Saida

di Espero
(/viewuser.php?uid=2764)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Non abbiamo mai saputo come si chiamasse quell’uomo

Non abbiamo mai saputo come si chiamasse quell’uomo. Venivamo trasportati dalla folla alla sua esposizione. Il libro diceva che la figlia della luna ci avrebbe salvato. Dicevano che sarebbe stata l’ultima figlia di Eva, la nostra ultima speranza, la speranza per noi gente che striscia vecchia e giovane nella polvere del Cairo e del mondo. L’uomo posava immobile sull’altare di Abu Serga. Un uomo e una donna giacevano linciati ad un lato. Nella vecchia chiesa era tutto silenzio. Paura. Tutti sapevamo che lei era la mano che infine un Dio ci porgeva per dimostrare che alla fine eravamo umani, ancora vagamente uomini.

L’uomo in gessato era fermo in piedi e sorrideva gelido, felino. Con una mano reggeva per il collo il cadavere della bambina, sgozzata. Con l’altra reggeva la madre. Il ventre della donna colava a terra. Lo aveva aperto a coltellate. La donna piangeva avvolta nella sua cappa di sangue guardando in alto. Il sangue gli colava sul vestito impeccabile a quel mostro in abiti italianei e con i capelli unti di gel. “Io vi ho salvati” disse “Io ho fermato la nascita del cancro del nostro mondo e delle nostre notti. Nessuna speranza per i figli di Caino, nessuna fine per coloro che avranno coraggio di cessare la farsa dell’umanità” Mentre si ergeva a difensore nostro e del nostro futuro lacrime di sangue solcavano i nostri volti e ci dicevamo che era finita. L’ultima stella si spegneva. Come bestie che sentono l’acqua salire nella loro gabbia e non trovano vie di uscite esplodemmo d’odio. L’odio morti e scontri infiniti. Infine venne mattina sul Cairo ma nessuno di noi volle cercare riparo. Salimmo sui tetti del quartiere copto e guardammo sorgere l’ultimo sole. Morivano in quel momento i figli del Cairo e della notte, i centenari vampiri tanto temuti e che su quei tetti rivendicavano la loro umanità e il loro diritto di morire in una giornata di sole.





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=62644