Autore: Somochu
Titolo: Reason
Pairing: James/Lily
Personaggio
aggiuntivo:
Tom Riddle (Voldemort)
Citazione
(se l'avete usata): È
l'amore, non la ragione, che è più forte della
morte. (Thomas
Mann)
Genere:
Triste,
Romantico
Rating: Verde
Avvertimenti: One-Shot
Note
dell'autore:
Niente da dire, in particolare, se non che ci tengo particolarmente a
questa fanfiction. E' ambientata nella fatidica notte in cui
iniziò tutto: la notte in cui Voldemort irruppe in casa
Potter.
Reason
Fu
improvvisamente attraversata da un brivido.
Uno
di quelli che ti lascia la pelle d'oca e le gambe deboli.
Si
strinse furiosamente tra le braccia, cercando di infondersi il coraggio
che l'aveva sempre caratterizzata.
Il
momento, alla fine, era giunto.
Il
panico le chiuse lo stomaco in una morsa pressante, schiacciante.
Lui
era qui e avrebbe distrutto tutto ciò che avevano costruito
insieme.
Lui
era qui.
Lord
Voldemort.
«Ho
detto che voglio una torta di mele. Adesso!»
James
sbuffò alzando svogliatamente gli occhi al cielo.
Ormai era
abituato alle assurde richieste di sua moglie, neanche se ne stupiva
più.
«Lily»
considerò, con un sorriso furbo. «Solo
perché sei incinta non vuol dire che puoi diventare una
balena.»
Non l'avesse
mai detto.
La vide
diventare tutta rossa -e purtroppo non d'emozione o imbarazzo- mentre
stringeva la mano sul cuscino di seta quasi a volerlo strangolare.
Brutto segno.
Decisamente.
«James.
Potter.»
La voce le
era uscita sottoforma di ringhio, aumentando di circa quattro ottave al
cognome.
No, si
corresse James, quello era decisamente più di un brutto
segno.
James
non era con lei. Lui era di sotto.
Lì
dove si stava svolgendo una battaglia che non poteva vedere, ma
solamente sentirne le grida.
Non
riusciva a pensare ad altro se non a quello. La sua mente vagava
frenetica, incessante, mentre il cuore le rimbombava nel
petto.
Suo
figlio.
Doveva
proteggere il suo bambino a costo della vita.
E
lo avrebbe fatto, ne era sicura.
Non
doveva pensare a cosa stava accadendo al piano di sotto, non poteva
permetterselo.
Sapeva
che distrarsi portava brutti scherzi durante una battaglia,
non era più una ragazzina.
Per
questo non doveva pensare a James che lottava e alle luci verdi che
fuoriuscivano dalle bacchette.
Neanche
sapendo in anticipo chi avrebbe vinto.
«Su,
Lily, scherzavo.»
James
portò le braccia in avanti, improvvisando un sorriso
fintissimo.
«Era
una battuta innocente.»
«Se
tu non fossi il padre di mio figlio -e ancora mi chiedo come
ciò sia potuto accadere- ti avrei già
cruciato.»
«Ma
lo sono, quindi non puoi farlo» provò ancora suo
marito. «E comunque non chiederti come è successo,
visto che non solo eri consenziente, ma hai anche goduto da
matti.»
Ok,
effettivamente se la stava cercando.
Glielo diceva
Sirius che prima o poi Lily lo avrebbe strangolato durante il sonno.
«Vedi
di stare attento stanotte, James.»
Beh, forse
non aveva tutti i torti.
«Ti
devo ricordare quello che hai detto poco fa?»
provò.
«Che
sei il padre e quindi non posso ucciderti?»
«Già.»
«Beh,
ma questo non t’impedisce di dormire sul divano.»
E
ancora dolore.
Lo
stomaco le doleva da far impazzire, quasi fosse schiacciato
ripetutamente da un masso.
Si
amplificò quando sentì urlare -ancora- nel piano
di sotto.
Quello
era il grido finale, lo sapeva.
Sentiva
gli occhi appannarsi, mentre posava il suo bambino nella culla e si
parava di fronte a lui.
Anche
lei si sarebbe sacrificata per qualcuno. Anche lei avrebbe fatto la sua
parte.
Sarebbe
stata coraggiosa come James.
Il
suo James che ora non c'era più.
Lui
era morto.
«Sappi
che non mi comprerai facendo -ah!»
Lily si
appoggiò alla parete, sentendo il bambino scalciare,
scalciare forte.
Subito James
le fu vicino, accompagnandola lentamente in camera e aiutandola a
sdraiarsi. Si sdraiò al suo fianco, abbracciandola.
«Va
meglio?»
Lily lo
strinse più forte.
«Sì,
grazie.»
«Meno
male.» sospirò.
«Ecco,
lo sapevo» disse Lily, sorridendo e alzando il volto per
guardarlo. «Fai tanto il prezioso e il simpatico, ma sotto
sotto sei il più premuroso.»
«Ah
si?» la sfidò lui.
«Sì.»
Lui si
parò sopra di lei -senza pesarle addosso- e si
piegò a baciarle il collo.
Illanguidita,
Lily si lascò andare a quelle attenzioni.
Grosso errore.
James prese a
farle il solletico, con un ghigno sul viso.
A
quel pensiero sentì la testa girare e gola farsi secca.
James
non c'era più.
Il
cuore le pompò nelle vene, forte, mentre al piano di sotto
regnava un silenzio innaturale.
Un
silenzio che segnava la loro resa.
Sopravvivere
a Voldemort segnava una vita senza James, lo sapeva.
Una
vita che -sicuramente- non sarebbe valsa la pena di essere vissuta.
Come
avrebbe fatto senza di lui?
Sentì
un improvviso bisogno di chiudere gli occhi e lasciarsi uccidere.
Avrebbe
accarezzato quei capelli continuamente scarmigliati e lo avrebbe amato
di nuovo.
Ancora
e ancora.
Per
le scale, intanto, riecheggiavano dei passi.
James si
abbassò -lei ancora ridacchiava- e arrivò a
sfiorarle delicatamente il pancione.
Lo
accarezzò e lasciò un bacio poco sopra l'ombelico.
«James.»
Lui
ritornò al suo posto, sorridendole leggermente.
«Sarà
un bellissimo bambino.»
«Oh,
no» fece finta di scandalizzarsi Lily. «Un altro
guastafeste in giro per Hogwarts sarebbe troppo persino per
Silente.»
«Ehi!»
la richiamò lui. «Noi eravamo molto divertenti.
Senza i nostri scherzi sarebbe stato un mortorio.»
«Si,
come no.»
«E
che mi dici del fatto che ti sei innamorata di me?»
«Una
svista.»
«E
del fatto che lo sei ancora adesso?»
«Chi
lo dice?»
«Si
vede, bella mia» ghignò lui. «Sei pazza
di me da parecchio tempo.»
No,
no, no, no.
Non
poteva essere successo davvero.
Perché
la sua famiglia?
...
Perché
James?
Loro
avrebbero dovuto essere al sicuro.
Lui
avrebbe dovuto essere lì con lei.
Vivo.
Era
questo il prezzo per essere eroi?
«Razza
di sbruffone!»
Lily gli
tirò una cuscinata a sorpresa, rischiando quasi di rompergli
gli occhiali.
«Ehi!»
disse lui, afferrandola delicatamente per le braccia. «Non
approfittare del fatto che non posso attaccarti.»
«Dammi
una ragione per cui non dovrei.»
«Perché
sei succube del mio fascino.»
«Ma
smettila!» rise lei. «Piuttosto, sei tu che devi
ringraziare. Se non avessi avuto il pancione, avresti passato molti
guai.»
«Perché,
svegliarmi all'una di notte per andare a comprarti da mangiare a Diagon
Alley non è un guaio?»
«E' il
minimo che devi fare per diventare padre.»
«Se
solo mi fossi trovato una ragazza da una serata e via, non sarei in
questo stato.»
«James!»
Lui
scoppiò a ridere, abbracciandola di nuovo.
«Credulona.»
Riaprì
gli occhi, riprendendo improvvisamente coscienza della situazione.
Coprì
completamente Harry, mentre sguainava la bacchetta.
Ormai
era finita.
Suo
figlio, però, sarebbe rimasto in vita.
Almeno
lui si sarebbe salvato.
Sentì
la porta che si apriva cigolando, accogliendo la figura di
Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
Sorrideva,
mentre tirava fuori la bacchetta.
Sorrideva,
mentre la condannava a morte.
Lei,
però, non lo notava.
Salvare
suo figlio e raggiungere James era tutto ciò che contava in
quel momento.
Baciò
Harry sulla fronte, mentre voltava le spalle al nemico.
Era
ancora voltata quando Voldemort alzò la bacchetta verso di
lei.
La
baciò leggermente, per poi posare le labbra sulla sua fronte.
«Dovremmo
rimanere così per sempre.»
Lily
sospirò.
«Prima
o poi le cose cambieranno, James»
«Lo
so che c'è una minaccia che incombe su di noi»
disse, accarezzandole una guancia. «Ma non
permetterò mai che vi facciano del male.»
«Non
farti venire strane idee, per favore» si agitò
Lily. «Nessuno di noi due dovrà stare senza
l'altro.»
Stavolta fu
lui a sospirare.
«Dobbiamo
stare molto attenti.»
«Vigilanza
costante» James imitò Moody.
Lily
scoppiò in una fragorosa risata, contagiandolo.
L'atmosfera,
però, era ancora un po' tesa.
«Moody
dice che dobbiamo pensare e ragionare, solo in secondo luogo si
può lasciar spazio alle emozioni.» sorrise Lily.
«Solo questo ci impedirà di morire.»
«Quel
vecchio sta male» affermò James, con sicurezza.
«È l'amore, non la ragione, che è
più forte della morte.»
Lily
l'abbracciò stretto, dopo quelle parole.
Avada
Kedavra.
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