A Present under the Snow
12 Febbraio.
Ore 19.30.
Un paesino come un altro.
Nevicava, nonostante fossero
già quasi alla metà di Febbraio.
Un ragazzo slanciato
rabbrividì
mentre i suoi occhi di ghiaccio osservarono per l’ennesima
volta l’ora.
Nadir
si trovava di fronte al cancellino di
una villetta a schiera a due piani, come tutte le sue vicine, di un
giallo
paglierino, sporcato dallo smog della città, con un piccolo
giardino tagliato
perfettamente in due da un vialetto su cui la neve non si depositava, a
causa
del lavoro che il proprietario di casa aveva fatto con pala e sale. Lo
zaino
blu, ancora pieno di libri e quaderni, abbandonato sul sedile
posteriore della
sua macchina, alla quale era appoggiato.
Si sentiva un perfetto
coglione.
Insomma, che cazzo aspettava a
suonare quel maledetto campanello?
Stava anche congelando!
19.45
Insomma, fanculo!
Non poteva credere di non riuscire
a fare una cosa tanto semplice!
Cosa ci voleva a suonare il
campanello, andar lì, dire
“ehi Ale,
auguri” e dargli quel fottutissimo regalo?
Non che non ci avesse
provato…
Era tutto il giorno che
aspettava il momento opportuno per fare quella stupida cosa, ma per un
motivo o
per l’altro non era riuscito nella sua impresa.
Stronzate!
Pensò il ragazzo,
prendendo a
calci un cumulo di neve poco distante da lui.
La verità era che si
vergognava
da morire.
Aveva girato per una settimana
intera prima di trovare qualcosa che potesse piacere a quello che era
il suo
migliore amico e, nonostante tutto il suo darsi da fare, non era ancora
convinto della scelta…
Insomma poteva già
averlo…non
sarebbe poi stato così strano!
-E tu cosa cazzo ci
fai
qui?- Nadir sobbalzò nel
sentire la voce del
suo migliore amico che lo
chiamava.
Fanculo! La mente di Nadir
formulò
quel pensiero, quasi meccanicamente mentre metteva a fuoco
l’immagine di Alessio
che avanzava sul vialetto con indosso un paio di jeans e una felpa blu,
mentre
nella mano sinistra teneva un sacco della spazzatura e
nell’altra le chiavi di
casa.
Il ragazzo uscì dal
cancellino
e, con non curanza, abbandonò il sacco in un angolo, prima
di voltarsi a guardare
l’altro ragazzo che non lo aveva perso di vista nemmeno un
secondo.
-Allora? Che ci fai
qui?- ripeté
l’altro, incrociando
le braccia e posando i suoi occhi blu
in quelli di ghiaccio di Nadir.
-Oh ciao, Ale.
Anch’io
sono felice di vederti!-scherzò il ragazzo.
L’altro
accennò un sorriso, che
gli illuminò il viso rendendolo dolce e gentile,
più di quanto in realtà non
fosse.
-Ciao
Nadir-sussurrò, quasi, in
risposta.
-Bè? Non
mi inviti a
entrare? Mi sto congelando!- disse Nadir, sfregandosi le
mani, prive di
guanti.
-No-rispose
secco il ragazzo -sei matto? Mi sporcheresti tutto il
pavimento- scherzò
l’altro, rivolgendo uno sguardo divertito alla reazione del
suo migliore amico,
che lo osservava con la bocca aperta.
-No, ma tu guarda
questo
bastardo!- sbottò a voce alta
Nadir, facendo
cadere le braccia lungo i
fianchi -E pensare che ero venuto apposta
per portarti il tuo
dannatissimo
regalo!-esclamò a voce alta il
ragazzo, senza nemmeno rendersi conto
di quello che
aveva detto.
-Regalo?-
chiese,
sorpreso Alessio -Che regalo?-.
Nadir ci mise un attimo per
afferrare le parole dell’altro e, di conseguenza, quello che
lui stesso aveva
detto.
Ignorando il ragazzo, si
voltò
verso la sua macchina e, in pochi passi, raggiunse la portiera
posteriore, che
spalancò con la minor delicatezza possibile.
Infuriato più per la sua
stupidità che con l’amico, afferrò non
molto gentilmente la cartella e ne rovesciò
l’intero contenuto, fregandosene altamente dei libri, sul
sedile.
Da essa, fuoriuscì un
pacchetto
sottile, avvolto da una carta rossa, semplice, di quelle che usano le
commesse
per incartare i regali, quando l’acquirente non è
in grado di farne una decente.
Ormai avrebbe dovuto saperlo, dopo diciannove anni in cui sua madre lo
trascinava a fare acquisti, che i negozi sono popolati da quelle figure
mitologiche metà donna, metà bastarde: le commesse.
Le stesse commesse
che ti sorridono gentilmente quando sei completamente in panico, ma che
in
realtà ti trovano ridicolo…
Ridicolo..
Ecco come si sentiva, mentre
afferrava il regalo e si voltava verso l’amico, puntando gli
occhi
ostinatamente a terra, per nascondere la vergogna, quanto si
considerasse un
idiota e anche la stupida emozione crescente.
-Buon compleanno,
Ale- sbottò, allungando il
pacchetto verso il
ragazzo, il viso voltato
di lato.
Alessio prese il pacchetto,
osservandolo sbalordito senza riuscire a dire una parola.
Lentamente, con dita tremanti
per una causa ben lontana dal freddo, scartò
l’involucro rosso.
Tra le mani si ritrovò
una
sciarpa grigia, morbida e calda. Come le
mani di Nadir, si ritrovò a pensare mentre un
sorriso più grande dei
precedenti gli si disegnava sul volto.
Osservò
l’amico, che se ne
stava ancora fermo di fronte a lui, osservandosi i piedi, imbarazzato,
e lanciandogli
solo qualche occhiata sfuggente per vedere la sua reazione.
Si avvicinò, fino a
ritrovarsi
a pochi centimetri dall’altro.
-Nadir…-
lo
chiamò dolcemente. Il ragazzo alzò lo sguardo,
incontrando gli occhi di
Alessio, bui come la notte, ma illuminati da una dolcezza di cui non
avrebbe
creduto capace.
-Grazie…- sussurrò
Alessio , prima di posare le sue labbra su quelle dell’altro
in un bacio lieve
ma intriso di un amore profondo.
Nadir rimase per un attimo
fermo, stupito dal comportamento dell’altro, prima di
fondarsi su quelle labbra
morbide e approfondire il bacio, rendendolo più passionale,
mentre le braccia
del suo migliore amico si allacciavano intorno al suo collo. Tra le
mani il suo
regalo.
-Vuoi
entrare?-
chiese il festeggiato ad un soffio dalle labbra dell’altro,
dopo essersi
separato da lui alla ricerca di ossigeno.
-Ma
non ti sporcavo il
pavimento?-
domandò Nadir, sorridendo furbo,
mentre allacciava le
proprie braccia alla vita dell’altro.
-Vorrà
dire che faremo
in modo di levarti questi vestiti…no?-rispose Alessio, prima di tornare
a baciare l’altro con il sorriso sulle labbra.
ATTENZIONE: riferimenti a cose, fatti, luoghi, persone e animali realmente esistenti è puramente casuale
Wow quinto posto e premio speciale per la Dolcezza!
chi lo avrebbe mai detto?!
Piazzamento totalmente inatteso visto che l'ho scritta di getto e senza
nemmeno pensarci su XD
Vorrei ringraziare Prisca Turazzi per le correzioni apportate alla
storia e per il suo giudizio sincero e costruttivo! Inoltre le rinnovo
i complimenti per il fantastico contest! Baci.
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