DISCLAIMER : Harry Potter e tutti i suoi personaggi appartengono
a JK Rowling e a chi ne detiene i diritti. Questa storia è stata scritta senza
alcuno scopo di lucro.
N.B. le parti in corsivo sono i pensieri dei
personaggi.
PROBLEMI DI
EGO
Agosto 1977
Diagon Alley
Pochi posti rendevano Lily Evans felice come
Diagon Alley: perfino in quell’epoca di guerra, quando la magica via di Londra
era spesso un luogo tutt’altro che allegro e piuttosto potenzialmente
pericoloso, trovare una scusa per farci un giro le rallegrava la
giornata.
Forse perché Diagon Alley la riportava
automaticamente ai suoi undici anni, quando tutto di quel mondo era ancora nuovo
e meraviglioso: in un certo senso, soltanto quando era entrata da Olivander a
comprare la sua prima bacchetta aveva compreso quanto fosse tutto
meravigliosamente reale.
Nemmeno i tanti pomeriggi in compagnia di
Severus le aveva dato una tale certezza: ci credeva certo, ma in fondo erano
solo bambini che giocavano al parco, magari dotati di un’immaginazione troppo
fervida sfruttata per sfuggire alla noia o, nel caso di Severus, alla durezza
della realtà quotidiana.
Ma quando quella bacchetta (la sua
bacchetta) l’aveva scelta, era stato come se l’ultimo brandello di dubbio fosse
strappato dalla sua mente: la magia esisteva, Hogwarts esisteva, tutto quel
mondo esisteva… E lei, chissà per quale motivo, era stata invitata a farne
parte.
Anche a distanza di sei anni, Diagon Alley
conservava per lei una certa aura speciale, nonostante molte cose fossero
cambiate, principalmente a causa della guerra contro Voldemort e i suoi
Mangiamorte.
Si frugò nelle tasche finché non trovò la
lista di cose da comprare in vista del nuovo anno ad Hogwarts. Dopo averle dato
un’occhiata veloce, controllò nella borsa di avere con sé sufficiente denaro
magico per tutti gli acquisti: voleva sbrigarsela più in fretta possibile per
tornare presto a casa e una visita alla Gringott per cambiare le banconote
Babbane che le avevano dato i suoi genitori non avrebbe facilitato lo scopo.
Fece qualche conto mentale e sorrise
nell’appurare che i soldi sarebbero bastati: in fondo doveva solo acquistare
qualche nuovo libro e rimpinguare le sue scorte di ingredienti per Pozioni, il
resto non era urgente e avrebbe potuto tranquillamente attendere una visita ad
Hogsmeade.
Doveva solo sperare di non incrociare
nessuno di sua conoscenza, in particolare quel borioso insopportabile di… Scosse
il capo, irritata con sé stessa: nemmeno durante le vacanze, riusciva a
liberarsi del pensiero di James Potter e la sua ossessionante caccia
all’appuntamento.
Quel ragazzo mi sta portando allo
sfinimento, è evidente… Ma dovrei essere davvero l’essere più sfortunato del
pianeta per incrociarlo anche qui: insomma, quante possibilità posso
esserci?
Si guardò intorno, quasi aspettandosi che
Potter sbucasse da dietro un angolo sbracciandosi per elemosinare un invito da
qualche parte, ma ovviamente non c’era. Stupida, si rimbeccò tra sé.
Lascia perdere quel pallone gonfiato di Potter e pensa alle tue
faccende.
Decise perciò di dirigersi al farmacia,
certa di potersela sbrigare in poco tempo per poi poter fare con comodo al
Ghirigoro.
Giunta al negozio, respirando a pieni
polmoni il gradevole profumo di spezie, si avvicinò senza indugio agli scaffali,
cominciando a leggere i nomi delle etichette in cerca degli ingredienti che le
servivano.
Stava appunto studiando un vasetto di radici
asfodelo per essere certa che fossero ben conservate quando una voce maschile
interruppe le sue meditazioni. "Fossi in lei, mia incantevole fanciulla,
eviterei di comprare quell’erba".
Il tono era talmente simile a quello del suo
personale persecutore che Lily si voltò con già una rispostaccia sulle labbra.
"Senti un po’ tu…". Il resto della rispostaccia le morì in gola quando invece di
James Potter si trovò davanti uno dei più avvenenti giovani uomini che avesse
mai visto in vita sua.
Istantaneamente si sentì arrossire. "Oh, mi
scusi: credevo fosse un altro…".
Lui le rivolse un sorriso smagliante, che
ebbe l’effetto di farla avvampare ulteriormente, facendo un elegante gesto di
noncuranza con la mano. "Non si preoccupi, signorina, non è successo nulla di
male. Però, le ripeto che non dovrebbe acquistare quell’erba: le foglie di
papavero sono incredibilmente più efficaci delle radici di asfodelo".
"Ah, ah" fu l’unica cosa che riuscì a
proferire Lily, annuendo lentamente: in realtà, aveva sentito ben poco di quello
che aveva detto lo sconosciuto, presa com’era ad ammirare i suoi meravigliosi
occhi azzurri, di una tonalità che ricordava molto il non ti scordar di me, i
quali la fissavano in evidente attesa che dicesse qualcos’altro.
Si riscosse quasi con un sobbalzò: si stava
davvero mettendo metaforicamente a sbavare per gli occhi di un perfetto
estraneo? Lily Evans, fa ripartire il cervello, forza! "Cioè, volevo
dire… Sul serio?".
Il sorriso sul volto del giovane si allargò
ulteriormente (facendole tremare leggermente le ginocchia), evidentemente lieto
di aver catturato la sua attenzione. Le tolse di mano le radici di asfodelo per
sostituirle con una scatola di foglie di papavero essiccate. "Si fidi di me, le
sue pozioni saranno mille volte più efficaci in questo modo…".
Lily osservò perplessa il contenitore,
mentre da qualche parte nel suo cervello annebbiato la sua anima di pozionista
provetta faceva suonare un campanello d’allarme. "Ne è sicuro? Il papavero è
molto più potente dell’asfodelo…".
"Pensa forse che le direi qualche
stupidaggine? Ho l’aria di uno che non sa quello che dice?" le assicurò lui,
contornando il tutto con l’ennesimo sorriso che spense le sue fiacche
proteste.
"Oh, certo che no, certamente ha ragione"
concordò lei. In fondo, lei era ancora una studentessa con molto da imparare,
mentre lui probabilmente era un qualche giovane studioso di Pozioni che aveva
voluto elargirle un prezioso consiglio per il futuro. E in ogni caso, perché mai
avrebbe dovuto pavoneggiarsi con lei inventando cose di sana pianta? Non si
erano mai visti prima, ne era certa: un volto del genere se lo sarebbe
sicuramente ricordato.
"Beh, la ringrazio" disse cercando di darsi
un tono e di non lasciarsi ipnotizzare dai suoi occhi un’altra volta. "Mi è
stato molto utile".
"È sempre un piacere aiutare una giovane e,
se mi permette, bellissima strega…".
Lily trattenne per un soffio la risatina che
aveva sentito pizzicarle la gola, ma non poté trattenere il pensiero compiaciuto
che quel mago la trovasse bella, sentendosi molto sciocca subito dopo: buon
Merlino, lo conosceva da nemmeno due minuti, che diavolo le era preso? Di certo
era colpa di quel suo sorriso accattivante o di quegli occhi magnetici o di quei
boccoli d’oro…
"Oh, che maleducato, non mi sono nemmeno
presentato: sono Gilderoy Allock, piacere di conoscerla, signorina…".
"Evans" rispose Lily dopo qualche istante di
esitazione, stringendogli la mano. "Lily Evans, piacere".
"Non mi dire… Non sarà mica la Lily Evans di
cui tanto spesso mi parla il professor Lumacorno?".
"Conosce il professor
Lumacorno?".
"Oh, mia cara, modestamente parlando, penso
di essere uno degli studenti migliori che il vecchio Luma abbia mai avuto…
Nonché uno dei suoi preferiti, s’intende".
"Ah" fece Lily, sorpresa. "Non mi pare che
lui l’abbia mai nominata, mi spiace".
"Non mi stupisce, non mi stupisce: di certo
non voleva farla sentire in imbarazzo descrivendo le mie grandi capacità. Si
figuri che sono stato il suo primo allievo a distillare un perfetto Veritaserum
al quarto anno".
Stavolta, Lily fu presa davvero in
contropiede: lei, all’alba del suo settimo anno, aveva tentato di preparare il
Veritaserum soltanto una volta ed aveva combinato un tale disastro da essere
costretta a buttare il calderone. La sua ammirazione per quel ragazzo crebbe di
qualche tacca, stavolta per qualcosa di più tangibile del semplice aspetto
fisico. "Uao, deve essere davvero un pozionista straordinario…".
"Modestamente" ammise lui, senza nascondere
troppo il sorriso compiaciuto.
"Grazie infinite per il suo consiglio"
ripeté Lily, osservando la scatola di foglie di papavero rassicurata.
"Ma le pare, signorina Evans, ma le pare… Mi
dica, sta preparando qualcosa di particolare?".
"Oh no, sto semplicemente facendo un po’ di
scorta" fu la risposta. "Tra un paio di settimane tornerò ad Hogwarts e voglio
essere preparata…".
Guardò verso gli scaffali, cercando di
ricordare cos’altro le serviva, ma la certezza che Gilderoy la stava osservando
non l’aiutava a pensare: era certa che cercando di tirare fuori la lista con le
cose da comprare avrebbe combinate qualche disastro e non voleva fare figuracce
davanti a lui. Così, fece la prima cosa che le venne in mente: afferrò qualche
confezione a caso, guardando a malapena le etichette, e si precipitò a pagare.
Il problema che così sarebbe stata costretta a tornare un altro giorno per
prendere le cose giuste non la sfiorò neppure.
"È stato un piacere incontrarla, signor
Allock" disse prendendo la busta con i suoi acquisti. "Le saluterò il professor
Lumacorno".
"Il piacere è stato mio, signorina Evans.
Sta andando a casa?".
"In realtà, devo prima passare dal
Ghirigoro…" rispose Lily, uscendo dalla farmacia.
"In questo caso, permetta che l’accompagni"
si offrì subito Gilderoy.
"Oh, no, non è il caso: di certo avrà di
meglio da fare" si schernì Lily, anche se in realtà il suo cuore aveva fatto un
sobbalzo all’idea di passare altro tempo in sua compagnia. "Non si
disturbi…".
"Nessun disturbo: non posso certo
permetterle di andare in giro da sola, con i tempi che corrono".
Prima che Lily potesse protestare, la prese
a braccetto e con entusiasmo si avviò lungo Diagon Alley verso la libreria.
"Signor Allock…" cercò di dire, ma fu subito
interrotta.
"La prego, mi chiami Gilderoy, signorina
Evans: trovo così eccessive certe formalità".
"Ah, va bene. Gilderoy…".
"Sa, signorina Evans" riprese lui senza
nemmeno dar segno di averla sentita, "lei è incredibilmente fortunata a trovarsi
in mia compagnia: si da il caso che sia uno dei migliori duellanti del Paese, se
non addirittura il migliore. Ben pochi avversari possono reggere il mio
confronto, glielo garantisco: ho vinto più trofei in questi anni di quanti possa
tenerne in casa. Non ha assolutamente nulla di cui preoccuparsi finché è con
me…".
"Ma veramente io…".
"Lo so, lo so, sembra incredibile che una
sola persona possa essere tanto fortunata da avere tante doti, oltre a
un’incommensurabile bellezza e un sorriso così seducente: che posso farci, sono
un favorito degli dei! Se devo dirle la verità, Lily, ritengo che, malgrado il
mio indubbio talento come pozionista o le mie straordinarie capacità di
duellante, il mio futuro sia nella lotta contro le Arti Oscure: Difesa Contro le
Arti Oscure è sempre stata la mia materia favorita e forse proprio per questo vi
eccellevo… Beh, in modo leggermente superiore rispetto alle altre,
naturalmente". Ridacchiò con fare distratto. "Di certo possiedo queste doti per
qualche grande scopo: in un certo senso, mi sento quasi moralmente obbligato a
mettermi al servizio del prossimo, per difenderlo ed aiutarlo a superare le
difficoltà. Sia chiaro, non lo farei mica per gloria personale o altro,
semplicemente perché mi sembra giusto farlo: una vita al servizio dei deboli,
nobile, nevvero? E se lungo il processo la fama dovesse trovarmi, chi sono io
per impedire il corso del destino, le pare?".
Lily fece un sorriso tirato, senza nemmeno
sforzarsi di pensare una risposta che tanto Gilderoy non si aspettava: difatti,
dopo averla abbagliata per qualche istante con quel sorriso che iniziava a darle
davvero ai nervi, riprese tranquillamente a pontificare su sé stesso e il suo
eroico futuro al servizio del Bene.
E più parlava, più la ragazza si chiedeva
cosa ci avesse trovato di tanto attraente in quel pallone gonfiato soltanto
pochi minuti prima: certo, obiettivamente parlando, era molto bello e aveva un
modo di fare e porsi decisamente affascinante, capace di far girare la testa a
qualunque ragazza… Ma in realtà, il breve tragitto dalla farmacia al Ghirigoro
era sufficiente perché chiunque con un po’ di cervello capisse che era anche
terribilmente egocentrico e narcisista, oltre che parecchio borioso e petulante:
non aveva taciuto un solo istante da quando erano usciti in strada e per tutto
il tempo non aveva parlato di altro che di sé stesso, sé stesso e ancora sé
stesso! Era così innamorato della sua immagine che ad ogni vetrina girava
leggermente la testa per specchiarsi!
Se non fosse stata intrappolata sotto il suo
braccio, Lily era convinta che avrebbe potuto voltarsi e scappare senza che lui
se ne accorgesse… E Merlino, cosa non avrebbe dato per poter girare i tacchi e
dileguarsi alla velocità della luce! Qualunque infatuazione potesse mai aver
sviluppato per quell’individuo, era sparita tanto velocemente quanto era
comparsa: in quel momento avrebbe solo voluto strozzarlo con le sue dannate
foglie di papavero pur di farlo tacere.
Si fermarono un istante davanti alla vetrina
della libreria, momento che Gilderoy sfruttò per assicurarsi che i suoi ricci
biondi fossero ancora tutti al loro posto, prima di sorridere (di nuovo) e farle
strada all’interno.
Malignamente, Lily si domandò come avrebbe
reagito se avesse allungato la mano per spettinargli brutalmente i capelli… O se
l’avesse preso a cazzotti fino a fargli cadere un paio di incisivi e
distruggerli così quel suo dannato sorriso.
"Sa, Lily, un giorno potrei anch’io scrivere
un libro" stava nel frattempo dichiarando allegramente Gilderoy, osservando i
titoli fra i libri consigliati e facendo di tanto in tanto una smorfia di
scherno. "Sulle mie future imprese, ovvio: immagino che dopo aver sconfitto il
male, il modo migliore per rendersi utili sarebbe istruire altri in modo che un
domani possano cavarsela da soli. Ritengo di avere le doti letterarie necessarie
per scrivere un best-seller… Ma che dico, anche tre, quattro, cinque
best-seller: in fondo, una vita tanto avventurosa quanto quella che ho in
programma di vivere mi darà abbastanza materiali da riempirci una decina di
volumi, se non addirittura di più! Ah, si immagini la scena: In viaggio con i
vampiri (bel titolo, me lo devo segnare), di Gilderoy Allock, tre
edizioni in un mese! E al posto di questo spreco di pergamena, pile e pile di
miei libri… Non sarebbe magnifico?".
"Oh sì, certamente" rispose Lily, cercando
di suonare quanto più sarcastica possibile, senza peraltro che lui sembrasse
notarlo minimamente. "Se mi vuole scusare un attimo, Gilderoy, devo andare a
chiedere al negoziante i volumi che mi occorrono".
"Oh, certamente, certamente, lungi da me
intralciare il percorso di apprendimento di una così dotata studentessa… Anche
se mai dotata quanto me, ovviamente!".
"Ovviamente" concordò Lily con un sorriso
gelido.
Per tutto il tempo in cui il libraio cercava
le sue ordinazioni tra gli scaffali, si tenne volutamente e deliberatamente il
più lontano possibile da Gilderoy, sorpresa e senza dubbio grata che lui non
fosse già corso a cercarla per elogiarsi un altro po’ in sua
presenza.
Sfruttò quei minuti per ideare una scusa
convincente per sbarazzarsi di lui appena usciti dal Ghirigoro: se non l’avesse
lasciata parlare, cosa molto probabile, poteva sempre mollargli un calcio negli
stinchi e andarsene. Non era proprio un’uscita di scena diplomatica, ma non le
importava: in fondo, conosceva quel tizio da nemmeno venti minuti e non aveva
nessuna intenzione di rivederlo mai più dopo quel pomeriggio.
Tuttavia, dopo aver pagato, scoprì che i
suoi timori erano totalmente infondati, come pure il motivo per cui non fosse
venuto a cercarla: difatti, era circondato da tre ragazzine miagolanti che lo
fissavano con tanto d’occhi mentre elencava tutte le ragioni per cui lui era più
intelligente, bello e capace dell’autore del libro che teneva in mano e a cui
lanciava occhiate di disgusto.
Non sembrò nemmeno fare caso a lei quando
gli passò di fianco: evidentemente riteneva che le attenzioni di quelle tre
fossero decisamente migliori della sua. Seppur sconcertata, Lily non aspettò di
vedere se alla fine si sarebbe ricordato della sua esistenza, non ci teneva ad
essere scortata fino al Paiolo Magico da quel soggetto, perciò uscì dal
Ghirigoro più veloce che poteva, senza nemmeno preoccuparsi di
salutare.
Che razza di narcisista! Un Troll potrebbe
ballargli davanti agli occhi in tutù e lui nemmeno se ne accorgerebbe se avesse
un pubblico pronto ad applaudire ad ogni cosa che dice!
Si chiese se anche lei, in farmacia, avesse
fatto una figura simile a quella delle tre nuove fan di Gilderoy e, realizzando
che probabilmente era così, si vergognò un po’ di sé stessa: più ci pensava e
più si chiedeva come avesse potuto lasciarsi imbambolare così facilmente,
proprio lei che faceva baluardo della scarsa importanza dell’aspetto esteriore e
criticava aspramente le ochette che ad Hogwarts sbavavano dietro a ragazzi come
Black o Potter solo perché erano belli e popolari.
Ridacchiò tra sé: incredibile a dirsi, aveva
trovato qualcuno perfino più vanesio, logorroico e rompiscatole di James Potter.
Anzi, paragonato a Gilderoy Allock, James diventava quasi una persona
sopportabile: di certo, avrebbe preferito diecimila volte incrociare lui per
caso a Diagon Alley piuttosto che passare altri cinque minuti in compagnia di
Capitan-Sorriso-Smagliante.
Beh, questo è senza dubbio un giorno da
ricordare: chi avrebbe mai pensato che esistesse una persona capace di farmi
rimpiangere Potter!
Alcuni anni dopo
Diagon Alley restava ancora uno dei suoi
posti preferiti, anche se molti negozi adesso fossero chiusi, le porte sbarrate
da assi di legno, e la via non fosse mai affollata come in passato, ma popolata
di gente sempre di fretta con gli occhi perennemente puntati al suolo: era
l’effetto di quella guerra infinita, sempre più sanguinosa e sempre più lontana
da una conclusione, in cui ormai era coinvolta in prima persona.
Come membro dell’Ordine della Fenice, era
consapevole di essere, in quel momento, un autentico bersaglio ambulante (per di
più al settimo mese di gravidanza, perciò un bersaglio ambulante molto facile da
centrare), ma quel giorno aveva sentito il fremente bisogno di fare qualcosa di
assolutamente normale e per nulla legato alla guerra, perciò aveva deciso di
fare un giro a Diagon Alley, in barba a tutte le preoccupazioni di James, che in
quel momento camminava al suo fianco tenendola a braccetto, teso come una corda
di violino.
"James, calmati" gli mormorò Lily con un
sorriso rassicurante. "Non c’è in giro nessun Mangiamorte intenzionato a farci
la festa!".
"Questo lo dici tu!". James sbuffò,
passandosi una mano tra i capelli, un tic che non aveva mai perso del tutto e
che riaffiorava sempre quando era nervoso. "Non dovrei essere io quello
incosciente e tu quella che mi bacchetta sempre quando faccio cose stupide? Non
credo che questa inversione dei ruoli mi vada a genio…".
Lily si strinse nelle spalle, senza sapere
cosa dire. "Non lo so, forse la nostra vita iniziava solo a sembrarmi
claustrofobica: non usciamo mai, tranne per le riunioni o le missioni per
l’Ordine. È un delitto desiderare un paio di ore normali a fare cose normali con
il mio marito normale, magari un po’ di shopping per il nostro bambino
normale?".
"Mmmm, stai descrivendo una specie di
utopia, lo sai, tesoro? E mi sento moralmente offeso perché mi ha appena
definito ‘normale’! Ti pare che io possa essere normale?".
Lily ridacchiò: erano cresciuti talmente in
fretta, finita la scuola, che a volte si dimenticava che avevano solo vent’anni.
Quando James lasciava riemergere il suo lato più immaturo, il suo cuore sembrava
ricordarsene all’improvviso: pensava a quanto ad Hogwarts avesse odiato
quell’aspetto del carattere del marito e la divertiva notare che adesso era una
delle cose che più preferiva perché appunto le permetteva di essere, anche solo
per pochi istanti, la normale ragazza che avrebbe dovuto essere.
"Sei il solito scemo, Potter!" lo rimproverò
bonariamente. "Pallone gonfiato".
"Lo prenderò per un complimento, amor
mio".
Stavano passando davanti alla vetrina del
Ghirigoro, dove Lily rimase talmente folgorata dalla sorpresa da smettere di
camminare. "Oh mio… Non ci posso credere!".
"Che succede?" si allarmò subito James. "Il
bambino…".
Lily gli fece cenno di tacere alzando un
dito senza nemmeno guardarlo, come ipnotizzata dalla vetrina. Il giovane corrugò
la fronte, perplesso e un po’ irritato, prima di voltarsi per scoprire cosa
avesse attirato a tal punto l’attenzione della moglie.
In prima fila era esposta una ordinata pila
di libri dalla raffinata copertina lillà su cui capeggiava il titolo (molto in
disaccordo con il colore allegro) In viaggio con i vampiri di Gilderoy
Allock; proprio di fianco un cartello con l’ammiccante e sorridente immagine
dell’autore titolava Dall’autore di A merenda con la morte. Tre
edizioni in un mese!
Lily era incredula: anche dopo anni che il
nome di Gilderoy Allock era stato ormai sepolto in un angolo della sua mente,
avrebbe riconosciuto quel sorriso tra mille. Subito le tornò alla mente il
ricordo della lunga mezz’ora che aveva passato in compagnia di quell’uomo, a
farsi intontire dalla sua avvenenza prima e dalle sue chiacchiere inutili dopo.
Dunque alla fine non erano solo parole al vento: è sul serio riuscito a
combinare qualcosa di buono, quel borioso innamorato di sé
stesso!
Ripensò all’unico consiglio di Gilderoy
Allock che avesse mai seguito, quando aveva sostituito in una pozione
relativamente elementare le foglie di papavero alle radici di asfodelo… E aveva
rischiato di mandare a fuoco la casa quando il calderone le era quasi
letteralmente esploso di faccia!
Ripensò a quando aveva provato a chiedere a
Lumacorno se il nome di Allock gli dicesse qualcosa e lui glielo aveva descritto
come uno dei più inetti Corvonero a cui avesse mai avuto la sfortuna di
insegnare, non soltanto nella sua materia ma in qualunque disciplina
scolastica.
Si chiese quanto di vero ci potesse essere
in un libro che descriveva trionfali scontri contro potenti vampiri se scritto
da un uomo che ai suoi M.A.G.O. era riuscito a strappare per miracolo una
sufficienza nel suo esame di Difesa Contro le Arti Oscure.
E concluse dicendosi che mai più si sarebbe
fatta abbindolare dalle chiacchiere di quel pallone gonfiato di Gilderoy Allock,
lo cui uniche doti, a quanto lei potesse saperne, erano auto-celebrarsi
inventando un mucchio di fandonie e sorridere.
"Qualcuno che conosci?" domandò James,
confuso. "Devo forse cominciare a preoccuparmi?".
Lily rise, scuotendo allegramente il capo.
"Una persona che ho incontrato una volta… E di cui decisamente NON devi
preoccuparti!".
Non per niente Allock era riuscito nella
strabiliante impresa di mettere James Potter sotto una buona luce quando ancora
lei non poteva sopportarlo!
Lyrapotter’s corner
Allora, innanzitutto, mi sembra doveroso
esordire augurando a tutti un buon 2011, anche se un po’ in ritardo: che
quest’anno sia per tutti voi fonte di gioia, pace e serenità!
Ciò detto, non ho la più pallida idea del
perché, il per come e il per quando questa fanfiction sia uscita dalla mia
tastiera, dico sul serio: l’altra sera, per motivi ignoti mi sono trovata la
foto di Allock davanti e chissà perché mi è salita l’irrefrenabile voglia di
scrivere qualcosa su questo personaggio, che per inciso manco mi piace (non
fosse che nella sua inutilità è quasi divertente). E poi mi è venuta in mente
Lily e la sua avversione per certi aspetti del carattere di James… E così, bim
bum bam, ho ben pensato di metterli insieme e vedere che ne saltava fuori: le
idee balzane che mi saltano in testa alle volte spaventano perfino me!
Per inciso, a coloro che trovassero la mezza
cotta di Lily improbabile o OOC, ci tengo a ricordare che Gilderoy è il
personaggio che ha rimbambito Hermione Granger per circa nove mesi, perciò
ritengo che sarebbe capace di far cadere ai suoi piedi praticamente qualunque
donna!
So che può sembrare strano che Allock fosse
Corvonero, ma non è stata una mia scelta arbitraria: la mia fonte secondaria
(potterpedia) lo mette in quella casa, perciò mi sono semplicemente adeguata
(probabilmente all’epoca dello suo Smistamento, il Cappello Parlante aveva
esagerato con il Whisky Incendiario).
A chiunque abbia avuto il coraggio di
arrivare fin qui, grazie!
Di nuovo auguri per un buon 2011, see you
soon!
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