-Attento a dove metti i piedi!-
Agli occhi degli altri dovevano apparire piuttosto strani, anche se in
quelle campagne il tardo pomeriggio non girava nessuno.
Il soldato e l'attendente incappucciata... decisamente una coppia
insolita.
-Sì, sì.-, disse Alain conciliante accarezzando
le lunghe spighe di
grano che rosseggiavano imporporate dal sole calante.
Quel paesaggio era così bello, gli faceva dimenticare
la
fatica del viaggio, il peso del fucile e il fastidio dell'elegante
uniforme blu e rossa.
-Ti viene in mente qualcosa?-, Cosmèe gli si
avvicinò
facendo attenzione alle possibili insidie del terreno nascoste dal
grano alto.
-Nulla.-, rispose tranquillo Alain.
Possibile che avesse dimenticato tutto? Chinò sconsolata il
capo, e dal cappuccio grigio uscirono delle ciocche di capelli rossi
che sembravano fuoco vivo.
-Dov'è che dovevamo andare?-, Alain aspettò di
essere
raggiunto dalla ragazza prima di continuare a farsi strada nel campo.
-A Florelle, manca ancora poco.-, rispose Cosmèe mordendosi
il labbro.
Tutto quello era frustrante, un crudele gioco di bambino.
Il ricordo di un paio di giorni prima l'assaliva ancora ogni volta che
sentiva un rumore improvviso: erano sul calesse diretti a Lyonette, la
città più sicura vicino al fronte, e il viaggio
si prospettava tranquillo e breve, quando... un gruppo di briganti li
aveva attaccati. Loro due si erano salvati, certo, ma a che prezzo?
Martin, il cocchiere, era morto, ed era da giorni che vagavano per le
campagne alla ricerca di una meta. Ma cosa più importante,
Alain
aveva perso la memoria. Cosmèe rabbrividì
ricordando il
sangue che imbrattava i lunghi capelli del padrone, e il suo stato i
primi giorni dopo l'assalto: sembrava quasi drogato.
Si stupiva di tutto, imbeveva la sua mente di ogni più
piccolo,
insignificante particolare, e i suoi primi sforzi di parlare erano
confusi e boccheggianti suoni che solo dopo pochi giorni erano
diventate parole.
-Io sarei il tuo padrone? Ma sei come me, sei libera.-, le aveva detto
con l'innocenza di un bambino quando Cosmèe gli aveva
rivelato
di non essere altro che una serva.
Ecco, era diventato un bambino, sempre affascinato da ciò
che lo
circondava, sempre sorpreso dalle cose più scontate.
Dov'era finito l'uomo razionale e sicuro di sé che lei tanto
amava? Perché non poteva più ascoltare i lunghi
discorsi
di Alain sul destino, la volontà e la giustizia?
Dell'uomo che conosceva era rimasto solo il corpo.
Alain si voltò di nuovo, fermandosi per aspettare
Cosmèe.
-Sei stanca, ce la fai?-, le chiese con un filo di preoccupazione nella
voce.
-Ce la faccio.-, replicò lei trattenendo gli ansimi. Non era
abituata a camminare così tanto, e la fatica iniziava a
farsi
sentire già da un po'.
-No invece.-, Alain poggiò a terra il fucile e
portò in
avanti la coda fluente, chinandosi a terra, -Su, ti porto io. Ce la
faccio!-, cercò di convincerla con un genuino sorriso,
citandola.
Cosmèe sospirò prima di salirgli sulle spalle,
vagamente
imbarazzata. Tutta questa gentilezza e quel buon cuore... il vero Alain
era diverso.
Avrebbe rallentato e l'avrebbe distratta parlando dell'ultimo libro del
suo filosofo preferito, incitandola a non mollare, con quel suo
atteggiamento quasi burbero tipico di lui.
Alain raccolse l'arma da terra e agirò i capelli contro il
viso di Cosmèe ridacchiando.
-Cammini sempre dritta, si vede subito quando sei affaticata.-
-Sei stato tu ad insegnarmi a fare così.-, lei si strinse
per non scivolare.
-Camminavi sempre a testa alta, orgoglioso.-, aggiunse, -E una volta mi
hai detto: “Dato che ti copri sempre con quel mantello grigio
devi fare in modo che la gente ti veda. Dritte quelle spalle, su quella
testa!”, e da allora hai continuato a rimproverarmi
finché
non è diventato naturale per me camminare così.-,
gli
raccontò nostalgica.
-E perché hai addosso quel mantello anche adesso?-,
domandò Alain senza ricevere risposta.
Aveva dimenticato anche quello?
§
Era stato un riflesso incondizionato, non aveva potuto farci nulla.
Si erano accampati in una radura nella foresta, con la certezza di aver
sbagliato strada.
Il fuoco avrebbe dovuto allontanare gli animali, no?
Si stavano quasi addormentando quando degli strani rumori dai cespugli
vicino avevano fatto scattare Alain vicino al fucile.
-Che succede?-, aveva chiesto con una voce non sua, aggressiva e
guardinga.
E poi, aveva sparato; era solo un cinghiale, ma l'aveva ucciso.
-Sono un assassino...-, le mani gli tremavano, l'arma da fuoco a terra
poco lontana dalla sua figura inginocchiata.
Se Alain avesse saputo degli uomini che aveva ucciso durante le
ribellioni al fronte, dei compagni che aveva ferito all'Accademia
Militare...
Cosmèe, svegliata all'improvviso dallo sparo, aveva capito
in
una manciata di secondi quello che era successo, complici i singhiozzi
dell'uomo e l'eco dei grugniti strazianti dell'animale, e si
era avvicinata ad Alain con cautela, abbracciandolo.
Un bambino, ecco cos'era: spaventato ed inesperto.
Ma quel lampo di ricordo, quella memoria fulminea? Per colpire i
bersagli a distanza ci voleva tecnica o fortuna, e la sua figura
illuminata dalla luna prima di gettare via l’arma tradiva una
lunga esperienza: la posizione del fianco, la guancia appoggiata alla
guancia del fucile, le labbra contratte e quello sguardo affilato, da
assassino... era quella stessa figura in lacrime che ora
Cosmèe
stava stringendo tra le braccia, completamente diversa da una manciata
di minuti prima.
-Stai calmo, è tutto passato. Tranquillo..-,
iniziò ad accarezzargli lentamente i capelli.
Il vero Alain le avrebbe scacciato la mano, non si sarebbe fatto
abbracciare, non sarebbe crollato a terra piangendo, e sarebbe tornato
a dormire con il suo consueto sangue freddo, pregando per
quell’anima. Avrebbe più rivisto quell'Alain?
-Sai Cosmèe, mi sento quasi... stordito.-, le
rivelò Alain poco dopo essere partiti.
-Stordito?-, lei era perplessa.
-Sono troppo in pace.-, parlava lentamente e sembrava esprimersi con
difficoltà, -Mentre tu sembri quasi insofferente.-
Sì,
Cosmèe era insofferente.
L'Alain che aveva amato per anni in segreto era stato sostituito da un
uomo con una personalità ancora da plasmare, affascinato dal
mondo che lo circondava, che si lasciava trascinare quasi privo di
volontà, ma che tuttavia non l'avrebbe mai abbandonata, se
lo
sentiva.
Gli doveva la vita, e anche se Alain se l’era scordato lei
aveva
giurato di seguirlo sempre. La sua promessa valeva ancora? Quello era
un uomo appena nato, non il suo Alain.
-Non ti preoccupare.-, lo rassicurò Cosmèe,
-Credo che sia naturale.-
Era naturale per gli uomini che non avevano più ricordi non
ricercare il loro passato? Probabilmente si. Dopotutto, non avevano
nulla da guadagnare nel tornare ad essere quello che erano.
Uomini nuovi, puri come bambini... quella situazione poteva sembrare
quasi una benedizione.
§
Florelle era una cittadina tranquilla immersa del'atmosfera campagnola
tipica delle regioni del sud, dal clima mite ed il terreno fertile.
-La mia città natale.-, per Cosmèe tornare
lì
riportava alla mente risate di bambini e corse alla fontana, gli amici
morti da tempo al fronte e così tanti ricordi…
-Resteremo dai tuoi genitori?-, chiese Alain dandosi un'occhiata
attorno e sorridendo, piacevolmente colpito dalla calma di quel paese.
-Sono morti tempo fa, ma c'è una locanda gestita da una
vecchia amica di famiglia, proverò a parlarle.-
-Che ne dici? E' un bel posto, no?-, erano riusciti a farsi dare una
camera a metà prezzo ed ora erano seduti al bancone della
taverna, che condivideva l'entrata con la locanda.
-Non ho visto di meglio, quindi in definitiva sì.-, rispose
Alain con
tono amabile prima di poggiare con una smorfia il bicchiere colmo di
liquore. E dire che era il suo preferito da sempre...
Cosmèe decise d'impiegare bene quella serata e
tirò fuori
un mazzo di carte dal mantello, iniziando a metterle in bilico una
sopra l'altra.
-Fai un castello?-
Annuì: era uno dei suoi esercizi di pazienza preferiti,
anche se preferiva usare i tarocchi e non le carte a semi.
Pescò il Mago, che rappresentava una persona eccentrica e
fuori
dagli schemi, e la poggiò sopra la Morte, l'inequivocabile
destino di tutti.
Alain pescò per lei e le porse una carta: gli Amanti.
Cosmèe l'adagiò con malagrazia sulle altre
facendo cadere il castello.
Tutto quanto le ricordava lui.
-Scusami.-, si alzò e tornò in camera di corsa
senza raccogliere le carte sparse sul bancone.
Possibile che tutto le ricordasse l'Alain che non c'era più?
Morto, ecco cos'era.
E anche se il suo amore era stato impossibile ed a senso unico fin
dall'inizio, ora non aveva davvero più speranze.
-Alain...-, mormorò affondando il viso nel cuscino
già bagnato di lacrime, -Dove sei finito?-
Doveva davvero continuare a pensarci? Odiava restare aggrappata ai
ricordi, odiava quella situazione.
§
Era da un paio di settimane che Alain e Cosmèe erano
arrivati a
Florelle, e lei non sapeva ancora cosa fare. Riportarlo alla capitale
era senz'altro la soluzione peggiore: probabilmente il giovane sarebbe
stato rinnegato dal suo stesso padre e cacciato di casa, costretto a
vivere nei bassifondi come un qualunque popolano, dimentico delle sue
origini nobili.
Rimanere nella cittadina sembrava allettante, ed entrambi avevano
trovato lavoro; anche se Alain sembrava meno stordito la memoria non
sembrava aver intenzione di tornargli ed iniziava a sviluppare una
personalità propria: vagamente capricciosa e terribilmente
poco
seria, incredibile come riuscisse a farla ridere e quasi dimenticare il
vecchio Alain.
Lo doveva considerare davvero morto? Era davvero libera, era davvero
pari al nuovo Alain?
Si sentiva una traditrice: quello era lo stesso uomo eppure
completamente rinato.
Pioveva già da un paio di giorni, e tutte le donne di
Florelle
si lamentavano di continuo della lentezza con cui i panni si
asciugavano.
-Maledetta pioggia!-, anche Cosmèe si ritrovò suo
malgrado ad inveire contro quel tempaccio, mentre il mantello si
asciugava vicino al fuoco e lei controllava che la stufa non desse
problemi, a disagio.
Odiava essere così scoperta, anche in casa; si
sistemò il
colletto della camicia e sistemò le maniche, che coprissero
bene
anche le mani.
-Eccomi a casa!-, Alain entrò in casa bagnato fradicio e con
i
capelli appiccicati al viso, e sgranò gli occhi nel vederla
per
la prima volta senza il mantello.
-Oh.-, fu l’unica cosa che riuscì a dire:
Cosmèe
era bella, e il viso rotondo dai dolci tratti aveva
un’espressione quasi incerta. -Oh?-, gli fece eco lei
dandogli le
spalle e fissando le fiamme calde.
-Non ti ho mai vista senza mantello, ecco.-, Alain le si sedette vicino
e chiuse subito gli occhi per il calore del fuoco.
-Ah! Non ti fanno male?-, chiese strizzandoli e voltando il viso per
guardarla.
-Non ti ricordi proprio.-, sospirò lei con un sorriso amaro.
Alain si aspettava in un certo senso di essere richiamato, ma
cercò di farsi perdonare: -E allora fammi ricordare.-, le
chiese
con reale interesse.
-Non è una bella storia, sai?-,
l’avvertì Cosmèe prima
d’iniziare.
-Mi ero trasferita da poco nella capitale, i miei erano morti e avevo
lasciato Florelle per cercare lavoro. Elleanore era la sorella di una
mia amica e mi aveva fatto un piacere ospitandomi da lei
finchè
non avessi trovato un appartamento mio. Quello che non sapevo era che
lei lavorava come cameriera per una famiglia nobile, e il figlio del
padrone si era interessato a lei promettendole di sposarla…
ma
Elle era solo una povera, ignorante campagnola. Ci era cascata, e non
appena aveva scoperto di essere incinta era corsa ad annunciarlo al
nobile.-, si fermò un attimo, fissando con astio il fuoco,
prima
di continuare.
-Elle non sapeva nemmeno di essere il giocattolo di quel ragazzo, e che
era giunta l’ora di essere buttata via. Quella sera stessa la
sua
casa arse in fiamme, ed Elle morì assieme alla vita che
portava
in grembo.-, Cosmèe strinse i pugni, deglutendo. Doveva
andare
avanti, doveva.
-Io no, mi salvai. Per caso mi trovavo in cucina, vicino alla porta, ma
una trave mi era caduta addosso ed ero stesa a terra. Urlavo di dolore,
pensavo di morire, e invece vidi una macchia scura che mi si avvicinava
e persi conoscenza. Quando mi risvegliai ero viva: immobile, con il
corpo fasciato e dolorante, ma viva. Un giovane soldato mi aveva tratta
in salvo attirato dalle mie urla.-
Era lui, era Alain? L’aveva davvero salvata?
-Facemmo un patto. Io dovevo la vita a quel soldato nobile, e
così decisi di mettermi al suo servizio.
Non volevo nulla in cambio, solo il minimo indispensabile: un letto,
due pasti al giorno… e un’istruzione.-,
Cosmèe non
voleva ripetere gli errori di Elle, non voleva che la sua morte fosse
stata invano: se anche solo il suo ricordo avesse potuto salvare
un’altra vita, quello sarebbe stato abbastanza.
-Dovresti aver paura del fuoco.-, Alain le credeva, si. Era certo che
Cosmèe gli avesse raccontato la verità,
eppure…
aveva davvero fatto quello? Era davvero un tale eroe? Lui?
-Mi hai insegnato a non temerlo.-, rispose lei.
-Ma non ti vedo convinto.-, aggiunse, ricevendo conferma
dall’espressione di Alain.
Con un sorriso a labbra strette Cosmèe scostò
appena il
colletto della camicia, rivelando una brutta ferita scura che le
deturpava la pelle bianca e che Alain poteva intravedere anche sul
palmo sinistro, e sulle ginocchia, dove le calze si erano abbassate.
Era senza parole, semplicemente.
-Capisci ora perché ho sempre il mantello addosso?-, con una
mano Cosmèe accarezzò la stoffa grigia ancora
umida, una
smorfia che le increspava le labbra.
E poi sentì due braccia familiari cingerle le spalle, forte:
un
abbraccio imbarazzato ma spontaneo di un Alain partecipe,
comprensivo…
-Guarda che ora sto bene.-, cercò di rassicurarlo, ma lui
non la mollava, continuando a stringerla.
-Sono contento che ti… di averti salvata.-,
mormorò.
§
Col tempo iniziavano a tornare alcuni tratti caratteristici del vecchio
Alain, come quella passione per i ragionamenti complessi o la cura
quasi maniacale per i capelli, ed era solo da poco che
Cosmèe
riusciva a non spendere più lacrime la sera per il suo
amore.
-Dove sei?-, mormorò soffocando un sospiro, il viso
affondato nel cuscino.
Odiava quei pensieri inerti, odiava non riuscire a rendersi
indipendente, odiava sentirsi così debole.
Si stava quasi addormentando quando sentì la porta aprirsi e
lo
scricchiolare delle assi del pavimento. Era Alain? Si, non poteva
essere altri che lui, erano soli in quella piccola casa.
Cosa ci faceva nella sua camera nel pieno della notte? Decise di
fingere di dormire, non senza un po' di agitazione, e sentì
le
dita affusolate dell'uomo scorrerle trai capelli, come lei aveva fatto
settimane prima.
-Perché ogni sera sembra che mi chiami?-, mormorò
lui sedendosi sul letto.
Era divisa tra la voglia di scrollarsi di dosso la sua mano e quella di
abbracciarlo tanto forte da sentirlo vivo, sentire il suo cuore battere.
-Vuoi me o lui?-
Ecco, questo era il problema. Cosmèe era divisa, lacerata in
due.
Aveva amato il vecchio Alain, e ora sentiva di amare quello nuovo. Lo
stava tradendo con sé stesso, era una persona orribile.
-Non lo so.-, bisbigliò in risposta.
-Non è detto che il passato torni o faccia sentire meglio.
Il
problema è che il presente non esiste e siamo proiettati
verso
un futuro che sa già di stantio.-, ecco, questo era un
tipico
discorso dei due Alain.
-Ciò risolve molte cose.-, commentò lei
schiudendo gli occhi.
-Affatto. Ma tu sei così viva, e soffochi nel lavoro quello
che
provi. Vedo la tua insofferenza, la sento, ma ti permetti di farla
uscire solo la sera, e... se sceglierai lui, ti capirò.-,
buffo
come si riferisse al suo passato come se si trattasse di un estraneo,
di un rivale.
Si alzò e fece per andarsene quando la piccola mano di
Cosmèe lo trattenne per il polso.
-Lo vedi come sono?-, alzò la mano destra e la luce della
luna
illuminò la pelle scoperta del braccio, deturpata da ferite
ancora scure, ferite che lui aveva solo spiato sul collo.
-Sei bellissima.-, Alain le baciò con garbo la mano, e non
c'era ironia o malizia nella sua voce, solo tanta innocenza.
Era innocente, Alain, era vero.
Alzò lentamente gli occhi per incontrare quelli
già lucidi della ragazza.
-Non c'è nulla da piangere, sai?-, le sorrise avvicinandosi
al suo viso.
-Parla per te.-, ribatté lei chiudendo gli occhi.
Alain non sarebbe mai cambiato...
One-shot ad
ambientazione pseudo-francese scritta durante le ore di storia e
filosofia xD ho stravolto completamente il progetto iniziale,
analizzando l'amnesia anormale di Alain dal punto di vista di una
Cosmèe lacerata dal dubbio che cerca di farsi forza
e da fuori non lascia trasparire i suoi pensieri, nonostante siano
quasi un chiodo fisso. Alla fine fa una scelta quasi ovvia ma che per
lei è davvero spinosa, e proprio alla fine ho deciso di non
descrivere il loro bacio ma conceder loro un po' di "privacy".
Simbolicamente. Si, lo so, mi faccio un mucchio di problemi per nulla xD
Mmm, il nome Cosmèe è l'unione di Cosme, un
vecchio nome
italiano maschile, e Desirèe :) il titolo è un
link: ho
fatto una sorta d'illustrazione per la storia, quel link porta al
disegno su deviantART :)
Spero vi sia piaciuta, mi piacerebbe sapere che ne pensate! Baci!
Nyappy
|