Grazie
‘Kazaana!’
un forza spaventosa stava risucchiando una moltitudine di demoni minori verso
un piccolo foro aperto sulla mano del monaco, facendoli semplicemente svanire
nel nulla.
Una fitta sul palmo gli diede il segnale che aspettava, non
poteva continuare oltre. Agilmente chiuse la mano destra a pugno e la avvolse
con un rosario, bloccandone il devastante potere. Uccise i pochi demoni
sopravvissuti con qualche colpo del suo bastone sacro. Improvvisamente, in una
delle tante fredde notti del Sengoku jidai, tornò la pace. Momentanea, come sempre. Si sedette a terra, dove ardeva un piccolo
fuoco, acceso da lui stesso. Chiunque lo avrebbe incontrato avrebbe sicuramente
saputo riconoscerlo per quello che era; il bastone, la veste, lo stesso aspetto
del giovane, inducevano ad una conclusione: Miroku, il monaco deviato.
Era partito da un mese ormai. Non dormiva da tre giorni e non
mangiava da due, e la sua faccia era piuttosto pallida e smunta, ma un monaco
poteva benissimo sopportare mali minori e terreni come la fame e il sonno.
I suoi occhi per quanto poteva ricordare non avevano mai
assaporato una vita comune, gioia e dolore, amore e odio, ed era sicuro che un
uomo normale prima o poi sarebbe crollato di fronte al
peso schiacciante del suo Fato, ma non lui. Resisteva, e combatteva, e si
opponeva, ma ora non più. Ciò che lo rendeva diverso dal solito, in quel
momento, era la consapevolezza della sua decisione, e la cosa più frustrante
era che si sentiva quasi del tutto impotente di fronte a ciò che gli aveva
riservato il destino. Ormai aveva smesso da tempo di chiedersi il perché, il
come, il quando. Aveva imparato a convivere con la sua maledizione da solo, per
questo giunse alla conclusione che era inutile e
addirittura pericoloso esporre altri al pericolo che portava con sé. Ricordò la
scelta che aveva compiuto per salvaguardare le persone a cui teneva di più, i
suoi amici.
(flashback) Un mese prima…
- Sei sicuro di quello che stai facendo? –
Inuyasha, solitamente impulsivo e menefreghista, era
stranamente serio. Seduto a gambe incrociate sulla riva del fiume, l’hanyou osservò un momento il dolce viso
addormentato di Kagome, candido come neve e soffice
forse anche più della seta. I capelli corvini ricadevano su di lei, delicati,
come un soffio leggero di vento. Gli occhi che tanto gli piacevano erano
chiusi, ma anche così, non poteva che sentirsi meglio, rincuorato, come
accadeva ogni volta che si soffermava ad ammirare quel volto. Lui lo reputava
perfetto, ma naturalmente non glielo aveva mai detto. La ragazza dormiva beatamente
in un sacco a pelo poco più in là, ignara. Poi lo sguardo di Inuyasha tornò a posarsi su Miroku.
- Certo. Come vi ho gia detto
diventa ogni giorno più pericoloso stare insieme a me. – rispose Miroku. Era in piedi, aveva gli occhi spenti e guardava in
basso, cercando a tutti i costi di non incrociare nessuno.
- Ma tu hai detto che se uccidiamo Naraku il vortice scomparirà! Come farai da solo… - disse Sango,
guardando il monaco intensamente. Sembrava decisa a tutti i costi a fargli
cambiare idea.
- Io non voglio che nessuno subisca le conseguenze di un mio
problema! Non voglio essere il fardello di nessuno… - ‘
Tantomeno il tuo, Sango-chan…
ne hai fin troppi.’ Miroku era a conoscenza dei
sentimenti che provava per Sango, ma proprio perché
teneva a lei, aveva cercato di reprimerli, di nasconderli, per una semplice
ragione: non voleva farla soffrire, visto che lui era destinato alla morte.
- Ma insieme possiamo risolvere
tutto! – Sango si alzò e afferrò l’avambraccio del
monaco, stringendolo a sè. Non voleva
lasciarlo andare, era sconvolta. Gli occhi stavano diventando gonfi, le
guance rosse. Lei era innamorata di Miroku, ma non
aveva mai osato rivelarglielo. E lui non poteva
andarsene prima di sapere…
- E’ una mia scelta. - Miroku lasciò
la presa e si voltò, nascondendo agli altri i suoi occhi, ormai lucidi.
- Ma… - Sango
si arrampicava sugli specchi, in cerca di un motivo valido per fermare Miroku. Intervenne Inuyasha.
- Sango, non hai il diritto di
scegliere ciò che è giusto o no per Miroku. Spetta a
lui decidere della sua vita. - Una frase molto saggia. Suonava strano sentirla
fuoriuscire dalla bocca dell’hanyou.
Miroku, lentamente, fece per
allontanarsi.
- Bè… non è un
addio… diciamo, arrivederci! - abbozzò un sorriso. Il sorriso più falso
del mondo. Oltrepassò Sango, e, senza girarsi verso
di lei, mormorò: - Mi dispiace… -
Sango non riuscì a trattenersi
oltre, scoppiò in un pianto disperato, e quando alzò la testa per scorgere
ancora un ultima volta quel viso che aveva saputo regalarle
un infinita varietà di emozioni, si accorse che era già andato. Svanito. Come
il suo cuore.
(fine flashback)
Il sole, ormai sorto da un pezzo, illuminava ampiamente il
volto del giovane monaco, destandolo. Finalmente era riuscito a riposare
qualche ora. I tizzoni del fuoco ormai spento ardevano ancora, e ci si scaldò
appena le mani, prima di alzarsi. Si diede una spolverata alla veste, e prese a
camminare. Per dove, non lo sapeva neanche lui, ma sicuramente sarebbe andato
molto lontano, per sicurezza. Rallentò il passo, facendo mente locale.
‘ Dunque, se non ho deviato troppo
ad est, dovrei trovarmi all’incirca nelle lontane terre del nord, se non
sbaglio…’
All’improvviso, un rumore ritmico alle sue spalle, seguito
da una specie di squittio, e poi la sua vista venne
completamente oscurata da qualcosa che nel frattempo stava cercando di
strangolarlo.
- Lo sapevo che tornavi, lo sapevo!
- era una voce fin troppo familiare per ignorarla.
- Ma… Sango, che ci fai qui !? - Miroku allontanò leggermente
la ragazza da sé, per riprendere fiato, ma anche per poterla guardare in
faccia.
- Cosa? - Sango
guardò Miroku, interrogativa.
Solo allora il monaco si accorse di cosa si trovava alle
spalle di Sango. Si scorgevano varie case costruite
per lo più vicino ad un grande fiume. Vicino a loro,
un modesto tempio accoglieva le preghiere dei fedeli. Il villaggio della
vecchia Kaede. ‘ Terre del
nord, eh? …E va bene...’
- Niente, lascia stare. Sono tornato… - la
sua voce suonava molto flebile e bassa.
- Sarai stanco, vieni, ti porto a
riposare. - Disse Sango con tenerezza, avvolgendo il
braccio di Miroku sopra la sua spalla e incamminandosi
verso casa di Kaede. Una volta dentro gli si parò davanti, parlando con aria decisa. – Troveremo Naraku e lo uccideremo, promesso. – dicendolo, Sango afferrò le mani di Miroku
congiungendole con le sue, con un gesto spontaneo. Diventata improvvisamente
rosso scarlatto, la ragazza farfugliò che andava a procurarsi del cibo,
allontanandosi guardando fisso per terra. Un attimo dopo entrarono Inuyasha e Kagome.
- Miroku-sama! Finalmente sei
tornato! Ero sicura che non avresti resistito a lungo senza Sango…
dico bene? - Kagome salutò
allegramente il monaco ridendo, complice, come se non avesse dubitato un solo
istante della sua ricomparsa.
- Bè…
veramente io… - Miroku pensò che forse non era carino
rivelare che era finito in quel villaggio solo per errore, così lasciò le
parole in sospeso, alzando un braccio dietro la testa, a mò
di scusa. Inuyasha invece non disse nulla, e aspettò
che Kagome fosse uscita, per proferire parola.
- Voglio che tu sappia che qualunque scelta farai, noi ti appoggeremo. Non preoccuparti. - Inuyasha parlava velocemente, come se avesse paura di farsi
sentire da qualcuno. Fece per andarsene.
- Perché? per
voi non sono un peso, un pericolo? - Miroku azzardò
la domanda, lanciando un occhiata penetrante e
afferrando l’hanyou per un braccio, bloccandolo sulla
soglia.
- No. Tu sei… un amico. - Inuyasha
fece un vago sorriso e varcò la porta, e uscendo trovò ad aspettarlo una
radiosa Kagome. La ragazza aveva sentito tutto e
inaspettatamente stampò un leggero bacio sulla guancia
del suo mezzodemone preferito, facendolo arrossire.
Un amico… non un fastidio, o un problema. Un amico.
‘ Grazie. ’
Una piccola lacrima si lanciò, audace, verso la guancia di Miroku, infinitamente commosso.