardo chino.
Ti prego, parlami…
“Andrea” sussurrò lei dandogli uno strattone, quasi
piangendo “non voglio avere rimpianti, non voglio trovarmi nella stessa
posizione di Luca! Dimmi se mi hai perdonato… ti prego…”.
C’era anche Marco, lì, da qualche parte. Si erano
salutati. Lui aveva occhi solo per Elena, buffo.
E io ho solo occhi
per te, Andre, te ne sarai accorto, dannazione!
Perché aveva baciato Marco?
Erano tutti così pateticamente fragili e sbagliati…
“Non credo che Luca abbia rimpianti” disse Andrea
d’un tratto.
Cherise rimase senza fiato. “Come?”.
“Giulia era innamorata di lui, ma lui no”.
“Te l’ha detto lui?”.
“Sì”.
Cherise fissò Luca. Si ricordò di come aveva pianto
in ospedale, lui che non piangeva mai…
“Ma non è possibile, lui…”.
“Credo fosse qualcosa di diverso dall’amore. Credo
che vedesse un po’ di se stesso in lei”.
Andrea parlava, senza guardarla.
Cherise non capiva. Aveva una dannata voglia di
prenderlo a schiaffi.
“Un po’ di se stesso in lei? Io… conoscevo Giulia,
erano molto diversi”.
“Lei aveva una gran voglia di vivere, quello che a
lui mancava”.
“E quindi…?”.
Andrea la guardò. “Quello che voleva essere lo
vedeva in lei”.
In qualche modo i suoi occhi azzurri la
ipnotizzavano più del solito, forse perché non li sentiva più come suoi, finché
lui non le diceva che l’aveva perdonata. E quello che lui diceva la teneva
sospesa, come in un mondo ignoto. Era come se ogni parola da lui pronunciata
avesse un suo sapore, una sua consistenza e le aprisse nuove conoscenze. Non
aveva mai provato nulla di simile, non aveva mai capito cosa significasse stare
appesi al respiro di qualcuno…
“Le voleva comunque molto bene” riprese “sarà
distrutto…”. Non poteva capire il dolore di Luca in quel momento, ma sentiva il
suo, che già la dilaniava, e lo immaginava moltiplicato per migliaia di fattori
ed eccolo il dolore di Luca, migliaia di spilli appuntiti sulla pelle…
“Lo è” rispose Andrea “ma questa volta sa di
esserlo”.
Cherise rifletté bene sulle parole da lui usate. Questa volta.
“Credo che per poter risalire” continuò il ragazzo
“devi renderti conto che hai toccato il fondo”.
“Si può anche cominciare a scavare”. Cherise non
immaginava come Luca sarebbe mai potuto risalire da quel buco in cui era finito
un anno prima.
Andrea aveva gli occhi lucidi. “Era da un anno che
non piangeva, Cher. Era come se non fosse più qui con noi, si è costruito un
mondo parallelo in cui la vita faceva tutta
schifo, in cui solo lui era l’eroe che poteva salvare Elena, Elena non
riusciva a reagire e lui si è concentrato su di lei, solo su di lei… Ha creduto
di essere innamorato di lei, Cher”.
Cherise sgranò gli occhi.
“Elena si è tagliata i polsi, io mi drogavo, lui
non ha fatto niente che facesse preoccupare il nonno più di tanto… Ma è sempre
stato più di là che di qua, e non se n’è mai reso conto”.
Cherise prese ad accarezzargli il braccio. Era
sempre strano vedere Andrea piangere ma aveva ragione…
La morte dei
genitori è una cosa che non può non cambiarti dentro…
“Giulia l’ha riportato di qua?”.
“Luca mi ha detto che lei l’ha salvato”.
“E come può risalire dal fondo dopo che la persona
che l’ha salvato è morta?” esclamò Cherise. Sentiva una strana cosa nel petto,
gli occhi bruciavano. Possibile che provasse d’un tratto lo stesso dolore di
Andrea?
Eppure non capiva ancora…
“Questo non lo so” ammise Andrea “ma lui mi ha
detto che ora avrebbe vissuto… E che ce l’avrebbe messa tutta, per lei”.
“Ma…”.
“So che lo farà. E’ già tornato un essere umano,
non vedi che piange?” fece il ragazzo, con una risatina.
“Piangerà per…”.
“Non mi importa. Preferisco che pianga per mesi,
piuttosto che vederlo un altro solo giorno con quello sguardo spento e opaco”.
Cherise gli passò lentamente un braccio intorno
alla vita. Lui la lasciò fare.
“Non importa quanto ci metterà, che ci metta mesi,
anni per riprendersi. Ma io so che poi starà bene…”.
Stava piangendo, stava piangendo su di lei.
Strano, era lei che voleva piangere sorretta da
lui, e si ritrovarono così.
“Ho pensato di lasciarti perdere” bisbigliò Andrea
“l’ho pensato di non perdonarti… Ma non ci riesco… Ho troppo bisogno di te…”.
Cherise lo abbracciò.
Ancora non aveva capito bene, forse non avrebbe mai
capito del tutto i fratelli Mancini. Dopotutto lo sapevano solo loro
cos’avevano passato.
Era riuscita solo a vedere qualche sfumatura del dolore
degli altri. Lei sapeva solo i suoi di colori.
Perché ne aveva tanti di colori,
l’abisso…
Quattro mesi dopo
Mattia era seduto sul letto di Giulia.
C’erano un sacco di peluche.
Nulla era mai stato toccato dalla sua morte, e in
qualche modo c’era ancora il suo profumo.
Sentiva provenire dalla cucina dei rumori. Roberto
stava aiutando Lorenza a preparare il pranzo e tra poco sarebbero arrivati gli
altri parenti.
Com’erano cambiate le cose…
Guardò sulla parete sopra la scrivania, piena di
foto.
Ci voleva proprio
la tua morte perché mamma e papà potessero accettare Roberto?
Se Giulia fosse stata ancora viva, sarebbe stato
davvero felice.
Ma se c’era una cosa che aveva imparato era che era
inutile dire tanti se e credere di
sapere per certo cosa sarebbe stato se.
Qualcosa che non andava bene c’era sempre, e questo andava al di là di tutti i
fantomatici se.
Si alzò, uscì dalla camera e raggiunse la sua
famiglia in cucina.
L’odore della pasta al forno lo invase e qualcosa
simile alla gioia gli pizzicava le narici.
Mamma, papà e Roberto erano tutti indaffarati e
felici.
Mattia sorrise.
Roberto era stato talmente vicino a loro in quei
mesi che Lorenza aveva finito coll’affezionarcisi al punto da trattarlo come un
figlio. E anche Nicola sembrava stare meglio – anche se era meglio evitare baci
davanti a lui. E quel giorno ci sarebbe stato tutto il parentado al completo.
Ma si sentiva pronto ad affrontarli tutti, uno per
uno. Dopo l’anno che era passato non aveva più paura di niente e quello non era
altro che l’ennesimo Natale.
Il primo senza Giulia…
Mattia cacciò via i pensieri negativi e andò ad
apparecchiare la tavola.
Una lacrima gli era scesa quando si era resa conto
che quell’anno non avrebbe dovuto comprare il regalo per sua sorella, una
lacrima gli scese quando si rese conto che aveva portato un piatto in più in
tavola.
Ma l’asciugò come aveva sempre fatto. Tolse il
piatto e lo riportò in credenza.
Vide sua madre scurirsi per un attimo in volto.
Ma non potevano fare altro che andare avanti,
giorno dopo giorno.
Quell’anno avevano deciso così.
A Elena non dispiaceva passare il Natale con più
gente. Erano a casa di Cherise.
C’erano lei, sua madre, il fratello, Andrea, Luca e
lo zio Riccardo.
Non le dispiaceva anche perché stava tornando a
essere amica di Cherise.
Era stato un anno assurdo, ma forse le cose si
potevano aggiustare.
Maria, aiutata da Riccardo, stava riempiendo i
piatti coi tortellini brodo, Tonio stava brontolando qualcosa sul fatto che li
preferiva alla panna.
Elena guardò di sottecchi Luca. Gli era tornato il
sorriso sul volto. Gli prese la mano.
Non è che ho paura
di starti troppo vicino…
Lui la guardò, con quei suoi occhi strani. Sarebbero
stati per sempre un mistero per lei, per loro, per tutto il mondo, gli occhi
del misterioso ragazzo che a scuola tutte volevano.
Da ragazzini erano stati separati per qualche anno,
forse erano più amici che fratelli, era per questo che lui aveva creduto di
amarla?
Lui le strinse la mano.
Però è ora che
sento il tuo calore.
In quanti modi si poteva vedere, distorcere e
annullare la realtà?
Lei ora con Marco si salutava appena, usciva con un
altro ragazzo conosciuto a una festa, Luca non aveva mai detto niente. Usciva
ogni tanto con qualche ragazza, ma si limitava a lasciarla andare dopo poco e
rimaneva a fissare quella foto che aveva appeso in camera, di lui e Giulia.
Eri innamorato di
Giulia?
Non aveva mai capito se Luca dicesse la verità,
quello sguardo era impenetrabile, come lo era sempre stato.
Non aveva mai capito da dove trovasse la forza di
andare avanti guardando solo una foto.
In quanti modi si poteva vedere, distorcere e
annullare la realtà?
Non avrebbe mai capito con che colori Luca vedesse
il mondo ora.
Ma bianco e nero no, non lo era più…
Prese in mano il cucchiaio e cominciò a mangiare.
Lo zio di Andrea ci stava provando con la mamma,
poco ma sicuro.
Cherise si limitò a sogghignare mentre leccava con
avidità il cucchiaio.
Non le dava fastidio, anzi, era da tanto tempo che
non vedeva sua madre sorridere a quel modo. Anche Tonio era parecchio contento.
Cherise aveva la netta impressione che quel Natale il ragazzino avesse avuto il
doppio dei regali che riceveva di solito.
Elena e Luca erano di fronte a lei e Cherise.
Chissà, forse lei e Elena sarebbero tornate amiche
come prima. Non sapeva dire chi avesse sbagliato per prima. Per un momento
erano venute a mancare le maschere, e i veri volti che riflettevano ognuno il
proprio tormento ed egoismo avevano distrutto ogni cosa.
La maschera si era ricostruita?
Non voglio essere
tua amica attraverso una maschera…
Guardò Elena. Erano sempre state molto diverse, e
la gente invidiava quel loro legame.
Quale legame…
E dov’era finito tutto? Le loro chiacchierate, i
loro pensieri, le loro serate…
Elena sorrideva. Elena era uscita dall’abisso,
potevano recuperare il rapporto.
E’ che è così
dannatamente difficile stare vicino a qualcuno in difficoltà senza essere
trascinato nell’abisso.
Non era stata Cherise ad aiutare Elena ad uscire
dall’abisso.
Mi dispiace…
Non c’era da sorprendersi, non c’era da
vergognarsi, era solo così: ognuno vede i colori che vuole vedere e l’abisso ce
lo dipingiamo intorno noi.
E risucchia tutto
quel che c’è…
“Cher, tutto bene?”.
Cherise alzò gli occhi che aveva inavvertitamente
abbassato sul suo piatto.
Elena la stava guardando mordendo un grissino.
Glielo pose.
Il vortice si è
placato, almeno per ora.
Cherise allungò la mano e spezzò il grissino che
Elena le tendeva.
Le sorrideva.
La ragazza mise in bocca il grissino, contenta.
Perché non smetterla di arrovellarsi il cervello
con pensieri su pensieri? Così il vortice non sarebbe mai finito…
Qualcosa la punzecchiò sul fianco.
Si girò.
Andrea la guardava con un sorrisetto furbo. “Ci
pensiamo noi al secondo, vero?”.
“Ah sì?”.
Ma il ragazzo si era già alzato in piedi. “Signora,
stia comoda, lo prendiamo noi il secondo”.
Maria lo fulminò con lo sguardo, divertita.
“Andrea, dammi del tu, quante volte te lo devo dire!”.
“Maria” intervenne Riccardo “doveva mascherare con
della finta cortesia dal momento che sta per andare in cucina a pomiciare con
tua figlia…”.
Andrea gli lanciò un pezzo di pane addosso. “Niente
polpettone per te, zio!”.
Maria scoppiò a ridere. “Non spargete briciole per
tuta la casa per favore…”.
“Se l’avessi fatto io mi avrebbe già fatto una
solfa…” borbottò Tonio.
Cherise, rossa come un peperone, si era defilata in
cucina a controllare il polpettone in forno.
Qualcuno la ghermì da dietro. “E’ pronto?”.
“Uhm” bofonchiò lei “direi di sì”.
Andrea la fece girare verso di sé.
Che roba, stavano insieme da sei mesi e ancora a
Cherise girava un po’ la testa quando lui le appariva davanti all’improvviso.
Come ti sei ben
rammollita, Cher.
Eppure le piaceva questo suo rammollimento.
Lui la baciò sulla fronte, sul naso, poi sulla
bocca.
Cherise scoppiò a ridere. “Cos’è, ti mancavo?”.
“Non c’è niente di meglio tra un primo e un secondo
di Natale un po’ di te” disse Andrea.
La ragazza lo guardò perplessa. “Vuoi del the?”.
Andrea rise. “No, te! Voglio te!”.
“Ah!”.
Il ragazzo la spostò e prese il guanto da forno.
“Non cambierai mai, Cher, devi sempre smontare ogni cosa romantica che dico”.
“Lo sai che con me è inutile dire cose romantiche”.
Andrea fece per aprire lo sportello del forno, poi
si voltò a guardarla.
“L’amore è ancora una parola?”.
“Vuoi che ti dia la definizione da vocabolario?”.
“Mi prendi in giro?”.
Cherise rise e gli si avvicinò. “Sì”.
Andrea la cinse e la baciò piano. “Credi ancora che
non sarà per sempre?”.
La ragazza si lasciava baciare. Ogni particella del
suo corpo esultava sotto il delicato tocco della labbra di lui. “Nulla è per
sempre, lo sai”.
“Ma tu vorresti che lo fosse?” fece lui.
Il suo mento
pungeva appena. Era una sensazione troppo bella.
“Sì”.
Andrea sorrise. “Mi basta questo”.
“Arriva quel polpettone?!”.
Era la voce di Riccardo.
Andrea sbuffò e lasciò andare Cherise.
Ma prima che potesse aprire lo sportello del forno
il campanello suonò. Guardò confuso Cherise.
“Chi può essere?”.
La ragazza fece spallucce.
Dei passi e un Tonio trafelato apparve sulla soglia
della cucina. “Cher! E’ papà! E’ papà!”.
Papà…
Cherise si lasciò andare in un enorme sorriso.
Allora è venuto…
Prese Andrea per mano e insieme seguirono Tonio
fuori dalla cucina.
Sulla soglia del portone di casa era apparso un
uomo alto, un po’ stanco, un po’ sciupato, ma sorridente.
Maria si teneva un po’ distante, ma il sorriso, che
fosse vero o finto, sul suo volto c’era ancora.
Hai imparato a
fingere?
Non importava, Tonio si era catapultato tra le braccia
del padre e questa era l’unica cosa che contava.
Cherise lasciò la mano di Andrea e, titubante, si
avvicinò al quadretto famigliare.
Corrado l’abbracciò senza esitare.
Si erano sentiti qualche volta per telefono, ma era
tanto che non lo vedeva.
Quasi le veniva da piangere. Erano successe così
tante cose quell’anno, e ne sarebbero successe ancora. Ci sarebbero stati altri
problemi, altri colori, quello era solo un pezzo della vita che avrebbe avuto.
Il sipario mica calava. Mai.
Show must go on…
Ed eccoci qui, giunti alla fine di questa storia, dopo un anno e quattro mesi che andava avanti.
Prima di commuoverci troppo, rispondo prima di tutto alle tre recensioni dello scorso capitolo..
Morgana, ahahah dai non odiarmi, il finale non è troppo tragico no? :))) grazie per avermi seguita e recensita fino alla fine!
RuNami 4ever,
beh definire Giulia angelo è un po' tanto, ma di sicuro per Luca
questo è stato :) Avevi ragione, da qui si riparte, con delle
nuove vite segnate da tutto quello che è successo, ma io mi sono
stufata e sta a voi decidere come andranno a finire i vari personaggi
;) grazie mille per la recensione! Lo sapevo che mi perdonavi subito XD
RedTears,
l'unica contenta per la morte della povera Giulia.. Mattia prete, mica
male XDXD E se facevo lasciare Cher e Andrea.. mi sa che si sarebbe
scatenata una rivolta su EFP..
Beh,
ragazze, che dire, ringrazio tutti coloro che mi hanno seguiti fino
alla fine. Continuerò a lavorare su questa storia, a migliorarla
(dato che ogni capitolo è stato scritto di getto) per poi
stamparla in definitiva a forma di libro (è il mio secondo libro
eh sì U_U). Questa è la vostra anteprima, la
bozza.. che spero vi sia piaciuta ;)
Poi magari tornerò, magari con un'altra storia.. sottolineo ALTRA, non aspettatevi che faccia I colori dell'abisso 2 non esiste proprio XDXD
Ah mi
farebbe piacere che tutti quelli che sono arrivati in fondo lasciassero
un commentino, per farmi sapere che ne pensano *-*
Detto questo, non mi resta che augurarvi buone feste e buon anno!
Alla prossima.. ;)
Loda