PROLOGO.
Gli occhi scuri parevano voler osservare ogni singola cellula dei corpi che
vedeva passare sotto di sé,nella strada affollata…gente..persone….
Uomini e donne,ragazzi,di cui percepiva i dettagli più insignificanti,volendo
renderli suoi,archiviarli,come se il suo cervello stesse ormai divenendo
un’enorme data-base.
Si scostò con una mano i capelli scuri dal volto,mentre con l’altra si
appoggiava al davanzale della finestra,chinandosi leggermente in avanti.
La fioca luce dei lampioni arrivava a illuminargli debolmente il volto,in modo
che la strana e spettrale lucentezza della pelle non potesse passare inosservata
a chi si fosse soffermato ad osservare il ragazzo.
Ma,se anche vi fosse stato qualcuno che avesse osato,avrebbe distolto subito lo
sguardo…la ragione non comprendeva spiegazioni per l’innaturale pallore della
pelle, e avrebbe solo turbato di più la fragile mente,che non avrebbe ceduto a
cercare spiegazione addentrandosi nella sfera del sovrannaturale.
Alto,piuttosto robusto,benché indossasse abiti scuri spiccava nella penombra
della stanza,come una candela che illumina l’eternità tenebrosa…
Sorrisi leggermente,una mano poggiata sotto il mento,rimanendo a contemplarlo…a
contemplare quella statica bellezza che pareva vibrare in ogni fibra del suo
essere…
Una bellezza dalla quale si poteva facilmente essere soggiogati…una bellezza
ch’era pericolosa…
Soprattutto per loro: per tutte quelle persone che potevano cadere vittime del
suo fascino.
Sussultai,accorgendomi che mi stava fissando,gli occhi scuri pervasi da quel
fuoco che li faceva vivere.
Per un attimo rimasi in silenzio,poi sospirai,scuotendo la testa. Come potevo
pretendere di abituarmi a lui?
“Non ti stancherai mai di osservarli,vero?”la mia voce bassa sembrò rompere il
silenzio che subito tornò ad avvilupparci entrambi,mentre attendevo una sua
risposta.
Sorrise, lievemente,un gesto che al mio occhio era quasi impercettibile.
“No…non mi stancherò mai di osservarvi…”
Scossi nuovamente il capo,sorridendo a mia volta,più apertamente di quanto
avesse fatto lui,ormai era divenuta un’abitudine quella di ritenermi qualcosa di
diverso da un semplice essere umano...
O,almeno,di classificarmi come tale,ai suoi occhi.
Lo vidi avvicinarsi lentamente,così da non spaventarmi,osservai i movimenti
sicuri e decisi,tuttavia delicati e quasi casuali mentre camminava,i capelli
scuri che gli ricadevano fino alle spalle,non trattenuti in alcun modo,le
braccia che accompagnavano il movimento docilmente,i passi che non producevano
il benché minimo rumore sul pavimento.
Si chinò verso di me,baciandomi con delicatezza sulla fronte,il tocco delle
labbra morbide sulla mia pelle che faceva diffondere una sorta di calore dentro
me,lambendomi,quasi a volermi completare… quasi a volermi dare ciò che era
proibito.
“Shh…”sussurrò,avendo letto nella mia mente ancora una volta: posò l’indice
della mano sinistra sulle mie labbra,quasi ad intimarmi il silenzio per parole
che avevo solamente osato pensare e che spesso erano state causa dei nostri
litigi.
“Tornerò presto..attendimi…”un ultimo sussurro,prima di svanire dall’entrata
principale dell’appartamento,mentre il sentore evidentemente così udibile del
sangue lo costringeva ad allontanarsi da me, a cercare altrove l’unica cosa che
poteva soddisfare la sua sete interminabile.
Fissai per un attimo la stanza vuota,poggiando poi il capo sul ripiano del
tavolo e chiudendo gli occhi.
Immaginai la sua figura che passava quasi inosservata tra la folla,gli occhi che
scrutavano le persone,cercando la vittima ideale.,della cui linfa vitale si
sarebbe nutrito,per sopravivere a quell’ennesima notte…per far assorbire un po’
di colore alle guance altrimenti cadaveriche…per sembrare più simile a ciò che
non era più,per poter ingannare e continuare a vivere senza che nessuno lo
disturbasse inutilmente…
Sospirai,rassegnandomi ancora una volta ad aspettarlo,per poter nuovamente
rimanere a contemplarlo,quasi fosse stato un dio…
E,in fondo,per me lo era.
Il mio dio delle tenebre…colui che vegliava su di me ogni notte…
E che tuttavia avrebbe continuato ad esistere,dopo la mia scomparsa.
“Adrien…”il suo nome…ogni volta che lo pronunciavo era come se infrangessi
qualcosa.; ma non aveva importanza,ora come ora…
Volevo solo tornasse e rimanesse accanto a me,a parlarmi,con la sua voce bassa
capace di farmi rabbrividire e sobbalzare…che mi sfiorasse con le dita gentili
mentre toccavano la mia pelle…che mi guardasse,infondendo un po’ della magia dei
suoi occhi nei miei,per permettermi di vivere un altro giorno,di veder un altro
sole e poi tornare ancora da lui…
Volevo rimanergli accanto…e che le notti divenissero interminabili,al suo
fianco…fino a che io non sarei morta e lui avesse continuato per la sua
strada,senza di me.
Lentamente si avviò verso l’uscita dello squallido bar,gli occhi che si
soffermavano sui presenti,il sentore del sangue più flebile,il suo richiamo che
aveva smesso di rombargli nelle orecchie e di assillarlo,anche per quella notte.
Sospirò,chiudendo dietro di sè la porta e respirando l’aria fresca della
sera,mentre si soffermava,lo sguardo levato a fissare la luna spettrale quasi
quanto lui stesso.
Un mezzo sorriso arrivò ad increspargli le labbra rosate,mentre un pensiero gli
attraversava la mente,fulmineo.
Forse…forse l’avrebbe dovuta portare con sè…
Ma poi scosse con impeto la testa a quel pensiero appena formulato,scacciandolo
via.
Mai.
Mai l’avrebbe lasciata andare con lui…
Gli sarebbe stato insopportabile,avere i suoi occhi fissi su sè mentre
uccideva,sebbene in modo pulito…modo pulito…l’uccidere non sarebbe mai potuto
apparire pulito…
Per questo aveva spesso discusso con lei,per quanto odiasse quei momenti che
parevano durare all’infinito,ognuno testardo,che non voleva cedere…
Davvero credeva l’immortalità fosse qualcosa per cui rallegrarsi?
Non sapeva a quale prezzo…
E non lo avrebbe mai saputo. Non per mano sua,almeno.
Lentamente si incamminò verso casa,affrettando leggermente l’andatura per far
prima.
Non credeva fosse possibile amare a tal punto…amare così tanto…essere legati ad
una persona in quel modo…
Non credeva fosse immaginabile..
Rise,volgendo la testa all’indietro,lasciando i capelli sciolti che erano mossi
dal vento,gli occhi chiusi,l’eco della propria risata che si spandeva per la via
poco affollata…
“Leonora….la mia Leonora…”
Il suo nome…risuonò nell’aria,vibrò,quasi volesse spiccare il volo e solcare la
breve distanza che li separava…
Si mosse ancora più velocemente nella notte,percorrendo il marciapiede,senza che
gli umani presenti potessero scorgerlo in alcun modo,fatta eccezione per la
corrente d’aria che improvvisamente venne a crearsi attorno a loro.
Non udii i suoi passi sulle scale,mentre salivano veloci,non udii la porta che
si apriva,non vidi il fascio di luce che penetrò attraverso lo spiraglio.
I miei occhi erano chiusi,mi stavo lievemente assopendo,nell’oscurità sempre più
fitta di quella notte.
Il tocco dolce e sensuale delle sue labbra sulle mie fu ciò che mi fece destare
dal mio torpore,mentre i miei sensi si risvegliavano ed avvertivano la presenza
della sua mano che sosteneva il mio volto,che carezzava la mia pelle,che
esplorava il mio viso ancora una volta.
Lentamente,quando si scostò da me,aprii gli occhi e lo guardai.
La carnagione rosata e tiepida lo faceva apparire più umano,conservando la sua
bellezza,le labbra parevano in qualche modo più piene…e così attraente era la
sua figura,in piedi di fronte a me…
Mi sollevai leggermente, cingendogli con le esili braccia il collo e baciandolo
nuovamente.
Sentii le sue mani su di me,stringersi con cautela,attento a dosare la propria
forza per non farmi male,mentre mi accarezzavano lentamente,delicatamente.
Le mie labbra passarono lievi sulla sua guancia e poi più in basso,sul collo.
Sorrisi,mentre fingevo di morderlo e udii la sua bassa risata che mi procurò un
brivido lungo la schiena…
“Adrien…”sussurrai,baciandolo nuovamente sul collo,seriamente,questa
volta,cercando di morderlo…
Mi scostò con gentile fermezza,baciandomi nuovamente sulle labbra,stringendomi
di più,quasi da mozzarmi il fiato in gola.
“No.”udii la voce ferma dire la parola senza possibilità di replica.
Lo baciai nuovamente e poi lo lasciai andare,sospirando.
Tante e tante volte avevo tentato di capire perché m’impedisse di divenire come
lui…
La sua…esistenza mi pareva così affascinante…cosa avrebbe potuto oscurarla?
“Tutto…ciò che faccio…è il prezzo da pagare per questa mia immortale vita…sono
un assassino…come potresti desiderare di uccidere qualcuno? Per poi nutrirti del
suo sangue..come puoi desiderare una cosa simile?”
Passò una mano fra i miei capelli lunghi,più e più volte.
“Io…non sai cosa darei per tornare ciò che ero..”
Lo fissai,una mano che gli accarezzava la guancia.
“Io…oh,Adrien…io non capisco…”sospirai,abbassando lo sguardo sulla maglietta
nera che indossava,studiandola,mentre avvertivo i suoi occhi su di me.
Sospirò a sua volta,lentamente,baciandomi i capelli.
“Ti prego di perdonarmi…ma è meglio così,credimi…”
Meglio così…meglio così…no…
“Non è vero.”sussurrai,poggiando la fronte contro il suo petto,cercando conforto
nel suo abbraccio tiepido,”non è vero…io morirò…e tu continuerai a vivere..mi
dimenticherai…lascerai che la morte mi prenda senza far nulla…non è giusto.. Mi
lascerai…sola…”
“No…non ti lascerò…”mi costrinse a guardarlo,a fissare gli occhi che ardevano
nella penombra.
“E allora,”sussurrai,tremando,”mi guarderai, giorno dopo giorno,anno dopo
anno,invecchiare,perdere la memoria,la ragione…è questo che vuoi? Ti
stancherai,di me…mi dimenticherai…come un fiore che appassisce e muore in un
prato e viene sepolto dalla terra cosicché nessuno lo ricordi più e la sua
esistenza sia considerata solo un sogno…qualcosa di comunque troppo bello per
essere realmente accaduto…è questo che vuoi?”
“No.”
“E allora perché? Potremo stare insieme per sempre…se solo tu…”
“Credi davvero sia facile? Non immagini cosa ti aspetta…l’eternità dei secoli
che si snoda innanzi a te,senza fine…per sempre e sempre…sarai costretta a veder
morire coloro che ami…generazione dopo generazione..e poi? Aspetterai la fine
del mondo? O morirai prima,non sopportando la vista di ciò che hai davanti? Il
mio è un abisso dal quale non v’è via d’uscita se non per mezzo della morte…e a
volte la paura trattiene e ci spinge a continuare,ad andare avanti…ma per
quanto? E’ tutto troppo orrendo…Leonora…non posso…”
Lentamente,mi scostai da lui, andandomi a sedere sul bordo della poltrona,lo
sguardo fisso sul lampione nella strada innanzi a me.
Si avvicinò,chinandosi per guardarmi negli occhi ed abbracciarmi.
“Ti prego di perdonarmi….ma tutto ciò…è perché ti amo….”
“Lo so…”per un attimo le lacrime minacciarono di cadere sulle mie guance,ma le
trattenei .
“Adrien,lo so…e spero che un giorno capirò quello che cerchi di dirmi…”
lentamente, fuori dalla finestra iniziò a piovere ed un velo di gocce
cristalline risplendette nella luce di quella sera d’inverno,facendomi avvertire
ancor di più il calore evanescente delle sue labbra sulle mie. |