PAURA…?
Un tuono rombò nell’aria. Una leggera pioggia si stava
trasformando in un temporale, il cielo si oscurava a vista d’occhio, nuvole
cariche di energia si scambiavano lampi.
- Credo…credo sia meglio non vederci più.-
Un tuono rombò nell’aria. Pesanti gocce stavano bagnando i suoi
lunghi e morbidi capelli color ebano, facendoli appiattire sul viso.
- Perché? -
Un tuono rombò nell’aria. Un lampo illuminò il volto
maschile di lui. Occhi scuri e malinconici, dove ancora si potevano leggere gli
indelebili segni di una vita sofferta.
- Non voglio rischiare… -
Un tuono rombò nell’aria. Un piccolo gatto cercava riparo
tra i cespugli. Per quanto ne sapeva, è una cosa normale avere paura. ma avere
paura…di questo…è giusto?
- Hai paura… di amare? -
Un tuono rombò nell’aria. Voleva sapere solo la verità.
Dicono che la verità per quanto dolorosa sia, deve essere accettata. Lui lo
avrebbe fatto?
- Si. -
Un tuono rombò nell’aria. Aveva quasi intuito quest’ ultimo monosillabo, per colpa del rumore del
temporale, ma ne aveva compreso lo stesso il significato. Paura di amare…
- Non cercarmi più… -
Nessun tuono rombò nell’aria. Sembrava quasi che qualcuno
avesse improvvisamente abbassato il volume. Lui non era riuscito a dire niente,
niente per fermarla… ed eccola li, andarsene via in lacrime, quasi correndo.
Quello che stava fuggendo nella pioggia era metà del suo mondo, metà del suo
io… ed ora era perso, perso per sempre… Kagome…
ho guardato dentro una
poesia
e ho capito che è una
malattia
che alla fine non si può
guarire, mai.
E ho cercato di
convincermi…
Che tu non ce l’hai.
Una lenta melodia partì dallo stereo. Vestiti ovunque, cassetti
aperti e riempiti a metà, libri sparsi in giro. La sua camera. Era troppo
disordinato per avere tutto a posto.
E ho guardato dentro
casa tua
E ho capito che era
una follia
Avere pensato che
Fossi soltanto mia.
E ho cercato di
dimenticare…
Di non guardare.
Aprì un occhio, lentamente. Una nuova giornata di maggio gli
si spalancò dinanzi… Quanto amava svegliarsi con la musica, lo aveva sempre
fatto, per quanto poteva ricordare. Quella canzone poi gli piaceva
particolarmente…in un certo senso sembrava riguardarlo da vicino…
Si mise seduto, rovistando nel cassetto del comodino e
afferrando un paio di calzini neri. Poi cambiò obiettivo, ora rovistava per un
paio di boxer… li trovò.
Si diresse verso il bagno, ascoltando distrattamente il
ritmo di ‘senza parole’.
- E va bene cosi, senza parole. Eeee!
E va bene cosi… -
anche se era stonatissimo gli
piaceva cantare sotto la doccia.
Ma come al solito quando si faceva la doccia squillava il
telefono. Matematico.
‘ Ma chi è che rompe la domenica mattina?’
si mise un piccolo asciugamano attorno alla vita e marciò
verso il salotto.
- Pronto! - disse con un tono irritato alzando la cornetta
del vecchio telefono Sip.
- Inu sono io! - urlò una voce
squillante dall’altra parte.
- Che cazzo ti urli !? e poi stavo
facendo la doccia... - Inuyasha allontanò il
ricevitore dalle sue sensibili orecchie.
- Ah sì, scusa… tu hai le orecchie sensibili vero? Comunque
noi ci vediamo alle tre, che fai vieni anche tu? - Disse l’amico tutto d’un
fiato.
- Ma alle tre ci sono le partite… - sospirò Inuyasha.
- Ma dai… c’è il sole…- disse speranzoso l’interlocutore.
- Va bene… vengo… - Inuyasha si
arrese, dopotutto era una bella giornata.
- D’accordo! Allora ci vediamo dopo Inu…
- l’amico stava attaccando.
- Si… ciao Koga… - Inuyasha tornò alla doccia, un po’ pensieroso, si era
scordato di chiedere chi veniva… ‘mah, infondo che mi frega…’
lo stereo continuava a pulsare.
e fanno sembrar
difficile anche ciò che non lo è
e fanno sembrar enormi
anche le cose minime
cosi mi alzo e guardo
te che dormi accanto e penso:
che miracolo…
vedi a volte accadono.
Me la caverò…
Per finire indossò un bel costume, di quelli da surf, e
guardò l’ora. erano le due passate e Inuyasha era sulla
soglia della porta, indeciso.
‘ non mi va di cucinare, dovrei anche fare la spesa… mangerò
fuori.’
raccattò qualche moneta dalla sua scrivania e uscì di casa.
Il rombo del suo SH nero modificato inondò il vialetto,
facendo scappare qualche imprecazione a quel vecchio del vicino. Un aria ormai estiva
gli sferzava la faccia, piacevolmente. Qualche curva ed era gia arrivato, non
era per niente lontano.
Eccolo, un piccolo chiosco, ‘ Da Yura’.
Non ci andava spesso, sarà che non andava matto per i panini… una ragazza sulla
ventina si rivolse a Inuyasha.
- Che prendi? – chiese gentilmente.
- Questo. – disse Inuyasha
indicando un sandwich al tonno.
- Ecco qua. – la ragazza del chiosco porse il sandwich a Inuyasha, che pagò il dovuto.
Si mise comodamente seduto sopra il suo 125, osservandosi un
attimo intorno.
C’ erano molti alberi, in fiore, e un leggero vento spargeva
pollini ovunque, sembrava quasi neve. Faceva molto caldo, come sempre, quel
periodo dell’anno.
Una voce si intromise fra i suoi pensieri.
- Inu-kun! – Una ragazza molto
carina, sui sedici anni, si avvicinava.
- Ciao Sango… - Inuyasha fece un
cenno col capo.
- Che ci fai qui? – chiese Sango raggiungendolo.
- Pranzo… e tu? – disse Inuyasha mostrando il sandwich.
- Io abito qui… ricordi? – Un sorriso comparve sul volto di Sango. ‘sei sempre il solito…’
- Ah gia, è vero… - Lui non era minimamente imbarazzato, in
effetti aveva una sfacciataggine fuori dal comune. Dette l’ultimo morso al suo
‘pranzo’ e si pulì le mani in una fontanella vicina.
- Dai, monta. – Pronunciò poi, salendo in moto.
- E dove mi vorresti portare? – chiese Sango
curiosa, guardandolo un po’ male.
- Da Miroku, no? Non stavi andando
dal tuo ragazzo?– Disse Inuyasha col tono più
naturale del mondo.
Sango sorrise e salì dietro al
ragazzo. Come poteva dubitare di lui? Era sempre stato cosi leale…
Sfrecciavano sulla strade deserte di domenica pomeriggio,
fino a raggiungere un grande prato con molti alberi, che più che altro avevano
lo scopo di creare qualche sprazzo d’ombra, dove era solito incontrarsi con i
suoi amici. Li individuò quasi subito, e li raggiunse, mettendo poi il
cavalletto e scendendo dal suo mezzo.
- Ciao Inu… - Un bel ragazzo di
diciassette anni gli si avvicinò battendogli la mano. Miroku,
il suo amico da sempre.
- Ciao… - Salutò le persone presenti. Koga
era seduto a gambe incrociate, litigando, come al solito, con la sua ragazza, Ayame. Non litigavano mai seriamente, per loro era quasi un
gioco. Più avanti c’era qualcuno che sfidava il caldo torrido estivo, giocando
a pallone. Grondanti di sudore c’erano Naraku, molto
pessimista e introverso, Hachi, goffo e impacciato, e
due amici di Koga, Hakkaku
e Ginta, di cui non sapeva molto.
Inuyasha si stese a terra, fissando
il cielo con lo sguardo assente.
Miroku, dopo aver stampato un
leggero bacio di saluto alla sua ragazza, si stese anche lui a terra. Poi si
rivolse a Inuyasha.
- Ma che hai? È da molto tempo che non ti vedevo cosi… - Chiese.
- Cosi come? – Domandò Inuyasha
senza distogliere lo sguardo dal cielo.
- Mah… ultimamente sei giù… sembri depresso… - Proferì Miroku.
- E allora? Non posso essere depresso? Cazzi
miei… - Disse Inuyasha d’impulso, girandosi di lato e
dando le spalle all’amico.
Miroku, d’altra parte non rispose
e non se la prese, dopotutto Sango gli aveva detto
cosa era successo tra inuyasha e Kagome,
la migliore amica della sua fidanzata, e non lo biasimava se si stava
comportando così.
- Se è andata cosi, si vede che era destino. – Mormorò Miroku, lentamente.
- Non esiste il destino. – Disse Inuyasha
in un tono che non ammetteva repliche.
- Ma dov’è finito Hojo? – Chiese
poi, cambiando discorso. Non voleva pensare a lei.
- Aveva detto che sarebbe venuto insieme ad una sua amica di
Kyoto. – rispose calmo Miroku.
- Amica? – Inuyasha dubitava che Hojo potesse avere un ‘amica’ , lui mirava a ben altro.
- In effetti mi ha anche detto anche che ci stava provando
con lei da un bel po’… senza risultato. – Miroku
rise, il rapporto che aveva stretto con Sango, ormai
da un anno, era il suo primo rapporto serio. Ormai aveva passato quel periodo
da ‘maniaco’. Hojo invece no, lui voleva solo
divertirsi. E questo non era mai piaciuto ad Inuyasha.
In realtà niente di Hojo piaceva ad Inuyasha, quasi lo odiava.
Non sapeva cos’altro dire, e questo era un male… non voleva
non avere niente da fare, perchè la mente libera ha la spiacevole abitudine di
rievocare i ricordi più impressi… e non ce la faceva. Una strana sensazione
però si stava impadronendo di lui… voleva… voleva pensare a lei? Che cos’era
quella strana sensazione che provava in fondo al petto? Faceva male… ma non
poteva fare a meno di pensarla…
‘kamisama, come mi sento… è come
se la mia vita avesse perso senso…’
Osservò le nuvole sopra di lui, si muovevano lentamente,
formando forme sempre diverse…
Ripensò a quella sera di diversi giorni prima. Paura di
amare…
‘Ciao Dio, sono Inuyasha. Forse
non ti ricordi di me, in effetti non ti ho mai dedicato molta attenzione… ma se
ti avanza del tempo avrei una domanda. Perché provo questa sensazione… perché
non riesco a non pensare… perché proprio io?’
Non trovò risposta alle sue domande, ma se continuava così
sarebbe diventato pazzo… forse già lo era… dopotutto solo un pazzo sarebbe
stato cosi masochista da pensare continuamente qualcosa di doloroso. Paura di
amare... Cosi gli aveva detto.
E allora capì. ‘Stupida... io non ti avrei mai fatto del
male in alcun modo…’
Improvvisamente si sentì imbrogliato. Fregato dall’ amore. A
cosa serviva l’amore se poi si aveva paura di soffrirne? Non voleva accettarlo,
ma che cosa poteva fare? Avrebbe voluto solo una seconda possibilità… per
cambiare… le cose…
Due figure lontane si stavano avvicinando lentamente a loro.
Quando furono abbastanza vicine, Inuyasha le
riconobbe. Una era Hojo, ragazzo sui sedici, una
specie di amico. L’ altra figura era Kagome, ragazza
sui quindici, il suo unico desiderio.
Centinaia di sensazioni esplosero nel petto di Inuyasha, rendendolo momentaneamente incapace di intendere
e volere. Non capiva cosa diavolo stava succedendo ma lui la fissava e lei
ricambiava il suo sguardo, carico di una nuova emozione mai provata prima, era
fantastica... Kagome scoppiò improvvisamente in
lacrime, correndo verso di lui. Inuyasha si era
appena alzato da terra e si ritrovò praticamente sommerso dai lunghi capelli
scuri di Kagome, in un abbraccio che valeva più di
mille parole, più di mille poesie…
- Kagome…io…io… - Suoni confusi
uscivano dalla bocca di Inuyasha, scollegata dal
cervello, che era alla deriva…
- Anch’io. – non era necessario sentire altro, Kagome leggeva in quei stupendi occhi scuri tutto ciò di
cui aveva bisogno, da tanto, troppo tempo.
- Non ho più paura adesso… - Chiuse la distanza tra loro con
un bacio. Dapprima timido, intimorito. Poi sempre più sicuro e intenso. Si
spinse più avanti, permettendo alla lingua di Inuyasha
di cercare la sua, che muoveva in cerchio, giocosa. In un attimo tutta la
sofferenza svaniva, tutti i problemi scomparivano... Una
passione mai provata prima si impadronì di loro, inebriati da quel nuovo modo
di vedere la vita… che ora appariva meravigliosa…
‘Ben fatto, amico mio. Vedi di non fare casini stavolta.’
Miroku stava osservando la scena,
insieme a Sango.
- Che carini! – Sango sorrideva ed
era visibilmente contenta.
- Sapevo che sarebbe andata cosi… Tutto merito tuo, Hojo! – Miroku si girò, per dare
una pacca sulla spalla a Hojo, che però era allibito.
- Ma… loro… si conoscevano già? – chiese Hojo,
quasi spaventato.
- Cosa? Vuoi dire che
tu non ne sapevi nulla? – Chiese Miroku sbalordito.
- Cosa dovrei sapere? Io… non capisco… - Hojo
era molto confuso.
- Ma… - Miroku iniziò ridere,
sempre di più.
Sango guardò il suo ragazzo contorcersi
dalle risate, felice.