Smoker Eyes

di Flaminia_Kennedy
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Arrivarono a Midgar che la notte si era impadronita del cielo, mandando a dormire il sole mentre la luna faceva la sua comparsa.
Era quasi piena e con un po’ di malinconia Vincent pensò che sarebbe stato più naturale per lui essere una bestia a tempo pieno.
La mente sarebbe stata incatenata dalla furia del Galian e sarebbe stata troppo impegnata a soccombere, piuttosto che riflettere su tutto quello che stava succedendo.
Aveva infranto i suoi punti cardinali, le promesse che aveva fatto a se stesso: mai far del male a chi si ama -e lo aveva fatto per ben due volte-, mai lasciarsi trasportare dagli eventi, mai far ritorno in quella combriccola malformata di eroi.
Avrebbe potuto far di meglio che nascondersi tra la neve e il gelo, era un ex-Turk, l’addestramento ormai faceva parte del suo essere, eppure si era lasciato fregare; forse perché in fondo aveva sempre sperato di ritornare a combattere fianco a fianco con quella congrega strampalata.
Dopotutto lui era un esperimento mal riuscito, con qualche rattoppo qua e là, stare in quel gruppo di persone con problemi psichici, fisici e di comportamento lo faceva sentire quasi normale «Vincent! È bello rivederti in carne e ossa» disse Reeve mentre li accoglieva nel palazzo rimesso a nuovo della ShinRa, dove lui aveva stabilito il quartier generale della WRO.
Il corvino annuì soltanto, un cenno del capo che gli fece intendere che anche per lui era un piacere vederlo vivo e vegeto «Seguitemi e non spaventatevi troppo» disse l’altro, mentre si dirigeva verso una porta a destra della hall, una porta che Vincent ricordava fosse per i sotterranei e i laboratori.
Il gruppo percorse qualche lungo corridoio, Cloud in testa assieme a Tifa, mentre lui si era autoproclamato chiudi fila, in modo da non avere alcun problema con nessuno «Eccoci qui, questo era il laboratorio personale di Hojo» asserì Reeve una volta che varcarono una doppia porta automatizzata che si chiusero appena dietro di loro, un centimetro troppo vicino al mantello rosso di Vincent.
I ricordi si accavallarono uno dietro l’altro nella sua mente, facendogli provare mille brividi lungo la schiena e lungo il braccio destro: i tavoli di acciaio erano disposti in posti diversi, ma erano sempre gli stessi.
Ricordò anche quello su cui era rimasto per parecchio tempo, agonizzante, mentre i vari demoni nel suo corpo lottavano nel trovare un posto appropriato.
Era quello più in fondo alla stanza, il bordo superiore deformato appena, molti graffi su quelli laterali.
Ricordò quanto avessero fatto male le mani, quando il bruciore nel suo cervello lo faceva impazzire a tal punto da piantare le unghie nel metallo fino a spezzarsele.
Inconsciamente si afferrò il braccio destro mentre Reeve parlava «Abbiamo scoperto quasi per caso questo laboratorio, sulle carte del palazzo non era segnato e c’è voluto parecchio per illudere il meccanismo che impediva alla porta di aprirsi».
Diverse catene attaccate a un muro, macchie scure di sangue rappreso da anni e anni. Manette enormi, troppo per dei normali polsi umani.
Non ricordava molto del tempo passato in quel laboratorio, solo alcuni dolorosi particolari quando ancora il suo cervello non era stato fritto dalle cellule di Jenova, ma probabilmente quel muro era stato il primo posto dove Galian aveva fatto la sua prima comparsa «E in queste capsule abbiamo trovato questo» la mano di Reeve sollevò un tessuto bianco da uno dei tavoli operatori, mostrando un corpo pallido e senza vita, un corpo che Vincent aveva visto parecchie volte davanti allo specchio.
Un clone di se stesso, seguito da un clone di Cloud, entrambi incompleti e morti come pupazzi senza batteria «Temo che quel dottore stesse finendo una ricerca di Hojo sulle cellule di Jenova, utilizzando questi manichini come esempio. Dopotutto voi due siete gli unici a parte Sephiroth ad avere ancora delle cellule di Jenova nel vostro corpo» continuò Reeve, guardandoli.
Cloud aveva annuito, conscio del fatto che in effetti essendo stato un Soldier quella possibilità c’era stata, di entrare in contatto con quel materiale genetico.
Vincent non riuscì a staccare gli occhi dove in teoria avrebbe dovuto esserci il suo volto.
Il buco vuoto nel petto del manichino -se così si poteva chiamare quell’ammasso di carne e ossa- era come il suo, dove in quel momento la Protomateria metteva la museruola a Chaos.
La presa sul proprio braccio destro si fece più decisa «Lo stesso dottore deve aver prelevato le cellule stabili dal corpo di Lucrecia, innescando la sua rinascita come il mostro che avete affrontato non molto tempo fa, per iniettarle in questi corpi, ma a quanto pare è morto prima di poter completare l’esperimento» continuò Reeve e Vincent alzò gli occhi su di lui, intendendo che l’essere che aveva ucciso lo scienziato doveva esser stato Lucrecia stessa.
Se non c’erano più problemi, perché chiamarli lì?
La domanda implicita negli occhi del corvino ottenne risposta da Cloud stesso «Allora perché ci hai chiamato qui?» chiese «Non vedo alcun problema se il dottore è morto, il nostro lavoro è concluso» aggiunse e Vincent vide Reeve scuotere la testa, coprendo di nuovo il clone dell’uomo, per poi muoversi verso un grosso terminale.
Quando Hojo si avvicinava a quel computer, per Vincent erano sempre stati dolori «Tutto bene?» sussurrò qualcuno vicino a lui e l’uomo si ritrovò a guardare Cid, quasi alla stessa altezza dei suoi occhi.
Annuì, nonostante non riuscisse a staccare la mano umana dall’artiglio.
Lo schermo del computer s’illuminò mostrando loro alcuni schemi che Reeve chiuse perché inutili «Date un’occhiata a questo video» disse Reeve e lo schermo divennero per alcuni secondi, prima di dare il via libera per i brividi di Vincent.

[Sesto mese dall‘inizio degli esperimenti, il soggetto C è ancora reticente nel collaborare] la voce di Hojo.
[Dottore! Il soggetto sta diventando instabile!] una voce più giovane, probabilmente l’assistente.
Alcuni ringhi e delle urla umane, il gruppo stentò a riconoscere a chi appartenevano.
[Aumenta la dose di Mako giornaliera, questo lo terrà buonino per un po’ finchè non finisco questo] ancora la voce di Hojo, rumore di vetri infranti e altri ringhi.
Un urlo misto al piano e dei soffi irati, sofferenti.
[Dottore il soggetto non reagisce, sembra che la dottoressa abbia innestato qualcosa] l’assistente, mentre il nero sullo schermo si diradava per mostrare dei camici bianchi e la risatina di Hojo faceva da contorno a un petto ansante e coperto di cicatrici e ferite.
[Ahhh, allora quella sgualdrinella è riuscita a crearla alla fine. Perfetto, perfetto!] la voce di Hojo e lo scintillio di un bisturi.
[Non penso sia una buona idea dottore, quella Materia gli impedisce di regredire] la voce dell’assistente è parecchio impaurita mentre le urla e i ringhi si alternano e impediscono quasi di sentire la risposta dello scienziato a capo del progetto.
[Regredirà comunque, l’ho creato così apposta, idiota] una risatina untuosa e poi uno strano silenzio.
[Come avevo pensato. Sta ancora registrando?]
[Si dottore…] un ringhio basso, frustrato e il frusciare di un camice.
[Ottimo] poi la telecamera sembrò spostarsi dal luogo in cui si trovava, per mostrare tutto il laboratorio e finalmente il tavolo dove il corpo ringhiante di un giovane Turk si agitava, la pelle segata dai legacci che lo bloccavano all’acciaio.
Il metallo sotto la testa era piegato, sembrava essere ceduto dopo una forte testata del soggetto in preda a tremori.
Gli occhi rossastri erano aperti fino a mostrare il bianco attorno alle iridi e i denti scoperti erano appuntiti e forse troppo grossi per quella bocca.
Il ragazzo si calmò per un attimo, incuriosito di vedere la telecamera, per poi liberare una mano dai legami e allungarla verso l’obiettivo.
[Stai buono, Valentine, tra poco farai una bella dormita] un’altra risatina.
[Grazie a quella stupida di Lucrecia, ora che hai la Materia, Alpha e Omega saranno a portata di mano.
Mi sono stufato di fare lo scienziato.
Sorridi alla telecamera, tra poco lo zio Hojo dominerà il Pianeta]
la voce di Hojo è seguita da un’esclamazione dell’assistente e nel video si potè notare il Turk inarcare la schiena.
Gli occhi chiusi di scatto per un’altra fitta di dolore, mentre qualcosa nel petto sembrava muoversi, pulsare.
[Dottore, il polso è sparito] l’assistente sembrava parecchio lontano dalla telecamera, la voce era arrivata al microfono quasi per miracolo.
Hojo imprecò qualcosa, ma poi si risollevò quando nel video la mano destra del Turk aveva forzato le cinghie che lo imprigionavano e gli occhi prima rossi erano diventati di una scura tonalità di verde.
Le labbra screpolate si erano mosse per formare una frase, ma nulla si era sentito.
[Esperimento quasi riuscito, dannazione alla testardaggine di questo ragazzo] la telecamera si spostò ancora e venne appoggiata a un ripiano, mentre si poteva vedere il corpo di Hojo allontanarsi dall’apparecchio per raggiungere il ripiano d’acciaio dove il ragazzo aveva ripreso ad agitarsi.
Le grida erano fortissime, così tanto che Reeve si vide costretto ad abbassare il volume finchè non ci fu uno stacco.
Il silenzio che calò fu quasi sconcertante e solo la voce arcigna di Hojo si potè sentire recitare la data di venti anni prima.
[Ho dei problemi con la ShinRa, penso abbiamo scoperto che sto lavorando solo per me stesso, a questo punto.
Questa nota è per te, stupido deficiente, e vedi di eseguire i comandi alla lettera come hai sempre fatto.
Il mio corpo sarà pure scomparso quando ascolterai la registrazione, ma di certo non lo sarà la mia mente geniale.
Torna a casa mia, nel mio computer personale troverai tutto quello che riguarda il progetto Alpha.
Quando lo avrai trovato rintraccia il soggetto C nella ShinRa Mansion, sai dove abbiamo interrotto]
la registrazione ebbe un altro stacco prima di poter sentire di nuovo la data della giornata, risalente solo a tre giorni prima.
Sempre la voce di Hojo risuonava nel laboratorio.
[Sono ancora io, maledetto stupido, e posso notare che tu non abbia seguito le mie precedenti istruzioni.
Ora sono in un posto un po’ diverso dal solito, ma posso ancora notare i tuoi fallimenti.
Omega è stato un vero fallimento, a causa del soggetto che tu non ti sei preso la briga di prelevare. È sveglio, purtroppo per te, e pare essersi accorto che nel suo corpo c’è qualcosa di veramente importante.
La sua mente è ancora debole per fortuna, anche se ammetto di esserci andato leggero anni fa. Fai qualsiasi cosa, ma proteggi il progetto Alpha e porta a termine il mio operato.
Soprattutto, cancella queste registrazioni]
.
La voce si spense, ciò significò la fine dell’intero video.

Reeve chiuse il terminale e prese un profondo respiro.
Sembrava che tutti avessero tenuto il fiato senza accorgersene «Ovviamente è l’ultima parte che ci interessa di più. A detta di Vincent, Hojo dovrebbe essere morto poiché si trovava all’interno di Omega quando essa è stata distrutta, eppure…» disse, cercando Vincent in mezzo al gruppo.
E non riuscì a trovarlo.
Era sparito durante quella sequela di grida e risatine senza che nessuno se ne potesse accorgere, senza riuscire a trattenere i tremori, fantasmi di quelli che nel video avevano sconquassato il suo corpo provato.
Si era cacciato nel primo bagno disponibile -ricordava ce ne fosse uno non propriamente lontano dai laboratori- e aveva staccato velocemente la protezione metallica dal braccio destro per poi lasciarla cadere a terra.
Il fragore era stato niente, in confronto alle urla che sentiva ancora nelle orecchie, le stesse che gli avevano strappato la gola anni e anni prima.
Vincent si tenne il braccio contro il petto, piegandosi in avanti per evitare di urlare dal dolore, riaffiorato dai ricordi «Dannazione» borbottò tra sé, appoggiando la schiena e ricordando le parole di Hojo.
Regredirà comunque.
In che senso? Era difettoso? La Protomateria era inutile? Sarebbe diventato senza saperlo lo stesso mostro che aveva ucciso Omega?
Una fitta all’altezza del polso gli fece stringere di più la presa si di esso, quasi avesse voluto staccarsi quel braccio inutile e dolorante.
Ti prego Lucrecia aiutami, sto male.

Intanto, nel laboratorio tutti si erano stupiti per la mancanza di Vincent, solo Tifa aveva più o meno intuito cosa fosse successo.
Quel video era stato scioccante per tutti, figurarsi Vincent «Cid, per favore, vai a cercarlo» disse lei mentre gli altri guardavano lungo tutti i laboratori e il biondo aviatore annuì, le mani in tasca e la solita sigaretta tra le labbra.
Diede le spalle alla ragazza mentre usciva dai laboratori e guardava in giro senza però lasciarsi andare alla tachicardia, dopotutto Vincent era Vincent, sapeva sempre come cavarsela da solo.
Se si era allontanato era per un motivo valido, giusto?
Cid non seppe però come incominciò a sentire un peso, da qualche parte nel petto, che lo trascinava in basso, facendolo sentire lento.
Aumentò il passo, iniziando ad aprire ogni porta che incontrava, ma incontrò RedXIII prima che potesse iniziare a dare di matto «Cid!» esclamò lui, guardandolo con il suo unico occhio, simbolo che Hojo si era sempre divertito troppo a far del male agli esservi viventi «L’hai trovato?» chiese il biondo iniziando a trottare vicino ad esso e il leone annuì muovendo la coda per un attimo «Seguimi, per me sarebbe stato difficile fermarlo, per questo sono corso a cercarvi» aggiunse e Cid si fermò, confuso «Fermarlo?» chiese, ma ottenne risposta ancora prima che Nanaki riuscisse a proferire parola.
Un ringhio alto e gutturale provenne dal fondo del corridoio, un segnale per far partire Cid di corsa, le gambe tese per fare più presto possibile.
Arrivò in scivolata davanti alla porta di quel bagno quasi totalmente distrutto, Chaos a carponi sul pavimento, le ali completamente aperte sbattevano contro il soffitto e la lamiera sottile dei bagni, tagliandola con le parti ossee delle ali.
L’aviatore gli si butto addosso, bloccandolo al suolo con le ali premute contro il proprio petto e i suoi polsi nelle mani del biondo «Vincent controllati!» esclamò mentre il corpo del demone si agitava.
Gli spunzoni nei capelli graffiarono il volto di Cid, ma non mollò la presa «Raggirato! Mi hanno raggirato!
Rinchiuso e raggirato!
» urlava e ringhiava Chaos «In questo corpo debole credevano di potermi controllare! Hanno usato quella Materia! Usato per distruggere il mio Signore! Io sono forte abbastanza per liberarmi!» continuò e dopo appena qualche secondo si rilassò completamente al suolo, lasciando Vincent in uno stato quasi catatonico, lì steso su un fianco.
Cid lo lasciò andare dopo essersi assicurato che fosse veramente tutto tranquillo e si tirò sulle ginocchia «hey Vince…» chiamò il biondo, avvicinando una mano al viso dell’altro per scostarne i capelli ritornati alla normalità.
Per un attimo ebbe paura che fosse morto, ma i suoi occhi sanguigni si mossero dopo un paio di minuti di immobilità e chiuse le palpebre, arricciando il naso in una espressione di dolore «C-cosa…» borbottò e Cid gli porse la protezione metallica per il braccio destro, sapeva quanto tenesse a nascondere quella parte rimasta mutata di se stesso «te lo spiegherò più tardi, andiamo.
Ti stavamo cercando tutti» disse, cercando di stemperare con un sorriso la sua voce ancora un po’ tremante per lo spavento e la preoccupazione.
Vincent notò le piastrelle rotte, i lavandini stroncati dal muro e gli specchi graffiati «Sono…stato io?» chiese e Cid ci mise un po’ più del solito a rispondere, poi gli passò un braccio intorno alle spalle per aiutarlo ad alzarsi «No, non sei stato tu» disse alla fine, un debole sorriso sulle labbra.


Eccoci qui, capitolo lungo dopo tanto tempo. Scusate ^^"
One Winged Angel: Se per Vincent non fosse difficile non sarebbe il protagonista xD Cid sposato? Oppure Cid non sposato? Cosa ci riserverà il futuro? XD

Chary: grazie ^^ io ho riscoperto questa coppia quasi per caso, mi è balzata alla testa e ho pensato di scriverci qualcosa eheh




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